Una democrazia nuova e antica
L’indipendenza e l’assetto politico del Somaliland

Il 18 maggio del 1991, durante la disintegrazione del Governo centrale della Somalia, i leaders del Movimento Nazionale Somalo (Somali National Movement, SNM), un gruppo armato ribelle che aveva combattuto il Governo legittimo per molti anni, e gli Anziani dei maggiori clan tribali riuniti nella città di Burao[1] dichiararono l’indipendenza della Repubblica del Somaliland. Mohamed Siad Barre, che aveva governato la Somalia fin dal colpo di Stato militare del 1969, era fuggito dalla capitale, Mogadiscio, alcuni mesi prima, lasciando dietro di sé una Nazione devastata dagli scontri tribali[2].

Dopo la guerra civile verificatesi in seguito alla fuga di Barre, i Signori della guerra e le loro milizie si divisero il Sud della Somalia, appropriandosi dei territori come loro domini personali[3]. Allo stesso tempo, regioni quali il Puntland e il Benadirland dichiararono la propria indipendenza, non riuscendo, tuttavia, ad instaurare delle istituzioni politiche durevoli[4].

Al contrario, la storia del Somaliland è stata definita «un vero rinascimento africano che ha molte lezioni da dare al resto dell’Africa e alla Comunità Internazionale»[5] [traduzione italiana]. In effetti, la Repubblica del Somaliland si è evoluta in una Nazione con solide istituzioni politiche, che incorporano efficacemente forme tradizionali sia di governo sia di metodi per il mantenimento della pace interna, divenendo, in questo modo, il più democratico e stabile sistema politico del Corno d’Africa[6]. Questo percorso, né semplice né lineare, merita di essere conosciuto per meglio comprendere la realtà africana.

Dal punto di vista prettamente formale, il 18 maggio del 1991 il Somaliland non dichiarò solamente la propria indipendenza, ma abrogò l’Atto d’Unione del 1960[7], affermando che l’indipendenza non era un atto di secessione, bensì uno scioglimento volontario dell’unione fra due Stati sovrani[8]. I sei anni seguenti alla dichiarazione d’indipendenza furono tuttavia tumultuosi e segnati dagli scontri inter-tribali; il conflitto fra la milizia a favore di Hargeisa, la capitale del Somaliland, e i gruppi armati all’opposizione impedirono un pieno controllo del nuovo Governo su tutto il territorio.

A metà degli anni Novanta, una serie di conferenze organizzate dai clan del Nord riuscì a costruire un consenso per un percorso di pacificazione nazionale e la creazione d’istituzioni politiche[9]. Nel 1993, i delegati dei clan progettarono una Camera alta, Guurti, modellata sull’esempio inglese della Camera dei Lords ed ancora oggi titolare di un ruolo cruciale nel Governo del Somaliland, che comprende gli Anziani più autorevoli, la cui influenza ha ancora un grande peso nella società somala. Nello stesso anno, fu eletto come primo Presidente Mohamed Ibrahim Egal, un uomo politico molto stimato, la cui esperienza politica unita ad un forte carisma gli permise di mobilitare i diversi clan nel supporto attivo all’azione governativa.

Nel maggio del 2001, la bozza della nuova Costituzione[10], che conteneva anche un Preliminare con specifici articoli sull’indipendenza, fu approvata attraverso un referendum, secondo i dati ufficiali, dal 97% della popolazione. A parere di molti osservatori, il referendum rifletté il supporto della maggioranza della popolazione all’indipendenza, nonostante fossero mancanti dati statistici sulla percentuale d’astenuti e molte province di confine non potessero espletare le operazioni di voto data la precaria sicurezza interna.

La Costituzione prevedeva un sistema politico democratico e multi-partitico, con un Presidente dotato d’ampi poteri. La Carta Costituzionale creava, inoltre, una Camera bassa, composta da membri eletti direttamente, e una Camera alta, Guurti, con il compito di assistere il Governo su materie relative a religione, sicurezza, difesa, tradizione, cultura, economia e società[11]. Queste istituzioni hanno permesso al Somaliland di avere un sistema politico rappresentativo concretamente stabile.

Il Presidente Egal morì durante una visita ufficiale in Sud Africa nel maggio del 2002, la carica passò quindi al vicepresidente Dahir Rayale Kahin, un membro di un clan minore del Somaliland, fino alla fine del mandato presidenziale, nel pieno rispetto dei meccanismi costituzionali. Le successive elezioni, presidenziali e parlamentari, si svolsero in un clima pacifico, supervisionate da un Consiglio Nazionale, senza contestazioni dei risultati; nel 2005, l’opposizione vinse le elezioni[12]. Queste istituzioni governative necessitavano di molto lavoro e molti dei politici, degli amministratori e dei giudici erano privi d’esperienza, nondimeno, il Somaliland era riuscito a conquistare dei traguardi di democrazia che pochi Stati in Africa e nel Medio Oriente avevano raggiunto, divenendo un modello di stabilità, buon governo e disciplina economica[13].

Il Somaliland non è stato ancora riconosciuto dalla Comunità Internazionale, sebbene possegga molte delle caratteristiche ascrivibili ad uno Stato sovrano: una Costituzione; un Parlamento e Ministri di Governo; un esercito; una polizia; una magistratura[14]. Le milizie sono state smobilitate ed incorporate nell’esercito nazionale, il territorio è stato sminato ed è stato creato un nuovo corpo di polizia. Allo stesso tempo, sono state ricostruite importanti infrastrutture, quali aeroporti, porti marittimi, ospedali e università. Di questo nuovo contesto sociale ed economico hanno beneficiato anche le attività commerciali, che hanno conosciuto una ripresa[15].

Questo processo democratico di state-building è stato reso possibile attraverso tre elementi: il ruolo degli Anziani dei clan come peacemakers; un Governo ibrido unico nel suo genere; l’isolamento internazionale della Nazione.

Gli Anziani dei clan, scelti per il loro valore personale quali esperti dell’arte politica del compromesso e della persuasione, per il coraggio e la reputazione, godono di un grande peso nella società somala[16]. Il loro potere promana da una delega che i clan hanno loro affidato per dirimere dispute, relazionarsi con gli altri gruppi, incluse le dichiarazioni di guerra e i trattati di pace[17]. Il più alto livello di Consiglio degli Anziani dei clan è il Guurti, che è un tradizionale sistema di governance necessario per risolvere divergenze fra i clan o unirli in caso di crisi. Sotto il Somali National Movement (SNM) il Guurti divenne un’istituzione permanente, agendo come mediatore fra il movimento di liberazione e la popolazione[18]. Gli Anziani dei clan riuscirono con la loro opera a risolvere i conflitti, riducendo le tensioni tra le comunità, ripristinando l’armonia e la fiducia ed incrementando positivamente le interazioni fra i differenti gruppi. Si deve a questo impegno la realizzazione di un contesto pacifico e stabile, essenziale per la formazione del Governo e la ricostruzione della società civile. In effetti, l’Assemblea della Comunità, Shir Beeleed in somalo, ha giocato un ruolo centrale nel processo di pace; essenziale non solo ai fini di una riconciliazione, ma, attraverso un’ampia partecipazione pubblica, per la formazione del consenso sulla futura forma di governo.

Per quanto concerne l’assetto istituzionale, possiamo osservare che si è preferito fondere il modello di istituzioni del mondo occidentale con forme tradizionali di organizzazione sociale e politica. Il Governo ibrido comprende un Esecutivo con un Presidente, un Vicepresidente e un Consiglio dei Ministri, una Legislazione includente un Parlamento bicamerale con una Camera alta degli Anziani e una Camera dei Rappresentanti[19]. Con l’incorporazione del Guurti nella Legislazione, l’influenza stabilizzante degli Anziani è stata formalmente riconosciuta. Agli Anziani è anche demandata la responsabilità di scegliere il Presidente e assicurare la sicurezza dello Stato componendo i conflitti interni.

Una caratteristica significativa del sistema dell’Assemblea della Comunità è la sua capacità di inclusione nei termini di rappresentanza dei clan, quindi, il Governo diviene una sorta di coalizione dei maggiori clan del Somaliland.

Secondo lo studioso Richards «l’inclusione della tradizione è stata vitale per il successo dell’implementazione del moderno»[20] [traduzione italiana], creando un contesto di riconciliazione nel quale una nuova forma di Governo potesse essere introdotta. Ciò ha permesso alla popolazione somala di identificarsi con la nuova struttura statale e di adattarsi al Governo democratico. Più cruciale ancora la legittimazione popolare ottenuta dal Governo del Somaliland, legittimazione mancante ai precedenti Governi della Somalia[21].

L’assenza del riconoscimento internazionale significava, e significa, per il Somaliland l’impossibilità di ottenere aiuti o un supporto dalle istituzioni finanziarie internazionali, ricevendo solo un’assistenza insufficiente dall’esterno. Questa condizione ha fatto sì che la popolazione del Somaliland potesse contare solamente sulle proprie risorse[22]; le rimesse di figure significative della diaspora hanno contribuito alla ripresa economica, inoltre, molti di questi esponenti si sono attivamente impegnati nella risoluzione del conflitto e nello sviluppo di progetti studiati per alleviare le crisi umanitarie della regione. Da notare il ruolo molto preponderante dello Stato, asse portante di un sistema riunente un forte senso di identità e uno spiccato orgoglio nazionale, nell’economia nazionale; secondo Kaplan ciò ha prodotto un grado di interconnessione tra Stato e società sconosciuto ai precedenti Governi della Somalia, beneficiari di enormi aiuti dall’esterno senza i quali non avrebbero avuto nessuna possibilità di sopravvivere, ma che avevano attuato una completa separazione dai fondamenti economici della propria società[23].

Nonostante gli evidenti progressi, il Somaliland ha ancora molta strada da fare, infatti, è importante ricordare che molti osservatori hanno espresso dei giudizi negativi sia sullo svolgimento delle elezioni, denunciando la mancata aderenza agli standard internazionali[24], sia sulla condizione della stampa indipendente, spesso repressa dalle autorità[25].

In ogni modo, il processo di democratizzazione del Somaliland ha una lezione da impartire alla Comunità Internazionale, che dovrebbe focalizzare la propria attenzione sull’adattare e supportare tradizionali forme di Governo riflettenti la storia, la complessità e le particolarità delle società, non imponendo, invece, modelli rigidi di Stato a cui attenersi[26]. Solitamente, le forme tradizionali di governo sono considerate primitive e sorpassate e l’inclusione delle autorità tradizionali è vista come una devianza rispetto alla norma. Al contrario, un Report della Banca Mondiale afferma che la Somalia non potrà mai godere di una stabilità interna senza il coinvolgimento delle autorità tradizionali nel Governo[27]. In questo senso, è importante osservare che i programmi internazionali di aiuti focalizzano la loro azione su target finanziari facilmente quantificabili o su una ricostruzione finalizzata a promuovere un modello di Stato centralizzato, indebolendo così le istituzioni locali.

In conclusione, è possibile affermare che la Comunità Internazionale deve necessariamente adottare un nuovo paradigma, diretto alla promozione di sistemi governativi più idonei alla promozione della coesione interna, piuttosto di insistere su modelli politici chiaramente inidonei e disgregantiIn conclusione, è possibile affermare che la Comunità Internazionale deve necessariamente adottare un nuovo paradigma, diretto alla promozione di sistemi governativi più idonei alla promozione della coesione interna, piuttosto di insistere su modelli politici chiaramente inidonei e disgreganti[28].


Note

1 La città è conosciuta anche come Burco o Bur’o.

2 Confronta Gerard Prunier, Somalia: Civil War, Intervention and Withdrawal (1990-1995), «Refugee Survey Quarterly», 15, numero 1, 1996, pagine 45-54.

3 Confronta I. Farah, A. Hussein, J. Lind, Deegaan, Politics and War in Somalia, in J. Lind, K. Sturman, (eds.) Scarcity and surfeit: the ecology of Africa’s conflicts, Pretoria, Institute for Security Studies, 2002, pagine 320-356;
P. Woodward, Somalia and Sudan: a tale of two peace processes, Round Table, 93 (375), 2004, pagine 469-481.

4 Confronta G. Adar Korwa, Somalia: Reconstruction of a Collapsed State, «Conflict Trends», 2, 2001, 14, http://www.accord.org.za/ct/2001-2/accordc_2001_n2_a5.pdf.

5 J. Jhazbhay, Somaliland’s post-war reconstruction: Rubble to rebuilding, «International Journal Of African Renaissance Studies», 3 (1), pagina 61.

6 Confronta M. Bradbury, A. Abokor, H. Yusuf, Somaliland: choosing politics over violence, «Review Of African Political Economy», 30 (97), pagine 455-478, JSTOR, http://www.jstor.org/stable/4006988;
S. Kaplan, The remarkable story of Somaliland, «Journal Of Democracy», 19 (3), 2008, pagine 143-157, http://www.sdwo.com/Somaliland.pdf;
F. Mangan, And Let Us Not Forget Somaliland, «Journal Of International Peace Operations», 5 (4), 2010, pagine 15-18, http://web.ebscohost.com/ehost/pdfviewer/pdfviewer?sid=66f6d8f9-9784-4bc9-ba0e-322dccce2983%40sessionmgr113&vid=2&hid=119;
R. Richards, Reconciling the Old and the New? The Inclusion of Traditional Authority in the Creation of the Somaliland State, «International Studies Association», Annual Convention: Bridging Multiple Divides, San Francisco, 26 March 2008, http://research.allacademic.com/index.php?click_key=1&PHPSESSID=b44564a89da876c8a8c44c8adb1d9263;
S. Simanowitz, Democracy Comes of Age in Somaliland, «Contemporary Review», 287 (1679), 2005, pagine 335-339, http://web.ebscohost.com/ehost/pdfviewer/pdfviewer?sid=733e34c5-b5b5-4ef0-928b-c8077c327984%40sessionmgr114&vid=2&hid=119.

7 Anthony J. Carroll and B. Rajagopal, The Case for an Independent Somaliland, «American University Journal of Law and Politics», volume 8, numero 653 (1993), pagina 661.

8 Confronta Gerard Prunier, Somalia: Civil War, Intervention and Withdrawal (1990-1995), «Refugee Survey Quarterly», 15, numero 1, 1996, pagine 48-50.

9 Confronta M. Bradbury, A. Abokor, H. Yusuf, Somaliland: choosing politics over violence, «Review Of African Political Economy», 30 (97), 2003, pagine 455-478;
S. Hansen, M. Bradbury, Somaliland: A New Democracy in the Horn of Africa?, «Review Of African Political Economy», 34 (113), 2007, pagine 461-476;
I. Jhazbhay, Somaliland’s post-war reconstruction: Rubble to rebuilding, «International Journal Of African Renaissance Studies», 3 (1), 2008, pagine 59-93;
R. Richards, Reconciling the Old and the New? The Inclusion of Traditional Authority in the Creation of the Somaliland State, «International Studies Association», Annual Convention: Bridging Multiple Divides, San Francisco, 26 March 2008.

10 The Constitution of the Republic of Somaliland, http://www.somalilandforum.com/somaliland/constitution/revised_constitution.htm#Index.

11 Confronta Somaliland Constitution, Articolo 61.

12 S. Kaplan, The remarkable story of Somaliland, «Journal Of Democracy», 19 (3), 2008, pagine 143-157.

13 Confronta S. Simanowitz, Democracy Comes of Age in Somaliland, «Contemporary Review», 287 (1679), 2005, pagine 335-336.

14 Confronta M. Bradbury, A. Abokor, H. Yusuf, Somaliland: choosing politics over violence, «Review Of African Political Economy», 30 (97), 2003, pagina 458.

15 Confronta A. Huliaras, The Viability of Somaliland: Internal Constraints and Regional Geopolitics, «The Journal of Contemporary Africa Studies», 20, numero 2, 2002, pagine 161-165;
K. Menkhaus, Governance without Government in Somalia: Spoilers, State Building, and the Politics of Coping, «International Security», 31, numero 3, 2006/2007, pagina 91.

16 Confronta I. Ahmed, R. Green, The heritage of war and state collapse in Somalia and Somaliland: local-level effects, external interventions and reconstruction, «Third World Quarterly», 20 (1), 1999, pagine 113-127;
R. Omaar, Somaliland: One thorn bush at a time, «Current History», 93 (583), 1994, pagina 232.

17 Confronta R. Omaar, Somaliland: One thorn bush at a time, «Current History», 93 (583), 1994, pagina 234.

18 Confronta R. Richards, Reconciling the Old and the New? The Inclusion of Traditional Authority in the Creation of the Somaliland State, «International Studies Association», Annual Convention: Bridging Multiple Divides, San Francisco, 26 March 2008, pagine 12-13.

19 Confronta M. Bradbury, A. Abokor, H. Yusuf, Somaliland: choosing politics over violence, «Review Of African Political Economy», 30 (97), 2003, pagina 460.

20 Confronta R. Richards, Reconciling the Old and the New? The Inclusion of Traditional Authority in the Creation of the Somaliland State, «International Studies Association», Annual Convention: Bridging Multiple Divides, San Francisco, 26 March 2008, pagina 18.

21 Confronta M. Bradbury, A. Abokor, H. Yusuf, Somaliland: choosing politics over violence, «Review Of African Political Economy», 30 (97), 2003, pagina 475.

22 Confronta S. Simanowitz, Democracy Comes of Age in Somaliland, «Contemporary Review», 287 (1679), 2005, pagina 336.

23 Confronta S. Kaplan, The remarkable story of Somaliland, «Journal Of Democracy», 19 (3), 2008, pagina 149.

24 Confronta Freedom House, Somaliland Report, Freedom in the World (2007), http://www.freedomhouse.org/template.cfm?page=22&year=2007=2007&country=7335.

25 Committee to Protect Journalists, Somalia Report, Attacks on the Press in 2007, http://www.cpj.org/attacks07/africa07/som07.html.

26 Confronta S. Kaplan, The remarkable story of Somaliland, «Journal Of Democracy», 19 (3), 2008, pagine 154-156.

27 Confronta R. Richards, Reconciling the Old and the New? The Inclusion of Traditional Authority in the Creation of the Somaliland State, «International Studies Association», Annual Convention: Bridging Multiple Divides, San Francisco, 26 March 2008 pagine 16-17.

28 Confronta S. Kaplan, The remarkable story of Somaliland, «Journal Of Democracy», 19 (3), 2008, pagina 156.

(maggio 2014)

Tag: Daniela Franceschi, Africa, Somalia, Somaliland, democrazia, Somali National Movement, Burao, Mogadiscio, Mohamed Siad Barre, Puntland, Benadirland, Corno d'Africa, Hargeisa, Guurti, Mohamed Ibrahim Egal, Dahir Rayale Kahin, Burco, Bur’o.