Le apparizioni di Fatima (1917)
Realtà di luce o mistero mai chiarito? Intervista allo storico Professor Pier Luigi Guiducci

Fin dall’inizio, le apparizioni avvenute a Fatima nel 1917 provocarono delle reazioni contrastanti. Per molti costituirono un segno di luce. Di speranza. La Vergine Maria interveniva per donare al mondo la pace. Il Suo Messaggio venne affidato a tre semplici, piccoli pastori: a Lucia Dos Santos (1907-2005) e ai suoi due cugini Francesco Marto (beato; 1908-1919) e Giacinta Marto (beata; 1910-1920). Attraverso di loro la Madonna voleva raggiungere il mondo, salvarlo. Contemporaneamente, si mossero (come avvenne pure a Lourdes nel 1858) esponenti di un pensiero laicista, positivista. Per queste persone la vicenda di Fatima costituiva una manovra della Chiesa per riconquistare il potere perduto con la vittoria di Governi che avevano emarginato la religione, le manifestazioni di culto, la gerarchia cattolica. In pratica, i fedeli tentavano nuovamente di raggiungere posizioni di dominio utilizzando la paura della gente, le sue ansie, i drammi in corso, le tragedie avvenute e quelle che potevano ripresentarsi nel contesto internazionale.

In tempi successivi,

1) mentre da una parte si diffuse anche una spiritualità legata ai fatti di Fatima (atti di riparazione per la conversione dei peccatori, la «peregrinatio Mariae», nuove preghiere e giaculatorie, iniziative apostoliche verso l’Est, fondazioni di congregazioni religiose ispirate alla spiritualità di Fatima),

2) dall’altra si articolarono pure due posizioni. La prima chiedeva di rivedere l’intera dinamica delle apparizioni facendo trapelare la possibilità di «aggiunte» successive al messaggio originale trasmesso a fanciulli che, per la loro età e per l’ignoranza, erano facili da «dominare». Senza usare un linguaggio troppo diplomatico, si scrisse che certe «rivelazioni» potevano non essere vere. La seconda accusava la Santa Sede di aver celato il «terzo segreto» per fini reconditi. Si rimproverava al Papa di non aver attuato in pieno quanto richiesto dalla Madonna (per esempio, un atto di consacrazione ma non in modo collegiale).

A tutt’oggi permangono aspetti che costituiscono materia di ricerca, ma anche di confronto talvolta polemico. Il 13 maggio 2000, Giovanni Paolo II proclamò beati Giacinta e Francesco. Nello stesso anno la Chiesa rese pubblica la terza parte del messaggio «segreto» (comunicato a suo tempo da Lucia). Si è poi arrivati al 2017, Anno Centenario delle Apparizioni. In talune iniziative editoriali e soprattutto in vari articoli riaffiorano delle criticità non sopite. Diventa allora importante trovare qualcuno capace di chiarire gli interrogativi che ancora provengono da alcuni ambienti. Per tale motivo ci siamo rivolti al Professor Pier Luigi Guiducci, docente di Storia della Chiesa presso il Centro Diocesano di Teologia per Laici (Istituto Ecclesia Mater, Pontificia Università Lateranense). Amico di noti mariologi. Già membro dell’Opera Regina Apostolorum e dell’UNITALSI. I suoi studi di mariologia sono stati pubblicati dai Salesiani di Torino. Riportiamo qui di seguito le sue risposte.

Intervista del Dottor Carlo Mafera: «Professor Guiducci, i veggenti di Fatima erano piccoli…».

Sì. Lucia dos Santos aveva 10 anni. Giacinta Marto 7 anni. Francisco Marto 9 anni. Non sapevano né leggere, né scrivere. Parlavano in dialetto. Lucia era cugina di Giacinta e di Francisco. Erano abituati a recitare il Rosario, ma usavano un metodo molto rapido (l’«Ave» Maria non era recitata per intero).

«Qualcuno si chiede: perché la Madonna ha scelto dei piccoli come interlocutori?».

Perché non erano legati a schemi logici precostituiti. Erano soggetti spontanei. Generosi. La loro adesione era immediata. Sincera. Non si mettevano a calcolare se valeva o meno dare ascolto alla «Signora». Ascoltavano. Rispondevano. Chiedevano. Riferivano.

«Però la Chiesa ha atteso il 2000 per dichiarare beati Giacinta e Francesco. Perché?».

Perché alcuni ritenevano che dei bambini non fossero in grado di vivere in grado eroico le virtù teologali e quelle cardinali.

«Può spiegare…».

Secondo la dottrina tradizionale l’esercizio eroico delle virtù cristiane (quelle «teologali» di fede, speranza e carità, e quelle «cardinali» di prudenza, giustizia, fortezza e temperanza) dovevano essere vissute «per un periodo duraturo». Francisco morì il 4 aprile del 1919. Giacinta morì il 20 febbraio 1920. Questi decessi avvenuti in tenera età escludevano automaticamente la possibilità di procedere a un processo di beatificazione.

«E come si risolse la questione?».

Nel 1981, la congregazione vaticana per le cause dei Santi dedicò un’assemblea per rispondere a un quesito: era possibile proclamare beati due bambini vissuti per un breve periodo? La risposta di teologi, giuristi, pedagogisti e psicologi fu affermativa.

«Comunque su questi veggenti, nel 1917, vennero manifestate riserve?».

No, al contrario. Il messaggio che riferirono fu studiato e poi accolto con molta attenzione proprio perché comunicato da persone che non erano in grado di valutare, giudicare, commentare.

«Qualcuno ha criticato le Memorie di Lucia. In alcuni passaggi non sembra facile separare il “messaggio” ricevuto dall’opinione personale…».

Si devono chiarire due punti. Chi è coinvolto in una realtà mistica deve poi «tradurre» con un linguaggio umano un evento che non è umano. Si comprendono allora i limiti, le imperfezioni, le aggiunte per spiegare meglio, i chiarimenti a quesiti ricevuti. Bisogna poi distinguere tra quello che Lucia indica come messaggio del Cielo e quello che presenta come «riflessione» o «interpretazione» personale.

«Le apparizioni di Fatima sono state riconosciute dall’autorità ecclesiastica?».

Il messaggio-chiave riguarda la pace nel mondo. Tale fatto non creò problemi. Nel 1919 fu edificata la prima cappellina. Il 13 ottobre 1921 il Vescovo permise la celebrazione della prima Messa all’aperto. Il 13 maggio 1928 ebbero inizio i lavori della basilica (completati nel 1951). Nel 1930 la Chiesa proclamò il carattere soprannaturale delle apparizioni e ne autorizzò il culto. Nel 1931 avvenne la consacrazione del Portogallo al Cuore Immacolato di Maria.

«Su quali testi è documentato il messaggio di Fatima?».

Esistono quattro Memorie, che Lucia scrisse per ordine del Vescovo di Leiria, Monsignor José Alves Correia da Silva. La religiosa riferì inoltre in merito alle apparizioni avvenute a Pontevedra e Tuy (attuano la promessa del 13 luglio 1917: «Verrò a chiedere la Consacrazione della Russia al Mio Cuore Immacolato e la Comunione Riparatrice nei primi sabati»). Nel Carmelo di Coimbra, Suor Lucia scrisse anche una quinta Memoria (sul padre), e una sesta Memoria (sulla madre). Aggiunga poi i verbali della commissione canonica, i resoconti di testimoni, le lettere di Suor Lucia.

«Dove si trovano i manoscritti originali?».

Nella curia vescovile di Leiria.

«Gli scritti di Lucia hanno caratteristiche particolari?».

Chi legge gli scritti di Lucia nota subito una limitata formazione culturale. La veggente, però, è chiara e precisa nei concetti. Riguardo alle date Lucia sovente è insicura.

«Maria apparve nel 1917. La collocazione storica è significativa?».

Sì. Mi limito a qualche esempio. Pensi alla seconda guerra boera (1900-1902), alla guerra russo-cinese (1904-1905), alle guerre herero nell’Africa Tedesca (1904-1907), alla guerra italo-turca (1911-1912), alle guerre balcaniche (1912-1913), alla Prima Guerra Mondiale (1914-1918), al massacro armeno (1914-1923), alla rivoluzione russa (1917), alla guerra greco-turca (1919-1922), alla guerra franco-turca (1920-1921), alla seconda guerra cino-giapponese (1937-1945), alla Seconda Guerra Mondiale (1939-1945), alla guerra d’Indocina (1946-1954), alla guerra di Corea (1950), alla guerra d’Algeria (1954-1962)…

«In Portogallo?».

In Portogallo la Massoneria occupò i centri decisionali del tempo. Dopo il 1910, con la Repubblica, si creò un movimento anti-clericale. Furono approvate delle leggi che penalizzarono la vita della Chiesa: soppressione di conventi, di monasteri, di Ordini religiosi, espulsione di religiosi, soppressione dell’insegnamento religioso nelle scuole, proibizione di indossare l’abito sacerdotale, abolizione della celebrazione pubblica delle feste religiose, intervento governativo nella vita dei seminari (nomina di professori, determinazione dei programmi)…

«Professor Guiducci, la gente a volte fatica a cercare di comprendere alcuni aspetti della storia delle apparizioni…».

Vediamo questi aspetti…

«Perché le apparizioni mariane sono state precedute nel 1916 da quelle di un angelo? Era proprio necessario?».

Nella Bibbia, l’azione degli angeli precede talvolta determinati avvenimenti chiave. Pensi all’Annunciazione. In altri casi, l’angelo accompagna il credente in un itinerario di ubbidienza a Dio. Pensi a Raffaele che segue Tobia. A Fatima, l’angelo prepara la venuta di Maria.

«Ma perché presentarsi come “Angelo della Pace”? Come “Angelo del Portogallo”? La Chiesa non insegna che esiste un angelo che è vicino a ogni persona? Adesso c’è anche un angelo che segue una nazione. Non è eccessivo?».

Nella visione di Dio non esiste un nazionalismo. Esistono anime da seguire. Per questo motivo nella Bibbia si indicano angeli che seguono singole persone (per esempio Giacobbe, Elia, Filippo…), ma esistono anche frasi che indicano un’attenzione al popolo. Ad esempio: «L’angelo del Signore si accampa attorno a quelli che lo temono, e li libera» (Salmo 34, 8).

«In questo caso che ruolo svolge l’angelo?».

È un catechista molto giovane. Secondo Lucia aveva tra i 14 e i 15 anni. Insegna delle preghiere…

«Non Le sembrano molto “teologiche” queste preghiere? In fondo, l’angelo aveva davanti dei bambini. È possibile qualche intervento “umano” mirato a rendere teologicamente più “ricco” il testo?».

I documenti archiviati non attestano integrazioni. I bambini erano abituati a fare il segno della croce (nel nome del Padre, del Figlio, e dello Spirito Santo). Già esisteva, quindi, un orientamento verso la Trinità. Se poi studia il testo della preghiera alla Trinità vedrà che i concetti chiave sono solo tre: adorare Dio, riparazione dei peccati dell’umanità, conversione dei peccatori.

«Però l’angelo è “strano”. Lucia narra che lei e Giacinta potevano udire le parole dell’angelo. Francisco no…».

Ogni «comunicazione» segue una logica. Non conosciamo tutti i dettagli dell’esperienza mistica. Probabilmente Lucia e di Giacinta erano meglio portare a recepire, a interiorizzare una «novità» speciale. Tenga conto, però, che Francisco venne comunque coinvolto nell’evento.

«Poi, nell’estate del 1916, l’angelo invita i bambini a fare dei sacrifici per la salvezza della patria. Scusi, ma proprio dei bambini dovevano fare dei sacrifici?».

Nei commenti di più autori è stato molto sottolineato il sacrificio dei bambini. Ciò non ha sempre favorito una comprensione della dinamica sul piano storico…

«In che senso?».

Nel senso che non vennero chiesti dei sacrifici straordinari ma solo delle piccole rinunce. L’orientamento fu quello di prepararli ad affrontare i problemi legati alle apparizioni e – nel caso di Giacinta e di Francisco – ad affrontare la malattia e la morte.

«C’è anche un punto che a molti rimane confuso. L’angelo offre un calice a Francisco e a Giacinta. Lucia consuma un’ostia».

È difficile interpretare tutto questo. Qualcuno parla di una dinamica non chiara… La dinamica diventa più semplice se la si legge in chiave mistica. L’angelo offre un «nutrimento» speciale per aiutare i piccoli a diventare dei testimoni. Loro non lo sanno, ma presto arriverà anche l’esperienza dell’incomprensione dei vicini, dei problemi in famiglia, delle insinuazioni del parroco (le visioni potevano essere manifestazioni diaboliche), degli interrogatori, della reclusione…

«Si può parlare di una Prima Comunione?».

No. Lucia l’aveva già ricevuta a sei anni. Francisco la ricevette poco prima di morire. Giacinta non ricevette la Prima Comunione.

«Nel 1917 avvengono cinque apparizioni mariane. Ma Lucia fa riferimento anche ad altre apparizioni. Su queste ultime si fece silenzio. Perché?».

Non è esatto. La testimonianza di Lucia si desume da resoconti e da lettere. Esistono anche dei verbali redatti da autorità ecclesiastiche. Questa documentazione contiene due dati. La religiosa ebbe il dono di altre apparizioni (1925, a Pontevedra; 1929, a Tuy) . Quest’ultimi avvenimenti non aggiunsero nulla di nuovo al messaggio ricevuto presso la Cova da Iria. Realizzarono piuttosto delle promesse. Nel primo caso il riferimento riguardò la comunione riparatrice. Nel secondo caso si trattò della consacrazione della Russia.

«Però sul terzo segreto si fece silenzio. Perché?».

La Madonna affidò un unico messaggio segreto diviso in tre parti. La terza parte contiene dei riferimenti che sono espressi con un linguaggio figurato. Non siamo in presenza di un’affermazione esplicita. Si tratta piuttosto di una prospettiva di lungo periodo segnata da un concetto chiave: la sofferenza della Chiesa in periodi di persecuzione. Questo nucleo di verità venne subito diffuso. Per il testo completo si ritenne opportuno cercare di leggerlo alla luce dei nuovi segni dei tempi.

«Fu quindi una scelta non dettata da emotività ma da un’esigenza di migliore comprensione».

Al contrario, si fece molta insistenza sulla consacrazione della Russia al Cuore Immacolato di Maria.

«Era utile per sostenere i partiti anti-comunisti?».

Il messaggio di Fatima è molto chiaro nei suoi contenuti religiosi. Orientarlo in modo diverso significa operare delle forzature.

«E allora perché questo insistere sulla Russia?».

Per le persecuzioni che segnarono i decenni successivi. Oggi gli storici sono riusciti in parte a studiare molta documentazione proveniente dai Paesi ove fu presente quella che venne definita «la Chiesa del silenzio».

«Eppure, malgrado il riferimento alla Russia, i Papi non applicarono alla lettera quanto aveva chiesto la Madonna. Perché questa disobbedienza?».

Occorre chiarire. La Chiesa non consacra mai un’entità statuale ma solo delle anime. Questo vale anche per tante altre realtà. Non esiste una «benedizione delle case», ad esempio, ma una benedizione delle persone che vivono in quelle abitazioni. I Papi, quindi, consacrarono al Cuore Immacolato di Maria delle persone create a immagine e somiglianza di Dio.

«Eppure, è stato affermato che Suor Lucia disse che quanto richiesto dalla Vergine non era stato applicato dalla Chiesa…».

Nel messaggio di Fatima si faceva riferimento al termine «Russia». Inoltre la consacrazione doveva avvenire in comunione con i Vescovi. Pio XII (1942, in pieno conflitto bellico) volle valorizzare ulteriormente questo messaggio consacrando il mondo. Lo fece anche per impulso di una grande carismatica, Alessandrina Maria Da Costa (beata; 1904-1955). Inoltre, come Capo della Chiesa, era espressione di una collegialità.

«Perché l’insistenza sulla Russia?».

Perché negli anni in cui visse Suor Lucia la Russia era vista come la fonte di tutti i mali. Era considerata il più grande pericolo per la Chiesa.

«Perché l’insistenza sul collegio dei Vescovi?».

Perché in tal modo erano impegnate tutte le Chiese locali.

«Perché alla fine Lucia disse che era stato realizzato quanto richiesto dalla Vergine?».

Perché l’iniziativa di Giovanni Paolo II (25 marzo 1984) fu attuata in comunione con tutti i Vescovi del mondo.

«Professor Guiducci, perché la Madonna fece vedere l’Inferno ai tre bambini? In molti ritengono che questa fu una scelta sbagliata. Lei che cosa ne pensa?».

La Vergine Maria non fece vedere l’Inferno. Perché quest’ultimo è una realtà non legata al tempo e allo spazio. Piuttosto fece avvertire la sofferenza di chi si pone al di fuori della comunione con Dio. Di chi è contro Dio. Si tratta di una percezione di non vita. Di morte.

«Era giusto far fare questa esperienza “forte” a dei bambini?».

Di quell’esperienza non conosciamo i dettagli. Sappiamo che durò un attimo. Esiste solo un resoconto di Lucia. Gli elementi della sua deposizione utilizzano realtà già indicate da precedenti mistici e nell’omiletica: fuoco, demoni, grida, disperazione… Tale esperienza non era diretta a «mettere paura» ma a far comprendere che la salvezza proviene solo da Dio.

«Comunque, Professor Guiducci, non le pare che a Fatima si insista sempre su dolore, sofferenza, drammi, nuove tragedie, penitenza? Chi legge i resoconti ha la sensazione di essere in presenza di continua tristezza, morte, distruzione… Secondo qualche voce critica, a Fatima non c’è luce. Non c’è gioia…».

Il messaggio di Fatima è di luce perché, in un contesto terreno segnato da drammi, genera speranza. La Madonna indica orizzonti. Sana ferite dell’anima e del corpo. Suggerisce degli itinerari per ribaltare realtà di morte che provengono da decisioni esclusivamente umane. Avversa il fatalismo. Unitamente a ciò è Madre. Deve quindi avvisare i figli che le loro scelte di morte avranno conseguenze tragiche. C’è poi un altro punto da chiarire…

«Dica…».

Tre piccoli bambini ascoltarono con molta attenzione le parole della Vergine Maria. Cercarono di «viverle» nella propria esistenza. Furono fedeli a degli impegni. Seppero essere testimoni coraggiosi. Perché arrivarono a tanto? Perché gli incontri con la Madonna furono segnati da una relazionalità in positivo. Il primo messaggio che ricevettero fu quello dell’amore. Si sentirono amati. Compresi. Seguiti. Non ebbero paura della Madonna (che si presentò molto giovane). Non cercarono di fuggire da Lei. Erano felici di rivederLa. La sua voce trasmetteva un senso di pace. Rassicurava. Tenga conto, inoltre, che i resoconti su cui possiamo studiare non descrivono l’intera dinamica ma contengono solo l’essenzialità di un messaggio. In realtà non conosciamo le confidenze, le frasi legate a un’intimità spirituale. Nel periodo successivo alle apparizioni si volle focalizzare quello che Maria chiedeva alla Chiesa e all’umanità. Molti dettagli legati alla gioia spirituale di certe ore vennero considerati meno essenziali.

«Come si comportarono gli abitanti della zona quando si sparse voce delle apparizioni?».

All’inizio ci fu un atteggiamento mirato a far cessare le voci che giravano. La madre di Lucia purtroppo picchiò la figlia per «farla smettere». Il parroco pensò a delle possibili manifestazioni diaboliche. Il sindaco (Arturo Oliveira) attaccò i genitori dei piccoli e la stessa Lucia in modo aggressivo. Poi prese i tre veggenti e li tenne reclusi in una stanza. Per i politici era tutta una messinscena della Chiesa per recuperare un potere perduto. In linea generale, molti Cattolici erano scettici. Si trattava di bambini illetterati che non avevano mai manifestato delle doti particolari. Si esprimevano anche in modo non sempre adeguato. Adesso parlavano con la Madonna?

«Quando avvenne una svolta?».

Il 13 ottobre 1917. Molti giornalisti videro un fenomeno straordinario. Il sole roteava. A un certo punto sembrò avvicinarsi ai presenti. Il fatto fu riferito dai cronisti. Tra questi, ci fu Avelino de Almeida, direttore del giornale «O Seculo». Era anticlericale. Però riferì in modo esatto ciò che era avvenuto.

«In alcune ore di polemica, qualcuno affermò che Suor Lucia aveva riferito di fatti futuri quando però quest’ultimi si erano già verificati…».

Su questo punto occorre far chiarezza. Il compito di Suor Lucia era quello di trasmettere il nucleo essenziale del messaggio di Fatima. I dati forniti «in segreto» non costituivano questo nucleo essenziale. I contenuti del «segreto» facevano riferimento alle conseguenze provocate da una umanità lontana da Dio.

«Sempre in un contesto polemico, si disse che non si spiegavano le immagini della Madonna Addolorata, della Madonna del Carmelo, della Madonna del Rosario, della Madonna con San Giuseppe e Gesù. Qualcuno, in modo aggressivo, ha detto: perché tante immagini di “Madonne”? La Madonna non è una sola?».

Esistono forme diverse di comunicazione. A Fatima c’è stata una comunicazione visiva. Una comunicazione verbale. Una comunicazione per segni. E una comunicazione per immagini. Proprio quest’ultimo tipo di comunicazione rimanda a un metodo catechistico. La stessa, medesima realtà (Maria) è «presentata» nei Misteri di Dio. Nelle vicende legate al Disegno di Salvezza. Tutte queste immagini si delinearono sempre per un tempo breve. Costituirono «un contesto» all’interno del quale si collocò il Messaggio vero e proprio.

«In diverse occasioni si è discusso sul fatto che manca ancora un’edizione critica dei documenti riguardanti Fatima. È vero?».

Nel 2016 è stato pubblicato il testo: Memórias, edição crítica de Cristina Sobral, apresentação de Marco Daniel Duarte, Santuário de Fátima.

(aprile 2017)

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