La guerra Ispano-Americana del 1898
Tramonto della Spagna ed inizio della potenza politico-economica degli Stati Uniti d’America

Alla fine dell’Ottocento, la Spagna era uno Stato in piena decadenza: carlismo, separatismo basco e catalano, anarchismo diffuso a livello di massa la minavano dall’interno, la stragrande miseria dei ceti popolari faceva il resto. Né andavano meglio le cose in politica estera; l’Ottocento fu il secolo delle grandi conquiste coloniali in Africa ed in Asia; le nazioni europee, per ragioni più che altro di prestigio, facevano a gara nell’impadronirsi di territori considerati da «civilizzare e cristianizzare» (oltre che da sfruttare). Ma la Spagna aveva perso quasi tutte le sue colonie in sfortunate campagne militari; le erano rimaste solo Cuba e Puerto Rico in America, le isole Filippine in Asia ed alcuni territori in Africa e nell’Oceano Pacifico. Soprattutto a Cuba il colonialismo spagnolo aveva ridotto il popolo alla fame; furti, violenze, arbitrii erano gli strumenti consueti dei funzionari coloniali. Già nel 1895 una violenta ribellione aveva scosso l’isola ed il governatore spagnolo Valeriano Weyler l’aveva repressa nel sangue inviando in campi di concentramento non solo gli insorti catturati, ma anche la parte di popolazione che simpatizzava con essi, senza alcun riguardo per vecchi, donne e bambini che a migliaia vi morivano. Ma gli insorti cubani avevano molti amici nei vicini Stati Uniti ed il governo americano, a seguito delle atrocità di Weyler, aveva inviato al governo spagnolo una dura nota di protesta che aveva causato il rimpatrio dello stesso governatore. Nel febbraio del 1898 gli USA inviarono addirittura all’Avana una corazzata, il Maine, ufficialmente allo scopo di proteggere i cittadini americani ivi residenti, minacciati dai continui scontri armati tra ribelli cubani e soldati spagnoli, ma in realtà come sfida anti-spagnola e sostegno morale ai Cubani stessi. Il 15 dello stesso mese tuttavia la nave saltò in aria, causando la morte di duecentosessanta marinai; non si seppero mai le cause dell’esplosione: sabotaggio spagnolo o degli insorti cubani, al fine di provocare l’intervento degli USA nel conflitto? La Spagna in effetti non aveva nessuna intenzione di entrare in guerra ed era disposta a cedere a qualsiasi richiesta in ordine alla risoluzione della questione cubana; lo stesso Presidente americano Mc Kinley era contrario alla guerra, ma non aveva fatto i conti con l’opinione pubblica. Da mesi infatti la stampa del gruppo «Hearst», allora influentissima, eccitava la popolazione americana descrivendo le crudeltà spagnole a Cuba; la tragedia del Maine fu inoltre il pretesto per l’organizzazione di grandiose manifestazioni patriottiche in tutti gli Stati Uniti. Al grido di «Ricordiamoci del Maine!», i dimostranti chiedevano a gran voce l’intervento militare contro la Spagna e Mc Kinley si decise allora per la guerra. Il 1° maggio la flotta americana attaccò le navi spagnole nella baia di Manila, nelle Filippine, e le mise fuori combattimento senza riportare perdite, costringendo inoltre alla resa la guarnigione spagnola; una volta assicuratisi la superiorità navale, i soldati americani sbarcarono a Cuba il mese successivo e sconfissero gli Spagnoli in alcune battaglie terrestri. I soldati spagnoli si battevano bene contro le truppe americane ma dovevano anche lottare contro i ribelli cubani, molto bene organizzati, e contro la generale ostilità della popolazione. Il 3 luglio quello che restava della flotta spagnola fu distrutto nel porto di Santiago, il 16 luglio la guarnigione spagnola della stessa Santiago si arrendeva dopo dodici giorni di bombardamenti navali e terrestri, ad agosto veniva occupata, senza incontrare resistenza, anche l’isola di Puerto Rico. La «splendida piccola guerra», come fu definita dal segretario di Stato americano John Hay, era finita ed iniziarono subito i negoziati di pace; la Spagna era come tramortita dalla sconfitta inaspettata e non riuscì, in sede diplomatica, a difendere nessuna delle sue posizioni. Gli Stati Uniti ottennero l’indipendenza per Cuba, che si diede una costituzione sul modello americano, e la cessione di Puerto Rico, che divenne uno «Stato libero» associato agli USA, dell’isola di Guam nel Pacifico e delle Filippine per venti milioni di dollari, sorprendendo gli insorti filippini che, guidati da Emilio Aguinaldo, si aspettavano il riconoscimento della loro indipendenza. Come suprema umiliazione, la Spagna, per evitare di cederle agli Americani come bottino di guerra, si ridusse a vendere alla Germania le isole Marianne e le isole Caroline, i suoi ultimi possedimenti nell’Oceano Pacifico. Secondo il generale americano Dewey, che aveva guidato la vittoriosa campagna militare nelle Filippine, Aguinaldo rappresentava solo una parte dell’opinione pubblica locale e non era in grado di mantenere l’ordine e, soprattutto, non sarebbe stato in grado di resistere agli appetiti della Francia o della Germania. Fu Dewey a convincere il governo degli USA a non sgombrare le Filippine negando l’autogoverno ai suoi abitanti. La conclusione fu che iniziò immediatamente una sanguinosa guerriglia contro le forze americane di occupazione, condotta dai ribelli filippini anti-spagnoli divenuti ora avversari; la guerriglia durò fino al 1902 provocando la morte di cinquemila soldati americani e di circa seicentomila Filippini, comprese le vittime della fame e delle malattie portate dalla guerra, e si concluse con la totale disfatta degli indipendentisti filippini. Lo stesso Aguinaldo fu catturato nel marzo del 1901 e si ritirò dalla vita politica dopo aver pubblicamente riconosciuto la subordinazione delle sue isole agli USA; solo nel 1943, ormai settantaquattrenne, ripescato dagli occupanti giapponesi ed in pieno Conflitto Mondiale, proclamerà l’indipendenza delle Filippine dagli USA collaborando fattivamente ad un governo filippino filo-nipponico che durerà fino al termine della guerra. Il 1° luglio 1902 le isole, ormai «pacificate», divennero «territorio incorporato» degli Stati Uniti e lo furono sino al termine della Seconda Guerra Mondiale. Gli Stati Uniti stupirono il mondo per la loro manifestazione di forza e di potenza, la Spagna invece sprofondò sempre più nella crisi che poco più di trent’anni dopo l’avrebbe portata alla guerra civile.

(anno 2002)

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