Il Kaiser Guglielmo fu il responsabile della Prima Guerra Mondiale?
Lo spirito prussiano e la guerra

Guglielmo II è stato un personaggio odiato, considerato colpevole di quell’orrendo massacro che fu la prima guerra mondiale. Per qualcuno fu forse un anticipatore del nazionalsocialismo, un autoritario militarista crudele e irresponsabile. Per gli storici meno animosi fu comunque un irruento, con sbalzi di umore, portato a considerare i capi politici tedeschi come suoi servitori. Quanto c’è di vero in questi discorsi? Una certa ponderatezza come sempre sarebbe utile.

Il giudizio sul sovrano tedesco ha risentito fortemente degli eventi bellici. La prima guerra mondiale è stata considerata da molti uno scontro fra le democrazie e gli imperi autoritari. Alla sua conclusione la Germania venne considerata l’unica responsabile (con le note pesanti conseguenze politiche) e si chiese da parte di vari governi il processo contro l’ex monarca tedesco, ma entrambe le iniziative possono essere considerate eccessive, frutto del rancore sorto con il conflitto.

Una lunga serie di episodi minori ci fa ritenere che Guglielmo non avesse le qualità necessarie per la politica, che fosse impulsivo e spesso non lineare nelle sue azioni, ma è difficile al di là di alcune affermazioni avventate considerarlo crudele e aggressivo. Del resto anche il prudente e diplomatico cancelliere Bismarck divenne famoso per il suo discorso in cui sosteneva che la Prussia sarebbe diventata un grande stato non con il liberalismo, ma con «ferro e sangue», senza poi adoperare metodi particolarmente duri di potere. Il leader britannico Lloyd George, vicino alla sinistra, subito dopo la fine della guerra mondiale affermò: «Impiccheremo il Kaiser come un ladro, e frugheremo nelle tasche di ciascun tedesco per ripagarci dei danni».

Alcune affermazioni pubbliche del Kaiser sulla propria figura mettevano in luce il suo carattere vanesio, considerava il suo potere proveniente da Dio, cosa normale per i monarchi di un secolo prima ma a fine Ottocento-inizi Novecento tali affermazioni suonavano anacronistiche. Le sue apparizioni in pubblico erano sempre in divisa, il senso del protagonismo non gli mancava, ma va anche detto che in alcuni casi cercò di frenare generali e ministri troppo aggressivi.

Per un giudizio più completo dei fatti, iniziamo dallo spirito prussiano del quale il Kaiser e molti altri leader erano espressione. Lo stato prussiano dalle sue origini si caratterizzò per il suo esercito potente ed efficiente. Si può tranquillamente affermare che la Prussia disponeva del maggiore esercito rispetto alla popolazione in Europa e molti alti funzionari dello stato provenivano dalle sue fila. Insieme all’esercito, la Prussia disponeva di una numerosa ed energica burocrazia. Conseguenza di tale situazione era la pressione fiscale, ovviamente molto alta, soffocante per i cittadini. Lo stato non brillava per libertà, anche se ovviamente vi erano nell’Europa orientale altri stati più autoritari, la costituzione prevedeva degli organi rappresentativi che in alcuni casi misero in difficoltà i governi ma con dei poteri limitati rispetto ai paesi occidentali. Da un certo punto di vista saremmo tentati di parlare dello stato prussiano come di uno stato nazional comunista, anche se questa definizione può sembrare singolare. Per avere una idea più precisa del governo tedesco, ricordiamo gli ultimi cancellieri. Bismarck non era esattamente prussiano ma del vicino Brandeburgo, la famiglia apparteneva agli Junker (la nobiltà agraria), studiò giurisprudenza e divenne funzionario della pubblica amministrazione. Caprivi, sempre del Brandeburgo (cognome italiano ma tedesco da molte generazioni), fu un ufficiale. Bulow era figlio di un ministro degli esteri prussiano, studiò giurisprudenza e seguì la carriera diplomatica. Bethmann Hollweg, figlio di un ufficiale prussiano, studiò anch’egli giurisprudenza. Anche se non tutti provenivano dall’esercito, sicuramente rispetto agli altri grandi paesi (con l’eccezione del Giappone) la tradizione militare aveva una notevole importanza come il fatto di appartenere ad una ristretta élite, quest’ultima caratteristica era comunque abbastanza comune anche negli altri paesi europei.

Le cause della prima guerra mondiale, diversamente da quelle del secondo conflitto, sono decisamente complesse e la documentazione in possesso degli storici non è ampia. È facile notare tuttavia come dalla fine del governo Bismarck Germania e Austria trovarono sempre maggiori difficoltà a mantenere ed estendere le loro alleanze, in pratica limitate all’Impero turco e alla Bulgaria. Per comprendere le ragioni che portarono all’immane conflitto, dobbiamo pensare che l’Europa conobbe dal Congresso di Vienna un secolo di relativa pace, fondato sul principio non scritto dell’equilibrio delle potenze. Una nazione che avesse aspirato ad assumere un ruolo egemone simile a quello della precedente Francia napoleonica avrebbe trovato l’ostilità compatta di tutte le altre potenze, le diverse nazioni potevano agire liberamente ma prestando attenzione a non alterare in maniera eccessiva la situazione politica internazionale. Fu il secolo della diplomazia, ma nell’ultimo periodo tale situazione venne progressivamente compromessa dal nuovo clima culturale fondato su un atteggiamento di sfiducia verso il progresso, la democrazia e il senso del razionale. Gli eventi che portarono alla prima guerra mondiale appaiono del tutto minimi rispetto a quelli terribili e sanguinari che portarono al secondo conflitto, in un certo senso appaiono quasi come questioni di puntiglio che interessavano le alte classi sociali ma che come sappiamo venivano sentite anche dal popolo e dai partiti di sinistra.

Guglielmo soffriva fin dalla tenera età di una leggera menomazione fisica, difficile quanto questa possa avere influito sul suo carattere, però in una società militarista un certo peso potrebbe averla avuta. Studiò giurisprudenza e per un certo periodo si dedicò alla carriera militare. Divenne imperatore a ventinove anni nel 1888, quindi quando si arrivò alla crisi mondiale una buona esperienza politica non gli mancava. Il Kaiser intraprese numerosi viaggi e incontri politici al massimo livello, amava essere un protagonista, fra le sue amicizie personali ci furono personaggi accusati di essere omosessuali, con grave scandalo, ma non intervenne sulla questione che a quei tempi era decisamente compromettente. Il primo suo atto politico importante due anni dopo l’ascesa al trono fu il licenziamento del cancelliere Bismarck, dovuto a varie ragioni, la personalità notevole del cancelliere, la sua volontà che i ministri dovessero discutere con lui prima di interpellare l’imperatore, infine la questione degli scioperi operai. L’imperatore aveva una maggiore accondiscendenza verso questi, sentiva il suo ruolo paterno verso il popolo. Il governo tedesco, sebbene fortemente contrario ai socialisti, era stato quello che per primo aveva dato vita nel mondo alla legislazione sociale. La Germania di quel periodo era un paese disciplinato, dove anche le categorie più umili dovevano essere inquadrate nella società, controllate e protette.

Sulla base delle considerazioni fatte potrebbe sembrare una incongruenza, nella Germania prussiana avevamo il più forte partito socialista d’Europa, con una grande rappresentanza in parlamento, ricordiamo che nel paese per contrastare il peso della borghesia era già vigente dai tempi di Bismarck il suffragio universale. La Germania di quegli anni conobbe grandi successi industriali e insieme una crescita del benessere e dell’istruzione, non fu solo il paese dell’autoritarismo e del militarismo, ma di un insieme contraddittorio di elementi. Il nuovo governo Caprivi intraprese alcune iniziative (riforme amministrative locali e riduzioni sui dazi sui cereali) in contrasto con gli Junker ma indirettamente contro la Russia esclusa dalle facilitazioni commerciali. La situazione politica interna e quella internazionale erano collegate. Il Cancelliere di Ferro aveva stabilito una alleanza fra Germania, Austria e Russia, come sappiamo nel periodo successivo i rapporti con la Russia peggiorarono, ma si trattava di un evento difficilmente evitabile, la competizione fra Austria e Russia sui Balcani, esauritosi il potere ottomano, divenne una costante nel tempo. Nel 1882 si era avuta la firma della Triplice Alleanza che impegnava anche il nostro paese, ma l’annessione unilaterale della Bosnia da parte dell’Austria e la mai sopita questione di Trento e Trieste resero il trattato scarsamente efficace. La Francia risentiva ancora della questione Alsazia Lorena (abitata in maggioranza da tedeschi ma legata culturalmente a Parigi) sottratta dalla Germania nel 1871. Nel 1891 iniziò la sua politica di avvicinamento con la Russia che costrinse il potente esercito tedesco a disporsi sui due fronti, mentre il bilancio dello stato tedesco diveniva sempre più oneroso. Progressivamente gli Imperi centrali si trovarono in una posizione di isolamento e di accerchiamento, per alcuni si trattava anche di una avversione politica alla politica conservatrice dei due stati, ma si può ritenere che prevalessero le questioni di geopolitica.

La Germania in parte per opera dei suoi governi e in parte per l’attività personale del Kaiser, ebbe difficoltà a stabilire buoni rapporti con le altre potenze. Nel 1896 Guglielmo inviò un telegramma di solidarietà al presidente della repubblica boera impegnata in un duro confronto con la Gran Bretagna. Tale contrasto portò alle due guerre anglo boere del 1880 e del 1899, difficile stabilire una responsabilità piena di una delle due parti o dare un giudizio etico univoco sullo scontro, tuttavia il gesto contribuì allo stato di inimicizia fra la nazione tedesca e quella britannica. L’anno successivo ci fu l’occupazione tedesca di una base navale in Cina, in qualche modo concordata con Russia e Inghilterra che procedettero anche loro a delle occupazioni, l’evento non ebbe quindi grandi riflessi. L’anno ancora successivo il governo ottomano concesse alla Germania il diritto di costruzione di una importante ferrovia sul suo territorio, l’episodio non costituiva in alcun modo una provocazione ma ovviamente non risultava gradito agli inglesi che avevano numerosi interessi nella zona. Molto più grave fu invece la questione del riarmo navale tedesco a partire dal 1898, per lo stato britannico che aveva fatto del dominio dei mari la sua politica secolare, ma anche per le altre nazioni, questa iniziativa venne vista come una aggressione e portò alla fine della competizione coloniale franco britannica e alla stipula dell’Entente Cordiale del 1904.

Se la aggressiva politica navale tedesca non fu una iniziativa personale del Kaiser, diversa fu la prima crisi marocchina. La Francia stava impegnandosi per stabilire un suo protettorato sul Marocco caratterizzato da forte instabilità politica, quando l’imperatore tedesco sbarcò personalmente a Tangeri e dichiarò che il controllo del Marocco non sarebbe stato attribuito a nessuna potenza europea. Per un certo periodo sembrò che la questione potesse portare a un confronto armato, ma il governo tedesco prese l’iniziativa di un gesto di buona volontà e organizzò un incontro internazionale sulla questione l’anno successivo, dove la Germania si trovò sostanzialmente isolata. Sembra che Guglielmo, autore del clamoroso gesto, si sia pentito e successivamente accettò che il governo francese procedesse alla sua politica di controllo sullo stato nord africano. Durante il periodo della crisi marocchina si ebbe la sconfitta russa da parte dei giapponesi e l’incontro fra il Kaiser e lo Zar con stipula di un accordo fra i due paesi anche se come sappiamo non ebbe conseguenze pratiche. Nel 1907 si ebbe l’accordo russo britannico che pose fine alla competizione delle due nazioni in Asia.

Nel 1908 si ebbe un altro caso di evento minimo ma in grado di scatenare un rivolgimento politico, in una intervista a un giornale inglese Guglielmo si dichiarò grande amico dei britannici, forse per l’eccessivo personalismo il fatto che avrebbe dovuto smorzare le tensioni venne visto male dai parlamentari tedeschi e spinse l’imperatore a minacciare l’abdicazione e dopo poco seguirono le dimissioni del capo di governo Bulow.

Nel 1911 la Francia occupò la città marocchina di Fez, come risposta i tedeschi inviarono una nave da guerra nella vicina Agadir, iniziativa che non partì dal Kaiser. La Gran Bretagna sostenne in maniera energica le richieste francesi, nuovamente si pensava a un confronto armato ma alla fine la Germania si accontentò di un piccolo territorio vicino al Camerun, al momento la guerra era di nuovo evitata.

Nel 1878 iniziò il tramonto del potere ottomano sui Balcani. La regione era caratterizzata da confini etnici molto incerti e ciò favorì le tensioni, i nuovi stati combattevano i turchi ma nel 1912-1913 iniziarono gli scontri fra loro, accompagnati da deportazioni di centinaia di migliaia di persone. Poco prima, nel 1911, l’Italia aveva strappato la Libia ai turchi, l’azione fu concordata con le altre potenze europee, non fu un gesto clamoroso ma contribuì alla crisi dell’impero ottomano, alcuni storici ritengono che abbia contribuito all’aggressività dei paesi balcanici. La Serbia divenne il maggiore paese della regione e ciò venne visto con apprensione dall’Austria, convinta anche che tale situazione favorisse l’insubordinazione della sua popolazione slava. L’Europa si preparava all’immane scontro. Anche la Russia manifestava il suo notevole interesse nel controllo della regione, il contrasto con l’Austria risultava crescente.

Oltre ai singoli fatti politici dobbiamo considerare anche i fenomeni più complessi. I decenni che precedono la prima guerra mondiale sono stati caratterizzati dal colonialismo e dal capitalismo non regolato legislativamente. La corsa alle colonie africane successiva alla Conferenza di Berlino del 1884 avvenne in gran parte in forma pacifica tuttavia non mancarono momenti di tensione, oltre a quelli ricordati, possiamo citare la questione di Tunisi che raffreddò le relazioni tra Francia e Italia e spinse quest’ultima ad allearsi alla Germania, successivamente si ebbe l’incidente di Fashoda tra Francia e Inghilterra. Gli anni successivi al 1870 furono un periodo di grandi concentrazioni capitalistiche. Si vennero a formare gruppi industriali e finanziari di enorme grandezza e non essendo la materia regolata da leggi adeguate si avevano atti di concorrenza sleale che portavano alla eliminazione delle piccole aziende. Nel passato si attribuiva, soprattutto da parte marxista, ai grandi gruppi economici la responsabilità di diversi conflitti. Una lettura meno politicizzata della documentazione storica ci porta a pensare al contrario, gli industriali e gli uomini di finanza erano tendenzialmente contrari alla guerra anche perché essa significava pesanti restrizioni agli scambi commerciali e agli investimenti internazionali in genere.

Una questione rilevante per comprendere le responsabilità della guerra fu la corsa al riarmo. Possiamo dire che questa iniziò con l’aumento della flotta navale tedesca dal 1898, seguita successivamente da tutte le flotte delle altre potenze anche se in una misura minore. Nel 1911-1913 la Germania decise un aumento degli uomini arruolati, seguita poco tempo dopo dalla Francia. Gli Imperi centrali ritenevano di subire un pericoloso accerchiamento e i generali tedeschi ritennero che per uscire da tale situazione fosse necessario (Piano Schlieffen) un attacco preventivo alla Francia, arrivare a Parigi in tempi rapidi in modo da poter poi concentrare gli sforzi bellici verso la Russia. Tale piano era noto alla Francia che riteneva di essere in grave pericolo. I tedeschi inoltre stimavano la Russia in crisi dopo la sua sconfitta da parte del Giappone e la Francia in difficoltà finanziaria, il momento poteva essere propizio.

L’Austria reagì molto duramente all’attentato di Sarajevo anche se non vi era alcuna prova che esso fosse stato ordinato dal governo di Belgrado. L’ultimatum inviato alla Serbia non fu solo duro ma prevedeva anche dei tempi brevissimi per provvedere, venne inviato quando il capo di governo francese era in nave e quindi in difficoltà a reagire. Possiamo dire che l’ultimatum fu pretestuoso anche perché negli eventi bellici successivi non venne dato un grande rilievo al fronte austro serbo. Il governo di Berlino manifestò tutto il suo appoggio all’alleato, anche se forse per responsabilità più del capo di governo Bethmann che di Guglielmo che inviò diversi telegrammi a Nicola II per evitare la guerra. La Russia fu il primo paese a mobilitare anche se verso il fronte austriaco e non anche quello tedesco. La Francia dai tempi dell’Affaire Dreyfuss (1898) vedeva una netta prevalenza di governi di sinistra, nel periodo della crisi internazionale il paese era retto dal presidente della repubblica Poincaré di destra e dal capo di governo socialista Viviani, i due si mossero senza contrasti, furono molto rapidi a rispondere colpo su colpo alle iniziative austro tedesche evitando qualsiasi tentativo di negoziato. L’Inghilterra sperava nella pace e nella convocazione di una conferenza internazionale per risolvere la controversia, ma ottenne solo un sostegno teorico dagli altri governi. La guerra da austro russa divenne quindi mondiale. Molti storici hanno messo in luce che, diversamente dalla seconda guerra mondiale, con un minimo di equilibrio da parte di tutti i protagonisti il conflitto si sarebbe potuto evitare. Come abbiamo visto il comportamento dell’imperatore tedesco fu ambiguo ma difficilmente gli si possono attribuire atti gravissimi a livello internazionale.

Nel corso della guerra i tedeschi vennero accusati di grandi violenze sulla popolazione belga ma sembra che si trattasse in prevalenza di propaganda nemica. Guglielmo dopo l’affondamento del Lusitania si oppose agli attacchi sottomarini ai transatlantici, successivamente accettò la loro ripresa che portò all’entrata in guerra degli Stati Uniti nel 1917. Gli Stati Uniti erano un paese con un esercito ai minimi termini, per i generali tedeschi il tempo necessario a incrementarlo consentiva loro di riportare delle vittorie significative. Sempre nello stesso anno il Kaiser approvò una proposta di pace preparata da Bethmann, che tuttavia non ebbe successo. In generale nel corso della guerra Guglielmo non si dimostrò particolarmente attivo né fiducioso nella vittoria. L’anno successivo la Germania non aveva subito importanti sconfitte militari ma era stremata a causa del blocco navale e dalla scarsità di alimenti e si arrivò all’ammutinamento dei marinai sostenuti dai socialisti e da parte della popolazione. Guglielmo cercò di evitare l’abdicazione ma alla fine dovette cedere e riparò in Olanda. Negli anni successivi, sebbene impegnatosi con il governo olandese di non intervenire in politica, espresse in privato dei giudizi contraddittori sul nazismo e la questione ebraica. Nelle sue ultime volontà espresse l’intenzione che al funerale non fosse esposta la bandiera con la svastica e nel 1941, all’età di 82 anni, morì. Con lui era finito l’impero.

(settembre 2018)

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