Lamberto Motta
Un giornalista, scrittore e storico di eleganza e talento

Lamberto Motta

Fotografia di Lamberto Motta, a Desio (Italia)

Ci sono scrittori che, per esporre le loro idee, hanno bisogno di vagonate di carta stampata; altri, invece, che hanno il dono raro della sintesi. Lamberto Motta, Desiano d.o.c., aveva questo dono.

Avevo conosciuto Lamberto al ginnasio. Classe 1974 come me, aveva avuto la ventura di frequentare la mia stessa classe. Avevamo cominciato ad allacciare un rapporto di amicizia, poi le nostre strade si erano divise, io ero passato a frequentare le magistrali, che mi avrebbero dato una preparazione più incentrata sull’insegnamento, mentre lui aveva proseguito col liceo classico. Per anni ci siamo persi completamente di vista.

Ci siamo reincontrati pochi anni fa, quasi per caso, e ci è venuto naturale riallacciare i nostri rapporti. Fino a che, il 28 giugno di quest’anno, un malore lo ha portato via. Domenica 23 avevamo festeggiato, insieme ad altri amici, il mio compleanno. Sei giorni dopo, Lamberto non c’era più.

Non voglio parlare di questo, né del senso di rabbia che mi ha pervaso. È difficile accettare che si possa morire a 45 anni, un’età in cui ti senti ancora giovane, in cui hai progetti da realizzare, sogni da coltivare, un futuro ancora da edificare.

Perché Lamberto aveva dei progetti: era insegnante di lettere presso un Istituto Superiore, apprezzato da alunni e colleghi, sia per le sue doti umane che per quelle culturali. Era giornalista del «Cittadino», la più importante testata della Brianza. Era stato il promotore, presso il disco-pub «Dr. Creatur» di Desio, dei Caffè Culturali sul modello degli omonimi Caffè Culturali parigini della Belle Époque: una sorta di «tavola rotonda» attorno a cui «umanisti» e «scientisti» si riunivano per discutere dei più svariati argomenti – dalle «stringhe» in astrofisica alle sette segrete, dalla genetica all’origine e trasformazione di lingue e dialetti... a ogni incontro, tenuto mensilmente, si sviluppava un tema particolare.

Lamberto era anche uno scrittore, pur se nel campo editoriale ha pubblicato un solo libro: La foresta nell’anima, raccolta di sette racconti eterogenei (dal racconto storico al fantasy, all’horror...) che mettono in luce tutto l’entusiasmo che aveva per la vita, in ogni sua declinazione. Il suo mondo interiore, riversato sulla carta stampata, era denso di colori, suoni, profumi e un senso di continua meraviglia per ogni raggio di sole che illumina le nostre giornate; persino quando l’argomento trattato era cupo o drammatico, oltre l’oscurità si poteva scorgere brillare la luce. Anche i suoi articoli giornalistici vibravano di questo entusiasmo, di questa mai sazia gioia di vivere.

Divenne collaboratore del nostro sito storico: un amico nel senso letterale del termine, sempre pronto ad aiutare gli altri, aveva una cultura profonda che esponeva con naturalezza. Non amava i discorsi lunghi e verbosi, né la sapienza stizzosa, di chi vuole soltanto mettersi in mostra di fronte agli altri. Sapeva esporre i concetti in modo completo con poche parole semplici, precise.

In questo, era un uomo che potremmo definire «d’altri tempi»: aveva sempre con sé un taccuino e una piccola penna con cui prendeva appunti; con calma, senza frenesia. Sapeva intervenire nelle discussioni con decisione, ma senza mai perdere un certo garbo. L’ultimo articolo per il «Cittadino» lo scrisse il giorno stesso della morte, quando era a letto con 40 gradi di febbre; questo dice molto più di tante parole sulla sua dedizione al lavoro, tipicamente brianzola. Mi piace immaginarlo Lassù, dove splende un sole che mai tramonta, a sorriderci in quel suo modo caratteristico, con gli occhi appena socchiusi.

(agosto 2019)

Tag: Simone Valtorta, Lamberto Motta, Caffè Culturale, La foresta nell’anima, Desio.