Astrakhan, il volto selvaggio della Russia
Tra steppe, cammelli e saline, in un mondo dove un tempo passava la Grande Via della Seta e dove il sole batte a picco e le temperature raggiungono i 50 gradi

Le steppe di questi territori ospitavano un tempo molti popoli nomadi.

Le steppe occupano un vasto territorio sulla cartina dell’Eurasia. Queste distese erbose si estendono dalla Manciuria fino al delta del Danubio, e in tempi antichi erano conosciute con il nome di «Grande Steppa». Per questi luoghi, un tempo, passava la Grande Via della Seta. Le steppe erano la patria di diversi popoli nomadi, tra cui gli Sciti, gli Unni e i Mongoli, che regalarono alla storia mondiale nomi come quelli di Gengis Khan, fondatore dell’Impero Mongolo, e del grande conquistatore Tamerlano.

La steppa si estende lungo la riva sinistra del Volga, su tutto il territorio della regione di Astrakhan, fino alla foce del fiume nel Mar Caspio. In estate è una pianura arsa dal sole che si perde all’orizzonte, puntellata, qua e là, da dune di sabbia. La duna più grande, ribattezzata «Grande Fratello», raggiunge i venti metri di altezza. Nella stagione calda, le temperature possono raggiungere i 50 gradi.

L’occupazione principale dei popoli nomadi è da sempre l’allevamento del bestiame. Nella regione di Astrakhan questa attività viene praticata ancora oggi, solo che ora è diventata sedentaria. Nelle colonie isolate di pastori, prive di elettricità e acqua corrente, vengono allevate pecore, mucche, cavalli di razza e cammelli. Gli abitanti locali sono molto orgogliosi delle due gobbe dei loro cammelli. I cammelli battriani della regione di Astrakhan sono tra i più grandi del mondo. Come migliaia di anni fa, vengono tuttora utilizzati per il trasporto delle merci, ed è per questo che si sono guadagnati il soprannome di «navi della steppa». Nelle steppe vivono i discendenti delle tribù nomadi dei Calmucchi, dei Kazaki, dei Nogai e dei Turkmeni. Queste terre sono inoltre popolate da Russi e Cosacchi, che costituiscono la maggioranza della popolazione della regione.

I viaggiatori che si addentrano nelle steppe di questo territorio incroceranno, lungo il loro viaggio, pastori in sella a corpulenti cavalli di razza kabardin che accompagnano, di pascolo in pascolo, greggi composte da migliaia di pecore. Nelle steppe è inoltre possibile vedere cammelli selvatici, mandrie di cavalli, torme di antilopi e branchi di lupi della steppa. Questi ultimi vengono cacciati durante tutto l’anno in quanto causano notevoli danni all’agricoltura locale. Non costituiscono un pericolo per i viaggiatori, giacché i branchi preferiscono evitare i contatti diretti con l’uomo.


La «Montagna Sacra»…

La steppa della regione di Astrakhan custodisce un grande mistero: la «Montagna Sacra» di Bogdo, l’unica altura della regione. Con il suo caratteristico colore rossastro, è puntellata da una miriade di cavità, grotte e rocce cave. Secondo un’antica leggenda, due pellegrini buddisti lasciarono cadere in questo punto una pietra che avevano trasportato sulle loro spalle dai Monti Tian Shan («le montagne celesti», in cinese) e da allora è diventato un luogo di culto per i buddisti di tutto il mondo.

Che spiegazione scientifica si cela dietro la comparsa della Montagna di Bogdo in mezzo a chilometri e chilometri di pianure? Del semplice sale. La montagna, infatti, è un monolito di sale roccioso. Ricoperto da un leggero strato di roccia, il sale cresce poco a poco, spingendo in superficie strati di terra antichissimi che si sono formati 250-200 milioni di anni fa.

La Montagna di Bogdo è un vero e proprio museo a cielo aperto. I primi fossili di antichi anfibi e persino di squali vennero rinvenuti già nel 1845. La montagna e i suoi dintorni fanno parte della riserva naturale di Bogdinsko-Baskunchak.


…e il «Mar Morto»

La seconda parola, difficile da pronunciare, che compone il nome della riserva naturale, è legata al lago salato di Baskunchak, situato alle pendici del monte. Lo specchio d’acqua, che ha il più alto contenuto di sale di qualsiasi lago del mondo (99,8% di cloruro di sodio), fornisce circa l’80% della produzione totale di sale della Russia. Dalle sue saline viene estratto ogni anno un milione e mezzo di tonnellate di sale.

Qui il sale veniva estratto già ai tempi della Grande Via della Seta. Fino al secolo scorso, esso veniva trasportato sul dorso dei cammelli. Ora per il trasporto è stata costruita la ferrovia Baskunchakskaya.

Secondo gli abitanti del luogo, in tempi antichi il Buddha si recò sul monte per piangere i pellegrini che avevano lasciato cadere, in quel posto, la pietra sacra, e le sue lacrime formarono il lago ai piedi della montagna.

Il sale di Baskunchak ha proprietà curative: sulle rive del lago sorge un centro benessere. La gente si reca fin qui per fare il bagno nelle sue acque e respirare l’aria ricca di bromo e fitoncidi. Il giacimento di sale del lago ha una profondità di sei chilometri. Per le sue proprietà curative e il fatto che permette ai turisti anche più pasciuti di rimanere a galla sulla superficie delle sue acque, il lago in Russia è conosciuto con il soprannome di «secondo Mar Morto».


Una base missilistica…

Nella steppa della regione di Astrakhan, presso il cosmodromo di Kapustin Yar, venne lanciato il primo missile balistico dell’Unione Sovietica: il famoso V2. Più tardi, quest’area assistette al lancio di satelliti e all’esplosione di bombe atomiche. Le sue pianure sabbiose vennero bombardate da aerei ed elicotteri e dovettero sopportare il peso dei cingoli di centinaia di veicoli blindati. Non lontano da Kapustin Yar sorge la città chiusa di Znamensk (in precedenza, KapustinYar-1). Per gli amanti dell’estremo, gli operatori turistici locali offrono tour speciali per visitare l’ex poligono sovietico.


…e la capitale dell’Orda

Sette secoli prima dell’arrivo dei carri armati, nel 1242, il nipote di Gengis Khan, Batu Khan, fece ritorno qui dalla sua campagna in Occidente. Dopo aver conquistato mezza Europa si stabilì sul Volga, dove aveva fondato la capitale dell’Orda d’Oro, la città di Sarai-Batu, a ottanta chilometri a Nord dell’attuale Astrakhan. Nel 1395, la città venne distrutta da Tamerlano, il grande conquistatore dell’Asia Centrale. Rimase sepolta sottoterra fino al XVIII secolo, finché gli studiosi non iniziarono a studiare questo sito unico, che merita di visitare. Per le riprese del film russo L’Orda (2012), venne allestito uno scenario che ricreava l’atmosfera dell’antica capitale. Su richiesta degli abitanti del luogo, lo scenario non è mai stato smantellato, così la «scenica» Sarai-Batu continua ancora oggi a deliziare gli occhi dei turisti.

Tratto da Russia Oggi
(febbraio 2014)

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