Grecia, il grande malato d’Europa
Il dramma di un Paese retto da gruppi politici massimalisti con scarso senso dello Stato

La tragedia greca parte da lontano, in un Paese che si colloca a metà strada fra Occidente e Oriente, con i suoi bizantismi, le sue lotte violente, la sua incapacità di darsi istituzioni politiche valide.

L’Impero Bizantino che manteneva una parvenza di Stato Romano, fu uno Stato accentratore, estremamente autoritario (anche sul piano fiscale), intollerante nei confronti del dissenso, animato da una Chiesa severa che si serviva di un cerimoniale scenografico, ma che allontanò la Nazione dal mondo occidentale. L’Impero di Bisanzio ebbe una durata lunghissima, finì nel 1453, e venne sostituito dalla oppressiva dominazione ottomana. Pur mantenendosi cristiano, il Paese assimilò molto dei costumi turchi e ritrovò l’indipendenza solo nel 1830. L’indipendenza non portò né libertà né benessere, i decenni successivi furono contrassegnati da lotta politica violenta, vasta corruzione, diffuso brigantaggio.

La Grecia conobbe grandi sofferenze durante la Seconda Guerra Mondiale. Mentre il Governo Monarchico in esilio estrometteva gli esponenti politici coinvolti con il precedente regime, nel Paese si organizzava la Resistenza. Il gruppo armato più consistente era rappresentato dai comunisti dell’ELAS che intendeva portare avanti una guerra spietata non solo contro gli invasori ma anche contro le forze politiche moderate, socialdemocratici compresi. La guerra civile continuò anche negli anni successivi alla fine della guerra in Europa, fu particolarmente sanguinosa e comportò gravi sacrifici per le popolazioni locali.

Il periodo successivo al 1949 fu ugualmente un periodo tormentato, situazione di crisi che culminò con il colpo di Stato dei colonnelli del 1967, un intervento non chiaro che non ebbe sostegno, diversamente da quanto affermato nel passato, né dalla Destra, né dalla Monarchia, né dagli Americani.

Quando nel 1974 il potere ritornò ai civili, la Grecia si avviò rapidamente verso la democrazia e lo sviluppo, ma con alcune anomalie. Il Paese dei grandi contrasti conobbe situazioni sociali anomale, e una gestione della finanza pubblica dissennata. Un recente documentario, Debtocracy, afferma: «In quasi 40 anni due partiti [conservatori e socialisti], tre famiglie politiche e alcuni grandi imprenditori hanno portato la Grecia al fallimento», in particolare negli ultimi dieci anni Primi Ministri e Ministri delle Finanze con le loro politiche hanno svuotato le casse dello Stato. Nel Paese poi, l’evasione fiscale è altissima (il 75-80% dei lavoratori autonomi non pagava le tasse) e l’apparato burocratico, con un lavoratore su cinque impiegato nello Stato, del tutto eccessivo. I pensionati anche sono molto numerosi, e l’età pensionabile era fra le più basse d’Europa.

Il disastro economico ha spinto la gente ad affidarsi a movimenti politici estremisti e a personaggi carismatici, come il giovane Alexis Tsipras, il leader che si dichiarava ammiratore di Allende e Che Guevara. È un personaggio nuovo in Europa ma ha un precedente importante in America Latina, Ugo Chavez, l’uomo che con la sua politica demagogica ha dissanguato un Paese potenzialmente fra i più ricchi del mondo, il Venezuela.

Il programma elettorale di Syriza, il movimento guidato da Tsipras, assomigliava ad una confusa lista dei desideri. Riduzione delle tasse, aumento della spesa pubblica, estensione della spesa sanitaria, salario minimo garantito elevato, reintroduzione della tredicesima per i dipendenti pubblici, assunzioni in massa nel pubblico impiego, ed infine un dimezzamento forzato del debito estero.

Il nuovo Governo, formatosi grazie ad una alleanza con la Destra nazionalista, con i suoi annunci ha spinto i risparmiatori a ritirare in massa i propri depositi dalle banche, aggravando la difficilissima situazione finanziaria. Sul piano della politica internazionale Tsipras ha inizialmente dichiarato che la restituzione dell’ingente debito verso l’Europa era «irrealistica». Ricordiamo che gli oltre trecento miliardi di aiuti alla Grecia erano stati elargiti a basso tasso d’interesse e con un piano di restituzione molto graduale, dal 2020 al 2057. I Governi Europei (anche di Sinistra) silenziosamente si sono in qualche modo allineati alle posizioni più rigide della Germania. Di fronte a tale schieramento compatto di oppositori, Tsipras ha modificato il bersaglio, annunciando la richiesta dei danni di guerra prodotti dalla Germania nazista nell’ultimo conflitto. Una richiesta totalmente priva di senso (visto il molto tempo passato e gli accordi già conclusi), considerata come un modo di non affrontare i problemi reali del Paese. Il Governo Tsipras si oppone alle privatizzazioni che apporterebbero capitali utilissimi nelle casse dello Stato e contribuirebbero alla eliminazione della diffusa corruzione e difende una vasta serie di incongruità, come l’Iva eccessivamente bassa su alcuni servizi, le eccessive esenzioni per i grandi armatori navali, la politica fortemente rinunciataria sulla riscossione effettiva delle tasse, il disordine nella giungla pensionistica dove si sono verificati numerosi scandali. La crisi greca, ancora in piena fase di sviluppo, conferma l’importanza di una corretta gestione dello Stato e della spesa pubblica in particolare e la necessità di affrontare i problemi politici con equilibrio e realismo.

(maggio 2015)

Tag: Luciano Atticciati, Europa Orientale, Grecia, problemi della Grecia, Impero Bizantino, guerra civile greca, ELAS, Alexis Tsipras, Syriza, crisi della Grecia.