La nascita dell’«idea» di Europa
Oggi l’Unione Europea, anche se in modo parziale e perfettibile, è un fatto compiuto; si tratta dello sviluppo di un’intuizione, un desiderio, un sogno che ha radici profonde ed antiche

Fondata il 7 febbraio 1992 col trattato di Maastricht (entrato in vigore il 1° novembre dell’anno successivo), l’Unione Europea è un’organizzazione internazionale politica ed economica a carattere sovranazionale, che comprende decine di Paesi Europei indipendenti e democratici, e che garantisce la libera circolazione di persone, merci, servizi e capitali all’interno del suo territorio, inoltre promuove la pace, i valori e il benessere dei suoi popoli, lotta contro l’esclusione sociale e la discriminazione, favorisce il progresso scientifico e tecnologico e mira alla stabilità politica, alla crescita economica e alla coesione sociale e territoriale tra gli Stati membri. Le sue competenze spaziano dalle politiche economiche (agricoltura e commercio) agli affari esteri, alla difesa e alla protezione ambientale, con una politica agraria comune, una politica estera comune e la presenza di fondi strutturali per il raggiungimento degli obiettivi socio-economici preposti. Le politiche di unione economica e monetaria dell’Unione Europea hanno portato nel 2002 all’introduzione di una moneta unica, l’euro. Il 12 ottobre 2012 è stata insignita del premio Nobel per la pace, con la motivazione che «per oltre sei decenni ha contribuito all’avanzamento della pace e della riconciliazione, della democrazia e dei diritti umani in Europa».

Il cammino non è stato facile né senza tortuosità. I vari patti o trattati sottoscritti dai Governi sono restati troppo spesso lettera morta (il Consiglio d’Europa, tenutosi per la prima volta a Strasburgo nel 1949, aveva funzioni solo consultive), oppure solo molto lentamente venivano attuati in maniera integrale.

Nonostante l’Unione Europea sia una creazione piuttosto recente, l’idea di una certa collaborazione tra gli Stati Europei e addirittura della costituzione di veri e propri Stati Uniti d’Europa è molto antica. Le sue radici si affondano nell’originaria affinità razziale indoeuropea, nella comune dominazione e cultura romane e nella comune secolare ispirazione cristiana. L’utopia medievale di un Impero Cristiano che comprendesse i vari Stati Europei è rimasta politicamente lettera morta, ma ha provocato un vivace movimento di mercanti, di pellegrini, di idee. Si rimane increduli scoprendo con quanto zelo e quanta facilità artisti ed intellettuali del passato si muovessero tra i Paesi Europei, da una città all’altra, da una Corte all’altra. Anche dopo il frazionamento moderno delle nazionalità, i movimenti culturali hanno spesso ignorato barriere e confini, assumendo dimensioni europee prima, mondiali poi – soprattutto per opera della stampa, del cinema, della musica, dell’arte, e particolarmente della radio, della televisione e, in ultimo, di internet.

Napoleone tenta nell’Ottocento di realizzare a modo suo l’unificazione europea, ma la violenza e il sopruso di una conquista a mano armata non sono le premesse migliori per unire i popoli. Qualche tempo dopo, tuttavia, ad opera di Victor Hugo, compare la formula di «Stati Uniti d’Europa»; Mazzini stesso, accanto e come perfezionamento della sua «Giovine Italia», pensa e comincia a propugnare una «Giovine Europa». E appunto ai giovani si appella Marc Sangnier nel 1926, quando ne raduna circa 10.000 a Bierville per giurare «fedeltà all’Europa».

Un altro campione dell’europeismo è Winston Churchill, che nel 1946, sulle rovine della Seconda Guerra Mondiale, proclama: «Dobbiamo edificare una specie di Stati Uniti d’Europa».

Ma ad innescare i processi politici ed economici che porteranno all’effettiva costituzione dell’unità europea sopra-nazionale sono l’Italiano Alcide De Gasperi, il Tedesco Konrad Adenauer ed il Francese Robert Schuman. Da lui, che per cinque anni consecutivi (1948-1953) è Ministro degli Esteri, prende nome il «piano» (elaborato in collaborazione con Jean Monnet e lanciato il 9 maggio 1950) che porta all’unificazione nel settore industriale carbo-siderurgico: la CECA (Comunità europea del carbone e dell’acciaio), istituita col trattato di Parigi del 18 aprile 1951, ottiene l’adesione dell’Italia, della Francia, del Belgio, dell’Olanda, del Lussemburgo, della Germania Federale, che danno poi vita all’«Europa dei sei».

L’adesione dell’Italia non era del tutto scontata: nella politica estera il nostro Paese ha sempre dovuto operare una scelta nel dilemma tra la sua collocazione mediterranea (come testimonia anche l’avventura coloniale in Etiopia, Libia e Somalia) e quella continentale-europea. Se l’aspirazione europeistica è stata ed è tuttora prevalente in seno alla diplomazia italiana, non si può certo dire che in questo modo siano sempre ben salvaguardati i diritti politici ed economici della Penisola, anche perché dell’Europa noi costituiamo l’appendice meridionale con alcune zone parzialmente non ben sviluppate.

Il trattato di Parigi del 27 maggio 1952, che crea la CED (Comunità europea di difesa), dovrebbe essere il secondo passo politico per la costituzione di un’Europa unificata. Questo organismo, però, non ha fortuna: si presenta come una filiazione troppo diretta della filo-americana NATO (Organizzazione di difesa dell’Atlantico Settentrionale) e per questo viene rifiutato dall’Assemblea Nazionale Francese. L’unificazione europea si rimette in moto con la conferenza di Messina, del 1° giugno 1955.

Il 25 marzo 1957 vengono firmati a Roma i due trattati che creano due nuovi organismi: la CEE o MEC (Comunità economica europea o Mercato comune europeo) e l’Euratom o CEEA (Comunità economica europea dell’energia atomica). La Gran Bretagna, assente finora dall’organizzazione delle nuove strutture comunitarie, costituisce nel 1959 con la Svezia, la Danimarca, la Svizzera, l’Austria e il Portogallo l’Associazione di libero scambio (EFTA), con intendimenti politici, economici e sociali simili al Mercato comune europeo; ma poi si orienta verso una diretta partecipazione al MEC, nel quale entra nel 1971, seguita l’anno successivo da Danimarca ed Irlanda.

Alle soglie degli anni Ottanta si sviluppa lo sforzo di unificazione parlamentare con elezioni dirette per il Parlamento Europeo, di importanza fondamentale per la costituzione di un’Europa senza più barriere.

Il cammino non è certo terminato: ci sono ancora troppe differenze, leggi sbagliate da rifare, Governi che tentano di piegare l’Europa ai loro intenti individualistici. Ma tornare indietro non si può; è compito di tutti collaborare per creare un’Europa ed un mondo migliori.

(luglio 2018)

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