Cenni essenziali di storia della Scozia
Dalle origini al referendum sull’indipendenza

Credo che la Scozia sia una delle più belle Nazioni che abbia visitato nella mia lunga vita da reporter. Meravigliosa sia per i paesaggi, per i castelli innumerevoli con e senza fantasmi, le cattedrali imponenti e antichissime, un immenso patrimonio storico e naturale che da secoli fa parte del Regno Unito.

Sono passati parecchi anni ma la ricordo benissimo, la Scozia: dalla regione dei laghi con il famoso lago di Loch Ness e il castello di Urquhart alle Highland, il castello di Stirling, Glasgow, la Cattadrale di Elgin, da Edimburgo alle valli e montagne della Glencoe.

Ricordi stupendi l’immergersi in un clima celtico e non e nei paesaggi meravigliosi ed indimenticabili.

La storia della Scozia ha inizio circa 10.000 anni fa con l’insediamento di popolazioni provenienti da Nord-Est, probabilmente alla ricerca di territori liberi dai ghiacci, quindi seguirono popolazioni prevalentemente dedite alla caccia in arrivo da Inghilterra, Irlanda ed Europa Continentale. Nei millenni successivi si insediarono in Scozia popoli provenienti dall’Europa Continentale dediti prevalentemente alla caccia. A quel periodo risalgono anche i famosi cerchi di megaliti come quelli presenti alle Orcadi e quelli sull’isola di Lewis (Callanish); nonostante lo scopo di tali realizzazioni non sia certo, si pensa servissero da osservatori astronomici. Anche nell’Età del Bronzo la costruzione dei monumenti megalitici proseguì e furono realizzati anche i primi forti. Nel I millennio prima di Cristo arrivarono le popolazioni celtiche provenienti da Sud che intorno al 400 avanti Cristo introdussero il ferro; in quest’epoca si svilupparono molto le fortificazioni già esistenti, alle quali se ne aggiunsero di differenti: le torri circolari diffuse soprattutto sulla costa atlantica.

Callanish

I megaliti di Callanish

I Romani invadono la Scozia

La prima incursione romana al di là della Manica risale al 55 avanti Cristo. I Romani però non riuscirono mai a sottomettere completamente i Pitti (come i Romani stessi avevano battezzato le popolazioni locali) e non conquistarono mai le Highlands; il Vallo di Adriano lo testimonia. I Romani si ritirarono dalla Scozia (anticamente chiamata Caledonia) attorno al 155 dopo Cristo e vi ritornarono per un breve periodo fino al 163.

Intorno al 500 la Scozia era abitata da Pitti e Celti influenzati dalla cultura romana; queste popolazioni parlavano lingue celtiche, da cui si originarono il gallese ed il bretone. In questo periodo giunsero in Scozia nuove popolazioni di invasori: gli Scotti, di origine irlandese, dalla cui lingua origina il gaelico moderno, gli Angli provenienti dal Continente che parlavano lo Scots, una lingua germanica per certi versi simile all’inglese moderno, ed i Vichinghi che giunsero intorno all’800 sulle isole Orcadi dalla vicina Scandinavia. I secoli successivi furono caratterizzati dai conflitti tra le diverse popolazioni, tutte con grandi tradizioni guerriere. Il primo Santo Scozzese , San Ninian, si adoperò per convertire i Pitti, ma fu poi San Colombano, uno Scotto di lingua gaelica arrivato in Scozia nel 563 nell’isola di Iona, a riprendere l’opera di conversione. La diffusione del Cristianesimo rese molto più pacifici i rapporti tra Pitti e Scotti e si diffusero i matrimoni misti. Più tardi seguì l’unione dei due Regni che diede origine al Regno di Alba che, tramite conquiste e matrimoni, si estese fino a comprendere, già intorno al 1000, buona parte dell’attuale territorio di Scozia.


Dal Regno di Alba al XVIII secolo

Il 1034 è l’anno della morte del così detto «Primo Re di Scozia» che fece divenire il titolo reale a tutti gli effetti ereditario. Si succedettero alcuni Sovrani fino a Malcon III che introdusse nella regione il feudalesimo, che comunque non sostituì il concetto di clan. La diffusione del Cristianesimo proseguì con la realizzazione di diverse abbazie come quella di Melrose e Kelso.

Kelso

L'abbazia di Kelso

Nel 1286 morì Alessandro III, che aveva un’unica erede, la nipote Margherita, una bimba in tenerissima età. Edoardo I d’Inghilterra, prozio di Margherita, decise un matrimonio tra Margherita e suo figlio; nel 1290 i tutori di Margherita approvarono la soluzione, ma durante il viaggio dalla Norvegia alla Scozia la bimba perse la vita.

L’anno successivo fu ancora Edoardo I a scegliere tra i due pretendenti al Trono di Scozia. Il prescelto fu John, ma Edoardo rese la Scozia uno Stato vassallo ed attuò pesanti imposizioni che indussero John alla ricerca di un’alleanza con la Francia: infatti in questo periodo ha inizio l’influsso culturale francese che si svilupperà con la «Auld Alliance».

Alla fine del XIII secolo la Scozia è completamente assoggettata all’Inghilterra. La pietra del destino, con cui erano incoronati i Re Scozzesi, viene portata a Londra. Edoardo I nomina un governatore di Scozia. Gli Scozzesi si ribellano subito al dominio inglese ma senza successo. In seguito, nei primi anni del ’300, Edoardo II deve riconoscere l’indipendenza della Scozia e nel 1306 viene incoronato Re Roberto I di Scozia, il primo degli Stuart. Le Orcadi e le Shetland, norvegesi da sei secoli, sono portate in dote nella seconda metà del ’400 da Margherita, figlia del Re di Danimarca e Norvegia, a Giacomo III di Scozia.

Maria Stuarda diventa Regina a pochi giorni dalla nascita: è figlia di Giacomo V Stuart ed è la più famosa tra i Regnanti di Scozia. Nel 1558 Maria, che è Cattolica, si reca in Francia per sposare l’erede al Trono e al rientro trova un Paese protestante. Prima delle sue nozze un gruppo di nobili protestanti si oppone al matrimonio della Regina con un Principe troppo legato al Papa e stringe un patto che avrà tragiche conseguenze.

Miniatura del libro di Caterina de' Medici

Miniatura del libro di Caterina de' Medici che raffigura suo figlio Francesco con la giovane sposa Maria, 1559, Biblioteca Nazionale di Francia,

Parigi (Francia)

Nel 1567 il figlio di Maria Stuarda, Giacomo, di appena tredici mesi, diventa Re di Scozia a seguito dell’abdicazione forzata della madre. La Corona d’Inghilterra, che sarebbe toccata legittimamente a Maria, va invece ad Elisabetta che, tra l’altro, è protestante. Solo dopo l’esecuzione di Maria e la morte di Elisabetta I, che non ha eredi, la Corona d’Inghilterra va a Giacomo che si trasferisce in Inghilterra senza più ritornare in Scozia, e diventa così Giacomo VI di Scozia e Giacomo I d’Inghilterra unificando le Corone all’inizio del ’600.

All’inizio del ’700 la storia di Scozia e quella inglese si fondono e nasce anche la Union Jack: l’attuale bandiera è creata dall’unione tra la bandiera scozzese, la Croce di Sant’Andrea, e quella inglese, la Croce di San Giorgio. Vengono introdotte nuove legge che hanno lo scopo essenzialmente di distruggere la struttura classica dei vecchi clan, viene vietato di parlare gaelico in pubblico o di suonare la cornamusa ed indossare il kilt.


La Scozia dal XIX secolo sino ai giorni nostri

Dopo un duro periodo di sfruttamento e persecuzione, solo alla fine dell’ ’800 si è riconosciuto ai contadini il possesso della loro terra ed il diritto a lasciarla in eredità. La crisi economica degli anni 1920-1930 porta un rinnovato impulso al nazionalismo scozzese. Nel 1934 viene fondato il Partito Nazionale Scozzese (Scottish National Party) che cerca con tutti i mezzi legalmente possibili di ottenere la massima autonomia.

L’11 settembre 1997 gli elettori scozzesi approvano il progetto di autonomia ad ampia maggioranza e viene costituito un Parlamento autonomo: nel maggio 1999, per la prima volta dopo circa 300 anni, si tengono le prime elezioni per il Parlamento Scozzese vinte dal Labour Party. In Scozia è sempre crescente il numero di persone favorevoli all’indipendenza che, secondo alcune fonti, sarebbero più della metà degli abitanti. Il referendum popolare del 2014 ha però smentito questa tesi, perché la maggioranza degli Scozzesi ha scelto di restare nel Regno Unito.

(gennaio 2016)

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