Il Castello medievale di Casertavecchia
Un luogo affascinante, ma ancora poco conosciuto

Il Castello di Caserta, arroccato sulla sommità dei monti Tifata, si erge a difesa del nucleo abitativo della Caserta medievale, oggi conosciuta come Casertavecchia, e di Terra di Lavoro fino a quando i Borbone hanno promosso la costruzione della Caserta settecentesca intorno alla loro Reggia. Il Castello perse il ruolo difensivo ma non il suo fascino.

Il Castello di Caserta

Il Castello di Casertavecchia (Italia); fotografia di Annalaura Uccella, 2016

Un bastione a difesa di Terra di Lavoro

Questo Castello fu costruito, insieme al nucleo originario del borgo, sulla sommità del monte Virgo del gruppo del Tifata intorno al 861 dopo Cristo, politicamente dipendeva da Benevento ma fu preso con le armi da Landolfo, castaldo di Capua, nell’863.

Caserta – Carta irta – fu fortificata per difendersi dalla lunga faida che si scatenò tra le varie famiglie longobarde per la conquista di questa ricca e nevralgica area campana. Il borgo cambiò molte casacche fino a quando non si legò definitivamente ai Sovrani Normanni, nell’anno 1057. Divenne svevo in seguito al matrimonio di Violante, figlia naturale di Federico II, che andò in sposa a Riccardo di Lauro conte di Caserta (1232-1266).

Durante la dominazione angioina e poi sotto quella aragonese, il feudo di Casertavecchia passò sotto il controllo di varie famiglie (Sanseverino, della Ratta, Caetani), visse sia momenti di splendore che di declino fino a quando Carlo di Borbone decise di costruire la nuova Caserta intorno alla sua nuova e imponente Reggia, ciò non determinò la fine di Carta-irta ma sicuramente il Castello perse la sua funzione difensiva.

Il Castello non è stato mai accuratamente studiato, sono state fatte solo delle ricostruzioni storiche superficiali in seguito ai vari restauri eseguiti e che vi accennerò a breve; il primo nucleo di ciò che si vede oggi fu costruito durante la dominazione normanna e ampliato durante la dominazione sveva, era circondato, quasi sicuramente, da un fossato e da una serie di torri d’avvistamento lungo muri perimetrali,oggi sopravvive solo la torre principale detta il «maschio» e il tratto di mura a esso collegato.

Il «maschio», che è la parte più interessante di tutta la struttura difensiva, è alto ben 32 metri e ha un diametro di 10 metri, a esso si accedeva da ponti levatoi, oggi scomparsi. Guardando il «maschio» bisogna notare due cose: primo, il torrione casertano, nel suo genere, è tra i più grandi d’Europa; secondo, il suo progetto difensivo e il suo basamento si presentano simili a quelli della porta difensiva federiciana di Capua – già solo queste due notizie fanno capire quanto il castello era importante nel sistema difensivo di Terra di Lavoro –. La corte era definita da ciò che resta del «palatium» e da altri ambienti funzionali.

Il Castello è stato più volte restaurato fino a quando fungeva da baluardo difensivo, ma dopo i Borbone è stato abbandonato fino al secolo scorso quando il torrione principale, l’unica parte sopravvissuta al tempo, è stato in parte trasformato in cisterna per sfruttare la sua posizione sopraelevata. Dagli anni ’70 del Novecento e soprattutto tra gli anni ’80 e ’90 la torre fu restaurata, furono tolti i vari crolli e alcune parti della struttura furono restaurate.

Articolo in media partnership con polveredilapislazzuli.blogspot.it
(dicembre 2018)

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