I cinepanettoni e gli anni Ottanta
Le origini del filone cinematografico specchio della società dell’epoca

La storia del costume attraversa le nostre vite, le rende visibili, si pone in prima linea.

Esattamente 34 anni fa nasceva uno dei filoni cinematografici più longevi e remunerativi del nostro cinema. Il 23 dicembre 1983 nelle sale italiane in prima visione fu proiettato il primo Vacanze di Natale diretto da Carlo Vanzina e che aveva come sceneggiatore suo fratello Enrico. Ambientato a Cortina d’Ampezzo, con un ritmo sostenuto e un nutrito cast, si avvalse della colonna sonora da hit parade del momento. Era stracolmo di battute tormentone che i protagonisti Jerry Calà, Christian De Sica ed il compianto Guido Nichelè pronunciavano a più riprese. Un film della durata di due ore, 54 minuti e 27 secondi, per la precisione. Con al suo interno il Fai ballare l’occhio sul tic, Via della Spiga, Hotel Cristallo e così via.

Da allora molta acqua è passata sotto i ponti ma in rete e televisione, specialmente in periodo di vacanze natalizie, le varie edizioni del film tormentone si susseguono talvolta senza sosta.

Qualcuno scrisse che si era trattato di far prendere lo skilift a Sapore di mare, uscito nel 1982 nella sua prima versione, portandolo sulle montagne cariche di neve. Ed avevano sicuramente ragione.

In effetti i produttori del film, desiderosi di ripetere gli incassi del precedente, tentarono questo tipo di operazione. L’effetto nostalgia presente in Sapore di mare non c’era più ma la formula ebbe comunque successo di pubblico, con gioia di De Laurentiis, il produttore appunto. Certamente, in quel momento i fratelli Vanzina non pensarono affatto di dare inizio ad una saga cinematografica tanto remunerativa. Il termine cinepanettone fu coniato poi, negli anni Novanta, con connotazione negativa. All’epoca il genere era identificato come comico popolare. Il genere ha i suoi difetti ma fotografa l’Italia dell’epoca e dunque i critici sbagliano quando non riconoscono, in quanto pellicole leggere, la capacità di leggere almeno in parte i contenuti socio-culturali del momento storico che rappresentano. Dietro un’apparente spensieratezza, questi film hanno anche una valenza «sociale». Qui ritroviamo la «Milano da bere», quel genere di commedia che era commedia nella vita, con un’euforia del decennio che almeno in parte aveva riscontro anche nella realtà fattuale. Come non ricordare quell’Italia nazional-popolare rappresentata da canzoni come Sono un Italiano; i mondiali di calcio del 1982, festeggiati in modo smisurato. A Cortina in quel periodo euforico non andavano solo i vip, ma anche il ceto medio aspirava a quel modello di vita, a quel tipo spesso godereccio di cedere alle tentazioni della vita.

Faccio un parallelo con l’Inghilterra del momento che, a differenza dell’Italia, viveva il periodo cruciale della Lady di Ferro, la quale aveva davvero messo a ferro e fuoco il vecchio Stato Sociale. Qui si assisteva a scontri di piazza eppure in discoteca si affermarono gruppi musicali, specialmente tra i giovani, ma non solo, talvolta spensierati come i Duran Duran, gli Wham!, gli Spandau Ballet, che cercavano di invitare appunto a far festa in discoteca, sopravanzando di gran lunga ciò che capitava nelle piazze. Anche in Italia il terrorismo, piuttosto che le difficoltà politiche non ebbero mai fine. Ma diventammo in quegli anni una potenza economica riconosciuta che dette alla popolazione l’idea di potercela fare, di essere al centro della scena. Come in Inghilterra, così altrove in quegli anni Ottanta si ballava e si godevano gli agi di un periodo di fatto «fortunato» in Europa.

La cosa triste di queste operazioni commerciali, sia cinematografiche che musicali, è stato il dover ammettere in seguito che in molti hanno affibbiato l’etichetta di attori disimpegnati, piuttosto che di musicisti disimpegnati a professionisti che facevano davvero bene il loro lavoro.

In Inghilterra è successo in tutta evidenza col cantautore George Michael che mai è riuscito del tutto, se non dopo la morte avvenuta un anno fa, a sganciarsi dall’etichetta di autore leggero, e per ciò stesso non compreso quando nei primi anni Novanta si ribellò con la casa discografica Sony a tale cliché, divenendo poi, per quanto autore raffinato, preso di mira per evidenti fini commerciali.

I cinepanettoni, che tra l’altro si avvalsero talvolta anche della sua celebre musica natalizia, subirono sorte analoga, ed i critici cinematografici non posero a sufficienza l’accento sui caratteri di tale cinematografia nazional-popolare, perdendo cioè di vista i contenuti sociali che presentavano al loro interno.

I Vanzina non erano nuovi, se non altro per tradizione familiare, ad operazioni commerciali di tale fatta. Nel 1959 la medesima famiglia aveva realizzato Vacanze d’Inverno, diretto da Camillo Mastrocinque, ed interpretato da Alberto Sordi e Vittorio De Sica. Ritornare a Cortina d’Ampezzo significò in quel preciso momento riproporre una commedia contemporanea che avesse al centro la società di cui gli stessi fratelli Vanzina erano imbevuti. In quegli anni, nonostante la crisi che attanagliava il cinema italiano, in parallelo con le produzioni dei grossi nomi autoriali italiani (da Massimo Troisi al regista Michelangelo Antonioni; da Marcello Mastroianni a Ugo Tognazzi; da Enrico Montesano a Federico Fellini), un altro tipo di cinema muoveva i primi passi veicolato da nomi attoriali emergenti come Jerry Calà, Christian De Sica, Diego Abatantuono, Massimo Boldi; o attori già affermati come Paolo Villaggio e Lino Banfi. Questo tipo di cinema chiamato all’epoca «Cinema Popolare anni Ottanta» e solo successivamente cinepanettone era effettivamente un prodotto comico di grande diffusione pubblica, caratterizzato da ripetitività nella trama, nelle situazioni, per una comicità a buon mercato. Ma non era solo quello.

Il Cinema Popolare anni Ottanta poi non è identico al successivo Cinepanettone, così identificato. Negli anni Ottanta permane sia in montagna che altrove una qualche operazione nostalgica, una certa malinconia, che non troviamo nei più «spavaldi» – per certi versi – anni Novanta.

In Inghilterra, sempre per fare un parallelismo, questa volta non col cinema ma con i gruppi musicali, spesso del resto hit degli stessi cinepanettoni, a voler leggere tra le righe, già troviamo quei caratteri di protesta che altrove caratterizzarono il periodo. Ci si divertiva in discoteca, ma ad esempio un certo rap metteva in evidenza proprio le difficoltà del momento che i giovani dovettero affrontare, quella delle classi medie e medio basse.

In Italia traspare di più la parodia nei film natalizi, l’inverosimile, un certo kich.

La comicità demenziale che rappresentano non è di per se stessa una comicità facile. Sicuramente la grande ripetitività qui non ha agevolato l’idea di associare il genere ai migliori prodotti del passato.

La coppia di attori comici Franco Franchi e Ciccio Ingrassia rappresenta infatti il precursore delle battute solo in parte a buon mercato dei Cinepanettoni.

C’è sempre un richiamo negli anni Ottanta alla spensieratezza nostalgica degli anni Sessanta; quel tipo di commedia aveva aperto il filone «nostalgico» precontestazione.

Era attraverso un ironico Amarcord che ci si richiamava ai mitici anni di Cassius Clay sul ring, alle vittorie di Felice Gimondi al Tour de France, alle serate del Bandiera Gialla sulla Riviera Adriatica, alla moltitudine di canzoni anni Sessanta nella colonna sonora nel caso dei film estivi. Stessa consistenza, solo leggermente modificata per ragioni di copione, nei film di Natale.

«Cosa resterà di questi anni Ottanta» cantava Raf a fine decennio! Sicuramente i complessi, il pop in Inghilterra, in Italia i cinepanettoni.

Inutile volersi sottrarre, perché ognuno di noi ha visto sia al cinema che sul piccolo schermo, almeno alcune di tali pellicole. Ed ascoltato la musica degli Wham! e dei complessi musicali affini.

George Michael, il musicista inglese scomparso lo scorso Natale a soli 53 anni, nel suo ultimo film documentario Freedom, che lo rappresenta, quasi si trattasse di un testamento professionale e personale, bene lo ricorda. In quegli anni il mercato questo chiedeva, tale spensieratezza. Inutile dire che qualcuno nel suo caso non aveva saputo leggere tra le righe, «ci prendevamo in giro però nessuno lo riconosceva!» – afferma nel film. Potremmo tranquillamente dire che nessuno era in grado e/o voleva riconoscerlo. Gli Wham! parlavano anche di ragazzi privi di una famiglia, che vedono nell’Amicizia e non nella figura genitoriale un supporto sufficiente per risolvere i loro problemi. George Michael ad esempio contestò più volte pubblicamente la Lady di Ferro per le sue tasse destinate a finanziare il riarmo e le guerre planetarie. Ed i cinepanettoni a loro volta mostravano un’Italia nazional-popolare, che in questi film si riconosceva.

Talvolta è necessario sottrarsi a certe logiche per mantenere integri i contenuti che le situazioni particolari di cui sono imbevuti vogliono costituire.

(gennaio 2018)

Tag: Elena Pierotti, cinepanettone, fratelli Vanzina, Michelangelo Antonioni, Franco Franchi, Ciccio Ingrassia, Marcello Mastroianni, Wham!, Spandau Ballet, Duran Duran, George Michael, Ugo Tognazzi, Christian De Sica, Vittorio De Sica, Diego Abatantuono, Massimo Boldi, Lino Banfi, cinepanettoni.