Due Cardinali nel XX secolo al centro dell’azione diplomatica
L’amicizia fraterna tra il futuro Giovanni XXIII e il Cardinale Paolo Bertoli

Conosciamo quasi tutto di Papa Roncalli. La sua grandezza umana e spirituale. Ma non conosciamo nel dettaglio alcuni aspetti della sua vita. Tra questi l’amicizia fraterna con Monsignor Paolo Bertoli. La loro amicizia illustra i loro complessi ruoli diplomatici e apre uno squarcio in vicende del periodo decisive.

Papa Roncalli, nato a Sotto il Monte in provincia di Bergamo nel 1881 da umile famiglia, formatosi prima nel seminario della sua città natale e successivamente a Roma presso il collegio di Sant’Apollinare, poi Pontificio Seminario Romano Maggiore, e ordinato sacerdote a Roma nel 1904, rimase a lungo a Bergamo grazie alla sua collaborazione con Monsignor Giacomo Ramini Tedeschi, Vescovo di Bergamo. Fu infatti suo segretario personale e condivise con lui una visione sociale cristiana che oscurava il «non expedit» del 1861 ancora in essere. Nel 1915 fu nella Sanità militare durante la Prima Guerra Mondiale come tenente cappellano. Nel 1921 venne nominato da Papa Benedetto XV prelato domestico assumendo così il titolo di Monsignore e e di presidente nazionale italiano dell’Opera della Propagazione della Fede.

Gli incarichi portarono Angelo Roncalli in Oriente, in particolare in Bulgaria nel 1925 come Visitatore Apostolico su nomina di Papa Pio XI. Questo incarico doveva restare breve ma si concretizzò per ben 10 anni e lo vide dirimere la questione del matrimonio tra il Re Boris III e Giovanna di Savoia, figlia di Vittorio Emanuele III. Per la verità ci furono delle controversie in quanto i Sovrani non educarono i figli esclusivamente nella religione cattolica come si era previsto in origine ma anche nelle fede ortodossa. Roncalli fu sempre comunque un abile mediatore. Nel 1934 lo troviamo a Istanbul come Delegato Apostolico, incarico che lo impegnò anche in Grecia. In quel periodo Monsignor Angelo Roncalli era già in amicizia con Monsignor Paolo Bertoli, nativo di Poggio, in Garfagnana. Pare si fossero conosciuti a Teheran. Questa amicizia rimase per l’intera vita del futuro Pontefice.

«Istanbul 17 marzo 1940» – [trattando dell’esperienza vissuta in Oriente, Oriente che era stato già terreno di esperienza anche per Monsignor Paolo Bertoli]. «Per me, io mi permetto di poter dire che l’acqua della mia povera fontana ha inseguito il suo zampillare onesto e benefico su ciascuno. […] tutto non è luminoso; ma egli [non è chiaro il riferimento, potrebbe trattarsi di autorità politica e religiosa del luogo] dava sufficienti garanzie per incoraggiare ad essere almeno amabili verso di lui. Esistono dei tratti di bontà che non sono mai perduti, anche quando sembra che taluno ne abusi…».

Monsignor Bertoli ebbe sempre ruoli di primo piano nel corso del XX secolo. Nato nel 1910 morirà a Roma nel 2001. Un uomo che, come Monsignor Roncalli, si adoperò in un processo di «mondializzazione» e allargamento del ruolo della Chiesa tutta verso realtà del pianeta prima marginali. Non più una visione eurocentrica ma allargata a compagini più variegate in un’ottica missionaria. Sempre in quel periodo Monsignor Roncalli sosteneva l’amico Monsignor Bertoli, in palese difficoltà. Quando l’allora Nunzio Apostolico in Francia, Monsignor Valerio Valeri, dovette ripiegare su Vichy, l’Uditore, il diplomatico Monsignor Bertoli, restò da solo a Parigi fino al 10 giugno 1941; in questa data, come avvenne per altri diplomatici allora a Parigi, egli fu costretto dalle autorità tedesche a lasciare la zona occupata. L’amico fraterno Monsignor Roncalli così gli scriveva: «Istanbul, 9 febbraio 1941 – [Sappi] che di fede io ragiono spiritualmente con il mio caro Don Paolo; e vi immagino sulle rive della Senna. Ma io non pensavo che voi vi trovaste da solo nella vasta dimora diplomatica di Avenue Wilson. Approfitterò d’un momento di libertà per incaricarvi di qualche ricerca presso i rivenditori di libri antichi parigini: ciò potrà procurarvi qualche piacevole distrazione…».

Le missioni diplomatiche del fraterno amico di Papa Roncalli non si contano, dopo quei momenti nevralgici. Dopo essere rimasto ancora un anno presso il Nunzio Apostolico a Vichy, sede del Governo Nazionale Francese, il 7 giugno del 1942 lasciò la Francia per raggiungere le Antille in qualità di incaricato di Affari della Santa Sede presso la Repubblica di Haiti e di Santo Domingo. In quattro anni egli svolse presso quei Governi una intelligente opera diplomatica, conclusasi con la nomina del titolare di quella Nunziatura. Nell’agosto del 1946 lo troviamo presso la Nunziatura Svizzera di Berna quale primo consigliere e collaboratore del Nunzio, Monsignor Bernardini. Durante i sei anni successivi, nevralgici per la ricostruzione geopolitica complessiva, anni trascorsi dal nostro a Berna, egli fu al centro di numerose vicende politiche come incaricato di speciali missioni diplomatiche. Nel 1947 lo troviamo incaricato di studiare, a nome della Santa Sede, le possibilità di emigrazione dei «profughi senza patria» nei Paesi dell’America Centrale; nel 1948 fece parte della Delegazione della Santa Sede alla Conferenza internazionale della Croce Rossa, che si tenne a Stoccolma; nel 1949 fu membro di alta Delegazione Pontificia alla Conferenza diplomatica di revisione delle convenzioni internazionali della Croce Rossa, tenutasi a Ginevra.

In quegli anni l’amico Monsignor Roncalli era stato nominato Nunzio Apostolico a Parigi. Esattamente nel 1944. Da qui si adoperava in Bulgaria per salvare molti Ebrei con una lettera indirizzata a Re Boris III. Questi furono inviati in Palestina. Contemporaneamente mise in salvo anche quei Vescovi che venivano identificati come collaborazionisti di Vichy. Uomini di equilibrio che fecero della diplomazia uno strumento adeguato per il loro operato. Così l’amico Monsignor Bertoli nel 1949 ebbe la nomina di Incaricato di Affari della Santa Sede a Praga, in Cecoslovacchia, in un momento trepido per le sorti della Chiesa, in quella Nazione dove avrebbe dovuto rimpiazzare il Nunzio, Monsignor Ritter. Non poté andare a raggiungere quella sede, alla quale il Papa lo aveva nominato, per l’opposizione del Governo comunista, presieduto da Gotwild. Le esperienze di vita di Monsignor Bertoli tracciano meglio di qualunque altro ragionamento l’energico intervento politico che la Chiesa Cattolica ha sostenuto in quel frangente, e quanto tale intervento sia stato nevralgico in alcuni momenti della nostra storia. Come Monsignor Roncalli, anche Monsignor Bertoli non perse mai i contatti col mondo contadino che aveva conosciuto da ragazzo e con le vicende della sua terra d’origine, a conferma della statura del personaggio e della sua consapevole missione.

La grandezza umana e diplomatica di Monsignor Roncalli, sempre nel periodo, riconosciuta anche dall’ateo socialista Vincent Aureol, mise in campo un antico privilegio riservato ai Monarchi Francesi. In una cerimonia all’Eliseo fu imposta a Monsignor Roncalli la berretta cardinalizia. Queste sue importanti missioni politiche lo portarono a ricoprire il prestigioso incarico di Patriarca di Venezia che assunse in modo semplice, secondo il suo stile di vita. Celebri le sue «chiacchiere» con i gondolieri.

Sempre nello stesso periodo Monsignor Bertoli fu nominato Cardinale per poi ricoprire a Istanbul, luogo in precedenza visitato e vissuto da Monsignor Roncalli, la Delega Apostolica. Solo per un anno, in vista di un ruolo altrettanto determinante in Colombia, fu Nunzio Apostolico nel 1959 e fondò il CELAM, Consiglio Episcopale Latino-Americano.

Ma sarà l’amico Monsignor Roncalli, salito nel 1958 al soglio pontificio, a nominarlo prima Nunzio Apostolico in Colombia e a seguire in Libano, prima di raggiungere sempre come Nunzio Apostolico Parigi.

Monsignor paolo Bertoli del resto era stato collaboratore di Monsignor Roncalli nei Balcani; sempre Monsignor Roncalli lo aveva ospitato più volte a Sofia e in Libano.

Monsignor Roncalli aveva assunto il nome dell’antipapa Giovanni XXIII. Questo spiega il carattere e la ferma volontà di cambiamento e rinnovamento di Monsignor Roncalli, senza trascurare un processo complessivo di continuità col passato. Due anni prima in modo profetico in una sua visita a Lodi aveva ribadito dentro la sede arcivescovile, alla vista di un quadro raffigurante proprio l’antipapa Giovanni XXIII, che non era opportuna la sua presenza. Salvo poi sottolineare sempre in quell’occasione che proprio quell’antipapa aveva col Concilio di Costanza salvato lo Scisma della Chiesa. Monsignor Roncalli, ricordato per aver aperto e promosso il Concilio Vaticano II, che ha messo al centro l’ecumenismo e la pastorale, rinnovando profondamente la Chiesa e mettendola al centro del mondo prima ancora che dell’Europa, è riuscito a dirimere forti contrasti durante il suo complesso Pontificato, in virtù delle sue abilità diplomatiche oltre che per le umane qualità personali.

Monsignor Paolo Bertoli rimase come Nunzio Apostolico a Parigi fino al 1969 quando Papa Paolo VI, successore di Papa Roncalli, lo elevò al rango di Cardinale nel Concistoro del 28 aprile 1969. Monsignor Bertoli da quel momento in poi rimase sempre a Roma, assumendo nel 1979 il titolo nella Sede Suburbica di Frascati. Seguendo il percorso dei due uomini di Chiesa e fraterni amici, Monsignor Roncalli e Monsignor Bertoli, possiamo individuare complessivamente i tratti politici salienti del XX secolo. I ruoli diplomatici in Oriente; la realtà dell’America tutta, non ultima l’America Latina; i contenziosi che si accesero nell’Europa dell’Est dopo l’avvento del potere sovietico; la centralità dell’Europa che doveva aprirsi a una mondializzazione non sempre facilmente governabile. Diplomazia e amicizia; diplomazia e ristrutturazione socio-politica planetaria. Privato e pubblico che si intrecciano inesorabilmente.

(ottobre 2021)

Tag: Elena Pierotti, Giovanni XIII, Monsignor Paolo Bertoli, Turchia, Parigi, Roma, Benedetto XV, Pio XI, Re Boris III, Giovanna Di Savoia.