Il Gronchi rosa
La storia di un francobollo

Nella vita, i casi che si possono verificare hanno un varietà tale, che molto spesso superano la fantasia, anche la più vivace, umana. Qualcuno, appunto, l’ha chiamata «realtà romanzesca», a significare che, per quanto ci si sforzi, la realtà è sempre tale da lasciare confusi. Un esempio di quanto si sta dicendo è capitato negli anni Sessanta del secolo scorso.

Il fatto. Allora era Presidente della Repubblica Italiana Giovanni Gronchi. Fra i suoi doveri di capo del Governo, come da sempre, c’era quello di tenere buoni rapporti con gli altri Paesi del mondo. Era in programma la sua visita in tre grandi stati dell’America Meridionale, per la precisione in Argentina, Uruguay e Perù, e la data di partenza era stata fissata per il giorno 6 aprile 1961.

Per commemorare tale viaggio, tre giorni prima era stata emessa una serie di francobolli, che avrebbe avuto validità legale dal giorno della partenza del Presidente.

La serie comprendeva i francobolli dedicati a ciascuno dei tre Stati visitati: così, si aveva Argentina del valore nominale di 170 lire di colore azzurro, Uruguay 185 lire, verde grigio e Perù 205 lire, lilla rosa. La scelta dei valori facciali dei francobolli non era stata casuale, ma rappresentava il costo concernente la spedizione di lettere per posta aerea negli Stati direttamente interessati. Tutti e tre i francobolli riportavano sulla destra il continente europeo con la Penisola Italiana fatta ben risaltare e sulla sinistra il continente americano con lo Stato interessato messo in evidenza con un colore più scuro; un aereo volava fra i due continenti, con il muso rivolto verso Ovest.

Il Lunedì dell’Angelo del 1961 i filatelici poterono trovare la nuova emissione delle poste italiane: si trattava dei tre francobolli che erano previsti per ricevere l’affrancatura della corrispondenza da caricare sull’aereo presidenziale nel suo volo verso il Sud America.

L’afflusso agli sportelli fu limitato, proprio perché si trattava di un giorno festivo: infatti, sono state vendute solamente 79.625 serie complete dei tre valori bollati. D’altra parte, l’interesse maggiore era di chi preparava buste e aerogrammi in previsione di particolari occasioni.

Purtroppo, uno dei francobolli mostrava un evidente sbaglio che, a chi era aggiornato sulle situazioni politiche del Sud America, non poteva sfuggire. Scoperto l’errore, che fare? Stare zitti, sperando che i Peruviani, o chi per loro, non se ne sarebbero resi conto? Assurdo! E, infatti, la reazione negativa non mancò: il giorno stesso dell’emissione, l’Ambasciatore Peruviano a Roma, Alfonso Arias, che si era procurata una serie dei tre valori, accortosi dell’inesattezza, fece le sue rimostranze a chi spetta, giacché una fetta del territorio amazzonico, che era stata incorporata nel suo Stato, nonostante le continue contestazioni ecuadoregne, non vi compariva.

Come poté capitare una simile omissione? Malauguratamente, fu una sbadataggine a indurre in errore Renato Mura, l’incolpevole disegnatore dei francobolli. Il suo compito era di disegnare la geografia politica del continente americano del Sud, segnando i confini dei vari Stati. Per disattenzione, gli fu fornito un vecchio atlante De Agostini del 1939, che logicamente non teneva conto di ciò che accadde dopo la sua pubblicazione. Infatti, durante la Seconda Guerra Mondiale, fra il 1941 e il 1942, era avvenuto uno scontro bellico fra Ecuador e Perù; al momento della pace – piuttosto burrascosa – i confini cambiarono, essendo avvenuta l’annessione da parte del Perù di una grande estensione di territorio del bacino del Rio delle Amazzoni, definito il «triangolo amazzonico», anche se dal punto di vista diplomatico non era ancora stato raggiunto un accordo definitivo. La rilevanza del Conflitto Mondiale aveva offuscato quello locale sudamericano, sicché fu da molti ignorato. Ma i nuovi confini erano giustamente corretti negli atlanti successivi: bastava prestare attenzione nella scelta dell’atlante, perché tutto procedesse nel modo giusto.

A tal punto, non restava altro da fare che ridurre nei limiti del possibile il guaio combinato, ritirando senza indugio il francobollo sotto accusa.

Così, il 4 aprile, da parte del Ministero delle Poste e delle Telecomunicazioni giunse l’ordine di ritirare tutti i francobolli invenduti e di consegnarli al Poligrafico, affinché provvedesse alla loro macerazione o alla distruzione con il fuoco; e naturalmente tentare di recuperare quelli regolarmente venduti ai filatelici. Nello stesso tempo, fu stampato un francobollo sostitutivo, denominato «Gronchi grigio», questa volta con i confini del Perù al posto giusto, disponibile il giorno successivo.

Sollecitamente, si riuscì a fare tutto. Così, quando il Presidente partì in aereo, il guaio, da quel punto di vista, era risolto positivamente, ma comunque ci si dovette parecchio arrangiare e destreggiare per ridurre i danni combinati per un atto di disattenzione.

Quando i filatelici si presentarono il 4 aprile, giorno feriale, per acquistare la serie di tre francobolli, ebbero la spiacevole sorpresa di poterne acquistare solamente due: il Gronchi rosa non era più disponibile. Infatti, i direttori provinciali avevano avuto l’ordine, durante il mattino, di sospendere la vendita del francobollo rosa lilla, lasciando libero l’acquisto solo degli altri due. Insomma, come si dice, «bere o affogare»: se si desiderava avere la serie completa, ancora di tre valori, bisognava accontentarsi del Gronchi grigio.

Le Poste tentarono disperatamente di recuperare il valore incriminato, ma i 79.625 non furono rintracciati. Chiaramente un fatto del genere fu come un fulmine a ciel sereno, suscitando un notevole nuovo interessamento per la filatelia e sollecitando in molti il senso della speculazione, vale a dire stimolare l’acquisto di un bene per rivenderlo con un concreto guadagno; e per un po’ di tempo il tutto andò nel modo sperato, finché quegli affari andarono a catafascio per un cedimento del mercato.

Ora il valore sul mercato è esagerato, però, per chi per caso ha fatto il colpaccio, un piccolo profitto, in caso di vendita, l’ha maturato. Se il francobollo è accompagnato dal certificato di nascita, può raggiungere i 4.000 euro, attorno alla metà in caso della sua mancanza. Comunque sia, il valore del Gronchi rosa è sempre superiore al nominale, potendo sempre arrivare al migliaio di euro. Poco meno valgono le buste con il francobollo rosa ricoperto in grigio, come si era fatto per recuperare una parte invenduta, sempre dipendendo il valore dallo stato di conservazione.

Sicuramente, valgono di più i francobolli che non sono stati rintracciati, malgrado le ricerche delle Poste, che quelli che, regolarmente timbrati, hanno viaggiato.

Interessante il caso di un «Gronchi rosa» che ha viaggiato sull’aereo presidenziale e che, posto in asta, è stato venduto all’interessantissimo costo di 30.000 euro.

La conclusione di tutta la faccenda si può sintetizzare come segue: C’è chi sbaglia e chi ne gode!

(aprile 2021)

Tag: Mario Zaniboni, Gronchi rosa, storia di un francobollo, Giovanni Gronchi, 6 aprile 1961, storia dei francobolli, storia della filatelia, Alfonso Arias, Renato Mura, atlante De Agostini, Seconda Guerra Mondiale, Rio delle Amazzoni, triangolo amazzonico, Gronchi grigio.