Il mostro di Nerola
Nel dopoguerra un campagnolo disoccupato che si proclamava comunista fu protagonista di molti reati e almeno otto omicidi

Originario del reatino, nel ’44 il quarantenne Ernesto Piccchioni si trasferisce con moglie, quattro figli e la madre in una casa di campagna vicino al paesino di Nerola nei pressi di Roma. Occupa una casa e un terreno abusivamente, quando il proprietario nel ’46 ne rivendica il possesso viene colpito con una pietra, e per tale ragione sconta alcuni mesi di carcere. Le occupazioni abusive nel dopoguerra furono un fenomeno molto comune, tuttavia i più gravi fatti successivi vennero riportati dai giornali. Dal suo arrivo in zona, furti di bestiame, biciclette, attrezzi agricoli diventano frequenti e si fa presto una cattiva fama e nei rapporti con i paesani è spesso aggressivo.

Poco dopo la liberazione di Roma si ha, almeno per quanto si sa, il primo omicidio, un avvocato che passeggia in bicicletta e viene ucciso con una tecnica che si ripeterà più volte, viene cosparsa la strada vicino a casa di chiodi e quando i passanti in bicicletta forano la ruota lui si offre di aiutarli ma li colpisce poi con una chiave inglese o li uccide con una fucilata. Due corpi vengono trovati sotterrati nel suo terreno, altri due (uno un ragazzo) in un burrone e di altri non si troverà mai il corpo. L’ultimo omicidio risale al 1947 ed è quello che porterà i carabinieri a sospettare di lui. La vittima, un impiegato, utilizza un mezzo abbastanza raro in quel periodo, una bicicletta con un motore, un mezzo che il disoccupato non aveva modo di procurarsi. La moglie interrogata rivela tutto e come i figli sostiene che se avesse parlato prima sarebbe stata uccisa. I carabinieri lo sottraggono al linciaggio, ma nei giorni successivi i compaesani distruggono la casa e scavano alla ricerca di corpi. Interrogato, il malvivente dichiara di essere odiato dalla gente perché iscritto al Partito Comunista e che durante la guerra prese parte alla Resistenza uccidendo tre soldati tedeschi. Due delle persone uccise fecero quella fine perché lo volevano obbligare a iscriversi al Partito d’Azione, mentre la bicicletta a motore è un regalo dei «compagni», potrebbero essere solo menzogne ma nel suo terreno vengono trovati 15 caricatori di mitragliatrici. Dopo la condanna per otto delitti (anche se si ritiene fossero forse 16) cercherà di aggredire Papa Giovanni XXIII che visitava il suo carcere perché «nemico clericale». Morì in carcere abbandonato da tutti all’età di sessant’anni.

(ottobre 2021)

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