Nidia Cernecca: una patriota dell’Istria Italiana
Ricordo di un lungo e coerente impegno per la difesa della giustizia e della verità

Un aforisma popolare del buon tempo andato ricorda che quella di chi «è andato avanti» all’improvviso, e quindi senza lunga sofferenza, è la «Morte dei Giusti». Ecco un pensiero che si attaglia perfettamente alla scomparsa di Nidia Cernecca, avvenuta in un tranquillo sonno di mezza estate, a simbolica conclusione di una vita spesa nell’incessante impegno per la documentazione della grande tragedia giuliana e dalmata, e per l’affermazione di valori non negoziabili, come quelli della fede, della speranza e di un beninteso patriottismo.

Istriana di nascita, aveva conosciuto sin da bambina l’amarezza dell’esilio dalla sua Gimino, traendone motivo di una maturazione largamente superiore alla media, comune ai profughi più sensibili di Venezia Giulia e Dalmazia che avevano dovuto abbandonare la propria terra, i propri affetti e i sepolcri degli avi, senz’altra colpa all’infuori della propria italianità. Per Nidia fu anche peggio perché il padre Giuseppe, uomo integerrimo, fu condannato al destino più angoscioso, come quello di altri 20.000 connazionali infoibati o diversamente massacrati: nel caso di specie, con indescrivibili sevizie preliminari, la variante della lapidazione e della successiva decapitazione completata con il lugubre corollario della povera testa presa a calci da aguzzini che sarebbe riduttivo definire belve.

Quella tragedia avrebbe lasciato una traccia inestinguibile nella memoria storica della piccola Cernecca, non meno che della successiva madre di famiglia e della persona culturalmente impegnata. Come ha scritto Mario Varesi, si sarebbe sempre chiesta le motivazioni di tanta efferatezza senza trovare una risposta plausibile ma senza cedere all’angoscia né tanto meno alla rassegnazione.

In effetti, Nidia fu capace di sfidare un trauma che avrebbe distrutto tanti appartenenti al mondo esule, oltre a tanti reduci; con lo scorrere degli anni seppe ergersi a giudice consapevole, e prima ancora, a persona di forte vigore morale capace di fronteggiare la «fortuna avversa» con una matura e volitiva coscienza critica che richiama alla memoria quella degli antichi filosofi. In particolare, volle coniugare al meglio gli impegni della vita familiare e professionale con una lunga e appassionata testimonianza circa la tragedia di un intero popolo che lei aveva vissuto in proprio, e con carattere così estremo e drammatico.

Ebbe la fortuna di incontrare Luigi D’Agostini, grande e sensibile patriota come lei, anch’egli esule dall’Istria, che l’ha sempre accompagnata nel suo nobile cammino e ha dato vita a un sodalizio di rara efficacia nel documentare quella storia tanto ignota quanto sconvolgente, in specie nelle scuole di ogni ordine e grado a servizio precipuo dei giovani, e con l’occasione, anche di insegnanti scarsamente consapevoli a causa del lungo ostracismo informativo voluto per decenni «colà dove si puote».

Tale opera d’informazione, proseguita in modo ancor più alacre e sistematico dopo l’avvento della Legge 30 marzo 2004 numero 92, istitutiva del Ricordo, era già attiva da parecchi anni. Non a caso, Nidia Cernecca aveva ricevuto importanti premi per la sua attività patriottica, come il «Tito Casini» che le fu riconosciuto a Firenze per Istria: un calvario senza redenzione o come il «Giuseppe Sciacca» conferitole a L’Aquila per Foibe: io accuso.

Più tardi, fra le gratificazioni di maggior prestigio ebbe anche il premio «Histria terra» ricevuto a Trieste dall’Unione degli Istriani per la sua lunga attività patriottica, che ebbe rilevanza formale, fra l’altro, con un incarico importante: quello di Presidente Veneta dell’Associazione Nazionale Congiunti dei Deportati Dispersi in Jugoslavia.

La Professoressa Cernecca ha onorato la propria missione sino all’ultimo, conservando un’esemplare oggettività e ripudiando ogni ombra di vendetta, ma non per questo disattendendo la necessità della giustizia: non a caso, sin dagli anni Novanta del secolo scorso era stata protagonista di parte civile nel celebre «processo contro gli infoibatori» in cui ebbe il generoso e competente patrocinio dell’Avvocato Augusto Sinagra. Al riguardo, giova ricordare che la vicenda si chiuse con una surreale dichiarazione di non luogo a procedere per incompetenza territoriale, laddove quei delitti contro l’umanità si erano compiuti ben prima del 15 settembre 1947, data di vigenza dell’iniquo trattato di pace che sottrasse all’Italia la sovranità su due intere regioni. A tale pagina storica, inserita nella triste realtà di un’Italia subalterna e proclive, è dedicata parte ragguardevole della maggiore opera di questa indimenticabile patriota (Nidia Cernecca, Istria: tragedia italiana – Accusa all’invasore Alleato – Denuncia al silenzio dell’Italia, Associazione Nazionale Congiunti dei Deportati Italiani in Jugoslavia, Trieste 2017, 604 pagine).

In tutta sintesi, quello che la patriota Nidia lascia ai posteri è un messaggio fortemente prescrittivo: da una parte, per l’aderenza ai canoni di un idealismo che trascende epoche e sistemi trovando fondamento ultimo nel vincolo affettivo e psicologico alla «madre benigna e pia che copre l’uno e l’altro mio parente»; e dall’altra, per la fedeltà all’imperativo storiografico di ogni tempo, da Tacito a Vico e a Benedetto Croce, che propone l’obbligo di giudicare sempre, purché il giudizio avvenga «con mente pura».

Si tratta di un giudizio categorico che non può indulgere al perdono – perché secondo la pertinente espressione di Ben Gurion questo compete solo ai morti – ma senza escludere la fede in un avvenire di maggiore consapevolezza umana e civile, o meglio cristiana: verosimilmente, un valore di tale ampiezza da sublimare il dolore inestinguibile dei propri posteri per la tragica scomparsa di tanti caduti senza colpe, nella presunzione che quel sangue non sia stato versato invano, ma diventi arra di riscatto e di redenzione, come nel caso di Venezia Giulia, Istria e Dalmazia: quella terra, per dirla con le parole della vera e nobile Italiana appena scomparsa, «che sarà ancora nostra perché Dio l’ha destinata a noi».

(settembre 2020)

Tag: Carlo Cesare Montani, Nidia Cernecca, Giuseppe Cernecca, Luigi D’Agostini, Augusto Sinagra, Publio Cornelio Tacito, Giambattista Vico, Benedetto Croce, David Ben Gurion, Unione degli Istriani, Associazione Nazionale Congiunti dei Deportati in Jugoslavia, Gimino d’Istria, Venezia Giulia, Dalmazia, Istria, Firenze, L’Aquila, Trieste, foibe.