Ricordo di Romano Mussolini
La vita del più «schivo» componente della famiglia Mussolini

Romano Mussolini, figlio di Benito Mussolini, il Duce, era un uomo stupendo, schivo, generoso, un grande pianista. Ebbe un’infanzia meravigliosa per l’affetto dei genitori e specie del padre che aveva un’adorazione per i figli e la famiglia per lui era tutto. Quando tornava a casa, la sera, dimenticava la sua carica di Capo di Governo e diveniva solo capo famiglia.

Non ha lasciato eredità alcuna, né feudi, né conti all’estero. Era nato povero e morì povero.

Solo un’eredità di accuse e di persecuzioni, difatti Romano per un po’ dovette usare uno pseudonimo: «Romano Full», per potersi esibire in pubblico, quasi dovesse vergognarsi del proprio cognome. Subì molte umiliazioni, specie dalla RAI che non lo fece mai suonare alla televisione, quasi fosse un untore. Non ha mai voluto fare politica, non ha mai rilasciato interviste se non per parlare del Duce come di un padre affettuoso e di ricordi della sua infanzia con i fratelli e le sorelle. Si è sempre tenuto lontano dalla politica, pur sapendo che con quel cognome, se avesse voluto, avrebbe avuto un seggio in Parlamento con facilità. E ne spiegò le ragioni: «Sono un uomo libero da condizionamenti, un extra-partito, rifiuto scorte e protezioni, ritengo che la libertà valga più di ogni politica».

Iniziò a suonare il pianoforte da autodidatta, non di rado accompagnando il padre, dilettante di violino. La passione per la musica gli fu inculcata dal fratello Vittorio che aveva un grammofono a manovella e dischi di musica jazz. Dei figli del Duce fu il più dotato di talento artistico. Alla caduta del fascismo, rifugiatosi ad Ischia con la madre e la sorella Anna Maria, cominciò quell’attività musicale che ne avrebbe fatto uno dei jazzisti più stimati del mondo.

Negli anni Sessanta poté riprendersi il nome e fondare prima la sua «Band Romano Mussolini All Stars», poi il «Romano Mussolini Ensemble». Ebbe successi strepitosi in tutto il mondo e si è esibito con artisti prestigiosi come Chet Baker, Lionel Hampton, Dizzy Gillespie, Tony Scott.

E non fu solo musicista, si cimentò anche con la pittura con risultati apprezzabili.

Romano ha concluso una vita vissuta, pur in mezzo a non poche tragedie, con esemplare dignità e coraggio. Quello che ha avuto dalla vita se lo è conquistato con il suo ingegno e la sua volontà. Lavorò sino agli ultimi mesi di vita: dagli Stati Uniti all’Australia, dal Kenia alla Corea, a Cipro, sempre all’estero a tenere concerti stupendi, osannato dagli amanti del jazz.

Tra i suoi dischi più noti ricordiamo: Jazz allo Studio 7, Pennies from Heaven, Hallo Satch! e il recente Last lost Love.

Tutti i giornali e le televisioni del mondo hanno ricordato il grande Maestro e gli hanno dedicato suoi concerti, tranne l’Italia che, dopo 60 anni, non gli ha mai perdonato di essere stato il figlio del più grande statista del ’900, suo padre Benito Mussolini.

(ottobre 2017)

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