Musica e architettura: il Teatro Comunale di Bologna
Non solo la musica al centro dell’attenzione

Parliamo della composizione architettonica del teatro e del suo progettista, ovvero colui che l’ha ideata, progettata e realizzata. Abbiamo pensato che questa breve introduzione e informazione sulla struttura teatro possa in qualche misura accompagnarvi per mano nel mondo dello spazio teatrale vero e proprio.

Che cos’è l’architettura? L’architettura è l’arte di dare rifugio alle attività dell’uomo: abitare, lavorare, curarsi, insegnare e, come nel nostro caso, stare insieme. E poi l’architettura è struggimento per quella cosa bellissima che è la bellezza. Ma questa è un’altra storia ed è impossibile da raccontare.

Bene, ora vi racconto i 253 anni di vita del Teatro Comunale di Bologna.

Teatro di Bologna

Facciata odierna del Teatro Comunale di Bologna

Nella seconda metà del Settecento Bologna fu una delle prime città a dotarsi di una grande sede pubblica nella quale rappresentare l’opera lirica, la forma di spettacolo che si stava allora sempre più diffondendo a livello popolare in Europa.

Fino a quei tempi infatti il melodramma, nato nel Seicento con le prime opere di Claudio Monteverdi, era quasi esclusivamente riservato a poche élite di cittadini e veniva rappresentato in sale o teatri costruiti entro le ricche ville delle aristocrazie locali. Tale obiettivo fu raggiunto, sia pure con difficoltà e dopo alterne vicissitudini, con la lungimiranza e la tenacia dei cittadini bolognesi ed il determinante appoggio del concittadino Cardinale Prospero Lambertini, assunto al soglio pontificio come Papa Benedetto XIV.

Il «Nuovo Teatro Pubblico (o Comunicativo)», come allora si chiamò il Teatro Comunale, venne inaugurato il 4 maggio 1763, con un’opera composta dal musicista tedesco Christoph Willibald Gluck, direttore dell’Opera Imperiale di Vienna, su libretto dell’Abate Pietro Metastasio, il cui titolo era Il trionfo di Clelia.

Per la progettazione e la costruzione del teatro, parlerò della mia professione di architetto, in questo caso di un noto ed illustre collega del passato.

L’incarico di progettare e di costruire il teatro fu affidato dal Senato Bolognese ad Antonio Galli detto il Bibiena (1697-1774), appartenente ad una famiglia di illustri architetti-costruttori teatrali che operavano in Italia ed in Europa nel Sei-Settecento.

Dello stesso Antonio ricordiamo il Teatro Scientifico di Mantova costruito nel 1769 e quello del fratello Giuseppe, assieme a suo figlio Carlo, eretto a Bayreuth in Germania nel 1748 (dichiarato dall’Unesco Patrimonio dell’Umanità), 128 anni prima del teatro che venne edificato da Richard Wagner per rappresentarvi le proprie opere.

Le prime diatribe nacquero quando il Bibiena presentò il modello in legno del teatro e suggerì che venisse costruito nel terreno detto «del guasto», area in cui sorgeva il palazzo rinascimentale della famiglia Bentivoglio, distrutto a furore di popolo nel 1507. Le discussioni aumentarono durante la costruzione, al punto di costringere le autorità bolognesi ad affiggere nel 1756 un manifesto rivolto alla popolazione, con l’invito ad esporre per iscritto valutazioni e commenti: questi furono numerosi, documentati ed anche autorevoli. Ricordiamo in particolare quelli dell’architetto Carlo Francesco Dotti e le critiche contenute nel volume Saggio sopra l’opera in musica del saggista Francesco Algarotti. A tutti risponde il Bibiena con un «memoriale informativo» che confuta con garbata ironia ed anche falsa modestia le critiche al primitivo progetto. Fra queste risposte emerge la difesa di Galli della costruzione interamente in muratura, per evitare i pericoli di incendio e l’uso della forma a campana per la sala teatrale, che non considera responsabile di una cattiva resa acustica degli spettacoli.

L’Accademia Clementina, alla quale era stato affidato il ruolo di arbitro della contesa, espresse alcuni dubbi in merito al progetto e, con il vincolo di eseguire diverse modifiche alla stesura iniziale, autorizzò la prosecuzione ed il completamento dei lavori.

Come ho detto in premessa, l’inaugurazione del teatro ebbe luogo nel 1763, ma, rispetto al progetto originario, la facciata dell’edificio mancava completamente del sovra portico rinascimentale, come risulta da una stampa dell’epoca di Pio Panfili.

Profonde ristrutturazioni al teatro vennero eseguite successivamente ad opera di diversi architetti, sia nel 1820 con la ricostruzione della cupola della sala e le modifiche ai palchi ed alla platea, sia nel 1854 ancora con le modifiche alle decorazioni dei palchi e della sala, ed infine nel 1937 con la costruzione della facciata mancante.

Teatro di Bologna, sala teatrale

Il Teatro Comunale di Bologna: veduta della sala teatrale

Teatro di Bologna, lampadario

Il Teatro Comunale di Bologna: veduta del lampadario

Ecco ora la sintesi della vita artistica del teatro durante i 253 anni della sua vita.

Riassumere in poche righe l’attività artistica del teatro durante due secoli e mezzo di vita è certamente impossibile. Mi limiterò quindi a richiamare alcuni eventi significativi di particolare rilevanza artistica o storica.

All’allestimento dell’opera inaugurale Gluck partecipò di persona sia nella esecuzione delle prove, sia per completare in via definitiva la partitura, e ripartì per Vienna dopo le prime recite. Il successo di pubblico fu grande anche perché l’opera era stata composta nella forma tradizionale di quei tempi.

Nel 1814 entra improvvisamente in scena Rossini, appena ventiduenne, con le opere Tancredi e l’Italiana in Algeri.

A partire dal 1824 Donizetti e Bellini dominano le scene con le loro opere più popolari e gli interpreti più famosi come la Malibran.

Nel 1843 esordisce Verdi con il Nabucco e prosegue negli anni successivi con altri melodrammi, fino a partire dal 1852 con la presentazione della Trilogia Romantica (Rigoletto, Trovatore e Traviata).

È con il maestro Mariani che Bologna per prima svela agli Italiani il teatro musicale di Wagner, rappresentando nel 1871 il Lohengrin.

Concludo questa sintetica carrellata di eventi ricordando l’aggressione all’ingresso del teatro che subì Toscanini nel maggio 1931, nella quale il Maestro fu schiaffeggiato da alcuni fascisti per essersi rifiutato di dirigere gli inni Marcia Reale e Giovinezza all’inizio del concerto. Toscanini lasciò Bologna e l’Italia, per ritornarvi soltanto alla fine del Secondo Conflitto Mondiale.

Infine la proprietà del teatro, a differenza di altri teatri italiani, è sempre stata del Comune di Bologna, anche se, per coprire le spese di costruzione, furono venduti una parte dei palchi, non come proprietà, ma sotto forma di affitto perpetuo.

Un ringraziamento particolare all’Associazione «Amici della Musica – Herbert von Karajan»
(agosto 2016)

Tag: Dario Hueller, teatro Comunale di Bologna, musica e architettura, Prospero Lambertini, Benedetto XIV, Antonio Galli detto il Bibiena, Teatro Scientifico di Mantova, Christoph Willibald Gluck, Richard Wagner, terreno «del guasto», palazzo della famiglia Bentivoglio, Carlo Francesco Dotti, Francesco Algarotti, Bibiena, Bologna, Italia, Accademia Clementina, 1763, Pio Panfili, Verdi, Rossini, Donizetti, Bellini, Malibran, Toscanini.