Storia del Teatro Regio di Parma
Uno spettacolo che continua... anche quando lo spettacolo sul palco è concluso

Sono belli i teatri d’opera. Hanno un loro fascino. Ci sono gli ori, le luci, gli stucchi, i velluti, i tappeti, gli specchi; spesso anche i soffitti affrescati, come certe chiese. Fanno spettacolo a sé, a sipario chiuso: ti danno un senso di opulenza, di protezione, di calore, di complicità.

In origine Nuovo Teatro Ducale, il Teatro Regio nasce per volontà della duchessa Maria Luigia d’Asburgo-Lorena, moglie di Napoleone, inviata a reggere il Ducato di Parma, Piacenza e Guastalla dopo il Congresso di Vienna.

Iniziati i lavori nel 1821 su progetto dell’architetto di Corte Nicola Bettoni, il Teatro inaugura nel 1829 con Zaira, opera di Vincenzo Bellini su libretto di Felice Romani.

In stile neoclassico, la facciata è caratterizzata da un colonnato di ordine ionico e da un’ampia finestra termale che si apre nella parte alta.

Teatro Regio, facciata

La facciata del Teatro Regio di Parma (Italia)

Superato l’atrio, si accede alla Sala del Foyer, scandita da due file di quattro colonne, sul pavimento del quale sono visibili le botole da cui veniva diffuso il riscaldamento.

Teatro Regio, Sala del Foyer

La Sala del Foyer del Teatro Regio di Parma (Italia)

Una scalinata porta alla Sala del Ridotto, dov’era il trono di Maria Luigia, che poteva accedervi direttamente dalle stanze del Palazzo Ducale.

Dalla volta dipinta scendono due lampadari a goccia in vetro soffiato e dall’alto si affacciano i matronei, che ospitavano le orchestre da ballo.

Tornando nel foyer, attraverso il portale d’onore, si entra nel cuore dell’edificio: la sala, con la platea, quattro ordini di palco e il loggione, è sovrastata dal soffitto dipinto da Giovan Battista Borghesi nel quale, disposti in cerchio intorno all’astrolampo, il grande lampadario in bronzo dorato forgiato dalle officine Lacarrière di Parigi, stanno poeti e drammaturghi.

Teatro Regio, sala

La sala del Teatro Regio di Parma (Italia)

Il sipario dipinto, uno dei pochi esempi giunti fino a noi, è anch’esso opera del Borghesi: una popolata allegoria della Sapienza, con Minerva assisa in trono circondata da dèi, ninfe, poeti e muse mostra, nelle sembianze della dea, il ritratto di Maria Luigia.

In alto, un orologio «a luce», che segna l’ora di cinque in cinque minuti, è posto al centro dell’architrave del proscenio, arricchito dai busti dorati di poeti e compositori.

(gennaio 2018)

Tag: Dario Hueller, Teatro Regio di Parma, Maria Luigia d’Asburgo-Lorena, Napoleone, Congresso di Vienna, Nicola Bettoni, Zaira, Vincenzo Bellini, Felice Romani, Sala del Foyer, Giovan Battista Borghesi, Sala del Ridotto, orologio a luce.