Gli Alquerque e la simbologia templare
Molte tracce in terra lucchese. Proviamo a ricostruire un percorso

L’Alquerque o Quirkat è un antichissimo gioco da tavolo astratto. Pensiamo sia originario del Medio Oriente. Antenato della Dama e di numerosi altri giochi, le sue origini non sono note.

I primi riferimenti sul gioco risalgono al X secolo, ma si pensa che il gioco esista da molto prima. Si sono trovate incisioni che riprendono il tavoliere dell’Alquerque risalenti addirittura al XIV secolo avanti Cristo.

La più nota è posizionata nel soffitto del Tempio di Kurna, in Egitto. Questo gioco viene poi ricordato nell’opera in 24 volumi Kitab Al-Aghani del X secolo. La prima descrizione delle regole del gioco appare nel Libro de Los Juegos commissionato da Alfonso X di Castiglia nel XIII secolo.

Lo studioso architetto Giancarlo Marovelli di Barga descrive in modo del tutto scientifico alcuni caratteri particolari dell’Alquerque riscontrati nella Valle del fiume Serchio e nella città di Lucca. Seguendo le sue tracce è possibile, a mio avviso, definire situazioni e percorsi dei cavalieri, non ultimi i Templari. Sono rimasta particolarmente affascinata dagli studi condotti dall’architetto, anche in seguito ad alcuni studi storici che mi hanno condotto proprio nella Valle del fiume Serchio. Per questo proverò a definire, attraverso le osservazioni dello studioso barghigiano, alcune possibili tracce e alcuni passaggi.

Innanzi tutto sappiamo che gli Alquerque sono giochi che potremmo chiamare «da tavolo», con un rimando specifico al gioco della Dama e a quello degli Scacchi; al Filetto e ai passatempi che vedevano al centro la filosofia pitagorica. Introdotti in Occidente, gli Alquerque mettevano al centro l’immagine di un mondo geografico ampio, che risaliva, grazie ai Cavalieri navigatori e viaggiatori, alla notte dei tempi. Questi giochi erano simbolo di una filosofia pitagorica dove spazio, tempo ma soprattutto il numero diventavano degli algoritmi precisi, definiti, forse ancor più definiti in passato di quanto agli occhi anche di un esperto studioso possano apparire. Sappiamo che i Cavalieri Templari erano cultori della filosofia pitagorica, rimando importante di viaggi e scoperte geografiche che spesso a noi oggi sfuggono del tutto.

L’architetto Giancarlo Marovelli ci porta a osservare alcuni Alquerque nel paesino di Naggio, nel comune di San Romano Garfagnana; a Vallico di Sotto e Vallico di Sopra, nel comune di Fabbriche di Vergemoli, sempre in Garfagnana, e a Barga, sempre nella Media Valle del Serchio.

Qui, a metà del Vicolo del Duomo, peraltro con chiari riferimenti agli Ordini cavallereschi, non ultimo il Templare[1], troviamo un piccolo Alquerque, parzialmente usurato, delle dimensioni di centimetri 25 per centimetri 23, con i quadrati interni nella prima serie. Questo simbolo è inserito all’interno della pavimentazione stradale, di lato al teatro dei Differenti, ed è sicuramente una pietra recuperata da altri luoghi, ma altro non è dato sapere.

Nella vicina città di Lucca, precisamente nella Piazza San Martino, dedicata al Santo e alla Cattedrale lucchese che ne porta il nome, l’area prospiciente a Palazzo Ansaldi si colloca ai limiti della città romana. San Martino per la precisione ricevette il titolo di Chiesa Cattedrale nell’VIII secolo a scapito della chiesa di Santa Reparata. Lo spostamento avvenne probabilmente per sottolineare il nuovo stato di cose a Lucca, con la fine del dominio longobardo e l’avvento dei conti carolingi, in stretta assonanza col Papato. Segno di questo cambiamento fu la traslazione, nel 780, a opera del Vescovo Giovanni I, delle reliquie di San Regolo dalla ormai spopolata città di Populonia.

Per ospitare queste importanti reliquie la chiesa venne ampliata. La Cattedrale fu ricostruita completamente a partire dal 1060 e consacrata con una cerimonia solenne da Anselmo da Baggio nel 1070, che in quel momento era già il Papa Alessandro II, avendo però mantenuto anche il titolo di Vescovo di Lucca e impegnato nello scontro con l’antipapa Onorio II, al secolo Cadaro da Parma.

L’unico resto che abbiamo di questa fase della Cattedrale è il busto di Anselmo da Baggio conservato nel museo della Cattedrale di Lucca, edificio, la Cattedrale del tempo, sicuramente di grande importanza.

Si ha poi, da non dimenticare, il celebre labirinto universale «Chartres Type» posto all’esterno della Cattedrale a destra dell’arcata più piccola, con il suo messaggio iniziatico e misterioso.

Gli Alquerque viceversa si trovano sulle sedute di Palazzo Ansaldi, tra Via Duomo e Piazza San Martino. Qui si trovano tre splendidi Alquerque.

Alquerque

Gli Alquerque sulle sedute di Palazzo Ansaldi, Lucca (Italia)

Gli studi condotti dall’architetto Giancarlo Marovelli bene illustrano la particolare presenza sul territorio di questi particolari simboli e giochi del passato.

Altri studiosi come lui hanno notato tale simbologia nella vicina Collodi, la patria del celebre Pinocchio, che è sita nel comune di Pescia, territorio limitrofo alla provincia di Lucca, di cui per molto tempo fece parte.

Anche in questo caso la presenza di Alquerque è evidente. Come darsi una spiegazione plausibile su tali nutrite presenze? Poteva l’Ordine Templare essere particolarmente vivo in questi territori nel corso del Medioevo? E anche antecedentemente alla creazione di quest’Ordine, una nutrita presenza dei cavalieri originari del luogo?

Un Ordine Templare i cui membri organizzavano, grazie a viaggi di lunga percorrenza, magari persino in Medio Oriente, esplorazioni complesse utili per appropriarsi di tale simbologia ivi presente?

Se la cavalleria tutta aveva quasi esclusivamente una provenienza longobarda, visto che furono proprio i Longobardi a continuare a gestire il territorio sul piano politico, persino dopo la loro disfatta e l’avvento carolingio, viene da chiedersi come possa non essere casuale questa diffusa presenza simbolica. Una spiegazione plausibile, anzi più che plausibile, c’è, ritengo.

Il paese di Naggio ha in San Romano Garfagnana una collocazione particolare. Si trova al centro della Valle protesa verso Camporgiano, abitata sin dall’epoca ligure e romana, come la maggior parte di questi territori.

La strada che conduce a Naggio passando per San Romano prosegue per Piazza al Serchio e da qui per il Passo di Tea e la Lunigiana. Si tratta di una via parallela alla Via Francigena, che nel Medioevo era seguita da molti viandanti e che portava al Volto Santo di Lucca, dove i pellegrini, diretti in Terrasanta, non mancavano spesso di recarsi.

Vallico di Sopra e Vallico di Sotto viceversa si trovano in Garfagnana in altra direzione, quella del torrente Turrite. Ma il Turrite è incuneato nelle Apuane e la direzione al mare di queste montagne per quanto impervia non dovette essere estranea ai cavalierati che si spostavano verso la costa al vicino porto di Motrone, proprio di origini longobarde.

Qui esistevano sicuramente delle vie di montagna che portavano in direzione di Stazzemese, percorse con muli e cavalli, più sicure perché protette dalle montagne rispetto alla via costiera. Direzioni tutte, quelle di queste strade, che portavano in direzione della Francia.

E Collodi, il Pesciatino?

Semplicemente una costola dei territori valligiani del fiume Lima, affluente non troppo distante dal Turrite.

Qui i percorsi si facevano intersecati e erano un «unicum» che permetteva ai cavalieri, le cui tracce sono davvero presenti in quei luoghi, di ripararsi dai nemici e di battere i loro boschi e le loro sorgenti. Il tutto conduceva sia verso la Pianura Padana che verso la Via Francigena.

Gli Alquerque, con le loro regole matematiche, con la capacità di coinvolgere sia per diletto che per aguzzare l’ingegno questi baldanzosi cavalieri, sicuramente permisero loro di appropriarsi di quelle conoscenze preziose in campo scientifico che l’Oriente aveva posto in essere prima ancora dell’Occidente Cristiano. Sono soprattutto testimonianza dei nutriti viaggi che dovettero esserci tra chi visitò questi luoghi e quelle terre lontane.

A noi contemporanei sfuggono le basilari complessità di questi giochi e soprattutto la loro origine. Ma la loro presenza sul territorio è una pietra miliare per decretare l’importanza della presenza dei cavalierati, ritengo templare «in primis», in questa realtà geografica. Soprattutto ciò che è davvero interessante è capire come la nascita di questi stessi cavalierati sia successiva alla presenza simbolica dei segni che li caratterizzarono. Segno evidente che i cavalierati affondano le loro origini molto lontano nel tempo. Furono cioè costituiti da persone appartenenti a famiglie che sin dall’epoca del Ducato Longobardo ebbero un ruolo preminente proprio sul territorio. Riflessioni indispensabili per leggere con occhi attenti queste particolari complessità.

Una curiosità: la famiglia Ansaldi di Lucca ha radici negli Ansaldi di San Miniato (Pisa). San Miniato fu a lungo diocesi di Lucca. E pare che questa famiglia tragga origine dai luogotenenti di Carlo Magno. Una commistione tra mondo longobardo e mondo carolingio? Viste le premesse, possiamo tranquillamente pensarlo.


Nota

1 Trovati cavalieri ivi sepolti seduti e il Duomo stesso ha un’imponenza e una grandezza che non si spiegano con la dimensione del borgo.

(dicembre 2020)

Tag: Elena Pierotti, Alquerque, simbologia templare, filosofia pitagorica, Lucca, Egitto, Anselmo da Baggio, Onorio II, Via Francigena, cavalieri templari.