Sintesi di storia dell’arte medievale
Un periodo complesso, dominato da una religiosità intensa, radicale ma anche spiritualmente elevata

Per parlare di arte medievale occorre innanzitutto definire il periodo storico Medio Evo. Convenzionalmente questo periodo storico si considera parta dal 476, ma dal punto di vista artistico culturale appare una data troppo avanzata, Sant’Agostino e molti dei Padri della Chiesa, ricadrebbero nel periodo classico, mentre l’arte paleocristiana o bizantina risulterebbe spezzata fra i due grandi periodi storici. Il Medio Evo inteso come periodo storico del trascendente e della forte religiosità inizia sicuramente in un periodo precedente.

È difficile immaginare un cambiamento stilistico così forte come il passaggio dall’arte classica a quella bizantina. Sotto molti aspetti l’arte bizantina sembra la negazione di tutta l’arte dei secoli precedenti. L’arte classica esalta la bellezza fisica, la virilità, i corpi muscolosi e sensuali, sia maschili che femminili, ed è un’arte in cui risalta la vitalità e la libertà, ovvero la promiscuità se vogliamo vedere questo tipo di arte da un punto di vista moralistico religioso. L’arte bizantina è caratterizzata da schematismo e rigidità, il senso religioso traspare dappertutto, l’uomo appare non più soggetto attivo, libero e autonomo ma ingabbiato da regole severe provenienti dall’alto. Il cambiamento artistico è parallelo a quello politico, lo Stato diviene autoritario e l’individuo non è più cittadino ma suddito, non è più artefice del suo destino, non partecipa più alla vita delle istituzioni politiche e sociali, ma le subisce. Il cambiamento politico istituzionale avviene con le riforme autoritarie di Diocleziano e Costantino e non casualmente gli albori dell’arte bizantina si affermano in quel periodo.

L’arte classica greca e romana rappresentava spesso l’essere umano nudo, quella bizantina al contrario nasconde il corpo, e lo nasconde sotto un abbigliamento particolarmente pesante. Spesso l’abbigliamento diviene l’elemento prevalente nella figura umana, l’arte romana anche quando rappresentava l’uomo con la tunica o la corazza lasciava comunque trasparire il fisico, in quella bizantina tutti i corpi hanno fattezze simili, da uomo di proporzioni medie, non prestante e privo di vigore fisico. L’espressione è anch’essa poco personalizzata, austera ma abbastanza anonima. Le figure sono rigorosamente allineate e ripetitive, tipiche di una società massificata e fortemente gerarchizzata su cui emerge il Sovrano o il Dio. Solo nelle rappresentazioni minori gli artisti rappresentano scene meno cerimoniali, sempre molto schematiche, ma dove i personaggi mantengono un minimo di espressività. A fianco di quest’arte celebrativa appare un tipo di arte più intimistica di cui i mosaici di Aquileia del IV secolo sono un valido esempio, il soggetto è sempre cristiano, ma l’arte diviene infantile con rappresentazioni degli esseri umani nelle forme normalmente realizzate dai non ancora adolescenti, con braccia dritte e raffigurazioni frontali di corpi che nelle scene dovrebbero essere a tre quarti. Questa tendenza a uno stile «infantile» compare anche successivamente nell’arte medievale dei secoli più tardi, i critici dell’arte difficilmente si sono espressi su questo tipo di arte, dobbiamo pensare comunque a una manifestazione di astrazione ed emotività.

L’altro elemento caratteristico essenziale dell’arte bizantina è la sua schematicità e staticità. La schematicità e la staticità accentuano il senso della trascendenza, della minore importanza attribuita alla realtà e alla quotidianità. Tutti i dettagli si perdono, pochi i particolari architettonici e rappresentati in una maniera ingenua e infantile. Questa caratteristica sarà ben presente anche nei secoli successivi in tutta l’arte medievale, la perdita della prospettiva, del senso di profondità, con geometrie approssimative. I visi, l’unica parte del corpo messa in evidenza, vengono rappresentati senza guance, senza ombreggiatura, gli occhi sono talvolta sproporzionati e con lo sguardo fisso. Lo sguardo fisso e atonico contribuisce al senso di ieraticità della figura che non può essere influenzata dall’ambiente esterno ritenuto vile e corrotto. L’abbigliamento caratteristico, come lo vediamo anche nei famosi mosaici ravennati, è sempre la tunica come quella classica romana, ma rappresentata con poco drappeggio, le pieghe sono solo quelle strettamente necessarie per fare capire che si tratta appunto di un abito ampio e imponente come quello dei periodi precedenti. L’arte bizantina si esprime soprattutto attraverso i mosaici che ovviamente si prestano meno delle pitture alla rappresentazione delle sfumature, ma anche nei pochi dipinti rimasti di quei secoli la rappresentazione piatta e schematica appare nettamente prevalente. L’arte bizantina è un’arte che esprime certezze, come si deve in uno Stato autoritario e fortemente religioso.

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Ravenna, VI secolo

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Ravenna, VI secolo

Quella che abbiamo descritto è l’arte bizantina classica, quella dei secoli dal IV al VI, l’epoca dei grandi Imperatori Costantino, Teodosio e Giustiniano, che hanno lasciato le loro maggiori opere a Roma, Milano e Ravenna. Nei secoli successivi avviene un lento e graduale processo di cambiamento, l’arte «imperiale» diviene un’arte essenzialmente «umile». I secoli successivi sono conosciuti come i secoli bui, sia perché si assiste ad un decadimento delle istituzioni politiche e delle strutture economiche, sia perché le fonti storiche scritte e non, diventano più rare. Da notare che nel corso del Medio Evo compare un genere di arte ben diversa da quella di derivazione greco-romana, un’arte che affonda le sue radici nell’antico mondo celtico e germanico. I caratteri sono molto primitivi, con figure caratterizzate da occhi grandi e spiritati (in Italia il maggiore esempio è dato dall’altare longobardo di Ratchis a Cividale dell’anno 737), nonché da decorazioni a intreccio di un livello qualitativo piuttosto elevato, un tipo di arte che compare raramente nella pittura ma è ben presente nelle decorazioni scultoree (portali e capitelli particolarmente) e nelle arti minori. Caratteristica particolare di questo genere di arte è che in alcuni casi ricorda l’arte moderna nelle sue forme stilizzate, sopravvive ed anzi sembra svilupparsi nell’arte romanica, pare infine contrastare con i suoi soggetti prosaici e insoliti la rigida iconografia ufficiale religiosa. Un centro che risultò particolarmente importante di quest’arte barbarica fu la Scandinavia con le sue imponenti pietre runiche, nonché la piccola e isolata Irlanda dove vennero realizzati monoliti, croci celtiche e bellissimi codici miniati intorno al VII-IX secolo, fondendo lo stile celtico con soggetti cristiani. I prodotti artistici sono molto raffinati anche se tale caratteristica contrasta con l’idea dei popoli barbarici come popolazioni rozze e violente.

Come abbiamo detto l’arte bizantina imperiale presentava figure non prestanti, comunque austere e imponenti, l’arte del periodo successivo accentua il carattere dimesso e il senso del religioso. Lo stile romanico convenzionalmente viene fatto partire dai decenni successivi all’anno Mille, ma non esiste in pittura una vera rottura, la transizione dal bizantino al romanico è un fenomeno lento e graduale. Molti storici dell’arte parlano di rinascenza carolingia (IX secolo), ma la questione è controversa, se aumentano le testimonianze storiche e artistiche, dall’altra parte si arriva alla crisi dello Stato e all’affermazione del feudalesimo, una situazione politica di totale incertezza che si traduce nel fenomeno dell’incastellamento e negli insediamenti d’altura che rendono il commercio e lo sfruttamento agricolo più difficile. La disgregazione dello Stato favorisce una nuova ondata di invasori, formata da Vichinghi, Magiari e Saraceni, tutta l’Europa Occidentale sembra impoverirsi e rinchiudersi in se stessa.

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Roma, VIII secolo

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Benevento, VII-IX secolo

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Roma, XI secolo

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Roma, XI secolo

L’arte carolingia, ottoniana, o tardo-bizantina, presenta dei cambiamenti significativi. Innanzitutto il ritorno all’espressività e ad una maggiore dinamicità, documentabile sia negli affreschi che nelle numerose miniature. Le figure sono reclinate in atteggiamento umile e sottomesso, Gesù stesso è rappresentato in croce sofferente, ben diverso dal Gesù sereno e forte che domina le scene come nel periodo precedente. I mosaici absidali delle chiese romane conservano maggiormente le caratteristiche dell’arte bizantina classica con la loro monumentalità, ma nel resto d’Italia e d’Europa prevale un’arte più rivolta al senso di sofferenza e agli aspetti interiori dell’uomo. Inizia poi quel fenomeno particolare, che sarà sviluppato nell’arte romanica propriamente detta, di un’attenzione alle dita della mano (e a volte anche dei piedi), che sottolinea maggiormente l’umiltà e la povertà dei personaggi. In generale si ha l’impressione che nel campo pittorico i secoli successivi al VI siano un tempo di crisi e che si riduca notevolmente il livello qualitativo delle opere, solo nel campo delle miniature appaiono delle rappresentazioni più curate che sembrano anticipare l’arte romanica. Il lungo periodo che va dal 600 al 1000 non vede cambiamenti stilistici, solo intorno al 1100 si nota un netto miglioramento qualitativo con opere meno incentrate sul senso della tristezza e della rassegnazione, una maggiore serenità e vitalità accentuata da una rappresentazione meno stilizzata e più ricca dei visi umani e delle figure umane in genere che sembrano accennare nei volti a un sorriso. I soggetti sono gli stessi, si nota comunque una certa tendenza a forme geometriche curvilinee nei corpi che non stona con il senso di umanità dell’opera. Molte delle opere denotano un maggiore senso di potenza come in alcune delle grandi opere della Sicilia normanna della metà del 1100 o nelle chiese di Roma, anche se quest’ultime risultano maggiormente legate a moduli bizantini classici. Interessante è anche la produzione di crocefissi dove il dolore si fonde con il senso del perdono, con un Gesù che sembra abbracciare i devoti.

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Capua, 1070-1208

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Matera, XII secolo

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Palermo, 1140

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Roma, 1145

Il Mille-Millecento è un periodo di rinascita economica e urbana che coincide con l’inizio della fine del feudalesimo, fenomeno che tuttavia perdurerà per tutto il Quattrocento. Nello stesso periodo si affermano da una parte le università degli studi meno soggette al potere della Chiesa e si avvia la riscoperta dei classici greci, dall’altra si manifesta una religiosità meno istituzionalizzata, più intensa se non oltranzista. Inizia il periodo del culto delle reliquie, dei pellegrinaggi, delle crociate, degli ordini religiosi radicali, la Chiesa diviene accentrata e pretende di porre sotto il suo controllo il potere politico. La gerarchia ecclesiastica diviene anche più insofferente, e inizia la sua azione di contrasto alla magia, alle eresie, agli Ebrei, è il periodo di San Bernardo di Chiaravalle con il suo fideismo, ma la cultura continua comunque il suo corso sostenuta da una crescita economica potente e dal minore isolamento delle comunità umane.

Nel campo architettonico i cambiamenti stilistici sono maggiori, le chiese sono più slanciate, caratteristica che rende maggiormente il senso del trascendentale, le facciate molto più ricche e con rivestimenti marmorei, all’interno si fa ricorso alle volte a botte (o alle volte a crociera) che conferisce un’immagine più leggera e celestiale all’opera. Tutta l’attività edilizia si amplia notevolmente. I grandi centri culturali sono la Sicilia e la Toscana, ma nel campo dell’architettura avanza il resto dell’Europa, la Francia soprattutto, ma anche la Germania e l’Inghilterra, la civiltà non è più solo latina ma europea.

La crescita artistica della pittura prosegue nel Duecento con opere sempre più espressive che si arricchiscono di particolari, mentre progressivamente si passa dalla rappresentazione piatta o bidimensionale a quella dotata di profondità, un tipo di pittura convenzionalmente definita gotica. Il risultato sono opere con una enorme carica di umanità ed emotività che pur costituendo sempre una forma d’arte idealizzata, rompono con la freddezza e la durezza dell’arte precedente. Gli artisti non sono più anonimi e caratterizzano maggiormente le loro opere con la loro personalità. Verso la fine del secolo Duccio di Buoninsegna, Cimabue e Giotto realizzano dei grandi capolavori accentuando l’uso dell’ombreggiatura con opere che segnano una rottura col passato e un avvio verso l’arte rinascimentale. L’armonia delle diverse Madonne in Trono è suggestiva, così come la loro dolcezza che ben rappresenta l’idea dell’amore cristiano fraterno. Più moderno è Giotto, con le sue rappresentazioni animate lontane dagli schemi irrigiditi del passato. Da questo periodo tutta l’avanguardia pittorica si concentra sulla Toscana, i temi artistici sono sempre quelli religiosi, ma gli artisti si soffermano maggiormente su paesaggi ed altri elementi non strettamente connessi col divino, ponendo così fine al Medio Evo nel campo artistico.

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Cimabue, 1290

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Giotto, 1303

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Ambrogio Lorenzetti, 1338
(settembre 2013)

Tag: Luciano Atticciati, storia dell'arte bizantina, paleocristiana, romanica, gotica, pittura, architettura, mosaici, Ravenna, mosaici ravennati, Europa, Medioevo.