L’Impero dei Carolingi
Una dinastia rissosa che portò alla disgregazione dello stato

La dinastia dei Carolingi fu una delle famiglie reali più litigiose nella storia europea, i suoi contrasti interni per oltre un secolo diedero vita a una successione del titolo imperiale e di quelli regi particolarmente irregolare e confuso, tuttavia diede un primo assetto all’Europa che volontariamente o meno coincise in qualche modo con le realtà nazionali dell’epoca, Italia, Francia e Germania. Il Sacro Romano Impero (per alcuni storici incerta la sua nascita), in alcuni periodi denominato Sacro Impero della Nazione Germanica ebbe una durata lunghissima fino al 1806 quando Napoleone impose agli Asburgo di modificare il loro titolo. Anomalo e interessante fu la trasmissione del titolo di imperatore, solo per un breve periodo fu associato ai sovrani di Francia, passò ai deboli sovrani italiani o italianizzati (si riteneva la nostra penisola la parte più importante dell’Impero) e infine passò definitivamente ai sovrani tedeschi che in maniera non del tutto chiara per un periodo particolarmente lungo furono anche i detentori del titolo regio italiano, ma per ragioni altrettanto non evidenti non si intromisero negli affari della Francia. Interessante notare come i titoli giuridici altisonanti e l’intervento solenne degli alti vescovi nell’attribuzione dei poteri lasciarono posto progressivamente alle forze militari che i singoli signori disponevano, il tutto aggravato da una situazione finanziaria molto pesante tale da rendere autonomi i funzionari locali (i conti) e dalla minaccia dei vichinghi (poi chiamati normanni) e successivamente all’896 dei magiari. Una delle caratteristiche fondamentali dell’impero carolingio come dei loro successori fu quello di non avere una capitale, la residenza di chi otteneva il titolo diveniva la sede principale dello stato, elemento che non contribuì a un ordinamento politico giuridico stabile e ordinato.

Diversamente da altre dinastie i Carolingi come i predecessori Merovingi non attribuivano l’intero dominio al primogenito ma lo suddividevano fra diversi figli (situazione ulteriormente aggravata dalla poligamia di alcuni dei monarchi), in molti casi il regno di un monarca deceduto andava ai fratelli superstiti creando contrasti tra figli e zii e causando il frazionamento dello stato nonché ovviamente una certa instabilità politica. Nonostante tutto permaneva l’idea di un regno dei franchi e successivamente di un impero della cristianità e alle scissioni per motivi ereditari seguivano alcune parziali riunificazioni. Viene da chiedersi riguardo ai Carolingi la nazionalità della dinastia e dei singoli monarchi, domanda complessa e non facile a cui rispondere, perché andrebbe considerata anche la residenza principale del sovrano e la composizione della corte. I titoli di «rex francorum» e «rex langobardorum» continuarono a essere trasmessi, ma si trattava di una tradizione, l’identità culturale dei due popoli era scomparsa da tempo.

Come altre dinastie ebbero inizialmente un nome diverso, i Pipinidi dal fondatore della dinastia Pipino di Heristal (appartenente a sua volta alla dinastia degli Arnolfingi) che da maggiordomo (Major Domus, principale funzionario della casa reale) dell’Austrasia, la regione orientale meno civilizzata dove più vive erano le tradizioni germaniche, divenne maggiordomo anche della Neustria, l’attuale Francia del nord. Il figlio Carlo Martello potenziò il suo potere estendendolo anche sugli altri regni franchi senza comunque poter accedere alla dignità reale. Il figlio Pipino il Breve con il sostegno papale (i papi temevano il rafforzamento dei Longobardi) ottenne l’ambito titolo di titolo «patricius romanorum» dopo aver esautorato l’ultimo dei Merovingi, un fatto innovativo per l’epoca, vigeva ancora l’idea della separazione del potere spirituale da quello temporale e della supremazia di quest’ultimo sul primo. Alla morte di Pipino il regno venne suddiviso fra i figli Carlo e Carlomanno, ripresero le lotte tra fratelli, ma si interruppero subito a causa della morte improvvisa del secondo.

La figura di Carlo Magno è stata da alcuni eccessivamente valorizzata. Alcuni cronisti dell’epoca riportano che Carlo non gradì la sua incoronazione a imperatore ma senza fornire ragioni convincenti, il grande sovrano seguì costantemente le attività politiche, militari come quelle religiose. I bizantini videro la nomina a imperatore come un abuso sui loro diritti, tuttavia l’imperatrice Irene conscia della sua debole posizione propose il matrimonio fra suo figlio e una figlia di Carlo, evento che avrebbe potuto cambiare in maniera notevole il corso della storia europea. Si ebbe la cosiddetta Rinascita carolingia, con la realizzazione di scuole gestite dai monasteri e una maggiore preparazione culturale del clero, ma fu un evento di breve durata, dopo poco l’Europa conobbe la disgregazione dello stato e l’anarchia feudale. Riguardo all’azione del governo imperiale oltre alla politica ferocemente repressiva verso i Sassoni pagani, dobbiamo ricordare la scarsa efficienza dell’amministrazione locale e delle finanze pubbliche che alcuni decenni dopo la morte dell’imperatore provocarono la dissoluzione dello stato.

Il primogenito di Carlo, Pipino il Gobbo, venne totalmente escluso dalla successione dal padre stesso per ragioni non note ma forse legate alla sua malformazione fisica, il vasto regno venne suddiviso fra alcuni dei suoi figli (in totale erano una decina di maschi e una decina di femmine) ma fra quelli legittimi sopravvisse solo Ludovico il Pio (incoronato dal Papa a Reims) e quindi l’unità imperiale venne salvaguardata. Ludovico ottenne tale appellativo per il suo interesse alla religione e non per le sue qualità morali, saccheggiò e incendiò diverse città spagnole, nonché accecò (pratica comune al tempo per neutralizzare un avversario) Bernardo re d’Italia, nipote di Carlo Magno, che morì a causa delle ferite. Una discendente dello sfortunato monarca tuttavia fu la madre di un personaggio che diede vita alle successive dinastie dei Robertingi e dei Capetingi, questi ultimi governarono la Francia per un periodo lunghissimo.

I tre figli di Ludovico il Pio ottennero ciascuno una parte dell’Impero ma quando il padre ebbe un quarto figlio (Carlo il Calvo) che avrebbe dovuto ottenere un suo regno su alcuni territori assegnati in precedenza a loro, detronizzarono il padre anche se poco dopo a causa di contrasti interni lo reinsediarono al potere e iniziarono a scontrarsi fra loro. Le lotte tra fratelli (durate oltre dieci anni) contribuirono alla disgregazione dello stato, l’adesione dei conti e degli altri capi locali a favore di uno dei contendenti diveniva sempre più determinante e pertanto accresceva la loro autonomia. Nessuno dei quattro fratelli brillò per qualità o innovazioni politiche, tuttavia Lotario con la Constitutio Romana ribadiva che il vescovo di Roma doveva essere confermato dall’imperatore, Carlo il Calvo con il Capitolare di Quierzy stabilì che i conti e gli altri funzionari di stato locali avessero il loro incarico a vita e trasmissibile ereditariamente, evento che per molti storici segna l’inizio del feudalesimo. Dopo la morte di Pipino d’Aquitania, nell’843 gli altri tre fratelli si riconciliarono e stabilirono la spartizione del grande impero. Al primogenito Lotario toccò oltre al titolo imperiale, l’Italia e una lunga striscia di terra che dalla Provenza arrivava (comprendente anche Aquisgrana) fino all’attuale Olanda chiamata Lotaringia, a Carlo il Calvo toccò la Francia e a Ludovico il Germanico la Germania. Nonostante l’accordo, il figlio di Pipino d’Aquitania per far fronte allo zio Carlo il Calvo arrivò ad accordarsi con i vichinghi che saccheggiavano la Francia, alcuni anni dopo il figlio di Ludovico il Germanico attaccò lo zio Carlo il Calvo avendo il sostegno dei nobili di Aquitania.

La discendenza di Lotario che in teoria avrebbe dovuto guidare l’impero, non fu fortunata. Nell’869, morto il figlio al quale era stata assegnata la Lotaringia, i due potenti zii occuparono il territorio e se lo spartirono, con la Provenza integrata nel Regno d’Italia. Il primogenito di Lotario, Ludovico il Giovane, imperatore e re d’Italia combatté i saraceni, non ebbe eredi maschi e alla sua prematura morte i due potenti zii invasero l’Italia, Carlo il Calvo assunse il titolo imperiale anche se contestato dal fratello e da molti nobili italiani. Carlo il Calvo riuscì quindi a controllare un vasto territorio, ma ormai anziano morì poco dopo, preceduto dall’altro fratello che divise la Germania in tre regni, Sassonia (nord), Svevia (sud-ovest) e Baviera (sud-est) da assegnare ai tre figli.

Anche dopo la morte dei tre battaglieri fratelli la successione non fu regolare, né si ebbero sovrani che brillavano per particolari qualità. Come in precedenza furono diversi i vescovi che procedettero a incoronazioni, a mediazioni fra parenti che si contendevano la successione, ma anche a invalidazioni di matrimoni che portavano all’assegnazione dell’eredità e dei titoli a un determinato figlio; la confusione dei poteri temporale e spirituale divenne notevole. Il primogenito di Ludovico il Germanico, Carlomanno al quale era andata la Baviera strappò l’Italia ma non anche la Provenza ai discendenti di Carlo il Calvo, tuttavia morì poco dopo. Prima di spirare lasciò l’Italia al fratello Carlo il Grosso e la Baviera all’altro fratello Ludovico. Anche quest’ultimo morì presto e il primo ottenne quindi l’intera Germania. Sull’altro versante territoriale e dinastico, il figlio di Carlo il Calvo Ludovico il Balbo (il Balbuziente) ereditò il titolo di re di Francia ma sembra non volle accettare quello imperiale a causa delle difficili condizioni fisiche (anche perché impegnato contro i vichinghi e alcuni nobili ribelli) ed ebbe breve vita forse a causa di una malattia o di un avvelenamento. Pertanto dopo quattro anni di titolo vacante il Papa nominò Carlo il Grosso figlio di Ludovico il Germanico imperatore. Morti due figli di Ludovico il Balbo entrambi senza eredi, Carlo il Grosso venne riconosciuto dai nobili di Francia anche a causa del pericolo vichingo, re della nazione. Carlo il Grosso ristabilì (evento unico) quindi l’intero impero di Carlo Magno, ma non ebbe figli maschi e non poté godere a lungo del grande potere, accusato di essere sceso a trattative con i vichinghi e con gravi problemi fisici sopraggiunti venne poco dopo deposto dai nobili tedeschi su iniziativa di Arnolfo di Carinzia, figlio illegittimo di un suo fratello.

Arnolfo fu un personaggio decisamente battagliero, sconfisse i vichinghi, intervenne varie volte in Italia e in Francia, per la forza dimostrata e per le sue pressioni quando fu presente nel nostro paese ottenne dal papa il titolo imperiale. Non molto tempo dopo, Papa Giovanni IX nell’898 invalidò l’incoronazione imperiale in quanto favorevole all’attribuzione del titolo a Lamberto di Spoleto, Arnolfo morì poco dopo forse avvelenato. Fu l’ultimo degli imperatori carolingi propriamente detti, successivamente si ebbero imperatori figli di donne discendenti da Carlo Magno e pertanto formalmente non più Carolingi, anche se la famiglia continuò a governare vari paesi nei decenni successivi. Il figlio di Arnolfo, Ludovico IV il Fanciullo, fu re di Germania anch’essa preda dei disordini feudali e oggetto delle incursioni dei Magiari, morì a diciott’anni senza eredi, fu l’ultimo dei Carolingi sul trono di Germania.

Contemporaneamente alla presa del potere da parte di Arnolfo, il trono francese per la prima volta passò a un non carolingio, il conte di Parigi Oddone della dinastia dei Robertingi (una famiglia della Francia del nord) che con il sostegno dei nobili si proclamò re di Francia, mentre in Italia Berengario del Friuli e Guido II di Spoleto si contesero la supremazia. Oddone combatté contro Carlo il Semplice figlio terzogenito di Ludovico il Balbo (quindi discendente legittimo dei Carolingi) sostenuto dall’arcivescovo di Reims. Il contrasto fu comunque breve e Oddone dispose che alla sua morte il Carolingio salisse al trono, disposizione che venne rispettata. Quando parliamo di Francia dobbiamo comunque ricordare che Provenza (anche linguisticamente diversa dalla Francia del nord), Burgundia (successivamente chiamata Borgogna) e Bretagna (abitata dai Celti fuggiti dalla Britannia) rimasero in questo periodo sostanzialmente indipendenti.

Come dicevamo, alla morte di Carlo il Grosso il titolo di re d’Italia venne disputato da Berengario del Friuli (il personaggio più potente nel nord Italia) e da Guido II di Spoleto (il personaggio più potente del centro Italia), entrambi imparentati con una discendente dei Carolingi. La disputa divenne sempre più complessa e il titolo italiano come quello imperiale divennero in pratica privi di poteri effettivi, nel nostro paese in dieci anni si ebbero quattro re. Nell’888 un’assemblea di conti e vescovi a Pavia nominò Berengario re d’Italia, ma la sua nomina venne immediatamente contestata dall’avversario che ottenne addirittura dal papa la nomina di imperatore per sé e il figlio Lamberto II. Arnolfo scese in Italia e divenne lui re d’Italia e poco dopo imperatore. Quando morì, Ludovico il Cieco di Provenza (imparentato anche lui con i Carolingi, figlio di una discendente di Lotario) scese in Italia e si proclamò re d’Italia e imperatore ma venne prontamente sconfitto (con relativo accecamento) da Berengario. Berengario riottenne la nomina di re d’Italia e anche la nomina imperiale ma venne contrastato da Rodolfo re di Borgogna anche questo prontamente sconfitto, ma poco dopo Berengario morì a causa di un complotto locale. Dopo di lui il titolo di re d’Italia passò ai Bosonidi di Provenza e agli Anscaridi marchesi d’Ivrea (comprendente anche il Piemonte), prima di passare ai sovrani tedeschi. Il titolo di imperatore invece non venne più attribuito per quarant’anni anni fino al 962, quando emerse il grande Ottone di Sassonia.

Come abbiamo visto, la nomina di Carlo il Semplice a re di Francia avvenne in maniera pacifica, ma il suo potere come in Italia era notevolmente ridimensionato dai feudatari, in pratica governava solo una regione nel nord-est della Francia, il resto del paese era spartito fra i grandi nobili. Carlo il Semplice dovette cedere come feudo ai vichinghi, ormai sulla via della civilizzazione, la Normandia, e conquistò la Lotaringia. Una parte notevole dei nobili guidati da Roberto (fratello di Oddone) dei Robertingi si ribellò, il sovrano venne deposto e morì imprigionato. Roberto tuttavia morì nella battaglia che lo contrapponeva allo sconfitto. Subentrò il genero Rodolfo la cui ascendenza in base ai documenti dell’epoca non è del tutto chiara, ma era comunque imparentato con i Bosonidi di Provenza. Il suo regno fu caratterizzato da instabilità e guerre contro i parenti. Morì senza eredi e il regno di Francia ripassò ai discendenti di Carlo il Semplice che per cinquant’anni continuarono la dinastia dei Carolingi di Francia. Luigi IV d’Oltremare, suo figlio, divenne re di Francia ma venne contrastato da Ugo il Grande (detto anche l’Abate perché capo di numerose abbazie) della dinastia dei Robertingi (una famiglia di origine franca del nord del paese). Nella disputa si inserì anche il nuovo grande potente di Germania, Ottone di Sassonia. Comunque il regno passò al figlio di Luigi d’Oltremare Lotario IV, anche se il figlio di Ugo il Grande, Ugo Capeto, disponeva di un potere reale forse maggiore. Dopo Lotario IV il trono passò al figlio Luigi il Fannullone che in maniera effettiva governò per un solo anno e morì forse avvelenato senza eredi. È stato l’ultimo della grande dinastia dei Carolingi, dopo di lui il regno passò a Ugo Capeto (chiamato così per la cappa da abate che indossava) che ottenne il potere per volontà dei nobili e dell’arcivescovo di Reims in particolare. La nuova dinastia dei Robertingi-Capetingi costituì una delle dinastie più potenti e più lunghe nel corso della storia.

(dicembre 2018)

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