I protagonisti del XIV secolo
Il tesoro papale trafugato a Lucca. Un enigma da risolvere

La storia in questo caso non offre certezze. Piuttosto pare essere un rebus da svolgere. Siamo nel 1314, Uguccione della Faggiuola, Signore di Pisa, è alleato di Castruccio Castracani, il condottiero lucchese filo imperiale che è stato in passato a servizio del Re Inglese e successivamente di Filippo il Bello. In quel preciso momento Castruccio non si trova in città, tuttavia i Lucchesi mai gli perdoneranno di aver sostenuto Uguccione che per l’occasione mise a ferro e fuoco Lucca, depredandola delle sue ricchezze. Da quel momento Lucca non fu più la città più ricca e influente della Toscana. Il suo ruolo verrà in seguito ricoperto da Firenze. Molti capitali fuggirono all’estero, soprattutto nelle Fiandre e ad Anversa, dove Lucca aveva importanti relazioni commerciali. Una volta ritornato in patria, Castruccio poi si discosterà da Uguccione, anzi diverrà lui il condottiero dominante e Signore della città di Lucca e di molte terre toscane, con il preciso obiettivo di farsi spazio, creando un forte Regno nel Centro e Nord Italia. Fu la malaria a fermarlo. Ancora in giovane età Castruccio morì e con lui svanirono questi sogni di gloria.

Nel 1314 da Lucca non sparirono solo le ricchezze dei notabili cittadini ma anche di Papa Clemente V, che qui aveva nascosto il suo tesoro per sfuggire ai predoni sulla Via Francigena, diretto, il tesoro, in Francia, patria del Pontefice (al secolo Bertrand de Got). Il tesoro fu trafugato, questo la storiografia ufficiale tende a sottolineare, dalle soldatesche di Uguccione della Faggiuola, in parte da San Frediano, basilica dove si trovava il tesoro, e in parte da San Romano, convento dei frati domenicani lucchesi, adiacente alla Magione Templare, con i rispettivi Orti confinanti.

Le soldatesche di Uguccione stranamente, nella confusione, così si racconta, dimenticarono la parte del tesoro del Papa presente in San Romano e tornarono in un secondo momento a riprenderselo. I frati non riuscirono a opporre resistenza e così anche quella parte dell’ingente tesoro papale sparì. Prove certe naturalmente non ne abbiamo, ma i resoconti e le vicende tendono a confermare questa ipotesi. Proviamo a confutare questa singolare situazione.

Il Papa si era affidato alle forze, presumiamo guelfe, della città di Lucca per nascondere il suo tesoro. Per questo il tesoro finì in San Frediano e in San Romano. Erano forze affidabili? Se Uguccione non avesse teso l’imboscata e depredato la città, il tesoro siamo certi che si trovasse in buone mani?

La prima ipotesi è che effettivamente queste forze guelfe fossero affidabili ma i soprusi di Uguccione e il deteriorarsi delle stesse non consentirono di tutelare quel tesoro. Perché uso il termine deteriorarsi? Perché in Lucca ad esempio l’Ordine Templare era nutrito e dal 1314 il Pontefice, che di fatto lo aveva sciolto, non poté più avere sostegno da questa importante frangia cattolica.

Infatti nel 1314 assistiamo alla fine dell’Ordine Templare, al suo epilogo.

Ma attenzione, qui qualcosa non torna. Non così avvenne infatti a Lucca. Ricorda lo storico Mencacci in Templari a Lucca che qui i membri dell’Ordine, anche dopo lo scioglimento, continuarono a svolgere le stesse precedenti mansioni e a fare quanto facevano prima. Perché?

E allora possiamo avanzare la seconda ipotesi, che ritengo più plausibile della prima.

Qualcosa a che fare col tesoro di Clemente V?

Di confusione nel 1314, agguato di Uguccione a parte, doveva essercene parecchia in città.

La seconda ipotesi vede al centro proprio Castruccio Castracani, ex dipendente di Filippo il Bello oltre che filo imperiale, con una grande capacità di mediare con le parti in causa.

Castruccio potrebbe, ma il condizionale è d’obbligo, aver aiutato i Templari Lucchesi a cavarsela, complice il precedente legame con Filippo il Bello. Per quale ragione avrebbe potuto accadere una cosa simile non è facile definirlo. Possiamo provare a chiarire. Castruccio per gli storici ha origini borghesi, il padre era un banchiere lucchese. Ma come poteva Castruccio manovrare così bene le armi ed essere un così abile condottiero senza avere alle spalle una famiglia d’arme? Non accadeva quasi mai. E infatti qui gli storici hanno pareri non univoci, anche se domina l’idea che Castruccio fosse figlio di un banchiere, dunque un borghese, non un nobile della prima ora. Cercando meglio, per la verità, il condottiero viene talvolta accostato alla schiatta longobarda dei Porcaresi e dei Da Corvaja, cosa che ritengo probabile. Nessuno sarebbe stato capace di tanta maestria nelle armi se non fosse venuto da tradizioni armigere pregresse.

I suoi «cugini» potrebbero aver chiesto a Castruccio sostegno, si tratta di ipotesi. Le parentele longobarde non erano di stirpe, di sangue, ma di clan. Coincidenza d’interessi nonostante tutto?

La terza ipotesi, forse la più fantasiosa, ma comunque da verificare, potrebbe vedere gli abili cavalieri templari capaci nella città di Lucca di anticipare gli eventi. Ossia non solo di affidarsi a Castruccio per trattare con Filippo il Bello, ma di condurre il doppio gioco col Pontefice, che in quel caso si sarebbe fidato in malo modo di quei cavalieri, incapace, il Pontefice, di prevenire le orde di Uguccione e l’astuzia dei monaci rosso crociati. La Basilica di San Frediano, dove il tesoro del Pontefice fu nascosto, è basilica esoterica e coloro che sostenevano e amministravano tale Basilica, ossia le famiglie nobili lucchesi che vi afferiscono, non potevano essere così distanti dall’Ordine Templare. Mi riferisco per esempio ai Fatinelli. Questi ultimi, di cui gli storici non riescono a definire compiutamente l’origine, erano una potente casata lucchese, che aveva in San Frediano i suoi sepolcri. Qui membri della famiglia sono stati tumulati. Qui ritroviamo le spoglie mortali di Santa Zita, una popolana che fu proprio a servizio dei Fatinelli qualche tempo prima degli eventi ascritti.

Erano i Fatinelli dei Templari? Certamente non lo sappiamo. I frati di San Romano poi, Domenicani coinvolti anche loro nella custodia del tesoro templare, andavano così d’accordo con i membri della Magione! Perché? Questo lo storico Mencacci non lo definisce. Altrove ciò non accadeva. Sicuramente i frati di San Romano erano confinanti con la Magione. E avevano gli Orti adiacenti. Ora, azzardo, se i Domenicani sono i dotti della Chiesa e i Templari erano indubitabilmente l’Ordine cavalleresco più dotto e con più ampie conoscenze cabalistiche, esoteriche, mediche, in ambito architettonico, artistico, oltre che economico e politico, culturale in genere e potrei continuare, perché i due Ordini a Lucca non si fecero concorrenza? Erano gli Orti oltre che confinanti, ripeto, azzardo, concomitanti, coincidenti? In una parola, i membri dell’Ordine Templare afferivano anche all’Ordine Domenicano, indistintamente? Anche questo non lo sappiamo. Non sappiamo quali fossero davvero i rapporti tra i due Ordini in termini di appartenenza. Perché nel 1314 il Pontefice avrebbe dunque dovuto fidarsi di ambienti esoterici, probabilmente vicini all’ex Ordine Templare, per nascondere il suo tesoro? Clemente V non sciolse l’Ordine Templare, questo è appurato, con gioia. Non credeva affatto nelle accuse di Filippo il Bello, strumentalizzate non solo per accaparrarsi i beni templari e saldare i suoi debiti, ma anche per tenere sotto scacco lo stesso Pontefice. I Templari Lucchesi erano numerosi e potenti, e il Papa si fidò, stando a quest’ultima ipotesi, degli stessi, di persone che poi appunto continuarono successivamente a fare quanto avevano sempre fatto, compreso tenere i rapporti con la Chiesa Romana. Naturalmente, si evince, sotto mentite spoglie, afferendo magari a Ordini forse anche cavallereschi.

Tuttavia sempre con solerzia e dedizione. Lucca rimase indipendente per quasi mille anni, continuando a destreggiarsi con abilità tra Papato e Impero. E senza un esercito. A parte gli aiuti esterni, gli eserciti che anche qui arrivarono in soccorso, qual era il vero esercito lucchese? L’ex «esercito di Dio»? E con quali armi, quelle diplomatiche?

I Pontefici, anche se con difficoltà, poterono sempre avere in Lucca un porto sicuro. Non per nulla la città viene definita, nonostante le sue successive adesioni protestanti nel Cinquecento, città bianca. A Lucca i Padri Gesuiti non presero mai piede, sostituiti in età di Controriforma dai Chierici Regolari della Madre di Dio nel compito di assicurare continuità e ortodossia religiosa con la Chiesa Romana, nonostante i molti Lucchesi che si convertirono al Calvinismo e che si recarono per questo, espatriando, a Ginevra. Sono domande e ipotesi lecite, complesse, ma pur sempre affascinanti.

(ottobre 2021)

Tag: Elena Pierotti, Clemente V, Castruccio Castracani, Uguccione della Faggiuola, Filippo il Bello, Ordine Templare, tesoro papale, Lucca.