I Templari da Cavalieri a banchieri
6 marzo 2018, «Il Sole 24 Ore». Confutiamo un interessante articolo non del tutto in linea con le ricerche storiche che ho effettuato

In rete possiamo trovare sul sito del «Sole 24 Ore» un interessante articolo sui Templari banchieri, la cui confutazione che propongo, dovuta alle mie ricerche storiche sull’argomento, può dare delle indicazioni diverse e più connotate rispetto a quelle del pur pregevole articolo.

«Henry Walton Jones junior, più conosciuto come Indiana Jones, incontra l’ultimo dei Templari a custodia del Sacro Graal, nel corso dell’Ultima Crociata (film del 1989). I Templari non custodivano alcun Graal né potevano sopravvivere 700 anni in attesa di Indiana Jones: questa è una delle più innocenti riprese del neo-templarismo, di quella passione per l’Ordine del Tempio, che non è durato nemmeno due secoli ma infiamma ancora leggende e credenze».

Così esordisce l’articolo cui mi riferisco, ma avrò qui modo di descrivere come queste certezze del giornale di riferimento non siano affatto scontate. Prosegue «Il Sole 24 Ore»: «Quest’anno (2018) si compiono 900 anni dalla probabile data di fondazione dell’Ordine, almeno dal momento in cui un gruppo di religiosi, a Gerusalemme, ha ricevuto dal Re Latino Baldovino II la moschea di Al-Aqsa, a sua volta costruita dove si trovava il Tempio di Salomone. Si mescolano tante culture e problematiche già nel sorgere dei Templari, è il momento di cercare un poco di chiarezza. Il Tempio è quello della Prima Crociata 1096-1099, l’unica coronata dal successo, da cui si originò il Regno Latino di Gerusalemme. La vittoria degli Occidentali fu permessa anche dalla rivalità tra i due Califfi del Cairo e di Baghdad, uno sciita e l’altro sunnita, oltre che dall’entusiasmo di circa 10.000 Cristiani decisi a purificarsi dai peccati con la morte propria o del nemico. Il risultato era sempre positivo, chiunque morisse. Pochi, abbienti, conquistarono in senso proprio quelle terre di Palestina, la maggior parte dei sopravvissuti tornò in Europa. A custodire la Terra Santa rimasero sparuti gruppi di cavalieri: gli Ospitalieri di San Giovanni (oggi il Sovrano Militare Ordine di Malta), dediti ai poveri e ai malati, e il gruppo riunito da Ugo de Paganis o Payens, i Templari. Per spiegarne il nome dobbiamo ricordare che la poca dimestichezza con le Scritture aveva portato i Crociati a individuare nelle due moschee della spianata il luogo dei due Templi, quello di Salomone e quello, detto Templare Domini, poi ricostruito nel I secolo avanti Cristo e frequentato dallo stesso Cristo. Naturalmente i due siti avrebbero dovuto sovrapporsi, ma così piacque ai Latini e al loro Re, che consegnò a Ugo la grande moschea “Salomonica”. Lì si organizzarono i Cavalieri, che esprimevano voti perenni di castità, povertà e obbedienza, nonché di lotta contro i nemici di Dio e conducevano vita comune come tutti i monaci. Alcuni, pochi, erano chierici, la maggior parte laici, divisi in “Milites” e “Sergenti”, si facevano chiamare “Pauperes Militie Christi et Salomonici Templi”, il loro fine era difendere i pellegrini che visitavano i luoghi santi. Indubbiamente l’Ordine che il 23 gennaio 1120 fu riconosciuto ufficialmente, sembrava ricco di contraddizioni. I Templari erano poveri personalmente, ma divennero presto ricchi come istituzione grazie ai lasciti testamentari e alle donazioni. Vivevano la carità cristiana, ma si impegnavano a combattere senza pietà il nemico. Due abili mosse che oggi diremmo mass-mediologiche, consentirono la diffusione e la sopravvivenza dei “milites”. La prima fu l’adesione di qualche importante nobile, come per esempio Ugo, conte di Champagne, una sorta di garanzia della bontà dell’impresa». Siamo certi che fossero solo degli «straccioni» e non dei nobili gli ideatori dell’Ordine? Sicuramente avrò modo di riferire più avanti che i miei studi portano in altra direzione. «La seconda, geniale» prosegue «Il Sole 24 Ore», «fu la Laude di Bernardo di Chiaravalle, inflessibile coscienza dottrinale e mistica del XII secolo. Bernardo trasportò il senso dell’Ordine sul piano allegorico: così come Nazareth e Betlemme sono da intendersi come luoghi di nascita, rinascita dell’anima, allo stesso modo i Templari avrebbero combattuto contro uomini che erano figure del male. Nell’uccidere un infedele avrebbero colpito il Male assoluto. Le parole di Bernardo aprirono le porte dei Templari a moltissime adesioni, anche quando l’Islam riprese Gerusalemme e l’Ordine dovette trasferirsi ad Acri, per poi spostarsi a Cipro, perché le successive Crociate non andarono tanto bene, e alla fine del XIII secolo ormai il Regno Latino non esisteva più. In Europa avevano decine di chiese e castelli, preferiti ai conventi perché più adatti a dei cavalieri. Ma che cosa facevano i Templari lontani dalla Terra Santa? Facevano i contadini, ma anche affittavano terre e immobili, e soprattutto facevano i banchieri. Furono i primi in assoluto. Avendo case dappertutto, consentivano di trasportare denaro senza in verità spostare casse d’oro e d’argento, con tutti i rischi che ogni viaggio avrebbe comportato. Le casse dell’Ordine versavano il dovuto al posto del committente, iniziando quella virtualizzazione del denaro che oggi si è compiuta nel mondo della finanza. Gli interessi, proibiti dalla Chiesa, erano camuffati nel cambio delle valute, anche il Re di Francia affidò il suo tesoro ai Templari, che ormai non combattevano più e si occupavano della gestione dei loro ingenti beni. Essere sepolti in una chiesa templare era una sorta di garanzia, con una buona donazione ci si garantivano preghiere per la salvezza della propria anima». Quest’ultima frase poi richiede ulteriore confutazione. Prosegue infatti «Il Sole 24 Ore»: «Quanto a queste chiese poi, anche se costruite e non soltanto prese in consegna dai Templari, bisogna che si sfati ogni invenzione (?) sulla simbologia. Tutte le storie per esempio riportate sul Codice Da Vinci» (questo il pensiero del «Sole 24 Ore») «oltre che in infiniti romanzi di dubbio valore sono invenzioni posteriori, di chi ha voluto forzosamente connettere Pitagora e la Massoneria, i Templari e i Catari, l’Orfismo e la Carboneria, e così in avanti». L’ultima parte dell’articolo pone l’accento sulla fine dei Templari e così si pronuncia: «C’è chi dice che forse tra i Templari qualche deviato» (il riferimento qui di dubbio gusto è alle accuse di sodomismo che accompagnarono lo scioglimento dell’Ordine) «c’era. Chi sottolinea magari il senso goliardico di scherzi tra novizi. L’unica certezza è che i beni dei Templari, lungi dall’andare alla Chiesa, come richiesto da un Papa privo di autorevolezza» (Clemente V) «vanno a Filippo il Bello, Re di Francia. Nel 1312 l’Ordine non fu condannato ma sciolto; i Templari superstiti condannati all’ergastolo».

Premetto che il neo-templarismo, come qui viene definito, non è innocente. Col denaro l’innocenza non è di casa. Posso parlarne dall’interno, dunque so di che cosa sto parlando. Ma andiamo per gradi. La prima confutazione che l’articolo merita riguarda la composizione dei membri dell’Ordine. Non erano semplici contadini e, come qui viene descritto, solo in un secondo momento si agganciarono nobili potenti. L’Ordine fu fondato da nobili potenti. La mia città, Lucca, vedeva le origini nobiliari dei Canossa. Tutti sanno che Matilde viene considerata la probabile fondatrice del Tau, un Ordine parallelo a quello dei Templari, che aveva la propria sede in Toscana, ad Altopascio. Circa la presunta fondazione Templare o comunque partecipazione dei Canossa alla fondazione dell’Ordine Templare non abbiamo certezza. Però il cugino di Matilde, Goffredo di Buglione, ossia colui che guidò di fatto la Prima Crociata, aveva dimora nei luoghi dove i principali Cavalieri Templari erano originari. E ciò lascia pochi dubbi sui legami tra Goffredo e questi Cavalieri. Avrò modo in un prossimo articolo di parlare proprio di loro. Ma qui mi riferirò esclusivamente alla confutazione del breve articolo. Un altro illustre cugino di Matilde di Canossa fu Castruccio Castracani degli Antelminelli, il condottiero di ventura che circa un secolo dopo i fatti della Prima Crociata ritroviamo prima in Inghilterra al servizio di Re Edoardo, poi successivamente in Francia al servizio proprio di Filippo il Bello. Castruccio era un Porcarese, la schiatta longobarda da cui i Sigifredi Lucchesi avevano tratto accesi legami sia parentali che, come avveniva allora, economici. I Porcaresi erano di fatto i Da Corvaia e i Da Corvaia, nella Media Valle Lucchese, erano coloro che sostituirono sul territorio i Sigifredi. Se non è provato storicamente che Sigifredo Atto, conte lucchese quadrisavolo di Matilde fosse un Sigifredo per la sua origine, il certo legame dello stesso con i Da Corvaia e quindi con i Porcaresi è più che provato. Gli storici non vogliono mettere troppo l’accento su questi legami parentali, o quanto meno ne parlano ma in punta di piedi. Ed è ben comprensibile il motivo di tale scelta.

In quel di Porcari, tra Lucca e Altopascio, era sito il celebre castello canossiano della Vivinaia, e i personaggi di cui parliamo (Matilde di Canossa era cugina non solo di Goffredo di Buglione ma anche dell’Imperatore Enrico IV) certamente lo frequentarono.

I nobili personaggi fondatori dell’Ordine Templare passarono anche fisicamente da Lucca. Certamente vi passò Goffredo di Buglione, che prima di recarsi in Terra Santa nel 1096, all’inizio della Prima Crociata, si fermò in Lucca, in Via della Rosa (e anche qui la simbologia lascia poco spazio all’immaginazione) dove è sita l’omonima chiesa di origini templari, e incontrò proprio qui la cugina Matilde, la quale non partì per la Prima Crociata non perché donna (era un’agguerrita guerriera combattente) ma perché ormai cinquantenne, e dunque non più in forze per gestire la Crociata.

Stiamo parlando di nobili potenti, non di straccioni o di persone di poca influenza politica. Peraltro Castruccio Castracani degli Antelminelli fu colui che salvò i Templari Lucchesi al momento dello scioglimento dell’Ordine. Ma di questo parlerò a breve, più avanti.

È molto interessante la parte dell’articolo che descrive la trasformazione del ruolo dei membri dell’Ordine Templare in Europa da guerrieri a banchieri. Ma quando si parla di chiese templari e del ruolo del simbolismo nelle stesse chiese, l’articolo liquida il tutto come elemento di poco conto. Essere sepolti in una chiesa templare era ritenuta una garanzia, si ammette giustamente, per la salvezza della propria anima. Ma l’esoterismo e la simbologia secondo l’articolo sono altra cosa.

Per definire l’argomento, descriverò qui il ruolo assunto in Lucca da una chiesa templare, Santa Maria Corte Orlandini, che contiene al suo interno la simbologia templare. Tre fondazioni ha avuto questa chiesa. Una alla fine del IX secolo. Una seconda proprio in quel fatidico 1187 quando, come viene ricordato anche nell’articolo menzionato, nella battaglia di Hattin, i soldati musulmani furono invitati a decapitare i Crociati Templari presenti, e alcuni si mostrarono più abili di altri. In quel difficile momento per l’Ordine in Terra Santa, la chiesa lucchese di Santa Maria Corte Orlandini, detta anche Santa Maria Nera per la presenza al suo interno di una copia della Madonna Nera di Loreto (e anche qui la simbologia seppur d’epoca posteriore ritorna) fu rifondata per la seconda volta, e questa in veste Templare. La terza fondazione risale al 1574, quando venne costituito al suo interno l’Ordine tutt’ora presente dei Chierici Regolari della Madre di Dio, che si richiamano anch’essi all’originario pauperismo templare. In questa chiesa molte sono le tombe non solo di persone appartenute a quest’ultimo Ordine monastico, ma anche di religiosi che non vi appartennero e che qui vollero essere sepolti. Una precisa volontà di lasciare la vita terrena per l’ultraterrena affidandosi a un luogo sacro così simbolico e certamente garante della importante missione salvifica appartenuta agli Ordini che vi sono afferiti. La simbologia accompagna da sempre le chiese templari ed ex templari come la volontà di molti di affidarsi al loro valore simbolico. Persino molti secoli dopo la fine dell’Ordine!

Non sono certamente in grado di confutare il Codice da Vinci e le sicuramente molte inesattezze e falsità che contiene. Ma posso dire che Leonardo Da Vinci visitò Lucca e ciò è provato da un angelo presente in una località non distante dalla città lucchese, ossia il paese di San Gennaro, dove una statua viene attribuita proprio al genio italiano per antonomasia.

Suo padre poi lo ritroviamo citato in alcuni documenti che ho rintracciato proprio in testi che sono presenti in Santa Maria Corte Orlandini, dove abbiamo in Lucca attualmente la sede della Biblioteca Statale. Vinci non è un luogo così distante da Lucca, ed evidentemente i legami ci sono stati.

La parte terminale dell’articolo che ho citato ci parla di Papa Clemente V come di un debole e di Filippo il Bello, Sovrano che sciolse o che contribuì in maniera massiccia allo scioglimento dell’Ordine Templare, come di una certezza non confutabile. Anche qui intendo dire cose un po’ diverse rispetto all’articolo che ho citato. In Lucca, come si ricorda nel celebre libro Templari a Lucca con la prefazione del Professor Franco Cardini, lo scioglimento dell’Ordine Templare non ebbe le stesse conseguenze che ci furono altrove. I Templari continuarono a svolgere le precedenti mansioni. Strano ma vero. No, non è strano. Sicuramente ci fu lo zampino di Castruccio, che con Filippo il Bello fu a lungo in sintonia. E molti Templari Lucchesi con tutta probabilità erano cugini dello stesso Castruccio. Come non salvarli facendo leva sulle sue influenti amicizie? Parlerei in questo caso di coincidenza di interessi.

Sempre nel libro Templari a Lucca si sottolinea come il luogo della Magione Templare in città fosse adiacente con i suoi Orti agli Orti di un altro Ordine celebre, i Domenicani; anzi, questi Orti erano concomitanti, non solo adiacenti. E sempre nel libro si sottolinea che stranamente l’Ordine Domenicano Lucchese aveva buoni rapporti con l’Ordine Templare prima dello scioglimento, mentre altrove ciò non accadeva. Naturalmente la Magione fu poi occupata, una volta sciolto l’Orine Templare, dai Cavalieri di Malta. Ora, siccome i Templari non erano solo banchieri o guerrieri, ma diciamolo, e qui l’articolo del «Sole 24 Ore» non lo menziona, soprattutto scienziati, non sorge il dubbio che con i Domenicani potessero anche esserci affinità elettive, visto che l’Ordine Domenicano con San Domenico, il suo fondatore, è l’Ordine Dotto della Chiesa? Se poi, in questo caso nello specifico, gli Orti sono coincidenti, non si trattò solo di buona e pacifica convivenza, ma semplicemente di concomitanza. Insomma, viene da pensare che potesse in taluni casi trattarsi delle stesse persone che afferivano ai due Ordini. Troppi gli interessi economici che i due Ordini condivisero per non pensarlo. Oltretutto in San Romano, sede dei Frati Domenicani, c’è una celebre scultura che raffigura un cavaliere e le sue imprese.

Lucca è, ed ancor più era, una piccola città, e i suoi membri più illustri l’un contro l’altro armati ma sempre molto, molto in simbiosi. L’Oligarchia Lucchese e il suo Governo Oligarchico hanno costituito per quasi 1.000 anni l’ossatura della città. Se i Templari Lucchesi continuarono dopo lo scioglimento dell’Ordine a fare quello che facevano prima, non rimasero, seppur sotto mentite spoglie, il cuore dell’Oligarchia della città dalla millenaria indipendenza repubblicana?

Gli Ordini cavallereschi poi non sempre erano l’uno contro l’altro armati, e in taluni casi cambiando ragione sociale il prodotto non cambiava. Mi riferisco alla sostituzione in Lucca dei Cavalieri di Malta nella Magione ex Templare. Qualche cavaliere si riciclò pure nell’Ordine Ospitaliero? La proprietà commutativa, se vogliamo mantenere un linguaggio matematico tanto caro ai Templari, si può applicare anche in questo caso?

Come possiamo ben capire il denaro non è mai un’opinione, e quindi ritorniamo al discorso dei Templari banchieri. Questo denaro templare qualche volta «camuffato» e fatto girare dappertutto, non si volatilizzò almeno in quel di Lucca in un battito d’ali, e coloro che ebbero l’opportunità di non venir intaccati nelle loro prerogative, così come accadde ai Templari in Lucca, probabilmente non persero tutto quel denaro ma semplicemente lo fecero pervenire in quelli che oggi definiamo paradisi fiscali, e che lo sono di lunga data. Lucca mantenne la sua secolare indipendenza senza un esercito presente in città, ma solo grazie all’abilità diplomatica di qualcuno. Senza guerre, senza spargimenti di sangue. Chiediamoci: perché? Sono solo fantasie quelle del Codice Da Vinci? Nel Cinquecento poi, quando ci fu la Riforma Protestante, molti membri illustri di illustri famiglie lucchesi si confinarono in Svizzera, e in specifico a Ginevra. La Curia Lucchese ha sempre mantenuto giuridicamente una sua indipendenza dal Vaticano, intesa come autonomia amministrativa di cui alcuni contenziosi si riscontrano ancora nel XIX secolo. Solo in epoca risorgimentale, quando Lucca nel 1847 perse la sua secolare indipendenza, perse talune prerogative. Le presunte vecchie affinità elettive di membri dell’Oligarchia Lucchese con l’Ordine Templare ormai sciolto ufficialmente da secoli possono aver in qualche modo influito su queste scelte e su determinate situazioni? Credo che l’articolo del «Sole 24 Ore», seppur ben congegnato, non tenga a sufficienza conto delle specificità dell’Ordine Templare, soprattutto in merito al ruolo politico, ideologico e culturale che l’Ordine aveva rappresentato e ha continuato a rappresentare, nonostante il suo scioglimento. In questa luce capiamo che tale Ordine ha mantenuto e «mantiene» la sua influenza, e che dunque il così detto neo-templarismo non è poi così avulso da una sua ragion d’essere. Invito sin da ora alla lettura di un articolo che mi sono proposta di scrivere proprio sui fondatori dell’Ordine Templare grazie ad alcuni documenti che sono riuscita a reperire e che intendo prossimamente pubblicare, se mi sarà concesso, su questo sito storico.

(luglio 2019)

Tag: Elena Pierotti, i Templari da Cavalieri a banchieri, 6 marzo 2018, Il Sole 24 Ore, neo-templarismo, Baldovino II, moschea di Al-Aqsa, Tempio di Salomone, sorgere dei Templari, Prima Crociata, Regno Latino di Gerusalemme, Ospitalieri di San Giovanni, Sovrano Militare Ordine di Malta, Ugo de Paganis, Templari, leggende sui Templari, falsità sui Templari, Templare Domini, Pauperes Militie Christi et Salomonici Templi, Laude di Bernardo di Chiaravalle, Filippo il Bello, Clemente V, Goffredo di Buglione, Matilde di Canossa, Castruccio Castracani degli Antelminelli, Santa Maria Corte Orlandini, simbologia templare, Santa Maria Nera, Templari a Lucca, scioglimento dell’Ordine Templare, fine dei Templari.