Unni, Tartari, Mongoli, più barbari dei barbari?
Molte fonti storiche li rappresentavano come selvaggi, altre ci danno un’immagine diversa

Unni, Tartari (o meglio Tatari), Mongoli, insieme ad un vasto gruppo di popoli minori provenienti sempre dal centro Asia, sono passati alla storia come un flagello dei popoli più civilizzati, dalla Cina all’Europa centro orientale, passando per India, Persia, Medio Oriente. Le loro scorrerie fino al Duecento furono numerose e più continue di quanto in genere ritenuto. Come gli Ostrogoti e i Longobardi in Italia, molti di essi si assimilarono in tempi brevi con le popolazioni più avanzate conquistate, altri come i Magiari e Turchi di Anatolia, mantennero invece la loro identità linguistica. Esiste una certa confusione sulla loro composizione etnica e più strettamente razziale, ma anche sui loro costumi, rozzi e sanguinari secondo alcune fonti storiche, meno terribili secondo altre, ricordiamo che il celebre capo degli Unni Attila ottenne un importante titolo onorifico romano, mentre i Mongoli anche secondo la testimonianza di Marco Polo avevano realizzato una pacificazione del continente asiatico che favoriva i commerci, il grande Gengis Khan risultava essere un cristiano nestoriano, tollerante verso gli altri culti. La questione si presenta controversa.

Le popolazioni dell’Asia centrale parlavano lingue uralo altaiche, gruppo al quale appartengono o sono in qualche modo vicine le lingue ungherese e finnica, in particolare le lingue delle popolazioni centroasiatiche erano vicine al turco e tale regione è stata infatti chiamata per un lungo periodo Turkestan. Tali popolazioni dal punto di vista razziale comprendevano caucasoidi e mongoloidi, molto difficile data la scarsità di scritti lasciati stabilire se in origine la lingua fosse parlata dal primo o dal secondo gruppo.

In territori vicini ai popoli di cui parlavamo erano presenti popoli iranici, fra i quali gli Sciti, i Sarmati e i Cimmeri che occupavano un territorio che dall’Ucraina arrivava alla regione ad est del Mar Caspio e raggiunsero una certa importanza fra il VII secolo avanti Cristo e il periodo che precede la potenza macedone. I Cimmeri sono ricordati come barbari invasori dell’Anatolia, la Scizia venne invece parzialmente colonizzata dai Greci e successivamente dai Romani e ci ha lasciato pregevoli manufatti in oro in parte di fattura originale in parte greca. I Sarmati ebbero intensi contatti con i Romani, si arruolarono nel loro esercito e secondo un’ipotesi il celebre re Artù della Britannia apparteneva a tale popolo. Erano entrambi popoli guerrieri, ma non costituirono una minaccia per gli stati civilizzati occidentali. Nella regione ancora più a est, oggi facente parte della Cina, era presente il popolo dei Tocari che parlava una lingua indoeuropea che successivamente scomparve lasciando poche tracce. Forse le fonti storiche non riescono a darci un quadro completo della situazione, una parte degli Sciti, come abbiamo visto un popolo almeno parzialmente civilizzato, chiamata Alani venne fra il 250 e il 370 in parte sottomessa dagli Unni, mentre un’altra parte si unì ai Vandali, infine altri gruppi di Alani costituirono un regno a nord del Caucaso che durò fino all’invasione mongolica del Duecento. Nel 406 si ebbe la grande invasione dei barbari germani e gli Alani legatasi strettamente ai Vandali attraversarono l’intera Europa compiendo saccheggi e insediandosi infine nel Nord Africa.

Secondo le fonti storiche cinesi gli Unni erano un popolo di nomadi feroci di razza mongolica discendenti degli Hsiung-nu (o Xiong nu), ma altri studiosi ritengono che fossero caucasoidi. Fra il 200 e il 300 dopo Cristo occuparono parte della Cina. Alla fine del 300 iniziarono le loro scorrerie sanguinarie oltre il Danubio, occupando gran parte dell’Europa orientale compresa una parte notevole della Russia meridionale e facendo della Pannonia (regione coincidente con l’Ungheria occidentale) la loro sede principale. Lo scrittore romano Ammiano Marcellino scriveva di loro: «Ignorano profondamente, come animali privi di ragione, il bene ed il male, sono ambigui ed oscuri quando parlano, né mai sono legati dal rispetto per una religione o superstizione, ma ardono d’un’immensa avidità d’oro. A tal punto sono mutevoli di temperamento e facili all’ira». I loro rapporti con i Romani furono complessi, combatterono insieme alcune tribù germaniche e Attila ottenne l’importante titolo di «magister militum», ma imposero dei tributi pesanti ai Bizantini. I cronisti dell’epoca riportano che Attila da ragazzo aveva soggiornato presso la corte imperiale, riportano inoltre di intensi contatti fra le due parti nel corso del tempo e anche della concessione della sorella dell’imperatore come possibile moglie al capo unno, la figura di Attila colpì molto la fantasia degli scrittori anche nei tempi successivi, diversi racconti germanici lo citano nelle lotte fra barbari. Secondo alcuni il capo degli Unni era in realtà germanico come suggerirebbe il suo nome, quando morì nel 453 il suo regno scomparve dopo poco senza lasciare molte tracce. Contemporaneamente alle incursioni degli Unni in Europa si ebbe la pressione e l’invasione degli Unni bianchi (chiamati anche Eftaliti) in Persia e in India, in realtà sembra che si tratti di un popolo diverso da quello che minacciava le nostre terre, la loro occupazione non fu continua tuttavia perdurò per un secolo.

La duplice pressione dei Vandali di Genserico e degli Unni di Attila aveva fortemente indebolito l’impero romano e contribuito a creare quel clima di insicurezza che permané a lungo sulle nostre terre, mentre altre sfide si presentavano, meno di un secolo dopo fece la comparsa un nuovo popolo turco del centro Asia, gli Avari probabilmente di stirpe mongolica e un popolo di incerti connotati linguistici, i Chazari. Quest’ultimi non arrivarono mai a minacciare l’Europa ma ebbero contatti piuttosto intensi con il nostro mondo tanto da convertirsi all’ebraismo, alcune fonti ne parlano come di un popolo relativamente civilizzato che aveva realizzato città di una certa grandezza. Come i loro predecessori, gli Avari si stabilirono nella Pannonia e nella vasta regione a nord del Danubio, stabilirono accordi con i Bizantini ma compirono numerose razzie in Europa centrale e nel 626 arrivarono ad assediare Costantinopoli. Diversamente dagli Unni ci hanno lasciato testimonianze artistiche piuttosto interessanti, alcuni ritrovamenti fanno pensare che anch’essi si fossero convertiti all’ebraismo. Poco tempo dopo iniziò il loro lento declino, ma su una parte di territorio da loro controllato emersero i Bulgari. Nello stesso periodo si formò un vasto stato turco dalla Manciuria al Kazachistan, chiamato Gokturk, le sue vicende influenzarono la Cina e non ebbe riflessi sull’Europa anche se risulta che accolsero benevolmente i missionari cristiani nestoriani.

Nello stesso periodo dell’invasione avara si ebbe nel VI-VII secolo la penetrazione dei popoli slavi nell’Europa orientale, la loro immigrazione non fu particolarmente violenta, stabilirono rapporti relativamente pacifici con i Bizantini e progressivamente si cristianizzarono. Nello stesso periodo penetrarono in direzione dei Balcani anche i Bulgari, una popolazione in origine turca presente nell’Asia centrale e nella regione del Volga. Nel 681 nella regione a cavallo del Danubio si venne a formare il primo impero bulgaro, progressivamente assimilò la lingua slava (nonostante l’influenza culturale della Grecia) e nella seconda metà del IX secolo si convertì al cristianesimo. Diversamente da molti popoli del centro Asia che hanno lasciato poche tracce, i Bulgari slavizzati ci hanno lasciato diverse opere letterarie e la loro capitale, Pliska, presentava edifici monumentali. Il periodo di maggiore grandezza si ebbe con lo zar Simeone che intorno al 930 riuscì a impossessarsi di gran parte dei Balcani e a minacciare l’impero bizantino.

Prima del 900 fece la comparsa un popolo ugro finnico, quindi vicino alle popolazioni uralo altaiche di cui abbiamo parlato, i Magiari. Come altri popoli precedenti occuparono la Pannonia e da lì abbatterono lo stato slavo della Grande Moravia e lanciarono incursioni non solo nell’Europa centro orientale ma anche in Francia e in Italia creando un clima di grave insicurezza in tutto il continente. Nel 955 vennero sconfitti dal re tedesco Ottone di Sassonia che a seguito di tale successo divenne imperatore. Pochi anni più tardi i Magiari si convertirono al cattolicesimo, divennero sedentari e cessarono di costituire una minaccia.

Fra il 900 e la prima metà del 1100 il popolo nomade turco dei Peceneghi combatté contro il ducato di Kiev, successivamente nel 1090-1091, minacciò Costantinopoli ma non molto tempo dopo iniziò il declino e fu assorbito dai popoli vicini più avanzati. Un altro popolo linguisticamente e culturalmente simile ad esso, i Cumani, in un periodo di poco successivo attaccò Kiev, l’impero bizantino e l’Ungheria da poco integrata nell’Europa. Quando nel Duecento fu minacciato a loro volta dai Mongoli, si integrò con gli Ungheresi e i Rumeni.

Una situazione molto particolare fu quella determinata dai Turchi selgiuchidi, così chiamati perché soggetti ad una dinastia che prendeva nome da un sovrano di nome Selgiuk, fra i popoli nomadi centro asiatici furono quelli che insieme ai Magiari diedero vita allo stato più duraturo. Poco prima dell’anno Mille questo popolo si spostò a nord della Persia e si convertì all’islamismo. Poco dopo il Mille invase tale paese e nei decenni immediatamente successivi Baghdad e la parte interna dell’Anatolia dove diede vita al sultanato di Rum, nome che si richiamava a Roma essendo la regione in precedenza dominata dai Bizantini. Il loro potere coincise con un periodo di grandezza nel campo culturale e artistico anche se come altri popoli nomadi conquistatori assimilarono la cultura del paese più avanzato. La dinastia selgiuchide presto conobbe contrasti interni, i Turchi della Persia vennero assimilati dalla popolazione locale, ma mantennero la loro identità linguistica in Anatolia. Anche qui il potere turco favorì la realizzazione di grandi opere architettoniche, ma subirono nel Duecento l’invasione mongola.

Gengis Khan («Signore Universale»), il suo vero nome era Temujin, come abbiamo detto apparteneva ad una tribù mongola di cristiani nestoriani che praticava comunque anche i culti sciamanici, divenne il capo dell’impero più vasto del mondo che dalla Corea arrivava al Danubio (anche se con alcune incertezze sui territori effettivamente dominati), comprendente la Persia e buona parte della Cina. La descrizione fisica del grande capo fatta da uno scrittore persiano dell’epoca fa pensare a dei connotati fisici diversi da quelli mongolici, come del resto esiste una certa confusione sulle caratteristiche fisiche dei Tatari, lo stesso nome indicava in tempi diversi etnie differenti. Difficile stabilire i motivi del grande successo di questi popoli che nel passato erano stati spesso in guerra fra loro, comunque possiamo ricordare che Gengis Khan aveva stabilito una gerarchia basata non sul principio tradizionale della discendenza, ma sulle capacità del singolo. Venne prima occupata la Cina, successivamente la Persia e la Russia, come gli altri popoli nomadi centroasiatici furono sanguinari ma assimilavano con una certa rapidità la cultura superiore degli altri popoli. Quando il grande capo morì nel 1227, l’impero si smembrò in quattro parti (approssimativamente corrispondenti a Russia, Persia e Anatolia, Cina, Turkestan) ma continuarono le azioni militari, i capi erano discendenti del grande sovrano che dovevano comunque avere l’approvazione dell’assemblea dei grandi. Come riporta anche Marco Polo, nel vasto dominio esisteva una situazione pacifica che facilitava i commerci, era presente un servizio postale e un servizio bancario. Anche se frazionato il vastissimo dominio mongolo continuò nei decenni e secoli successivi, la capitale dell’Orda d’Oro («Tenda da Campo Reale») comprendente buona parte della Russia europea, Saraj sul Volga, fu per un certo periodo una grande città. Il potere del khanato era fortemente autoritario, disponeva di una notevole burocrazia, i principi russi dovevano fare atto di sottomissione e versare una quota elevata di imposte. I khan realizzarono quella forma di organizzazione piramidale basata sul servilismo che fu caratteristica della Russia anche nei secoli successivi. I tataro mongoli si convertirono all’islamismo ma furono comunque tolleranti con le altre religioni. La fine dei dominii nati con Gengis Khan costituisce una questione controversa, formalmente l’estinzione dell’Orda d’Oro è collocata nel 1502 con l’affermazione del principato di Mosca.

Uno dei discendenti (o presunto tale) di Gengis Khan, Timur Leng, che tradotto sarebbe Timur lo Zoppo, ma è meglio conosciuto come Tamerlano, fu emiro di Samarcanda in Uzbechistan e conquistò dopo il 1387 la Persia dominata da un altro ramo dei discendenti del grande capo mongolo. Successivamente prese anche Baghdad, attaccò la Turchia e l’India nonché si apprestava ad attaccare la Cina, proposito non riuscito a causa della sua morte. È passato alla storia come un tiranno sanguinario, famoso per le piramidi di teste mozzate degli abitanti delle città che non si erano arrese, ma fece di Samarcanda una grande capitale con notevoli architetture, protesse i letterati e si considerò un grande combattente dell’islam. I successori continuarono a regnare per circa un secolo e per un certo periodo posero la loro capitale a Herat in Afghanistan. Fra i loro discendenti abbiamo anche la dinastia Moghul che governò l’India dalla metà del Cinquecento al Settecento, i domini di questa dinastia furono molto vasti e realizzarono imponenti e pregevoli opere d’architettura. Altri popoli di origine turca furono famosi come guerrieri, fra questi i Mamelucchi, soldati turchi e circassi che combattevano per i califfi di Baghdad che occuparono l’Egitto e la Siria, i loro capi divennero re di quelle terre dal 1250 al secondo decennio del Cinquecento pur riconoscendo formalmente l’autorità degli Ottomani. Quelli che conosciamo come Cosacchi, popolazione nomade distribuita fra Ucraina e Russia, erano di origine turca ma ad essi si aggregarono anche popoli slavi e diedero vita ad una popolo caratterizzato più dallo stile di vita (allevatori e grandi combattenti a cavallo) che dall’appartenenza culturale.

Dopo Tamerlano non abbiamo più avuto grandi conquiste da parte dei popoli del centro Asia, anche se l’espansione degli Ottomani turchi continuò nel periodo successivo, ricordiamo l’ultima operazione militare di conquista, l’assedio di Vienna del 1683. In conclusione possiamo dire che i popoli genericamente indicati come turcofoni furono popoli bellicosi e sanguinari, non sarebbe comunque corretto definirli selvaggi o primitivi e assimilarono in tempi brevi la cultura dei paesi conquistati, furono devastatori ma non bloccarono lo sviluppo dei popoli che subirono la loro invasione.

(luglio 2018)

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