L’anello della croce di Cristo
Una ricerca tra Fede, archeologia e tradizioni culturali

Per un non breve periodo di tempo il testo del Vangelo secondo Giovanni è stato oggetto di numerose critiche. Si affermava, in pratica, che alcuni dati erano stati «aggiunti» senza rispettare la verità storica. Poco alla volta, con il contributo di vari archeologi, è stato dimostrato che le indicazioni evangeliche non erano state inventate.

Frammento del papiro Rylands

Frammento di un papiro (II secolo, «Rylands») con un passo del Vangelo di San Giovanni, recto e verso

Le parole di Cristo Crocifisso alla Madre e a Giovanni

Tra i diversi rilievi ne esisteva uno che mi aveva colpito. Alcuni autori avevano affermato che le parole di Cristo Crocifisso alla Madre e all’Apostolo Giovanni erano state ideate in modo fantasioso perché da una croce molto alta un condannato a morte non poteva essere udito da chi era nei pressi. Si riporta al riguardo il versetto dell’Evangelista Giovanni:

«Stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria di Clèofa e Maria di Màgdala. Gesù allora, vedendo la madre e lì accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: “Donna, ecco il tuo figlio!” Poi disse al discepolo: “Ecco la tua madre!” E da quel momento il discepolo la prese nella sua casa» (Vangelo secondo Giovanni 19, 25-27).

Però, alla fine del 1991 avvenne un fatto. Due archeologi e architetti greci, George Lavas e Saki Mitropoulos, ottennero il permesso di dissotterrare la parte superiore della rupe posizionata nell’oratorio greco-ortodosso situato sotto la cappella della Crocifissione (Basilica del Santo Sepolcro, Gerusalemme, area del Golgota).

Pulendo questa parte di roccia, si trovò – sotto una lastra di marmo – uno strato di malta e calce di 50 centimetri, rimasto intatto.

Lo strato fu rimosso. Venne così individuata una cavità con un anello in pietra di 11 centimetri di diametro. Non c’era dubbio che tale reperto era servito per il fissaggio di una croce. Questa veniva inserita attraverso l’anello, e poi mantenuta in posizione verticale.

Si trattava dell’anello della croce di Cristo? Lavas e Mitropoulos rimasero prudenti. La domanda, in concreto, considerava due possibilità:

1) si poteva trattare di un anello costruito nel 326, quando Elena, madre dell’Imperatore Costantino I, fece consolidare questo luogo di crocifissione, e suo figlio autorizzò l’erezione della Basilica del Santo Sepolcro;

2) poteva essere l’anello utilizzato per la croce di Gesù.

Basilica del Santo Sepolcro

Basilica del Santo Sepolcro (Gerusalemme). Altare della Crocifissione

La prima possibilità

1) Anello ricostruito nel 326. Se l’anello in esame fosse stato solamente ricostruito nel 326, fornirebbe comunque delle significative informazioni. Questa forma di fissaggio di una croce doveva infatti avere una tradizione. Dei precedenti. In caso contrario, chi avrebbe inventato un anello di 11 centimetri di diametro?

Questo diametro attesta infatti che la croce non poteva superare i 2,40 metri. Si tratta di un’altezza che smentisce molte convinzioni, e quindi non avalla le stesse raffigurazioni pittoriche rappresentate nei secoli.


La seconda possibilità

2) Anello della croce di Gesù. Con riferimento a questa seconda possibilità si potrebbe obiettare che nel 135 dopo Cristo l’Imperatore Adriano, dopo aver sedato la rivolta di Simon Bar Kokheba, aveva fatto distruggere per la seconda volta la città di Gerusalemme. Sopra i luoghi sacri della Passione di Cristo ordinò di edificare dei templi. In tal modo veniva precluso ogni accesso ai Cristiani.

Tale iniziativa di Adriano, però, potrebbe aver contribuito a conservare la cavità individuata nel 1991 e l’anello già ricordato. Per quale motivo? Perché egli fece demolire delle parti significative della rupe, e conservò il centro. Questo, venne poi livellato. Nei lavori di sbancamento fu individuata una sola cavità. Le due cavità riguardanti le croci dei condannati con Gesù non furono trovate.

In tale contesto, nel 135 non fu ritenuto necessario distruggere l’interno della cavità scoperta. Si preferì livellarla per sostenere una costruzione sovrastante. Si può quindi presumere che l’anello ritrovato negli anni Novanta del XX secolo fu probabilmente protetto dalle opere volute da Adriano.


Qualche sottolineatura

Le annotazioni fin qui riportate aiutano a focalizzare meglio due dati. Un primo punto chiave riguarda un interrogativo: perché per secoli si è ritenuto che la croce di Cristo fosse molto alta?

Per dei motivi probabilmente teologici. Il desiderio era quello di rappresentare in modo anche visivo una frase di Gesù: «E io, quando sarò innalzato da terra, attirerò tutti a me» (Vangelo secondo Giovanni 12, 32). Unitamente a ciò la Chiesa volle porre in risalto anche una frase del profeta Zaccaria: «Guarderanno a colui che hanno trafitto» (Zaccaria 12, 10).

Esiste quindi, sul piano della storia, una tendenza pittorica a presentare l’Ora della Crocifissione come una visione speciale: Cristo Re, sovrasta tutti dalla Croce, redime l’umanità e dal Suo costato trafitto nasce la Chiesa.

Esiste poi un secondo dato significativo. Lo studio dei due ricercatori greci ha consentito di misurare l’altezza di una croce in periodo antico. Questo fatto fa comprendere una dinamica: la Madonna poté ascoltare le parole del Figlio proprio perché lo strumento di supplizio al quale era inchiodato Gesù aveva una dimensione che non allontanava troppo Cristo dalla Madre. L’Evangelista Giovanni, quindi, non aveva inventato nulla.

(maggio 2022)

Tag: Pier Luigi Guiducci, anello della croce di Cristo, Vangelo secondo Giovanni, parole di Cristo Crocifisso alla Madre e a Giovanni, George Lavas, Saki Mitropoulos, Basilica del Santo Sepolcro, Gerusalemme, Golgota, Costantino I, Imperatore Adriano, rivolta di Simon Bar Kokheba, Passione di Cristo, profeta Zaccaria, Evangelista Giovanni.