Cimitile paleocristiana
Il complesso archeologico di Cimitile è un vero e proprio libro su pietra che inizia dall’origine dell’arte e dell’architettura realizzate dalle prime comunità cristiane in Campania fino ad arrivare al maturo Medioevo. L’area archeologica di Cimitile merita di essere ammirata e conosciuta come si fa per il monumento rinomato e non può essere considerata e trattata, a torto, come un monumento «minore» della Campania


L’origine del complesso paleocristiano di Cimitile

Cimitile, per chi non è Campano, si trova a circa 1,5 chilometri da Nola, città fondata dai Romani sia per sfruttare la ricca e fertile terra conosciuta come Campania Felix, sia per la posizione strategica poiché sorge lungo i principali assi viari che collegano Napoli e Caserta.

Intorno al nucleo cittadino di Nola furono costruite molte ville rurali, alcune di esse sono state parzialmente rinvenute intorno e nel complesso archeologico di Cimitile e proprio da queste testimonianze archeologiche romane parte il mio racconto; quando si entra nell’area archeologica di Cimitile si notano dei grossi «dolia» – contenitori ceramici – di una cella vinaria appartenuti a una di queste ville che diedero molto probabilmente vita anche all’originario gruppo di sepolture pagane datate tra il II e il III secolo dopo Cristo, su questa necropoli nacque tra la fine del III e i primi anni del IV secolo dopo Cristo il cimitero cristiano la cui origine si deve alla sepoltura di San Felice.

Ingresso del complesso archeologico di Cimitile

Ingresso del complesso archeologico di Cimitile (Italia); fotografia di Annalaura Uccella, 2013

Di origine sira, Felice, divenuto in seguito Santo, fu Vescovo di Nola dopo essere sopravvissuto alle persecuzioni di Valeriano, fu sepolto nella seconda metà del III secolo dopo Cristo in una zona periferica della succitata necropoli pagana. Meropio Ponzio Paolino nacque a Burdigala/Bordeaux nel 353 o nel 354 dopo Cristo; ricco senatore, fu mandato verso il 379 a governare la Campania e qui conobbe la memoria e i luoghi sacri che videro il Vescovo Felice agire nel nome della nuova fede cristiana. Dopo tale «incontro» Paolino, tra il 393 e il 395, decise di dedicarsi alla vita monastica, distribuì ai poveri i suoi averi e si stabilì con la moglie Therasia vicino alla tomba di San Felice. Utilizzò il suo immenso patrimonio per riorganizzare e ricostruire il «martyrium» feliciano da lui molto amato.

Paolino morì nel 431 e fu sepolto vicino a Felice ma alla sua morte l’attività del complesso non si fermò, anzi, dagli scavi è emerso che l’intera e imponente struttura non fu mai distrutta, né rasa al suolo, insomma la sua sacralità fu sempre rispettata tanto che in età longobarda si ampliò grazie anche al rinnovato culto delle reliquie; proprio a causa di tale culto, tra la fine dell’VIII secolo e la prima metà del successivo, i sepolcri di Felice e Paolino furono distrutti per asportare i «corpora sanctorum», così i resti di San Paolino furono traslati a Benevento mentre quelli di San Felice furono trasferiti all’interno del soprastante altare nuovamente ricostruito, ma sfortunatamente buona parte del suo corpo fu utilizzata nel tempo come fabbrica di reliquie che si possono venerare in diverse parti d’Italia.

Nel tempo sia le basiliche, che avevano anche funzioni sepolcrali, sia l’abitato sorto vicino ad esse presero il nome di Cimiterium, nel corso dei secoli si trasformò in Cimitile, toponimo che nell’Alto Medioevo si affiancò a quello dell’antica Nola. Il villaggio di Cimitile, sebbene danneggiato da una disastrosa alluvione agli inizi del VI secolo, la cosiddetta eruzione di Pollena, fu ininterrottamente abitato grazie proprio alla presenza del santuario che continuò ad essere meta di pellegrinaggi soprattutto tra il VI e il VII secolo.

Oggi gli edifici emersi durante gli scavi di Chierici – dal 1933 al 1935 e dal 1954 al 1956 – comprendono: le basiliche dei Santi Felice, San Calionio, Santo Stefano, San Tommaso, San Giovanni, Santi Martiri e la Madonna degli Angeli e una serie di ambienti diversi chiamati anche «monasterium» dove si svolgevano le varie attività di accoglienza dei numerosi pellegrini.


La tomba di San Felice e la sua monumentalizzazione

E ora veniamo alla parte più complessa della storia su pietra, entriamo del complesso archeologico di Cimitile il cui costo del biglietto è decisamente accessibile, quindi, vale la pena visitarlo.

Per prima cosa vi consiglio di munirvi di un buon navigatore perché la segnaletica non è proprio il massimo, prestate attenzione all’ingresso che è un poco defilato, ma una volta entrati sarete proiettati in quell’età di mezzo dove il mondo cristiano e quello pagano coesistevano, si confondevano e lottavano per affermare uno il proprio predominio e l’altro la propria sopravvivenza.

Ovviamente il nucleo più interessante di questo complesso monumentale è quello sorto sopra la tomba di San Felice: fu subito venerato come Santo tanto che durante il IV secolo intorno alla sua sepoltura furono costruite una serie di piccole basiliche mentre la sua tomba fu monumentalizzata e inserita in una basilica chiamata «ad corpus» perché eretta proprio sopra il corpo del Santo, era un’aula absidata con l’orientamento Nord-Sud. Di tale primitiva chiesa oggi rimangono poche tracce e tra quelle che risaltano all’occhio ci sono alcuni tratti di pareti ricoperte dall’intonaco rosso su cui sono state incisi dai pellegrini tra il IV e il V secolo alcuni epitaffi di scioglimento voti, nomi e frasi bene auguranti e alcune sopravvissute tracce di affreschi presenti nella controfacciata, perché in origine a tale basilica si accedeva da Sud. La parete occidentale, invece, si apriva su una stradina interna che portava nella necropoli mentre la tomba del Santo, evidenziata e delimitata da transenne, si trovava al centro di questa basilica che ospitò molte sepolture di fedeli tra le quali quella di Paolino sepolto nel 431 vicino a San Felice.

Tale basilica nel corso dei secoli è stata modificata e oggi appare inglobata nei successivi edifici di culto; intorno alla metà del IV secolo, a Est dell’aula fu realizzato un secondo edificio di culto con tre navate e abside a Est, è la cosiddetta basilica orientale chiamata anche di San Felice che oggi ospita l’«antiquarium», la cui costruzione comportò la demolizione della parete orientale della primitiva chiesa.

Antiquarium della Basilica di San Felice

L'antiquarium della Basilica di San Felice a Cimitile (Italia); fotografia di Annalaura Uccella, 2013

Con l’arrivo di Paolino, tra la fine IV secolo e gli inizi del V secolo, tutto cambiò, egli non si limitò solo a promuovere il culto e il pellegrinaggio verso la tomba di San Felice ma si dedicò anche a riorganizzare il complesso monumentale dove la basilica «ad corpus» diventò il centro di una nuova e imponente basilica.

I lavori da lui promossi cambiarono radicalmente il complesso architettonico, iniziò facendo ruotare di 180° la basilica «ad corpus», così disposta la nuova abside si trovò a Occidente, al centro la tomba di San Felice e a Oriente l’altra basilica.

Non contento, Paolino decise di costruire anche una nuova basilica, «basilica nova», e per far ciò ridimensionò parte della basilica «ad corpus» e la trasformò in una grande edicola votiva posta al centro tra tre chiese tra loro unite proprio dalla tomba di San Felice. Purtroppo della «basilica nova» paoliniana sono giunti a noi solo dei ruderi, è sopravvissuta solo l’originalissima abside a trifoglio, una delle tante novità architettoniche provenienti dall’Oriente Cristiano e introdotte dalle nostre parti grazie all’indiscussa personalità e cultura di Paolino, essa è giunta a noi abbastanza integra perché fu riutilizzata e trasformata tra l’VIII e il IX secolo nella chiesa dedicata a San Giovanni.

Questi complessi lavori di monumentalizzazione non si conclusero con Paolino ma furono portati a termine dai suoi successori. A uno di questi successori si deve anche la meravigliosa edicola mosaicata con tre archi sostenuti da colonne e capitelli di reimpiego su cui sono stati realizzati con piccoli tasselli in pasta vitrea dei motivi geometrici, vegetali e animali che dovevano raffigurare il Paradiso come un Eden perduto mentre la scritta dei versi è in lamina d’oro. Questa edicola è stata erroneamente attribuita a Paolino ma in realtà fu realizzata tra la fine del V e gli inizi del VI secolo da uno dei suoi successori che rispettò il soggetto e i versi scelti e tramandati dallo stesso Paolino nei suoi numerosi testamenti spirituali.

A conclusione del restyling e della costruzione della «basilica nova», l’edicola feliciana venne a trovarsi al centro dell’intero complesso monumentale a cui si accedeva da Sud, oggi invece si entra da Nord.

Nonostante il tempo e i cambiamenti architettonici oggi è ancora chiara l’idea che Paolino aveva dell’architettura e dell’arte ossia quella di attrarre il fedele verso la tomba di San Felice e di indottrinarlo attraverso il perduto ciclo di affreschi, aveva già compreso l’importanza del potere comunicativo dell’arte per esaltare e annunciare la nuova fede cristiana.

Purtroppo non si può ammirare a pieno la portata innovativa e comunicativa delle scene religiose da lui scelte e inserite nel suo complesso programma di promozione e difesa della fede cristiana a causa del tempo e dell’abbandono che ha colpito tale complesso monumentale durante il XX secolo, una piccola idea possiamo farcela solo ammirando l’edicola feliciana e alcuni affreschi sopravvissuti sotto quelli altomedievali nelle basilichette dei Santi Martiri e di San Calionio.

Alla sua morte nel 431, Paolino venne sepolto vicino a San Felice. Intorno ai due venerati sepolcri tra V e VI secolo si distribuirono le deposizioni privilegiate dei vari Vescovi di Nola. L’ininterrotta frequentazione e la sentita devozione verso questi due Santi sono testimoniate dai numerosi restauri e ampliamenti delle fabbriche paleocristiane sia in età altomedievale che nei secoli successivi.


Le basiliche paleocristiane di Cimitile e le loro storie

Ingresso della Basilica dei Santi Martiri a Cimitile

Ingresso della Basilica dei Santi Martiri a Cimitile (Italia); fotografia di Annalaura Uccella, 2013

Senza abbandonare il luogo di sepoltura di San Felice ma entrando nel complesso basilicale vi consiglio di fermarvi a guardare la basilichetta dedicata ai Santi Martiri, fu costruita sopra a dei mausolei familiari ma la sua importanza artistica sta nel ciclo di affreschi sulla Passione di Gesù voluti dal Vescovo Leone e realizzati tra il IX e gli inizi del X secolo, furono realizzati sopra a quelli paleocristiani che sopravvivono in labilissime tracce a eccezione di due punti, sono due preziosissimi e inusuali affreschi realizzati durante il III secolo e posti sotto a due arcosoli che raffigurano Adamo ed Eva senza serpente e albero, Giona gettato in mare.

Altra basilichetta interessante è quella dedicata a San Calionio ricostruita sempre dal Vescovo Leone per ospitare le reliquie del Santo Orientale, in tale occasione gli interni furono affrescati e oggi si possono ammirare nelle nicchie i volti dei Santi Felice e Paolino e tracce del «velarium» riccamente decorato.

Entrambe le basilichette sono state affrescate secondo un linguaggio figurativo in cui gli elementi longobardi e quelli bizantini coesistevano armoniosamente.

Sempre al Vescovo Leone si deve la risistemazione della basilica di San Felice, sarebbe l’antica basilica orientale, in cui si ammirano in quello che in origine era l’ingresso due altari laterali affrescati uno con il volto della Madonna della Sanità e l’altro con Gesù. Sempre nella basilica di San Felice si può ammirare l’«antiquarium», un piccolo museo che custodisce alcuni degli oggetti rinvenuti durante gli scavi, essi testimoniano come sul finire dell’Impero Romano l’arte e la scultura erano influenzate sia dalla cultura pagana sia da quella cristiana.

Accanto al periodo paleocristiano si possono ammirare anche alcuni esempi della bellissima scultura longobarda che durante il IX secolo aveva raggiunto la sua completa maturazione e massimo grado di autonomia espressiva. Molti di questi oggetti risalirebbero all’attività vescovile di Lupeno, 786-800, predecessore di Leone, che si prodigò molto nel restaurare e promuovere il complesso religioso di Cimitile, progetto continuato poi dal Vescovo Leone.

Altra basilica da ammirare è quella di Santo Stefano, è a navata unica con ampia abside, fu costruita nel settore occidentale del santuario. Della chiesa originaria, costruita nel V secolo, rimangono parte dell’abside con l’arco trionfale retto da due colonne scanalate su cui poggiano dei capitelli corinzi. Agli inizi del VI secolo, in seguito alla cosiddetta eruzione di Pollena, la chiesa fu ristrutturata e riutilizzata prevalentemente a scopo funerario: i muri visibili al centro della navata rappresentano una partizione degli spazi cimiteriali. Risalgono a questo periodo le tracce di affreschi nell’abside decorata con pannelli quadrangolari delimitati da cornici rosse su imitazione del rivestimento marmoreo – tipo «opus sectile» –, mentre gli affreschi parziali di figure di Santi furono realizzate tra il XII e il XIII secolo in seguito a nuovi restauri che interessarono la zona absidale. La basilica subì due radicali restauri nel Settecento e tra il 1829 e il 1876, ma di questi restauri oggi rimangono pochissime tracce perché durante le varie campagne di scavo del Chierici era forte l’idea di riportare tali basiliche agli antichi splendori paleocristiani e medievali e ciò portò alla totale rimozione di buona parte delle sovrastrutture costruite dal Seicento in poi.

In ultimo va menzionata la basilica dedicata all’Apostolo Tommaso che come chiesa cimiteriale ospitò un numero impressionante di sepolture le quali hanno restituito durante le varie campagne di scavo numerosi corredi funerari composti da oggetti personali – come orecchini, fibule, fibbie di cintura e brocchette in ceramica. Ciò testimonia l’importanza del complesso basilicale e cimiteriale che Cimitile ha avuto per secoli grazie prima alla figura di Felice e poi dalla straordinaria personalità di Paolino da Nola.

L’intero complesso monumentale sopravvisse anche alla violenta eruzione del 1631 del Vesuvio che danneggiò moltissimo i vari edifici di culto, i quali furono prontamente restaurati dal Capitolo della cattedrale di Nola che dalla fine del Cinquecento aveva assunto il controllo del santuario.

Il complesso fu utilizzato dalle varie confraternite fino ai giorni nostri e poi fu abbandonato, ma grazie alle campagne di scavo e ad una rinnovata sensibilità ora il complesso archeologico di Cimitile si può finalmente ammirare e vi consiglio vivamente di farlo.

Articolo in media partnership con polveredilapislazzuli.blogspot.it
(settembre 2018)

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