IHS, il Cristogramma che i Gesuiti «presero» ai Francescani
Le origini del Cristogramma. San Bernardino da Siena. Le iniziative pastorali. La scelta della Compagnia di Gesù

Nel Vangelo di Giovanni (14, 6-14), tra le diverse frasi del Signore, è riportata anche questa: «Qualunque cosa chiederete nel mio nome, la farò, perché il Padre sia glorificato nel Figlio». Il passo evangelico è significativo perché torna a confermare, ancora una volta, la Presenza di Dio accanto a ogni fedele. Il Nome di Gesù riconduce alla Persona del Messia. Negli Atti degli Apostoli (4, 12), ancora, viene specificato che: «In nessun altro c’è salvezza; non vi è infatti altro nome dato agli uomini sotto il cielo nel quale è stabilito che possiamo essere salvati». Pure nella Lettera dell’Apostolo Paolo ai Filippesi (2, 8-11) si trova un’affermazione che riguarda il Nome di Gesù. La frase è: «[Cristo] umiliò se stesso facendosi obbediente sino alla morte e alla morte in croce. Per questo Dio l’ha esaltato e gli ha dato il nome che è al di sopra di ogni altro nome; perché nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra; e ogni lingua proclami che Gesù Cristo è il Signore, a gloria di Dio Padre».

Tale insegnamento è stato ampiamente recepito dalla Chiesa (si pensi, ad esempio, alle preghiere degli esorcismi). Anche negli Atti degli Apostoli (3, 6) viene narrato un episodio (Pietro guarisce uno storpio) che nuovamente si collega al Nome di Gesù. Questo è il testo: «Pietro gli dice: “Non possiedo né argento né oro, ma quello che ho te lo do: nel nome di Gesù Cristo, il Nazareno, alzati e cammina!”». La frase di Pietro, al riguardo, è contemporaneamente certezza dell’aiuto di Cristo e affidamento.

In tale contesto, nel Nome di Gesù si compiono prodigi (Vangelo secondo Marco 16, 17), sono cacciati i demoni (Vangelo secondo Marco 9, 38). L’invocazione del Suo Nome è fonte di salvezza, di remissione dei peccati e di vita eterna (Atti degli Apostoli 4, 12; Prima Lettera di Giovanni 2, 12; Prima Lettera ai Corinzi 6, 11; Vangelo secondo Giovanni 3, 18; Prima Lettera di Giovanni 5, 13).

Questi riferimenti biblici possono aiutare a far meglio comprendere un dato. Nel corso della storia della Chiesa sono state valorizzate delle abbreviazioni per contrazione del Nome di Cristo. In particolare, fin dall’epoca medievale è esistito l’uso di segnare nei più diversi ambienti (anche sopra le porte delle case) le prime tre lettere del Nome di Gesù in lettere maiuscole greche (Ι Η Σ), con il «sigma» (Σ) sostituito dalla lettera latina S, che conserva il medesimo suono.


Le origini dell’abbreviazione IHS

Già nel III secolo dopo Cristo, tra le abbreviazioni utilizzate nei manoscritti greci del Nuovo Testamento, si trova per la prima volta la sigla IHS (o in alfabeto greco ΙΗΣ). Questa espressione contratta viene oggi inserita tra i «nomina sacra».[1] IHS indica il nome ΙΗΣΟΥΣ (cioè «Iesous», Gesù, in lingua greca antica e caratteri maiuscoli).

All’inizio, quindi, le lettere H e S erano rispettivamente un «eta» e un «sigma» dell’alfabeto greco. La sigla è spesso abbinata a XPS per «Christós». Le due sigle sono costruite in modo analogo, utilizzando le prime due lettere e l’ultima del nome, perciò la S è l’ultima lettera del nome «Iesus» e non la terza. Secondo un’altra interpretazione, la sigla è costituita dalle prime tre lettere del nome di Gesù in greco.

L’esistenza di due diverse interpretazioni si spiega con il fatto che la terza e l’ultima lettera di ΙΗΣΟΥΣ («Iesous») sono entrambe «sigma».

Esistono, inoltre, alcune varianti. La «i» greca, infatti, può essere traslitterata in alfabeto latino sia come una normale «i» maiuscola («I»), sia come una «i lunga» («J»); quindi: IHS oppure JHS.

Da sottolineare pure il fatto che la «sigma» era spesso scritta nella forma di «sigma» lunata, molto simile a una «C» dell’alfabeto latino, e può essere traslitterata sia come una «S» latina (per indicare correttamente la pronuncia della lettera greca), sia come una «C» (per imitare la grafia originaria); da ciò anche le varianti tardo-antiche: IHC, oppure con «i lunga» JHC.


Fasi storiche successive

Nel corso dei secoli le due sigle IHS e XPS furono utilizzate non solo nei manoscritti, ma anche nelle monete e negli oggetti artistici. Si può ricordare, ad esempio, l’iscrizione sulle monete d’oro bizantine a partire dal secondo regno dell’Imperatore Giustiniano II[2] (inizio VIII secolo): DN IHS XPS REX REGNANTIUM, cioè: «Signore Gesù Cristo, Re dei Re» (ad esempio, nel 705)[3], o – pochissimi anni prima – l’iscrizione sulla bara di San Cutberto a Durham (Gran Bretagna) del 698.[4]

Con il trascorrere del tempo, in taluni ambienti, si affievolì la memoria dell’origine greca dell’abbreviazione. Ne derivò la convinzione che IHS fosse il troncamento del nome latino di Gesù. Questo, venne così erroneamente arricchito di una «acca», trasformandosi spesso in «Jhesus».


Devozione verso il Nome di Gesù. XII secolo

L’abbreviazione IHS ricevette un rinnovato utilizzo con il diffondersi di una particolare devozione. Quella verso il Santissimo Nome di Gesù. È in tale contesto che venne presentato un monogramma. In particolare, nell’ambito di un esteso movimento spirituale, nel XII secolo emersero pure i contributi di San Bernardo da Chiaravalle e di San Francesco di Assisi. Si riportano qui di seguito alcuni testi.


San Bernardo da Chiaravalle

Nel XVI sermone sul Cantico dei Cantici, San Bernardo da Chiaravalle[5] scrive (4-6)[6] che il Nome di Gesù come olio è luce, cibo, medicina. Questo è il passo: «Conosco infatti un nome che ho letto in Isaia: Chiamerà, dice, i suoi servi con un altro nome, nel quale chi ha da essere benedetto sulla terra, sarà benedetto nel Signore.

O nome benedetto, olio sparso dappertutto! Fin dove? Dal cielo in Giudea, e di là, ha percorso tutta la terra e da tutta la terra la Chiesa esclama: Olio sparso è il tuo nome. Sparso davvero, in modo che, non solo ha riempito i cieli e la terra, ma è penetrato anche agli inferi (così che nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi in terra, e nell’inferno, e ogni lingua confessi e dica: Olio sparso è il tuo nome).

Ecco Cristo, ecco Gesù, due nomi infusi agli Angeli, effusi, manifestati agli uomini per salvare uomini e giumenti, quegli uomini che si erano insozzati nel loro sterco come giumenti, tanto è grande la misericordia di Dio.

Come è caro quel nome, come è umile! Umile, ma salutare. Se non fosse umile non sarebbe stato manifestato a me; se non fosse salutare, non mi avrebbe riscattato. Partecipe del nome, lo sono anche dell’eredità. Sono Cristiano, fratello di Cristo. Se sono veramente quello che sono detto, sono erede di Dio, coerede di Cristo. E che meraviglia se è stato sparso il nome dello Sposo, dal momento che egli stesso si è effuso? Annientò infatti se stesso, prendendo la forma di schiavo.

Egli dice poi: Come acqua sono stato versato. Si è riversata la pienezza della Divinità, abitando corporalmente sulla terra, onde potessimo tutti noi, che portiamo un corpo di morte, partecipare a quella pienezza, e ripieni dell’odore vitale dicessimo: Olio sparso è il tuo nome.

Ecco per quanto riguarda il nome sparso, e in che modo, e fino a qual punto. E perché questo nome è olio? Questo non l’ho ancora detto.

Avevo cominciato a parlarne nel sermone precedente; ma intervenne improvvisamente qualche cosa che sembrava dovessi dire prima, e poi la parentesi è stata più lunga di quanto credessi. Penso che la ragione non sia altra, se non che la donna forte, la Sapienza, mise mano alla conocchia, e le sue dita hanno preso il fuso. Essa, infatti, è capace di produrre un lungo filo di poca lana o lino, e farne una lunga tela, con la quale fornire la doppia veste a tutti i suoi familiari.

C’è senza dubbio una somiglianza tra l’olio e il nome dello Sposo, e non a caso lo Spirito Santo ha paragonato l’uno all’altro. Questa somiglianza, secondo me, sta in una certa triplice qualità dell’olio, il quale dà luce, nutre e unge, se voi non avete alcunché di meglio. Alimenta la fiamma, nutre la carne, lenisce il dolore: luce, cibo, medicina.

Guarda ora le stesse cose nel nome dello Sposo. Splende quando è predicato, nutre quando è pensato, invocato lenisce e unge.

Ed esaminiamo una per una queste cose. Donde pensi sia derivata in tutta la terra una così grande e improvvisa luce di fede, se non dalla predicazione del nome di Gesù?

Non è forse nel fulgore di questo nome che Dio ci ha chiamati nell’ammirabile sua luce, e a coloro che in questo lume vedono la luce dice giustamente Paolo: Foste un tempo tenebre, ma ora luce nel Signore? E lo stesso Apostolo ebbe ordine di portare questo nome davanti ai Re, ai gentili, e ai figli di Israele; e portava questo nome come una fiaccola, e illuminava la patria, e gridava ovunque: La notte è trascorsa, si è avvicinato il giorno. Rigettiamo dunque le opere delle tenebre e rivestiamo le armi della luce: camminiamo con onestà come di giorno. E mostrava a tutti la lucerna sopra il candelabro, annunziando dappertutto Gesù, e Gesù Crocifisso.

Come questa luce brillò, e abbagliò gli occhi di tutti quelli che guardavano, quando, uscendo come una folgore dalla bocca di Pietro, rinsaldò le piante e le basi corporali di un solo zoppo, e illuminò molti spiritualmente ciechi!

Non sparse forse fuoco allorché disse: In nome di Gesù Cristo Nazareno, alzati e cammina? E non è solo luce il nome di Gesù, è anche cibo. Non ti senti forse riconfortato ogni volta che ti ricordi di lui? Che cosa nutre maggiormente la mente che lo pensa? Che cosa ristora in ugual misura i sensi affaticati, rinforza le virtù, fa fiorire costumi buoni e onesti, favorisce i casti affetti? È arido ogni cibo dell’anima, se non è intriso di quest’olio; è insipido se non è condito con questo sale. Se scrivi, non mi sa di niente se non leggerò ivi Gesù. Se discuti o ragioni, non mi sa di niente se non risuonerà ivi Gesù. Gesù miele nella bocca, melodia nelle orecchie, giubilo nel cuore».


San Francesco di Assisi

Tommaso da Celano[7] nella Vita Prima di Francesco di Assisi[8] ha scritto: «Lo sanno molto bene i frati che vissero con lui: come ogni giorno, anzi ogni momento, affiorasse sulle sue labbra il ricordo di Gesù, con quanta soavità e dolcezza gli parlava, con quale tenero amore discorreva con lui, la bocca parlava dalla pienezza del cuore e quella sorgente di illuminato amore che lo riempiva dentro traboccava anche fuori. Era davvero molto occupato con Gesù: Gesù portava sempre nel cuore, Gesù sulle labbra, Gesù nelle orecchie, Gesù negli occhi, Gesù nelle mani, Gesù in tutte le altre membra».[9] E San Bonaventura da Bagnoregio[10] racconta di come Francesco raccattasse per via i pezzi di carta per timore che vi fosse scritto il nome di Gesù e vi fosse calpestato.[11]


XIV secolo

Nel XIV secolo Giovanni Colombini[12] fondò a Siena una fraternità di laici ispirata alla spiritualità di San Girolamo. Egli usava portare sul petto le tre lettere IHS. Inoltre, la sua Famiglia Religiosa venne indicata come quella dei Gesuati perché con frequenza i singoli membri ripetevano il Nome di Gesù Salvatore.

In seguito, questo gruppo si trasformò in Ordine Mendicante (Frati Gesuati di San Girolamo) e poi in Congregazione clericale nel 1606 (Chierici Apostolici di San Girolamo). I Gesuati predicavano la pace, la povertà, l’umiltà. Si dedicavano pure alla pittura, alla miniatura, all’arte campanaria e delle meridiane, alla falegnameria, alla vetreria, alla questua. Erano noti per la raccolta e la distillazione di erbe per la cura dei malati. Assistevano i moribondi. Seppellivano i cadaveri abbandonati. Curavano e ospitavano i poveri e i lebbrosi. Osservavano una rigorosa penitenza. Furono presenti anche a Roma (chiesa dei Santi Giovanni e Paolo al Celio), Ferrara, Brescia, Venezia.[13]

Nello stemma dei Gesuati c’è il Nome di Gesù (IHS) raggiante d’oro in campo azzurro, e una colomba in ricordo del loro fondatore. Uno stemma cinquecentesco in stucco con una colomba spiegata sormontata da un sole e due stelle a otto punte su un fondo blu ancora esiste sull’altare maggiore della chiesa della Madonna dell’Ulivo a Tuscania.

D’interesse storico è pure una pietra con inciso IESUATORUM ANNO DOMINI MDCX. Fu trovata nell’area di Pozzo Bianco nel centro storico di Tuscania da Leonida Santi. Infatti dopo il 1592, con lo spostamento dei Servi di Maria in altra zona, il convento fu abitato dai Gesuati. Nel 1668, il Papa Clemente IX[14] soppresse l’Ordine per carenza di vocazioni e per taluni aspetti di debolezza disciplinare.


San Vincenzo Ferrer. San Bernardino da Siena. Secoli XIV-XV

Unitamente al Colombini, pure il predicatore spagnolo San Vincenzo Ferrer O.P.[15], negli scritti e nelle omelie, esortò a invocare e a onorare il Nome di Gesù.[16] Particolare impulso alla diffusione dell’IHS venne dato anche dal Francescano San Bernardino da Siena[17] e dai suoi seguaci, i Beati Alberto da Sarteano[18] e Bernardino da Feltre[19], e altri. Il Santo promosse l’ostensione dell’HIS («Iesus Hominum Salvator») ai fedeli presenti alle sue omelie. Le tre lettere venivano incise su tavolette di legno, attorniate dal cerchio del sole (indica Cristo che dà la Vita) con dodici raggi serpeggianti.

Questi, in relazione al nome Gesù, erano così descritti: 1. Rifugio dei peccatori. 2. Vessillo dei combattenti. 3. Medicina degli infermi. 4. Sollievo dei sofferenti. 5. Onore dei credenti. 6. Splendore degli evangelizzanti. 7. Mercede degli operanti. 8. Soccorso dei deboli. 9. Sospiro di quelli che meditano. 10. Aiuto dei supplicanti. 11. Debolezza di chi contempla. 12. Gloria dei trionfanti.[20]

Queste tavolette di legno venivano deposte sull’altare durante la celebrazione eucaristica (precedeva la predica di San Bernardino).

L’immagine del sole a dodici raggi era stata ripresa da uno schema ideato in precedenza da un Francescano, Ubertino da Casale.[21] Le vicende critiche che segnarono la vita religiosa di quest’ultimo[22], e la denuncia che riguardò un possibile uso idolatrico di IHS[23], motivarono una decisione del Papa Martino V[24]. Il Pontefice ordinò (1427) l’aggiunta di una croce sopra il trattino trasversale della H maiuscola, o di un tratto orizzontale sull’astina della «h» minuscola in modo da formare la croce.

Alla fine delle sue omelie, nei luoghi più diversi, San Bernardino affidava ai presenti una specie di pro-memoria in tre punti. All’inizio diceva: «In primo luogo vi lascio la cosa più preziosa che io vi possa lasciare, cioè il nome di Gesù del quale sono devotissimo, ch’è nome sopra ogni nome; e questo dolcissimo e alto nome abbiatelo sempre segnato nelle menti e fronti vostre, affinché sempre vi accompagni in ogni luogo; cosicché quando sorgete dal letto, il segno della santa croce nel nome di Gesù sia principio di ogni vostra intenzione e opera; quando sedete a mensa cominciate nel nome di Gesù, similmente quando v’alzate da essa o scrivete lettere, la prima parola sia nel nome di Gesù».[25]

Nel 1530 Papa Clemente VII[26] autorizzò l’Ordine Francescano a recitare l’Ufficio del Santissimo Nome di Gesù.[27]


Santa Giovanna d’Arco. XV secolo

Nel XV secolo l’IHS venne utilizzato pure da Santa Giovanna d’Arco.[28] Per questa giovane donna fu preparato un particolare stendardo. In tale insegna vennero dipinti o ricamati dei simboli religiosi scelti dalla «pulzella d’Orléans».

Si trattava di un vessillo candido sul quale c’era l’immagine di Dio «in maestà» assiso sull’arcobaleno e affiancato da due angeli che recavano nelle mani il giglio di Francia (o, secondo alcune versioni, il crocifisso). Accanto a tali rappresentazioni c’erano pure i «nomina divina»: Jesus-Maria. Il nome del Salvatore, in alcune immagini dello stendardo pervenuteci, figura secondo gli usi del tempo abbreviato nel trigramma IHS, il medesimo usato da San Bernardino da Siena.


Sant’Ignazio di Loyola. SecoliXV-XVI

Un esteso utilizzo del simbolo IHS si verificò anche dopo il periodo della cosiddetta Controriforma.[29] Il fondatore spagnolo Ignazio di Loyola[30], infatti, lo volle utilizzare come proprio sigillo (1541).

In seguito, la Compagnia di Gesù lo adottò come emblema dell’Ordine. Oltre agli elementi già noti (tre lettere, il sole con raggi e la Croce), i Gesuiti aggiunsero nel punto sottostante le tre lettere i chiodi (tre) della Passione. Si volle in tal modo sottolineare il legame particolare con la Persona di Gesù.

Per il medesimo motivo, il Santo volle chiamare la sua Famiglia religiosa «Compagnia di Gesù» (o Gesuiti) e non, come qualcuno aveva suggerito, «Ignazisti» o «Ignaziani». Nel 1548 il trigramma (IHS) venne apposto sul frontespizio della prima edizione degli Esercizi Spirituali, opera del fondatore. Attualmente, sono molteplici i luoghi di culto dei Gesuiti ove si trovano le tre lettere IHS. Ad esempio, a Roma, nella Chiesa del Santissimo Nome di Gesù, si può ammirare nella volta un affresco del 1679, opera del Genovese Giovanni Battista Gaulli detto «il Baciccia». L’Autore, in quest’opera dal titolo Trionfo del Nome di Gesù, ha voluto raffigurare centinaia di fedeli in movimento verso un punto centrale ove è segnato il Nome di Gesù.


IHS e il culto mariano

Nel contesto fin qui delineato, occorre aggiungere un ulteriore tassello storico significativo. Nello sviluppo dell’Ordine Francescano si volle accentuare la missione pastorale anche con delle iniziative che potessero costituire un memento e un impegno. Tra queste, si colloca pure la diffusione del simbolo IHS sopra le porte delle case. A tale emblema, però, era aggiunta in basso una M per evidenziare la Persona di Maria. Tale fatto era un memento perché ricordava la Presenza di Gesù Salvatore e di Sua Madre. Ed era un impegno perché costituiva un’assunzione di responsabilità cristiana. Molte composizioni con la M si trovano a tutt’oggi sopra gli stipiti delle abitazioni di Soriano nel Cimino (Viterbo). Per comprendere il perché di tale diffusione occorre ricordare un episodio.

Nella cittadina si trova la chiesa seicentesca di Santa Maria del Poggio. È in prossimità del cimitero. Essa fu officiata, dopo i Carmelitani, dai Francescani fino al 1893. Al riguardo, è interessante visitare l’attiguo chiostro. In una serie di pitture sono illustrati gli eventi più importanti della vita del Poverello di Assisi.

Tra questi, uno ricorda il legame storico di Soriano nel Cimino con l’Ordine dei Francescani. In esso vi è raffigurato Papa Niccolò III Orsini[31] nell’atto di consegnare al Padre Generale dei Frati Minori del tempo la Bolla Exiit qui seminat, promulgata il 14 agosto del 1279. L’incontro avvenne proprio nel castello di Soriano. Si trattò di un evento importante per la storia dei Francescani perché cercò di appianare le controversie esistenti in tema di povertà.[32]

Nel documento pontificio si affermò l’assoluta povertà di Cristo e degli Apostoli. Si volle anche riconoscere la coerenza evangelica della scelta di totale povertà dei Francescani. Questi religiosi, però, potevano accettare elemosine anche in denaro per il nutrimento dei malati, i propri vestiti, la costruzione dei conventi e l’acquisto di libri. Con la Bolla venne pure istituita la figura del procuratore di nomina pontificia per l’amministrazione dei beni dei Francescani. Le comunità dell’Ordine, infatti, non potevano essere proprietarie dei beni utilizzati.


Alcune considerazioni di sintesi. Il ricordo di nostra madre

La storia dell’uso delle tre lettere IHS nelle iniziative pastorali rimane un fatto significativo nella storia della Chiesa. Da una parte costituisce un memento chiave: la centralità di Cristo Redentore. Dall’altra è un invito a dar gloria al Santissimo Nome di Gesù. Non manca, poi, l’impegno dei fedeli a convertirsi ogni giorno a Gesù e a condurre una vita realmente cristiana. In tal senso, mentre le immagini dell’IHS nelle chiese sono collocate in un vasto contesto che riconduce al Mistero Salvifico, gli emblemi sulle strade e sopra le porte delle abitazioni trasmettono un messaggio cristiano di adorazione e di sequela. Unitamente a ciò, specie nelle famiglie di terziari francescani, permane anche l’abitudine a collocare l’emblema dell’IHS all’interno dei propri appartamenti. A Roma, un esempio significativo si trova proprio nella casa di chi scrive.

Nostra madre Valentina Nardoni Guiducci (terziaria francescana insieme a nostro padre), infatti, volle far collocare all’ingresso dell’abitazione una riproduzione in maiolica del simbolo IHS. Chiunque entra vede immediatamente l’immagine.

Attraverso tale iniziativa, in pratica, si chiede a Dio di benedire la famiglia e ci si impegna a onorare il Suo Nome. In altre abitazioni si possono pure trovare delle targhette cartacee o in metallo con l’emblema dell’IHS. Sono tutte espressioni di una devozione che attinge quasi sempre alla spiritualità francescana.

Da un punto di vista liturgico la Festa del Santissimo Nome di Gesù venne soppressa negli anni ’70 del Novecento. In seguito, il Papa San Giovanni Paolo II[33] volle ripristinare al 3 gennaio la memoria facoltativa del Santissimo Nome di Gesù nel Calendario Romano.


Qualche indicazione bibliografica

Bernardo di Chiaravalle, Sermoni sull’Avvento, a cura di D. Turco, Edizioni Vivere In, Monopoli (BA) 1991

E. Bertone, Il Santissimo Nome di Gesù. Dialoghetti famigliari, Tipografia e libreria salesiana, S. Benigno Canavese 1889

J. P. Hernández sj, Il nome della misericordia: IHS, in: «La misericordia nell’arte», a cura di G. Agnisola e di A. Dall’Asta, Il Pozzo di Giacobbe, Trapani 2018, pagine 69-90

Redazione, Santissimo Nome di Gesù, cos’è e quando è nata questa festa, in: «Famiglia Cristiana», 3 gennaio 2022

M. Scio, Il segno IHS. Origine, culto e diffusione, in: «Il foglio di Lumen», pubblicazione (quadrimestrale) dell’Associazione Culturale Lumen, novembre 2000, Lumen, Pietrasecca, Carsoli 2000

M. Sticco, San Bernardino da Siena. Pensiero e poesia, Edizioni Opera della Regalità, Milano 1980

Una predica sul Santissimo Nome di Gesù. Tenuta a Padova nel 1423 da San Bernardino da Siena e raccolta da un suo anonimo ascoltatore, estratto da: «Miscellanea Francescana», fascicolo 4, Roma 1942

E. Urech, Dizionario dei simboli cristiani, Arkeios, Roma 1995, pagine 109-110.


Ringraziamenti

Padre Mauro-Giuseppe Lepori Ocist, Abate Generale Ordine Cistercense (Roma). Frate Viliam Štefan Dóci OP, Presidente Istituto Storico Domenicano (Roma). Dottoressa Daniela Carnovale (Roma): foto scattate a Soriano nel Cimino e nell’appartamento della Famiglia Guiducci (Roma). Padre Alvaro Cacciotti ofm, Direttore Centro Culturale Aracoeli (Roma). Dottoressa Laura Galimberti, Ufficio Comunicazione, Gesuiti Provincia Euro-Mediterranea (Roma). Padre Marco Guida ofm, Preside Scuola Superiore di Studi Medievali e Francescani, Pontificia Università Antonianum (Roma).


Note

1 Confronta anche: A. Paap, Nomina Sacra nei papiri greci dei primi cinque secoli, Papyrologica Lugduno-Batava VIII (Leiden 1959). L. Traube, Nomina Sacra. Versuch einer Geschichte der christlichen Kürzung, Beck, München 1907 (ristampa Darmstadt 1967).

2 Giustiniano II Rinotmeto (cioè «naso tagliato»; 669-711). Imperatore Bizantino. Regnò per due volte, nel 685-695 e dal 705 alla morte.

3 Sull’espressione «Re dei Re» confronta anche: 1 Timoteo 6, 15-16.

4 Cutberto di Lindisfarne (Wrangham, 634-Isole Farne, 20 marzo 687) è stato un monaco e poi Vescovo anglosassone.

5 Bernardo di Chiaravalle (Bernard de Fontaine; 1090-1153; Santo).

6 San Bernardo di Chiaravalle, Sermoni sull’Avvento, a cura di D. Turco, Edizioni Vivere In, Monopoli (BA), 1991.

7 Tommaso da Celano (1190 circa-1265 circa). Francescano. Autore di due Vite di San Francesco di Assisi.

8 Francesco di Assisi (nato Giovanni di Pietro di Bernardone; Santo): 1181/1182-1226 ; Santo.

9 Confronta anche: Vita Prima di San Francesco d’Assisi: di Tommaso da Celano (ofsliguria.it).

10 Bonaventura da Bagnoregio (1217/1221 circa-1274; Santo). Teologo. Filosofo. Cardinale. Ministro Generale dell’Ordine Francescano.

11 San Bonaventura da Bagnoregio, Legenda Maior (Leggenda Maggiore), Antonio Zarotto, Milano 1477 (biografia di San Francesco di Assisi).

12 Giovanni Colombini (1304-1367; Beato). Nato a Siena e morto presso l’Abbadia San Salvatore. Confronta anche: A. M. Piazzoni, COLOMBINI, Giovanni, beato, in: «Dizionario biografico degli Italiani», volume 27, Istituto della Enciclopedia Italiana Treccani, Roma 1982.

13 A. Niero-F. Pedrocco, Chiesa dei Gesuati arte e devozione, Marsilio, Venezia 1994, numero 8 della serie «Venezia dal museo alla città».

14 Clemente IX (nato Giulio Rospigliosi; 1600-1669). Il suo Pontificato durò dal 1667 alla morte.

15 Vincenzo Ferrer (1350-1419; Santo). Sacerdote Domenicano. Molto noto come predicatore.

16 Confronta anche: San Vicente Ferrer, Real Academia de la Historia (rah.es).

17 Bernardino da Siena (al secolo Bernardino degli Albizzeschi; Santo) nacque a Massa Marittima nel 1380 a morì a L’Aquila nel 1444. Sacerdote Francescano. Confronta anche: I. Origo, Bernardino da Siena e il suo tempo, Rusconi, Milano 1982.

18 Alberto da Sarteano (al secolo Alberto Berdini; Beato) nacque nel 1385 e morì nel 1450.

19 Bernardino da Feltre (al secolo Martino Tomitano; Beato) nacque nel 1439 e morì nel 1494.

20 Confronta anche dall’opera sul «Vangelo eterno» di San Bernardino da Siena, il Sermone 49, articolo 1, «Opera Omnia», IV, pagina 495 e seguenti (Grande fondamento della fede è il Nome di Gesù per il quale siamo fatti figli di Dio).

21 Ubertino da Casale (1259-1330).

22 Fu scomunicato due volte per le idee contrastanti con la politica ecclesiastica del tempo.

23 Per la diffusione del culto e del simbolo del Nome di Gesù, San Bernardino da Siena fu accusato di culto superstizioso ed eretico e venne deferito due volte a Roma, anche se riconosciuto innocente.

24 Martino V (nato Oddone/Ottone Colonna). Nacque nel 1369 e morì nel 1431. Il suo Pontificato durò dal 1417 alla morte.

25 Il testamento di San Bernardino da Siena, in: «Ricordo dell’apostolato in Italia di San Bernardino da Siena», nuova edizione. Verona, presso Giacomo Mutinelli, Cartolajo dirimpetto a San Sebastiano, 1860, pagina 11.

26 Clemente VII, nato Giulio Zanobi di Giuliano de’ Medici (1478-1534). Il suo Pontificato durò dal 1523 alla morte.

27 La celebrazione ormai presente in varie località, fu estesa a tutta la Chiesa da Papa Innocenzo XIII nel 1721.

28 Giovanna d’Arco (in francese Jeanne d’Arc; 1412-1431; Santa). Confronta anche: F. Cardini, Giovanna d’Arco. La vergine guerriera, Mondadori, Milano 1999.

29 Risposta della Chiesa Cattolica al movimento luterano.

30 Íñigo López de Loyola (1491 circa-1556; Santo). Confronta anche: C. de Dalmases, Il padre maestro Ignazio, Jaca Book, Milano 1994.

31 Papa Niccolò III (nato Giovanni Gaetano Orsini; 1216 circa-1280). Il suo Pontificato durò dal 1277 alla morte.

32 F. Sedda, Exiit qui seminat. Storia di un’autocoscienza minoritica, in: «Frate Francesco», anno 82, nuova serie, aprile 2016, numero 1.

33 Giovanni Paolo II (nato Karol Józef Wojtyla; 1920-2005). Il suo Pontificato è durato dal 1978 alla morte.

(agosto 2022)

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