Maria Maddalena: Santa o prostituta?
Un’indagine storica su un personaggio molto «chiacchierato» ma poco conosciuto

Tra i vari personaggi che popolano le pagine del Nuovo Testamento, Maria Maddalena è una delle figure che più si sono imposte all’interesse (ed alla curiosità) dei fedeli. È innegabile l’alone di fascino che promana da questa donna la quale, dopo una vita nel peccato, viene toccata dalla Grazia fino ad assurgere alla gloria degli altari: affascinante anche perché mostra come a tutti, a prescindere da quello che può essere stato il passato, sia aperta la via non solo della salvezza, ma addirittura della santità – Maria Maddalena può infatti essere vista come l’immagine degli uomini e delle donne di tutti i tempi e di tutti i Paesi, chiamati dall’amore di Cristo ad essere uomini e donne nuovi.

Maddalena

Tintoretto, Santa Maria Maddalena, Pinacoteca Capitolina, Roma (Italia)

In seguito, su di lei fiorirono molte leggende. Ma a questo punto, prima che s’ingarbugli troppo la questione, possiamo chiederci: è realmente esistita Maria Maddalena? E, di conseguenza, che cosa sappiamo di lei?

I più antichi documenti che la citano (esplicitamente) sono i quattro Vangeli canonici. Le notizie però che ci tramandano su di lei sono esigue: Maria Maddalena era il nome di una donna proveniente da Magdala, una città sul lato occidentale del lago di Genezaret. Era una pia seguace di Gesù, dal quale era stata liberata da sette demoni (non dobbiamo pensare che questo voglia dire che fosse un’«assatanata»: gli Ebrei credevano che fossero i demoni a portare le malattie, quindi possiamo supporre semplicemente che le condizioni di salute della Maddalena fossero pessime, null’altro). Maria era presente sul Calvario e poté assistere alla sepoltura del Maestro; al mattino del primo giorno della settimana, recatasi al sepolcro con altre donne, lo trovò vuoto, ed ebbe il privilegio di incontrare il Cristo risorto. Sono queste le poche notizie che i testi del I secolo dopo Cristo ci riportano su questo personaggio, che apparteneva evidentemente a quel gruppo di donne che seguiva il Maestro e lo accompagnava durante le sue peregrinazioni. L’Evangelista Luca (confronta il Vangelo secondo Luca, 8, 1-3) tramanda infatti che Gesù se ne andava per le città e i villaggi predicando ed annunciando il Regno di Dio. Vi erano con lui i Dodici ed anche alcune donne che erano state guarite da spiriti maligni e da infermità: Maria detta Maddalena, dalla quale erano usciti sette demoni, Giovanna moglie di Cusa, amministratore di Erode, Susanna e molte altre. Esse «li servivano [attingendo] dai loro averi»; era loro responsabilità il mantenimento economico di Gesù e dei Dodici.

Questo gruppo di donne che avevano seguito Gesù sin dalla Galilea per servirlo era presente alla crocifissione e osservava da lontano tutto ciò che accadeva; sono pure donne quelle che il primo giorno della settimana si accorgono per prime che il sepolcro di Gesù è vuoto. Dopo i racconti della Risurrezione, gli Atti degli Apostoli ci presentano gli Apostoli in preghiera a Gerusalemme «con le donne e Maria, la madre di Gesù» (Atti degli Apostoli, 1, 14).

Al di là di queste scarne notizie, null’altro ci è dato di sapere delle donne che seguivano Gesù e, in particolare, di Maria Maddalena. Tutto quello che viene detto in più, è da considerarsi pura invenzione.

Tradizionalmente, si ritiene che Maria Maddalena, prima dell’incontro con Gesù, fosse stata una prostituta, una meretrice. L’Evangelista Luca narra infatti le vicende di una peccatrice – della quale non viene detto il nome – la quale durante un banchetto ottenne il perdono dei propri peccati dopo aver bagnato di lacrime ed unto di olio profumato i piedi di Gesù, asciugandoli poi con i propri capelli (Vangelo secondo Luca, 7, 36-50; asciugare i piedi coi capelli era un gesto considerato altamente erotico e tipico delle prostitute). In tutti e quattro i Vangeli c’è poi una donna di nome Maria, nativa di Betania e sorella di Marta e di Lazzaro, che viene descritta come molto attenta agli insegnamenti del Maestro, la quale pochi giorni prima della Passione unse il capo e i piedi di Gesù. Maria di Betania e la peccatrice potrebbero facilmente essere confuse, a motivo del gesto dell’unzione. Maria Maddalena, poi, porta lo stesso nome di Maria di Betania (anche se il nome della città e l’indicazione della parentela sarebbero stati adottati dagli Evangelisti proprio per non confonderle). Dalla lettura dei dati evangelici alcuni hanno ricavato l’esistenza di tre donne distinte (Maria Maddalena, Maria di Betania e la peccatrice anonima), altri di due, altri di una sola; i critici moderni sono propensi a distinguere tre personaggi o, talvolta, ad ammetterne solo due. Il motivo per cui qualcuno fu portato a considerare Maria Maddalena non solo come una donna che era stata posseduta da sette demoni, ma anche come una peccatrice, consiste nel tentativo di dare un nome all’anonima donna del racconto evangelico: il termine «peccatrice» è generico, ma considerarlo sinonimo di «meretrice» poteva essere un passo breve.

Maddalena penitente

La Maddalena penitente di Canova, sita all’Ermitage

Esamineremo ora alcune delle questioni diffusesi negli ultimi anni come funghi dopo la pioggia:

1) Gesù e Maria Maddalena erano marito e moglie?

2) Gesù affidò a Maria Maddalena, anziché a Simon Pietro, la Sua Chiesa?

3) Maria Maddalena raggiunse la Francia e vi fu sepolta?


Le mistiche nozze

L’idea che Gesù e la Maddalena fossero sposati, marito e moglie, è una delle numerose panzane contenute nel Codice da Vinci di Dan Brown (un romanzetto zeppo di citazioni inesatte, rivelazioni inventate di sana pianta, falsi storici clamorosi, un’ignoranza abissale degli argomenti che pretende trattare); ad onor del vero, non l’ha inventata lui, bensì è descritta in alcuni testi gnostici. Ne parleremo perché, si sa, è difficile resistere ad argomenti così morbosi.

I codici ritrovati a Nag Hammadi nel secolo scorso contengono Vangeli gnostici, documenti i cui più antichi esemplari non possono essere fatti risalire più in là del II o III secolo, mentre tutti gli altri sono ancora più tardivi – quindi tutti posteriori al Nuovo Testamento. (L’unica eccezione potrebbe essere il Vangelo di Tommaso, la cui redazione finale potrebbe risalire ai primi decenni del II secolo, anche se forse il nocciolo centrale risale agli anni Cinquanta del I; tale datazione è però discussa).

La maggioranza di essi non ci è pervenuta nella sua redazione originaria, ma solo attraverso una traduzione in lingua copta che talora è stata portata a termine nei secoli successivi. Il Vangelo di Filippo, di cui ci occuperemo in particolare perché è il fulcro della questione, è contenuto nel II codice di Nag Hammadi. Il codice è scritto in copto saidico ed è datato tra il 330 ed il 340, ragion per cui il testo deve essere precedente a questa data; probabilmente una parte del materiale può risalire al II secolo, ma il tutto pare aver subito una definitiva sistemazione più tardi, per opera di un compilatore, nella seconda metà del III secolo. Il testo è un’antologia priva di un ordine evidente, una raccolta di passi estratti da sermoni, catechesi, trattati o epistole degli gnostici seguaci di Valentino, i quali dall’Egitto avrebbero raggiunto la Siria, forse Antiochia, probabile regione di origine di questo scritto. Essendo posteriore al Nuovo Testamento, questo testo allude ad esso abbastanza spesso, e ne cita esplicitamente una dozzina di passi.

Prima di commentare il testo, è opportuno dare qualche indicazione sui caratteri generali dello gnosticismo, in particolare quello valentiniano professato dal Vangelo di Filippo. Esso si caratterizza per un infinito disprezzo del mondo creato, descritto come una prigione in cui gli uomini – che conservano nel loro profondo una traccia della luce celeste – sono costretti a vivere. Il creatore del mondo non sarebbe stato l’unico Dio onnipotente dei Cristiani, ma un secondo Dio, detto «demiurgo», invidioso dell’uomo; il demiurgo è spesso identificato con il Dio dell’Antico Testamento, parte della Bibbia che per questo motivo viene rigettata come falsa e deviante. Di qui ne derivano un’assoluta condanna del corpo e della carne umana, viste come prigioni dalle quali occorre fuggire, e spesso un rifiuto della riproduzione ed anche della sessualità, intesa come impurità. Proprio perché la carne è impura, gli gnostici generalmente rifiutano l’idea della nascita di Cristo da una donna e dipingono Gesù come uomo apparente, non dotato di vero corpo carnale. Conseguentemente, anche la Sua Passione sarebbe stata solamente apparente, una beffa messa in scena a discapito del demiurgo e dei suoi arconti. Quando invece si ammette una qualche dimensione materiale in Lui, essa è considerata puramente esteriore, un involucro della Sua reale consistenza psichica o spirituale, e fondamentalmente estranea alla Sua vera natura.

Secondo gli gnostici la salvezza non è per tutti, ma è riservata a quegli eletti che tramite la conoscenza (gnosi) sono riusciti a riconoscere e perseguire la scintilla di divinità che sta in loro; questi eletti, stranieri in questo mondo, sarebbero i veri interpreti dell’autentico messaggio di Gesù, trasmesso segretamente a qualche personaggio privilegiato della Sua cerchia (Tommaso, Filippo, Maria Maddalena o Giacomo). Ecco il motivo per cui questi scritti di tradizione gnostica sono stati attribuiti a questi personaggi, che – a differenza di quanto avviene nei quattro Vangeli canonici – sarebbero stati gli unici destinatari di una rivelazione privata e segreta.

Il Vangelo di Filippo è una fonte interessantissima per conoscere il pensiero gnostico antico, ma solo questo: nessuno storico con un minimo di raziocinio pretenderebbe – coma fa Dan Brown – di presentare questo Vangelo come una fonte storicamente attendibile sulla vita o sull’insegnamento di Gesù, che non hanno niente a che fare con lo gnosticismo.

Prendiamo ora in esame un brano del Vangelo di Filippo in cui pare esserci la menzione di uno stato matrimoniale tra Gesù e Maria Maddalena: «E la compagna del Salvatore è Maria Maddalena. Cristo l’amava più di tutti gli altri discepoli e soleva spesso baciarla sulla bocca. Gli altri discepoli ne furono offesi ed espressero disapprovazione. Gli dissero: “Perché la ami più di tutti noi?”».

Questa è la traduzione, molto libera, che viene allegata di solito nelle edizioni a stampa: purtroppo, il detto del Vangelo di Filippo appena citato (Nag Hammadi II, 63, 30-64, 5) ci è pervenuto assai malamente, in quanto le pagine del codice presentano delle rotture sull’alto e sul fondo; il detto incomincia proprio tra la fine del foglio 63 e l’inizio del foglio 64. Ecco qual è la traduzione letterale (i puntini di sospensione segnalano le parti mancanti): «La Sofia che è chiamata “la sterile”, ella è la madre degli angeli. E la compagna di ... Maria Maddalena ... amava ... più dei discepoli ... salutare lei sulla sua ... volte. Il resto ... lui ... gli dissero: “Perché tu ami lei più di tutti noi?”. Egli rispose, il salvatore, disse loro disse loro [ripetuto]: “Perché io non amo voi come lei?”».

Gli editori si sono sforzati di colmare le lacune in vari modi. Quello che è chiaro è che la Maddalena è detta «compagna» di Gesù, che egli l’amava più di tutti i discepoli e che la salutava in qualche modo. I restanti gli chiedono conto di quel Suo atteggiamento, ed Egli risponde loro con un’altra domanda.

Sul fatto che Gesù saluti Maria Maddalena con un bacio sulla bocca, lo si potrebbe ragionevolmente supporre perché nel medesimo Vangelo di Filippo (II, 58, 33-59, 6) si trova questa sentenza: «... da lui dalla bocca ... il Logos che esce di lì; sarebbe stato nutrito dalla bocca e sarebbe diventato perfetto. I perfetti per mezzo di un bacio sono concepiti e nascono. Per questo noi stessi siamo spinti a baciarci reciprocamente; noi riceviamo concepimento dalla grazia che è in noi, reciprocamente». Come si vede, il bacio reciproco sulla bocca non è segno di amore carnale, ma è un bacio rituale che gli gnostici si scambiavano tra loro come espressione della comunione, della fratellanza e della certezza della redenzione degli eletti, oltre che per scambiarsi l’un l’altro la sapienza. I Valentiniani differenziavano il matrimonio carnale inteso come semplice unione di corpi e quindi impuro, da quello spirituale, che aveva come scopo l’ingresso nella pienezza della divinità; pare che questa unione mistica fosse realizzata mediante il sacramento della camera nuziale, culminante col rito del bacio, una sorta di rito nuziale a carattere iniziatico. In altri due testi di Nag Hammadi, la prima e la seconda Apocalisse di Giacomo, Gesù bacia sulla bocca l’Apostolo; ciò dimostra che il bacio sulla bocca è inteso come segno di stretta amicizia e familiarità, non di amore carnale. Nel Vangelo di Maria Maddalena, poi, si ritrova il medesimo gesto rivolto ai discepoli di Gesù, espresso dallo stesso verbo: «Allora Maria, levandosi, li salutò [oppure: li baciò] tutti» (fol. 9).

A questo punto occorrono ulteriori precisazioni sull’origine del mondo secondo lo gnosticismo valentiniano del Vangelo di Filippo. Dal Dio buono ed assolutamente trascendente sono emanate numerose entità o «eoni». Questi eoni, maschili e femminili, si sono uniti tra loro a formare delle coppie (dette «sigizie»), creando unici esseri bisessuati, e generando a loro volta altri eoni. Tutto risulta ordinato nel divino «pleroma» (in greco «pienezza») secondo una gerarchia decrescente. L’ultimo (il trentesimo) di questi eoni è Sofia; per aver voluto generare senza unirsi in coppia con un eone maschile, essa diede origine al mondo materiale e quindi al male. Per ristabilire l’unità del pleroma, il posto abbandonato dalla Sofia decaduta fu preso dalla coppia Cristo-Spirito Santo (un maschio e una femmina). La figura del Gesù terreno non ha altro scopo se non quello di riportare nel pleroma tutte quelle scintille di divinità che si erano perdute nel mondo a causa del comportamento di Sofia; e il ritorno si realizza solamente in coppia, come avviene con le sigizie del pleroma stesso.

L’unione tra il Gesù terreno e la Maddalena, quindi, non è altro che la rappresentazione della ricostituzione di una sigizia. Secondo il Vangelo di Filippo i Cristi sono tre, e ciascuno di essi ha una compagna femminile: se l’eone Cristo celeste è accoppiato con lo Spirito Santo, e il Salvatore è accoppiato con Sofia, è naturale che anche il Cristo terreno avesse una compagnia femminile, la Maddalena.

Ecco perché prima di parlare del rapporto tra Gesù e la Maddalena si ha questa frase: «La Sofia che è chiamata “la sterile”, ella è la madre degli angeli». Gli angeli sono i pianeti e le costellazioni. A Sofia decaduta, che concepì senza il proprio compagno, fa capo il mondo materiale, una specie d’aborto. Perciò è detta «sterile». Maria Maddalena, compagna del Gesù terreno, rappresenta invece il prototipo dell’unione perfetta tra la Sofia celeste e il suo compagno.

Nessun normale matrimonio tra Gesù e Maria Maddalena, dunque, ma un congiungimento spirituale per restaurare il pleroma divino. Del resto, la parola «compagna» che compare nel testo (il termine greco «koinōnos») significa «colui che prende parte insieme» o «condivide» qualche cosa, il «partecipe», il «compartecipe», il «compagno» e qualche volta anche il «congiunto», ma la parola non significa letteralmente né «marito» né «moglie». E il termine ad esso associato, cioè «koinōnia», significa «partecipazione», «compagnia», «rapporto», «affinità», «unione», «associazione», e per i Cristiani in particolare «unione», «fratellanza». Nel Nuovo Testamento il termine «koinōnos» è usato spesso coi significati di «compagni» o «colleghi» (di lavoro), «partecipi» (dei peccati, delle sofferenze, della consolazione, della gloria divina), «associati» a qualcuno, oppure «amici» o «soci». Inoltre, in tutti i passaggi in cui si parla chiaramente di una consorte di qualcuno, il testo del Vangelo di Filippo adopera un altro termine.


Maria Maddalena, capo della Chiesa?

Uno dei punti fondamentali di quel «polpettone» che è il Codice da Vinci è che Gesù avrebbe affidato a Maria Maddalena, e non a Simon Pietro, la guida della Chiesa.

Quanto la cosa sia poco probabile, lo si può constatare conoscendo il poco credito di cui le donne godevano nella società ebraica e greca. Oltretutto, secondo lo gnosticismo la differenza tra uomo e donna è un male di questo mondo corrotto: il Vangelo di Filippo attribuisce ad Eva la colpa della separazione dei sessi, e talvolta la redenzione della donna passa attraverso la sua trasformazione in uomo; il Vangelo di Tommaso si conclude proprio con la trasformazione di Maria Maddalena in un uomo: «Gesù disse: “Ecco, io la farò ascendere per renderla uomo, affinché anch’essa divenga spirito vivente, uguale a voi uomini. Infatti ogni donna che si farà uomo entrerà nel regno celeste”».

Eppure, Dan Brown vede la Maddalena ovunque, persino nell’affresco dell’Ultima Cena dipinto da Leonardo da Vinci: in realtà, il personaggio che si vuol far passare per la Maddalena è San Giovanni, che tradizionalmente è sempre stato raffigurato con lineamenti femminei, come sa qualsiasi storico dell’arte. Non solo, ma anche se Leonardo avesse raffigurato Maria Maddalena, questo non significa nulla: è un semplice dipinto, non un’istantanea della cena. Del resto, nel Codice da Vinci l’affresco non è neanche stato descritto com’è realmente, tanto che molti visitatori che l’hanno ammirato dal vero si sono risentiti perché (si noti l’anacronismo) «Leonardo non ha dipinto l’Ultima Cena come l’ha descritta Dan Brown»!

A parte questo, secondo il Codice da Vinci c’è un passo del Vangelo apocrifo di Maria che dimostrerebbe che Gesù avrebbe affidato delle «istruzioni a Maria Maddalena su come guidare la Chiesa dopo la Sua morte». Ecco il testo riportato dal romanzo:

«E Pietro disse: “Il Salvatore ha davvero parlato con una donna senza che noi lo sapessimo? Dobbiamo tutti girarci dall’altra parte e ascoltare lei? Ha preferito lei a noi?”. E Levi rispose: “Pietro, tu sei sempre stato facile alla collera. Ora ti vedo lottare contro la donna come un avversario. Se il Salvatore l’ha resa meritevole, chi sei invero tu per rifiutarla? Certo, il Salvatore la conosce bene. Per questo ha amato lei più di noi”». Questa donna, ovviamente, sarebbe Maria Maddalena.

Il brano riprodotto è la fusione di due diversi paragrafi (16 e 18) del Vangelo di Maria. Si tratta di un Vangelo gnostico del II secolo (quindi, posteriore anch’esso ai testi neotestamentari che affermano che Gesù ha affidato a Simon Pietro, e a nessun altro, la guida della Chiesa), contenuto parzialmente in traduzione copta in un codice del V secolo (papiro 8502 di Berlino) e parzialmente nell’originale greco in due papiri del III secolo (Rylands III 463 e Ossirinco 3525). Probabilmente si trattava di due testi separati, successivamente riuniti insieme e messi sotto il titolo di Maria Maddalena. Nel Vangelo si narra che dopo l’ascensione di Gesù al cielo, Maria Maddalena avrebbe raccontato agli Apostoli di aver avuto una visione: il Signore le avrebbe descritto il viaggio dell’anima attraverso i cieli e il modo di sottrarsi alle malvagie potenze celesti (tra cui la concupiscenza, l’ignoranza e l’ira) per liberarsi dalla materia e ricongiungersi con il Dio sommo. Non esistono in questo Vangelo (che racconta eventi svoltisi dopo, e non prima della morte di Gesù, come pretenderebbe invece il Codice da Vinci) istruzioni su come guidare la Chiesa, ma solo una descrizione di un viaggio celeste dell’anima. Inventato di sana pianta è sia il contenuto della rivelazione, sia il momento in cui essa sarebbe stata affidata a Maria Maddalena.

Per chi volesse convincersi, ecco il testo integrale della visione (tratto da Luigi Moraldi, I Vangeli gnostici, Fabbri editori, 1997, pagine 25-26): «... E la bramosia disse: “Non ti ho vista quando sei discesa, ora invece ti vedo mentre sali in alto. Come mai, dunque, tu mi menti dal momento che mi appartieni?”. L’anima rispose: “Io ti ho veduta, mentre tu non mi hai né vista né conosciuta. Io ti facevo da vestito, ma non mi hai riconosciuta”. Ciò detto, ella se ne andò via allegra e gioiosa. Andò poi dalla terza potenza che si chiama ignoranza. Questa domandò all’anima: “Dove vai? Sei stata presa nella malignità, ma sei stata presa. Non giudicare!”. L’anima disse: “Perché mi giudichi, mentre io non ho giudicato? Io sono stata presa, sebbene io non abbia preso. Non sono stata riconosciuta. Ma io ho riconosciuto che il tutto è stato disciolto, sia (le cose e nature) terrestri sia le celesti”. Dopo che l’anima ebbe lasciato dietro di sé la terza potenza, salì in alto e vide la quarta potenza. Essa aveva sette forme. La prima è l’oscurità; la seconda è la bramosia; la terza è l’ignoranza; la quarta è l’emozione della morte; la quinta è il regno della carne; la sesta è la stolta saggezza della carne; la settima è la sapienza stizzosa. Queste sono le sette potenze dell’ira. Esse domandarono all’anima: “Da dove vieni, assassina degli uomini? Dove sei incamminata, superatrice degli spazi?”. L’anima rispose e disse: “Ciò che mi lega è stato ucciso, ciò che mi circonda è stato messo da parte, la mia bramosia è annientata e la mia ignoranza è morta. In un mondo sono stata sciolta da un mondo, in un typos da un typos superiore, dalla catena dell’oblio, che è passeggera. D’ora in poi io raggiungerò, in silenzio, il riposo del tempo, del momento, dell’eone”».

E a questo punto, dico io, Maria Maddalena gridò: «Nooo! Ti prego, Signore, non io, dì a Simon Pietro di guidare la Chiesa!!!». Il motivo è evidente: invito chiunque a trovare in questo passo qualsiasi cosa che assomigli, sia pur vagamente, ad un’istruzione su come guidare qualsivoglia istituzione!


Maria Maddalena in Francia

Alcune leggende medievali dal valore storico assai dubbio (riprese dal Codice da Vinci) parlano di un viaggio di Maria Maddalena in Francia, dove vi avrebbe trovato la morte. Che Maria Maddalena possa aver viaggiato fino a quella che un tempo era chiamata Gallia, non è impossibile: la Francia era parte integrante dell’Impero Romano, anzi, era una regione assai prospera, e collegata alle altre regioni dell’Impero da una vasta e ben tenuta rete stradale; ovviamente, questo non comporta il fatto che qualcuno si metta automaticamente in viaggio, lo rende solo possibile. Vero è che il Vangelo apocrifo di Nicodemo aveva messo in bocca alla Maddalena ai piedi della croce queste parole: «Io andrò da sola a Roma, da Cesare. Gli racconterò quanto male ha fatto Pilato cedendo agli empi Giudei», ma i primi segnali di un culto di Maria Maddalena in Occidente iniziano solo a partire dal secolo XI. La tradizione più antica riteneva che il corpo della Santa fosse stato conservato prima ad Efeso (dove la Maddalena avrebbe terminato la sua esistenza terrena, vivendo accanto a Maria Vergine e a Giovanni), poi a Costantinopoli. Fu solo dal secolo XII che le città di Vézelay e St-Maximin rivendicarono entrambe il possesso delle autentiche reliquie della Maddalena, producendo un’abbondante messe di documenti falsi e strafalcioni storici per sostenere le proprie posizioni e screditare quelle degli avversari.

La leggenda della permanenza di Maria Maddalena in una grotta francese, è dovuta ad una confusione tra due Sante: era nota infatti la storia di una certa Maria Egiziaca, che dopo un passato di prostituzione avrebbe scelto di vivere come eremita nei pressi di Gerusalemme. Già nel IX secolo, però, si operò una confusione tra le due prostitute pentite.

Detto questo, per parte mia il discorso su Maria Maddalena può dirsi concluso. Spero di aver dimostrato che tutto quanto è scritto nel Codice da Vinci è completamente inventato, e in perfetta malafede: Dan Brown non ha né letto, né visto delle foto dei documenti che cita, nonostante traduzioni in lingua corrente dei vari testi gnostici e dei Vangeli apocrifi siano continuamente ristampate e si trovino in un gran numero di biblioteche grandi o piccole. Per chi fosse interessato ad ulteriori approfondimenti sull’argomento, consiglio il «gustoso» saggio di Andrea Nicolotti, Maria Maddalena e il Codice da Vinci, in Dietro il Codice da Vinci – Antologia critica, a cura di Mariano Tomatis, collana «I quaderni del CICAP», 2006.

(maggio 2013)

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