Santa Caterina Labouré
La santità acquistata nel lavoro «umile» e quotidiano di una donna che non ambiva alla fama, ma che operò grandi cose

Santa Caterina Labouré

Foto di Santa Caterina Labouré, circa 1850

Santa Caterina Labouré, nome che forse non tutti conoscono, nacque il 2 maggio 1806 nel piccolo villaggio francese di Fain-les-Moutiers, nella grande fattoria dei Labouré. La famiglia era molto numerosa, con 11 figli, e Caterina dovette assumersi la responsabilità della casa e la cura dell’ultimo nato, malaticcio: non ebbe tempo per il gioco e poco per la scuola. Durante i suoi momenti di pausa, quasi nascosta nella penombra di una chiesetta, Caterina rimaneva a lungo in una preghiera fatta di lunghi silenzi e di brevi invocazioni.

Fino a 24 anni, Caterina visse nella fattoria di famiglia: conobbe il calore del fuoco e il modo di procurarsi la legna; la freschezza dei prodotti dell’orto e i tempi della semina e della crescita; la morbidezza della farina e l’arte di affettare la grossa pagnotta; l’odore della liscivia e il freddo dell’acqua del torrente per lavare la biancheria e i suoi ruvidi indumenti.

Ricevette la Prima Comunione a 12 anni: da quel giorno decise di donare la vita al Signore per servirlo nei poveri. «Ho già trovato il mio sposo fin dal giorno della Prima Comunione, e ormai gli ho dedicata tutta me stessa» disse.

Una notte, mentre dormiva, le sembrò di stare in una chiesa nella quale un vecchio sacerdote la chiamava. Spaventata, lei voleva fuggire, ma il sacerdote le disse: «Figlia mia, ora tu mi sfuggi, ma un giorno mi cercherai. Dio ha grandi progetti su di te, non te ne dimenticare!». Qualche tempo dopo vide un quadro raffigurante San Vincenzo de’ Paoli, fondatore delle Figlie della Carità, e riconobbe in lui il misterioso personaggio che le aveva parlato.

Il 21 aprile del 1830, Caterina poté entrare nel convento parigino delle Figlie della Carità; pregava molto e riceveva ogni giorno la Comunione, cosa a quei tempi ben rara.

La giovane non aveva grandi doti, né cultura; offriva però una grande capacità di dono, una fede semplice e salda, una volontà orientata al meglio. Ben presto cominciò ad avere visioni, durante l’adorazione del Santissimo Sacramento: «Mi è apparso il Signore» raccontò al proprio confessore, Padre Jean-Marie Aladel, «come un Re sul trono, con la croce sul petto. Mi è sembrato che la croce colasse sangue fino ai piedi di Gesù. Mi è parso che Egli venisse spogliato dei suoi ornamenti regali, che cadevano tutti a terra. Allora mi sono venuti pensieri cupi e tristi perché temo che anche il Re terreno, ossia il Re di Francia, verrà detronizzato e spogliato delle sue vesti regali».

Padre Aladel non credette a questa visione. Ma solo sette settimane dopo, il popolo di Parigi insorse: chiese vennero profanate, conventi furono invasi, sacerdoti e religiosi furono perseguitati. Il Governo fu rovesciato e il legittimo Re Carlo X venne costretto ad abbandonare il trono. Il sogno di Caterina si era avverato; lei ne avvisò il confessore, che però non diede importanza a quella coincidenza.

La notte tra il 18 e il 19 luglio del 1830, verso le 11 e mezzo, Caterina udì una voce che la chiamava per nome. Vide un misterioso bambino vestito di bianco, che riconobbe come il suo angelo custode. «Alzati subito e vai nella cappella» le disse l’angelo, «la Santissima Vergine ti aspetta».

Nella cappella, tutte le candele e le lampade erano accese. L’angelo esclamò: «Ecco la Beatissima Vergine!». Apparve allora una meravigliosa Signora, seduta su una poltrona. Caterina accorse da lei e s’inginocchiò sui gradini dell’altare; restò in quella posizione ad ascoltare, tenendo le mani appoggiate sulle ginocchia della Madonna. «Quel momento fu il più dolce della mia vita e mi è impossibile descrivere tutto ciò che ho provato» raccontò in seguito.

Durante l’apparizione, Maria le disse: «Figlia mia, il buon Dio vuole affidarti una missione: avrai molte sofferenze da patire, ma le supererai pensando che le ricevi per glorificare il buon Dio. Conoscerai il messaggio che ti viene da Lui. Verrai contrastata, ma la grazia ti aiuterà. Abbi fiducia e non temere! Rendi conto di ciò che vedrai e udirai». La Madonna assunse un’espressione molto triste: «I tempi sono malvagi. Sciagure si abbatteranno sulla Francia, il mondo intero verrà sconvolto da sventure di ogni genere. Ma venite ai piedi di questo altare; qui grazie verranno diffuse su tutti coloro, grandi e piccoli, che le chiederanno con fiducia e fervore». La Madonna aggiunse ancora: «Ci saranno morti, il clero di Parigi avrà vittime, Monsignore l’Arcivescovo morirà. Figlia mia, la Croce verrà disprezzata, la getteranno per terra, e allora scorrerà il sangue per le strade. Verrà nuovamente aperta la ferita al costato di Nostro Signore. Verrà il momento in cui il pericolo sarà talmente grave, da far credere che tutto sia perduto. Figlia mia, tutto il mondo sarà nella tristezza. Ma abbiate fiducia! Proprio allora Io sarò con voi; avrete modo di riconoscere la mia visita».

Il 27 novembre di quell’anno, un sabato sera, mentre Caterina pregava come sempre nella cappella, apparve la Vergine Maria all’altezza del quadro di San Giuseppe. Il suo volto, con gli occhi rivolti verso il cielo, era magnificamente bello; era vestita di seta bianca e teneva nelle mani una sfera dorata, che rappresentava il mondo e che offriva a Dio. I suoi piedi erano appoggiati sulla luna; con essi schiacciava la testa del serpente, Satana. Alle mani aveva anelli con pietre preziose di varie dimensioni; quasi tutte sfavillavano e mandavano verso il basso raggi luminosi di varia intensità, ma alcune erano spente.

«Questi raggi» spiegò Maria «sono le grazie che io spargo sugli uomini, sulle anime devote che me le chiedono».

«E le gemme che rimangono spente?» chiese allora Caterina.

«Sono le grazie che io vorrei donare alle persone, ma che non posso dare perché loro non me le chiedono».

Attorno alla Madonna si formò come una cornice ovale, nella quale era scritto, in caratteri dorati: «Oh Maria, concepita senza peccato, pregate per noi che ricorriamo a Voi».

Allora Caterina udì una voce potente, dal cielo, che le diceva: «Fai coniare una medaglia su questo modello. Tutti coloro che la terranno al collo riceveranno grandi grazie, ed esse saranno abbondanti per le persone che la terranno con fiducia».

La Madonna della Medaglia Miracolosa

Mosaico raffigurante la Madonna della Medaglia Miracolosa, a Desio (Italia); fotografia di Simone Valtorta, 2012

In quel momento l’immagine parve voltarsi facendone vedere il rovescio: v’era la lettera «M» sormontata dalla Croce, con sotto raffigurati il Sacro Cuore fiammeggiante di Gesù, incoronato di spine, e quello di Maria trapassato da una spada; l’insieme era circondato da una corona di 12 stelle. Il significato dell’immagine era: «Maria, Madre di Gesù Cristo Crocifisso Salvatore».

Varie volte Caterina insistette con Padre Aladel affinché la richiesta della Madonna venisse attuata, ma invano. «La Beata Vergine non è apparsa per me, ma per il bene della Chiesa» continuava a ripetere: ogni rifiuto, ogni ritardo nell’adempierne le richieste la riempiva di angoscia. Nel gennaio 1832, tuttavia, il confessore venne ricevuto in udienza dall’Arcivescovo di Parigi, Monsignor de Quélen, a cui parlò delle apparizioni. L’Arcivescovo vide di buon occhio l’iniziativa delle medaglie e ne incoraggiò il conio: Padre Aladel si decise allora a far coniare le prime 20.000 medaglie.

Sei mesi dopo, a giugno, a Parigi scoppiò una terribile epidemia di colera, una malattia che provoca vomito, terribili crampi in tutto il corpo; poi sopravviene una sete inestinguibile, la pelle diventa rugosa come quella di un vecchio, infine giunge la morte. In pochi giorni, le strade si riempirono di cadaveri, più di 18.000. Le Figlie della Carità distribuirono allora le medaglie ai malati e l’epidemia si estinse rapidamente. Fu questo il primo di una lunga serie di prodigi attribuiti a quella che veniva chiamata la Medaglia Miracolosa. Perfino il Papa Gregorio XVI ne fu conquistato e la distribuiva alle persone che gli facevano visita.

Uno dei più noti miracoli riguarda Alfonso Ratisbonne, un Ebreo che odiava i Cristiani a morte. Quando un amico gli chiese di portare al collo la Medaglia Miracolosa, accettò brontolando. Un giorno, mentre visitava la chiesa romana di Sant’Andrea delle Fratte, la Vergine della medaglia gli apparve dinanzi sfolgorante di luce, sconvolgendone l’anima. Era il 20 gennaio 1842: da quel giorno Alfonso non solo decise di convertirsi al Cristianesimo, ma si fece anche sacerdote e dedicò l’intera sua vita a Dio e al servizio verso i poveri.

Caterina visse ancora per 45 anni, dedicandosi alla cura degli anziani della Casa di Riposo di Enghien, a Rueilly, un sobborgo periferico di Parigi. Le giornate trascorrevano monotone, scandite dai momenti di preghiera, di servizio e di vita comunitaria. Di tanto in tanto, Suor Caterina poteva ritornare alla Rue du Bac, in quel luogo e in quella Cappella dove aveva veduto ciò che gli altri non avevano potuto vedere. Lì riviveva quei momenti, immersa nel silenzio e nella preghiera, felice di quello che sentiva raccontare: quella medaglia che la Madonna le aveva chiesto di far coniare si moltiplicava in migliaia e migliaia di esemplari. Nel 1842, ne erano già stati distribuiti 100 milioni; da tutti i continenti giungevano notizie di conversioni, guarigioni, scampati pericoli, protezioni ricevute. Era anche fiorita un’Associazione di ragazze molto devote a Maria e che facevano di tutto per imitare le Sue virtù.

Dopo queste visite, Suor Caterina tornava a Enghien sollevata nello spirito; riprendeva il suo posto accanto ai poveri, contenta della semplicità delle sue giornate. Continuava a mantenere il silenzio sui doni di grazia ricevuti. Forse qualcuno intuì che la suora che aveva visto la Madonna era proprio Suor Caterina, ma nessuno ne ebbe mai la certezza; solo il suo confessore, Padre Aladel, e pochi altri conoscevano la verità.

Non ci furono promozioni per Suor Caterina, se non che dal pollaio passò alla cucina, dalla cucina alla sala degli anziani e da questa alla portineria. Tutto qui.

Morì nel 1876: aveva settant’anni. Ormai, più di un miliardo di medaglie diffondevano grazie in tutto il mondo.

Per tutta la vita, Caterina era stata una Figlia della Carità nel senso più prezioso di questo titolo, amando soprattutto Dio, San Vincenzo e Santa Luisa, la Chiesa, la Comunità, i Poveri. C’erano in lei forza e debolezza, la tentazione a reagire d’impeto e la capacità dell’autocontrollo, la percezione di ciò che non era bene fare e il senso del rispetto, del non giudicare gli altri e del non condannarli, anche quando era convinta che sbagliassero.

Suor Caterina era una donna tenace, dal carattere passionale e dalle forti reazioni, ma anche decisa, concreta, che andava all’essenziale. La Chiesa l’ha proclamata Santa non perché ha avuto delle visioni, ma perché, consacrata al Signore per il servizio dei poveri, ha compiuto giorno dopo giorno la volontà di Dio, nel silenzio e nell’umiltà, lasciandosi trasformare dalla potenza della Grazia, pensando più agli altri che a se stessa.

(febbraio 2019)

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