Le civiltà del mondo antico
Una breve ma esaustiva panoramica dei principali popoli dell’antichità

Quando nasce la civiltà? Dove si sono sviluppati i centri in cui le conoscenze, le tecniche, le religioni, la divisione precisa delle attività di utilità pubblica furono codificate dalla scrittura? Perché l’uomo delle caverne o dei deserti ha cessato di essere tale e si è dato un’organizzazione statale, ha costruito case, templi, fortezze ed ha ornato la sua vita con prodotti sempre più raffinati ai quali noi diamo il nome di arte?

Si sono individuate quattro aree ove, quasi contemporaneamente, lo sviluppo agricolo consentì all’uomo di produrre da sé il nutrimento di cui aveva bisogno, consentendo così la possibilità di applicarsi ad attività che – in passato – sarebbero state impedite dalla necessità di una continua ed a volte affannosa ricerca di cibo. Il nomade si fermò, si stabilì in un luogo e forse, per la prima volta, ebbe il tempo di guardarsi attorno: non per vedere, ma per osservare. E, osservando, imparò. Ora non doveva più esplorare posti nuovi: aveva una casa, che sarebbe stata sua per sempre. E poteva ingegnarsi per renderla migliore, più funzionale ed adatta alle sue esigenze, più gradevole da abitare e più bella. Intorno al III millennio avanti Cristo, la Mesopotamia, tra il Tigri e l’Eufrate, la valle del Nilo, quella dello Yang-tze-Kiang ed il Mare Egeo videro sbocciare splendide civiltà: la babilonese, l’egizia, la cinese e la greca; civiltà evolutissime sotto il profilo politico e sociale, artistico e culturale. Da queste antichissime matrici nacquero e si svilupparono tutte le altre civiltà che ancora oggi consideriamo come termine di superiore bellezza e perfezione: l’indiana, l’araba, la greca, la romana. Vediamole una ad una.

Civiltà del mondo antico

Mappa che mostra le principali civiltà del mondo antico

Il territorio dell’Africa Centro-Meridionale, che per primo vide palpitare i progenitori della razza umana, essendo ricco di deserti, montagne e terreni aridi, per lungo tempo ostacolò lo sviluppo dell’agricoltura e di grandi centri abitati. Solo alcune aree vicine a grandi fiumi furono popolate; i fiumi rappresentavano un’enorme ricchezza non solo perché fornivano cibo attraverso la pesca ed abbondante acqua dolce (indispensabile per bere, cucinare, irrigare i campi e abbeverare gli animali), ma anche perché erano un’importante via di comunicazione: sulle acque dei fiumi, più placide di quelle dei mari, potevano viaggiare imbarcazioni piccole ma adatte al trasporto di persone e merci; questo permise di mettere in comunicazione tra loro popoli lontani gli uni dagli altri, favorendo il commercio, ma anche lo scambio di idee e conoscenze.

Lungo il corso del Nilo si dipana la plurimillenaria storia dell’antico Egitto: una lunga striscia di terra ricca ed ubertosa, intensamente coltivata, chiusa a Levante dai Monti Arabici, ad Occidente dai Libici, a Sud dall’Etiopia e dal deserto. Capitali furono Menfi e Tebe. Il Governo era assoluto, la popolazione divisa in caste con predominio di quella sacerdotale e di quella guerriera (che era la più ricca e possedeva un terzo delle terre): le cariche, le arti ed i mestieri erano basati sull’ereditarietà. Il popolo, molto religioso, era dedito principalmente all’agricoltura. Molto curata era nei nobili l’educazione della gioventù, elevato – per quei tempi – il senso morale, l’amore per la propria terra, per la famiglia, per il Sovrano. La civiltà egizia iniziò nel 2850 avanti Cristo con Menes, 1° Re della 1° Dinastia, e si può considerare conclusa nel 525 avanti Cristo, al tempo della 26° Dinastia: da questo momento, infatti, l’Egitto cadde sotto dominazioni straniere e si spense per sempre.

A Sud dell’Egitto, sempre lungo il Nilo, si estende la Nubia, che per lungo tempo rimase una provincia egiziana. Più ad Ovest, lungo il fiume Niger, si stabilirono invece i Bantu, un popolo di agricoltori e pastori. La Nigeria iniziò la sua grande civiltà nel XIII secolo, grazie a popoli negro-sudanesi, e raggiunse l’apogeo nel XV secolo, esprimendo stupende opere d’arte in bronzo ed avorio; capitale era Benin. Non tutte le genti africane lasciarono però il nomadismo: i Tuareg, popolazioni di antichissima civiltà (come mostrano i graffiti sull’altopiano dei Tassili) e di religione musulmana, non divennero mai sedentari, e non costituirono mai uno stato unitario.

L’Asia ebbe le sue prime civiltà nella regione mesopotamica: i primi abitatori furono i Sumeri, il cui Regno, iniziato nel III millennio avanti Cristo, aveva come capitale Ur. A loro si sostituirono i Babilonesi, il cui dominio si estendeva dal Golfo Persico a Baghdad; il fondatore del Regno e della capitale, Babilonia, fu Sargon, ma il Sovrano più celebre fu Hammurabi (1728-1686 avanti Cristo), al quale dobbiamo il più antico codice di leggi scritte giunto sino a noi. La tradizione ci parla di un Governo a base dispotica e teocratica e di un popolo molle e lussurioso, ma di certo le conoscenze scientifiche ed astronomiche furono assai avanzate ed i vecchi ruderi e le vestigia che ancora oggi rimangono sono testimoni di una vita gigantesca. Alla fine del primo millennio il Regno si divise e fu preso dagli Assiri, popolo guerriero, che aveva la sua capitale in Assur; alla morte del Re Assurbanipal (626 avanti Cristo), la guerra civile dilaniò gli uomini migliori e permise la riscossa dei Babilonesi: il loro Nuovo Regno brillò di luce intensa ma effimera, cadendo presto sotto la dominazione persiana (un popolo di montanari robusti di corpo e d’animo, pugnaci, sobri e disciplinati, la gente più gagliarda fra le antiche stirpi orientali); la città cominciò allora un declino, lento ma inesorabile, fino a spegnersi del tutto. Un popolo molto importante nella storia della Mesopotamia – e non solo – è quello degli Ittiti, ormai scomparsi, grazie ai quali si diffuse la tecnica della lavorazione del ferro.

La regione arabo-palestinese vide fiorire un gran numero di civiltà. Di queste, una delle più importanti fu quella degli Ebrei: erano un gruppo di tribù semitiche che nel XIII secolo avanti Cristo, provenendo dall’Egitto sotto la guida di Mosè, occuparono la Palestina; ebbero un breve periodo di grande splendore sotto i Re Saul, Davide e soprattutto Salomone (960-921 avanti Cristo), che eresse il grande Tempio di Gerusalemme; alla sua morte il Regno si divise e fu facile preda degli Assiri e dei Babilonesi, per passare poi sotto i Persiani, i Macedoni e i Romani; nel 70 dopo Cristo, in seguito ad una rivolta, Tito (futuro Imperatore Romano) prese Gerusalemme e – involontariamente – diede fuoco al Tempio, iniziando la diaspora (la dispersione) degli Ebrei per il mondo.

Affini agli Ebrei sono gli Arabi (entrambi i popoli si vantano di discendere da Abramo): conosciuti fin dal IX secolo avanti Cristo come predoni del deserto, iniziarono la loro espansione dopo il 632 dopo Cristo, anno della morte del profeta Maometto; la capitale fu Damasco sotto la dinastia degli Omayyadi (660-750), conquistatori della Spagna nel 711; sotto gli Abbasidi (750-1158) vennero aggregati la Turchia e l’Iran, e la capitale fu portata a Baghdad; in seguito l’Impero si frazionò in diversi Califfati dai quali avrebbero preso vita i vari stati arabi che ancora riconosciamo.

Quattro grandi civiltà si svilupparono nell’Estremo Oriente. La prima (geograficamente parlando) è quella indiana, civiltà di uomini appassionati e fanatici, divisi in caste, la cui storia si scinde in tre periodi: il primo, detto «periodo Indù» (500 avanti Cristo-1192 dopo Cristo), ha inizio con l’arte Maurya e raggiunge l’apogeo con la diffusione del Buddismo; il secondo periodo è caratterizzato dalla diffusione della religione musulmana e comprende le scuole moghul, rajput, rajasthani e pahari; la conquista inglese segna l’inizio della terza fase della civiltà indiana (se l’India è oggi uno dei poli principali dell’economia mondiale lo deve soprattutto alle scuole costruite dagli Inglesi, che hanno permesso l’istruzione della classe dirigente del Paese).

La grande civiltà della Cina – terra di mistero e di gente misteriosa – ha origine nei tempi preistorici. Si succedono nel corso dei secoli Sovrani pervasi da un concetto divino di imperialismo che rende i sudditi schiavi, li isola dagli altri popoli, difende gli impenetrabili confini con mura colossali. Dei numerosi periodi della storia cinese i più noti sono il periodo Han (206 avanti Cristo-220 dopo Cristo), che coincide con la diffusione del Buddismo, e il periodo Ming (1368-1644), nel quale la Grande Muraglia viene ristrutturata e rivestita in pietra, assumendo l’aspetto attuale.

Nel Sud-Est del continente, tra il IX ed il XIV secolo, fu il popolo dei Kmer, che ancora vive in Cambogia, ad esprimere un’altissima civiltà di derivazione indo-musulmana, ma con caratteristiche individuali; grandi centri d’arte della civiltà Kmer sono Angkor e il complesso culturale del Bayon.

Isolata per secoli dai contatti con l’esterno, la civiltà giapponese sviluppò caratteristiche sue proprie: legata alla religione shintoista, rimase in uno stato preistorico fino al V secolo dopo Cristo; il contatto con la Cina e la diffusione del Buddismo determinarono il fiorire della cultura giapponese, inizialmente fortemente influenzata dalla civiltà cinese. La più importante città della cultura giapponese fu Kyoto, capitale dello stato fino al 1868.

Se le acque dei fiumi favorirono l’incontro e lo sviluppo delle civiltà, quelle dei mari, distese immense e misteriose, incutevano paura agli uomini. Bisogna così aspettare il IV millennio avanti Cristo perché gruppi di agricoltori si stabilissero sulle coste del Mar Mediterraneo, un mare circondato dalla terraferma e perciò con maree meno pronunciate ed acque più tranquille rispetto a quelle degli Oceani; inoltre, le foreste delle zone interne fornivano il legname adatto a costruire solide imbarcazioni con cui era possibile sfidare i flutti aggiungendo alla dieta di prodotti agricoli anche il pesce: queste favorevoli condizioni di vita permisero ai villaggi sulle coste di ingrandirsi e formare le prime vere città.

Dei cosiddetti «popoli del mare» bisogna citare innanzitutto i Fenici: architetti, artigiani e navigatori (esportavano cedro e porpora), i Fenici utilizzavano una scrittura alfabetica passata poi ai Greci e giunta fino a noi con l’alfabeto latino che utilizziamo tuttora; dalle loro basi sulla costa del Libano si espansero in tutto il Mediterraneo fondando scali marittimi nel Nord Africa, in Spagna, Sicilia e Sardegna; le Monarchie fenice in Libano furono abolite nel 332 avanti Cristo, dopo la conquista dei Macedoni; Cartagine, la loro principale città sulla costa tunisina, fu distrutta dai Romani nel 146 avanti Cristo.

La meravigliosa civiltà fiorita nelle isole e sulle coste dell’Egeo – una delle massime espressioni dell’uomo – ebbe il suo inizio nell’età del bronzo (III millennio avanti Cristo), esprimendosi nella civiltà cicladica sulle isole ed elladica sul continente; nel II millennio avanti Cristo raggiunse l’apogeo la civiltà minoica, sull’isola di Creta, sostituita, a partire dal XII secolo avanti Cristo, dalla civiltà micenea (cosiddetta dalla città di Micene, che ne fu uno dei centri principali). La grande civiltà greca vera e propria, con Atene come suo centro propulsivo, iniziò nel XIII-XII secolo avanti Cristo: Paese poco fertile, frastagliato e montuoso, con un largo sviluppo costiero che induceva ad avventure piratesche, la Grecia fu madre di una gente scaltra, industriosa e faccendiera, gelosa della propria libertà; le città, di frequente in lotta fra loro, erano disposte ad unirsi contro l’invasore straniero. I ginnasi e le scuole, il culto per le arti e per le lettere, la passione per gli esercizi fisici hanno fatto dell’uomo greco una personalità, un cittadino e un guerriero disposto a battersi per le are, per i fuochi e per la gloria sua e del proprio Paese. I Greci divinizzavano tutto, dividevano le loro passioni e le loro virtù con gli dèi, rappresentavano la natura con immagini celesti; la bellezza del clima sviluppava la loro immaginazione e forgiava un carattere entusiasta e sensibile. Le arti vili erano trattate dagli schiavi, sicché l’uomo libero non si assoggettava a lavori faticosi; i suoi grandi interessi elevavano lo spirito protendendolo verso la fama; le feste, i giochi funebri, le assemblee di tutte le nazioni, le corse ed i combattimenti lungo l’Alfeo presentavano un continuo spettacolo di bellezza, da cui scaturiva un’adorazione estetica per l’armonia del corpo e per la luce dello spirito. I premi – esclusivamente d’onore – distribuiti alla forza, alla destrezza ed all’intelligenza, facevano disprezzare le ricchezze: i Re venivano a confondersi fra i combattenti, i vincitori erano proclamati dagli araldi e le città li acclamavano al loro passaggio, gli artisti, gli oratori, i poeti celebravano gli eroi; ovunque si respirava un’atmosfera che innalzava lo spirito e faceva germinare uomini grandi. La civiltà greca si avviò verso il proprio apogeo a partire dal VII secolo avanti Cristo, con il cosiddetto «stile geometrico»; toccò il punto più alto nel V secolo avanti Cristo, durante il governo di Pericle; in questo periodo, detto «classico», la civiltà greca ebbe altri centri di sviluppo nell’Italia Meridionale e sulle coste dell’Asia Minore; nell’ultima fase, il periodo alessandrino, la civiltà greca raggiunse l’Egitto, la Persia e l’India.

La presenza umana nelle Americhe ha inizio circa 35.000 anni fa, quando tribù di cacciatori si spostarono dall’Asia all’America del Nord attraverso lo Stretto di Bering, che a quell’epoca era una striscia di terraferma. Il clima molto rigido spinse gli uomini verso Sud in cerca di un ambiente migliore nel quale stabilirsi: si trattò di un lungo cammino che rallentò il passaggio dalla vita nomade a quella sedentaria. Solo verso il 4.000 avanti Cristo nel Messico e lungo le coste dell’America del Sud si cominciò a praticare l’agricoltura e a fondare i primi villaggi: si coltivavano mais, fagioli, patate, peperoni e cacao; nella regione che oggi corrisponde al Perù si allevavano i lama, usati per lavorare nei campi e per trasportare le merci. La grande civiltà che si sviluppò in Messico e in Guatemala prima dell’arrivo degli Europei è quella dei Maya, nome che indica non un’entità territoriale, ma l’area di espansione. Si sogliono distinguere due periodi, Antico e Nuovo Impero: l’Antico Impero (320-987) terminò con la supremazia dei Sovrani Toltechi, ai quali subentrarono gli Aztechi. I Toltechi abbandonarono il Messico e si stabilirono in Guatemala e nel Salvador: sono tuttora esistenti nelle tribù dei Pipil. Gli Aztechi costituirono il Nuovo Impero e annoverarono 11 Re, dal XII secolo fino al 1521, anno della conquista spagnola. Le rispettive capitali dei due Imperi erano Chichén Itzà e Città del Messico.

Le coste dell’Australia furono popolare circa 40.000 anni fa, ma solo dopo lungo tempo gli uomini raggiunsero le zone interne, fermandosi a vivere lungo i corsi d’acqua. Gli abitanti di queste terre, chiamati Aborigeni, non passarono mai all’agricoltura: praticarono solo la caccia, la pesca e la raccolta fino all’arrivo dei primi esploratori europei, circa 400 anni fa.

Il territorio italiano non vide presto il sorgere della civiltà: mentre i Sumeri inventavano la scrittura cuneiforme e gli Egizi costruivano le piramidi, la Penisola era soprattutto un luogo di passaggio per le popolazioni che si spostavano da Est verso Ovest alla ricerca di materie prime e di luoghi adatti all’agricoltura. Verso il VI millennio avanti Cristo, comunque, alcune comunità di cacciatori avevano cominciato a vivere stabilmente lungo le coste italiane: praticavano la raccolta di molluschi marini e soprattutto l’agricoltura, che avevano appreso da alcuni contadini provenienti dall’Anatolia; altri gruppi avevano scelto di fermarsi e di abitare intorno ai laghi alpini del Nord Italia ed a quelli vulcanici del Centro, costruendo villaggi di palafitte, mentre altri ancora si erano stabiliti a Sud e nelle isole del Mar Tirreno. Vi erano poi numerose colonie fenice e greche in Italia Meridionale, Sicilia e Sardegna: i contatti tra queste ricche e progredite colonie e le popolazioni locali favorirono il sorgere in Italia Centrale, nell’VIII secolo avanti Cristo, della civiltà etrusca; questa era basata soprattutto sul culto dei morti, e perciò ha lasciato i suoi monumenti più significativi nelle tombe e nelle statue funerarie.

Dagli Etruschi si passò poi ai Romani, il popolo che più di ogni altro ha inciso in profondità nella storia della civiltà occidentale: basti pensare a tutto ciò che di romano sopravvive oggi, non solo come monumenti, ma anche come tradizioni. Quanto è stato costruito da Roma è sempre stato identificato con l’arte o lo stile classici; quanto è stato organizzato per la vita civile dei popoli (leggi, consuetudini), è sempre stato fondato sul diritto romano; quanto di più alto l’arte e le letteratura hanno espresso, affonda le sue radici nel terreno della civiltà romana. Ma non bisogna dimenticare che i Romani non furono una «nazione», cioè un popolo (come gli Etruschi o i Greci) che viveva su un territorio sufficientemente vasto ed aveva una propria identità: i Romani furono inizialmente gli abitanti di una sola città, piccola e povera, il cui dominio con i secoli si espanse, dapprima in Italia, poi oltre, fino a raggiungere i confini del mondo mediterraneo e trovare un’unità nella varietà di tante popolazioni, diverse per storia, per cultura, per civiltà. Soltanto quando sarà avvenuta questa fusione, esisterà una romanità, un modo di pensare unitario, determinato dal centro politico, ossia dalla capitale.

Secondo la tradizione, Roma sarebbe stata fondata intorno alla metà dell’VIII secolo avanti Cristo (754 o 753) sul Palatino, un colle dalle pareti scoscese: su questa altura, e in altre zone vicine, sono stati rinvenuti resti di abitazioni a base ovale, precedute da un piccolo portico e circondate da canali scavati per il deflusso dell’acqua piovana, poggiate su piattaforme scavate nel tufo simili a quelle in uso dal X al VII secolo avanti Cristo nell’Etruria Meridionale. Gente forte, parsimoniosa, scevra delle raffinatezze, i Romani mancavano del senso delle libertà individuali, del gusto per l’arte e per la scienza, del piacere per la conversazione e per la speculazione filosofica (di cui anzi diffidavano) e dell’umorismo; ma ebbero la lealtà, la sobrietà, la tenacia, l’obbedienza, la praticità, e questo li rese grandi più di ogni altro popolo. Si ricordino i versi di Virgilio, nell’Eneide: «Altri forgino bronzi più delicatamente palpitanti / […] o traggano dal marmo volti vivi; […] / tu, oh Romano, ricorda che queste saranno le tue arti: / governare i popoli con la forza della legge, / imporre un costume di pace, / aver pietà dei vinti, domare i superbi». La stessa produzione artistica romana aveva una funzionalità politica e sociale, tesa ad esaltare la «virtus», la tenacia, la grandezza di Roma. Giusti e un po’ cinici, i Romani sapevano governare: quando conquistavano un Paese, rispettavano la gente, e non imponevano la loro lingua, né i costumi, né la religione, e facevano anche in modo che i sudditi non si accordassero per procurare fastidi: è di quei tempi il motto «Divide et impera». Chiamavano «municipia» le città occupate, e gli abitanti avevano parecchi diritti, ma non potevano né votare né venire eletti (non godevano cioè di quelli che oggi chiamiamo i diritti politici). Le «colonie» erano i presidi nelle terre annesse: costituivano punti strategici, e gli abitanti godevano degli stessi privilegi dei residenti nella capitale. Poi c’erano le «città federate» che conservavano la sovranità, ma dipendevano commercialmente da Roma, e non avevano alcuna autonomia per trattare con gli altri.

Il crollo dell’Impero Romano, nel V secolo, provocò un immenso sconvolgimento politico, sociale ed economico in tutti i territori dell’Europa Occidentale, e viene tradizionalmente indicato come l’inizio del Medioevo.

(maggio 2017)

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