I Cipriani
La politica italiana nel XIX secolo tra Londra, Parigi e Stati Uniti

Che cosa leggiamo in rete su Leonetto Cipriani, l’ex «boss» di Belmont, la ridente località nella baia di San Francisco, in California, dove il Cipriani rimase per alcuni anni nella prima metà del XIX secolo, divenendone sindaco, prima di trasferirsi a Livorno e diventare un patriota mazziniano?

«Leonetto Cipriani (1812-1888), uomo politico di origine córsa e legato all’Imperatore Napoleone III, ma non inviso al Piemonte e ai liberali bolognesi, assunse la carica di Governatore delle Romagne, dopo il ritiro del commissario piemontese Massimo d’Azeglio e del suo incaricato conte di Felicon. L’8 agosto Leonetto Cipriani pubblicò una legge elettorale ricalcata su quella del Governo Repubblicano del 31 gennaio 1849. Acerrimo avversario di Giuseppe Mazzini, a Bologna non sarà mai gradito ai democratici. Uomo “con modi da soldato, con parole da padrone”, col tempo perderà anche la fiducia dei moderati, soprattutto per l’ambiguo comportamento nei confronti di Gaspare Finali, suo capo di gabinetto e uomo fidato di Minghetti. La crisi, che porterà nel novembre alle sue dimissioni, scoppierà per l’opposizione alla spedizione militare di Garibaldi nelle Marche e per i suoi segreti accordi in proposito con il dittatore toscano Bettino Ricasoli, all’insaputa dell’intrepido Governatore di Modena e Parma Luigi Carlo Farini. Sarà inoltre sospettato, per la sua vicinanza agli ambienti bonapartisti, di ostacolare il processo di annessione dell’Italia Centrale al Piemonte Sabaudo».[1]

Pare di ricalcare pari pari le vicende di Giuseppe Binda, che ho descritto in un precedente articolo. Eppure sia Binda che Cipriani erano di fede repubblicana come lo furono i Bonaparte mazziniani che non portarono affatto la firma solo di Luigi Napoleone Bonaparte, futuro Napoleone III, ma anche di Luciano Bonaparte e dei suoi figli, primo su tutti Carlo Luciano.

Leonetto Cipriani era un repubblicano. Lo prova la stessa Costituzione che emanò e di cui nella citazione si fa riferimento. Probabilmente di Giuseppe Mazzini non apprezzava la visione poco pragmatica che anche molti suoi altri celebri discepoli contestarono. Ma soprattutto Cipriani non amava le modalità da «avventuriero» di Giuseppe Garibaldi, che lui stesso, avventuriero a sua volta, ben conosceva. Per confutare quanto ho detto descriverò vicende particolari, che la storiografia spesso ignora.

Leonetto Cipriani, di cui un ramo familiare troviamo anche in Calabria, aveva a cuore, come Giuseppe Binda, le complessive vicende nazionali (Binda era stato uno dei principali collaboratori di Gioacchino Murat e Cipriani facente parte di quella Legione Córsa che ai tempi di Murat era rimasta fedele all’impresa di Re Gioacchino che si concluse a Pizzo Calabro). La famiglia Cipriani era legata a doppio filo ai Bonaparte. Leonetto vendette la sua proprietà di Belmont per trasferirsi a Livorno a un personaggio statunitense molto importante: William Chapman Ralston. Questi era il fondatore della Bank of California, e figlio a sua volta di Robert Ralston III, vissuto in Ohio ma con rimandi a New York. Le sue origini erano scozzesi, della baronia di Ralston vicino a Paisley, nel Renfrewshire. Interessante è comprendere chi furono suoi corrispondenti. Tra questi William W. Cargill, della Oriental Bank Corporation di Londra e Charles De Long, inviato degli Stati Uniti e Ministro in Giappone, quando il Giappone, grazie al Commodoro Perry, si era «aperto» all’Occidente.[2] Entrambi questi personaggi erano intimamente legati agli ambienti newyorkesi. Difficile stabilire se il Commodoro Perry e dunque la sua famiglia fossero in rapporti anche parentali con William Chapman Ralston. La famiglia di Matthew Perry aveva diramazioni anche in Ohio. La madre di William C. Ralston da genealogia in rete sembra legata ai Washington in Virginia e dunque gli stessi legami del Commodoro Perry con George Washington Rodgers possono suggerire alcuni rimandi. È indubitabile che sono gli ambienti newyorkesi e non solo californiani quelli frequentati assiduamente da Ralston. Poteva vendere Leonetto Cipriani solo al miglior offerente senza legami di sorta? Troppo semplicistico. Leonetto Cipriani si recò a Livorno dopo la parentesi americana quando fu nominato Senatore del Regno del neonato Stato Unitario. Negli Stati Uniti era finito dopo la parentesi italiana del 1849. Chi sosteneva le vicende nazionali italiane, solo la compagine inglese favorevole alle questioni nazionali del decennio preparatorio? Gli Statunitensi, come gli Inglesi, avevano tutto l’interesse al mantenimento di un’Italia Federale. In Toscana, molto agguerriti nel porto labronico a partire dal XVIII secolo, gli Americani al pari degli Inglesi preferivano di gran lunga la dinastia degli Asburgo-Lorena rispetto a una possibile unità sotto i Savoia. La stessa cosa possiamo dire per il porto di Napoli. Come Binda, così il Cipriani era votato a soluzioni federaliste di stampo bonapartista e la sua «missione» americana non collimava affatto con quanto i Savoia dopo le vicende del 1849 avrebbero voluto realizzare. E definire Cipriani un democratico annacquato non rende giustizia al personaggio. Non era mazziniano, non era repubblicano? Certo che lo era, ma sosteneva il male minore per il proprio Paese. E il federalismo era il male minore. Sottovalutare gli Stati Uniti come potenza economica non rende ragione, anche nel corso del Primo Risorgimento, alla reale portata delle vicende narrate. La vera partita nel Mediterraneo già si giocava in Medio Oriente, terra che si apriva e aprirà in maniera definitiva col Canale di Suez ai traffici marittimi e commerciali. Cui Inglesi e Americani erano del tutto interessati. Il Sud prima di altre terre (e Cipriani di fatto era un Córso trapiantato in Toscana, ma del quale un ramo familiare viveva in Calabria). Questo non possiamo dimenticarlo.[3] Orazio Cipriani, Calabrese vissuto nella prima metà del XX secolo di madre, era un Córso d’Istria. I Casanelli d’Istria ad esempio sono una importante famiglia córsa che nel periodo ebbe importanti ruoli politici. Ci sfuggono dunque completamente, anche perché trascurati dalla storiografia, questi rimandi.

Leonetto Cipriani ebbe sempre un occhio di riguardo alla multiforme realtà nazionale.[4] Scrive in proposito Aldo Giuseppe di Ricaldone che fu grave mancanza dell’avvocato Leonetto Mordini il non aver anteposto, come consigliò l’editore Barbera, un adeguato commento illustrativo sulla proteiforme attività del Cipriani – scrive Aldo Giuseppe di Ricaldone – quando l’editore stampò nel 1934 quell’autobiografia meglio conosciuta come Avventure della mia vita. La breve prefazione e le scarse note sparpagliate nel contesto, non sono certo sufficienti a puntellare validamente la straripante prosa del Cipriani. Il quale dalle carte dell’Archivio nostro – che pur furono esaminate dal Mordini – traspare d’una tempra ben diversa da quella per solito creduta. Sono interessanti a tal proposito la serie relative all’attività svolta in Livorno nel 1848 e in Romagna quando vi ricoprì l’incarico di Governatore Generale. Vien di fatto considerato un intruso dalle autorità italiane. Per le sue origini córse, pur essendo la famiglia italianissima di origine. Il Cipriani – si ribadisce nuovamente – si occupò di agenti mazziniani verso cui non provava simpatia. Tra questi Garibaldi.

Se nella pubblicazione citata si ribadisce l’inopportunità del modo in cui Cipriani fu considerato dalla storiografia sul Risorgimento, è altresì vero che non viene detto a chiare lettere che Cipriani ebbe rapporti corposi con quegli Stati Uniti assolutamente presenti nelle vicende. Gli interessi americani, e non solo quelli inglesi, a lungo tifarono Borbone. I Bonaparte stessi, mazziniani, propendevano per una Corsica libera in un contesto federale italiano. Questo prima del 1848. Ma anche successivamente mai, Stati Unti in testa, videro nel nuovo assetto politico nazionale sabaudo la risoluzione delle annose vicende della Penisola nel suo insieme. Con una Francia da Secondo Impero e uno Stato Pontificio incapace di leggere la realtà alla prova dei fatti.


Note

1 Aldo Berselli, Da Napoleone alla Grande Guerra, in Storia di Bologna, direttore Renato Zangheri, volume 4, tomo 1, Bologna, Bonomia University Press, 2010, pagina 62.

2 Stanford University, Divisione Manoscritti, Titolo della Raccolta: Guida alla Corrispondenza di William Chapman Ralston circa 1870-1890, Numero di raccolta collezioni speciali M0217.

3 Si tratta dei Cipriani con legami parentali con i Casanelli d’Istria, anche loro con origini córse.

4 Aldo Giuseppe di Ricaldone, Le carte del conte Leonetto Cipriani.

(giugno 2022)

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