Ancora sugli Editori De Agostini
Raccontiamo finalmente le vere radici della Casa Editrice di Novara

Perché tanti silenzi? Perché non rendere lustro a persone che davvero hanno fatto la storia d’Italia e d’Europa? Lascio al lettore l’imbarazzo della risposta.

Grazie agli editori Gioacchino e Paolo De Agostini, vissuti nel XIX secolo, ho potuto trovare particolari legami con i celebri editori che a partire dal 1901 hanno potuto far grande l’editoria italiana. I De Agostini, a partire dai due editori rintracciati che nel Regno Sabaudo fecero le fortune del liberalismo risorgimentale, guardarono sempre in grande, proiettati fuori dall’angusta realtà piemontese del primo Ottocento e alla provinciale Italia del primo Novecento.

Gioacchino De Agostini fu fino al 1848 un religioso che col fratello Paolo fece sempre il giornalista e l’editore, tanto da venir definito dal conte Linati di Parma l’antesignano del moderno giornalismo piemontese. Paolo era fratello minore. Erano figli di Giovan Battista De Agostini e di Margherita Tacchini. Gioacchino era nato a Torino nel 1808. Fu docente nei principali collegi sabaudi, educando i migliori uomini del Risorgimento, a cominciare da Quintino Sella, negli anni in cui il De Agostini insegnò in Biella. Con il Maestro Quintino Sella restò in contatto per tutta la sua vita. Gioacchino fu davvero Maestro di vita. Conobbe come collega in Piemonte un religioso lucchese che come lui condivise una profonda fede per Rosmini. Ebbe importanti rapporti con Don Bosco e i Salesiani, espressione di quel rinnovamento cattolico che superò le stesse Amicizie Cristiane sul piano sociale oltre che religioso, in cui l’amico di De Agostini, il religioso di origini lucchesi Padre Gioacchino Prosperi, aveva collaborato.

Negli anni Quaranta del XIX secolo, quando quest’ultimo fu in Corsica a predicare accolto da quel partito bonapartista molto solido sull’Isola Bella, votato a un mazzinianesimo con spinte nazionali per inserirsi all’epoca in un contesto nazionale unitario federale «in fieri», Prosperi e De Agostini appaiono votati a un sodalizio amicale ma presumibilmente politico.

Nelle lettere che Prosperi scrisse dalla Corsica e che indirizzò all’amico Gioacchino in Piemonte non compaiono infatti predicazioni. Nessuna traccia, solo osservazioni, quasi in codice potremmo dire, soprattutto in relazione al territorio dell’Isola. Appare evidente che qualunque fosse la motivazione delle lettere, Padre Gioacchino De Agostini e l’amico furono in qualche modo cartografi. I riferimenti cartografici e geografici sono presenti dappertutto nelle lettere. Come per i benemeriti fondatori della Casa editrice di Novara.

La pubblicazione dal titolo La Corsica e i miei viaggi in quell’Isola contiene queste lettere e questi riferimenti. L’editore è Fabiani di Bastia, l’anno il 1844. Una garanzia, il Fabiani, di assonanze «rivoluzionarie», certamente sul piano politico di rinnovamento.

Gli amici lucchesi di Padre Prosperi hanno legami profondi con ambienti londinesi facenti capo al British Museum e ai patrioti piemontesi che spesso erano esuli all’estero, in specifico a Londra. Tra questi l’editore piemontese Pietro Rolandi, ma anche Gabriele Rossetti. Una lettera tende a confermarlo. Certamente questi patrioti erano mazziniani, ma gli amici religiosi agostiniani lucchesi di Padre Prosperi con queste frange politiche erano collegati. E Prosperi stesso in un documento di quel periodo scrive di un rapporto per la formazione di un Santo Regno Italico dove il laicismo italo-sardo in tale collaborazione era ancora fastidiosamente vantaggioso.

Del resto ciò non stupisce: Padre Gioacchino De Agostino in quel periodo rileva molti giornali in Piemonte e scrive su numerosi fogli. Tutti di stampo liberale. Ma soprattutto lascia l’abito talare nel 1848 per sposare l’anno successivo Adelaide Galli Dunn, figlia di Fiorenzo Galli di Carrù, il patriota mazziniano esule anche lui a Londra e di Luigia Dunn, la cugina del celebre pittore David. Adelaide era nata a Londra nel 1833 e per poter sposare il De Agostini si convertì al Cattolicesimo.

Ebbero due figlie, Luigina (come la nonna materna) e Lorenzina (probabilmente come lo zio Lorenzo, padre dei fondatori della Casa editrice di Novara), negli anni in cui il fratello Paolo teneva anche lui una tipografia in Via della Zecca numero 23, oggi Via Verdi, in Torino. Qui Paolo De Agostini pubblicò sia libri di Silvio Pellico che di Don Bosco. (E Alberto Maria fu Padre Salesiano).

Luigina e Lorenzina furono figlie amatissime. Adelaide morì presto lasciandole orfane e Gioacchino De Agostini le crebbe da solo, affidandole a un collegio locale.

Altre assonanze nei nomi di famiglia. Una delle figlie del Lorenzo De Agostini padre di Giovanni e Alberto Maria, si chiamò Margherita (come la nonna paterna Margherita Tacchini?). E Giovanni, il fondatore della Casa editrice di Novara, portava il nome del nonno (il padre di Gioacchino e Paolo De Agostini si chiamava Giovan Battista De Agostini)? Troppe coincidenze.

Lorenzo De Agostini gravitò anche lui come Gioacchino De Agostini (il fratello?) a Londra in veste di costruttore di biliardi intorno a quel British Museum che pullulava di fuoriusciti italiani.

Che cosa può essere accaduto a Gioacchino De Agostini, meritevole scrittore ed editore, per cadere in un assoluto oblio col fratello Paolo, anche lui editore di successo?

Non lo sappiamo. Potrei pensare, se ci fossero assonanze dimostrabili, che il successo degli editori De Agostini Giovanni e Alberto Maria abbia in qualche modo sacrificato l’imperitura memoria di Gioacchino e Paolo. Eppure parlare di chi ha fatto i principali uomini del nostro Risorgimento avrebbe dovuto essere motivo di lustro e lo dovrebbe essere soprattutto oggi. E invece sono più di dieci anni che ricevo porte in faccia quando parlo di questi personaggi. Offrendo peraltro su un piatto d’argento studi davvero certosini sul piano documentale e senza alcuna contropartita. Da cittadina sono piuttosto sconvolta, ve lo devo dire. Da nipote no, perché dall’interno conosco purtroppo quanto siano pusillanimi i vuoti sociali, culturali e politici, ma anche economici che nascondono questi silenzi.

Vogliamo ancora parlare della comunione che unisce gli editori De Agostini? Parliamone.

A partire da Biella, terra degli editori De Agostini del XX secolo ma anche terra di Quintino Sella, che aveva finito per creare il CAI e una cartografia di tutto rispetto (era debitore al Maestro Gioacchino?) che rappresentò il fiore all’occhiello dei neo editori De Agostini di Novara. I numerosi riferimenti cartografici contenuti in La Corsica e i miei viaggi in quell’Isola, ribadisco, bene illustrano la questione. Il De Agostini sicuramente, cifrari permettendo, era un abile cartografo. Altrimenti non si spiegherebbero alcuni certosini passaggi di Padre Prosperi contenuti in quell’opera che «coraggiosamente» Hashette, in Francia, ha nuovamente pubblicato. Grazie Hashette. In Italia questo ancora non accade.

(maggio 2021)

Tag: Elena Pierotti, Editori De Agostini, Gioacchino Prosperi, Quintino Sella, Luigia Dunn, David, Torino, Novara, Corsica.