La famiglia Allegrini
Librai, patrioti, uomini illuminati

Troviamo a partire dalla prima metà del Settecento in Firenze dei librai con questo cognome. Pietro Allegrini fu infatti un insigne libraio che contribuì insieme al fratello alla diffusione della buona stampa, come si diceva allora. Il contesto fiorentino, e più in generale toscano, caratterizzato dalla presenza della dinastia illuminata degli Asburgo-Lorena, mantenne viva quella tradizione libraia che consentì a molti, italiani e stranieri, di attingere a piene mani da questi importanti artigiani della cultura.

Ho trovato attraverso le mie ricerche che il cavalier Gherardi Angiolini di Seravezza, amico fraterno di Giuseppe Bonaparte, fratello maggiore di Napoleone I, pubblicò presso Pietro Allegrini in Firenze, presumo nel periodo che trascorse nella città toscana, tra i suoi innumerevoli «tour» in giro per l’Europa, come plenipotenziario o semplice turista.

Gherardi Angiolini fu un illuminato nel senso che abbracciò le idee nuove in un periodo in cui quelle idee giacobine spaventavano i più, ancor prima dello scoppio della Rivoluzione Francese.

E l’editore Allegrini fu per lui, come per altri giacobini, una risorsa.

Mi sono rivolta agli Allegrini perché mi ha convinto proprio il rapporto tra il Gherardi Angiolini e gli stessi editori. In Lucca la famiglia Allegrini aveva grande seguito e congiunti presenti in città.

Ancora oggi a Sant’Alessio di Lucca, a soli quattro chilometri dalla cinta muraria, possiamo ammirare la splendida Villa Allegrini in stile neoclassico, che bene rende l’idea del periodo e dell’influenza giacobina della famiglia. Ho trovato infatti una lettera scritta da Ant. M., in codice, che cita proprio tra gli altri, fra i patrioti presenti in Cefalonia nel 1843, a servizio del Duca Borbonico ma anche della Regina Inglese Vittoria, proprio un Allegrini di Lucca. Così ho potuto associare le vicende dei congiunti del cavalier Gherardi Angiolini di Pietrasanta e gli editori fiorentini per iniziare ad afferrare situazioni sommerse che senza il rinvenimento di documenti e situazioni particolari, nulla potrebbero dire a un lettore.

Ant. M. è un non meglio identificato patriota lucchese inviato dal Duca Borbonico Carlo Ludovico negli anni Quaranta del XIX secolo, quando il Duca era in odore non solo di protestantesimo ma di «patriottismo» in Cefalonia. Il Duca proteggeva questi patrioti. Ant. M. cita nella lettera i fratelli Giambastiani di Lucca, quattro per l’esattezza, di cui due frati agostiniani, presenti in Cefalonia dove un amico del Duca, l’Inglese Lord Charles Sebrigth, nobilitato dalla Regina Vittoria nel 1874 per i suoi meriti in Cefalonia, ma che all’epoca era il barone D’Everton, nobilitato in quel caso nel 1830 proprio dal Duca Borbonico Carlo Ludovico di Borbone Parma.

Ant. M. è con ogni evidenza nella lettera Antonio Mordini, il futuro prodittatore garibaldino in Sicilia nel 1860, che in quel periodo era un mazziniano convinto, o meglio legato alla Legione Italica dei fratelli Fabrizi, Modenesi di origine garfagnina, citati nella lettera. E l’Allegrini di Lucca era uno dei patrioti lucchesi a cui Ant. M. inviava per l’occasione i suoi saluti.

In Lucca nel periodo troviamo, cercando in rete, un Gioacchino Allegrini, presumo potesse essere questa la persona a cui Ant. M. invia i suoi saluti, ma di questo non ho certezza. A ogni modo, i Simi, i Casali e i Giambastiani stessi e il Gherardi di Lucca, che morirà in Sud America come patriota qualche anno dopo, presenti nella lettera, fanno parte della cerchia di Paolo Fabrizi, anche lui menzionato nei suoi particolari movimenti nel Mediterraneo, atti a raggiungere Cefalonia. I Fabrizi si collegano al patriottismo lucchese e garfagnino.

Paolo Fabrizi infatti è legato da vincoli di parentela ai Pierotti di Pieve Fosciana e di Barga, presenti operativamente come sovversivi in quel periodo. E Antonio Mordini è barghigiano.

Mordini ha cercato in quegli anni finanziamenti dai banchieri Fenzi di Firenze, per sostenere la causa patriottica italiana, che vede muoversi patrioti di ogni colore, spesso l’un contro l’altro armati, ma anche alla ricerca di accordi e alleanze. Poco importa se si è cattolici liberali o mazziniani, ciò che conta è trovare nei più moderati e nei meno facinorosi una traccia comune, comuni interessi da difendere. E i Sovrani di Antico Regime più «illuminati» sottobanco non stettero a guardare.

Gli Allegrini dunque furono certamente al centro di queste vicende. Ma quanto al centro?

Il dottor Roberto Pizzi di Lucca, in una sua pubblicazione sul Risorgimento Lucchese dal titolo Squadre e Compassi, mette in luce proprio queste dinamiche, ricordando il patriota lucchese Giuseppe Binda, futuro Joseph Agamennon Binda.

Ai tempi di Murat suo agente segreto, dopo la fine del regime napoleonico si rifugiò prima in Inghilterra presso Lord Holland, membro attivo e fondatore del partito «Whig» in Inghilterra; successivamente, fattosi cittadino americano, e incaricato nel 1840 dal Governo d’oltre oceano come Console a Livorno, nel 1831, attivo a New York, presenti molti patrioti nostrani qui rifugiati, tra cui Giuseppe Garibaldi, prestò la sua magione di Lucca, località Segromigno in Monte, proprio al Gherardi Angiolini (genero del cavalier Angiolini di Pietrasanta) al conte Bichi di Siena e a Michele Carducci, padre del poeta Giosuè e noto patriota.

Agli inizi degli anni Trenta il Duca Borbonico appariva particolarmente attivo nel considerare la causa dei patrioti che proteggeva in incognito nel suo Stato, ma evidentemente anche negli anni Quaranta, seppur in maniera meno visibile, continuava a fare altrettanto. I suoi costanti viaggi di studio e di piacere a Londra, probabilmente nascondevano manovre a oggi non ben chiarite dalla storiografia ufficiale. Il suo nobilitare a volte personaggi inglesi, considerati equivoci in via ufficiale, come accadde per il barone d’Everton, ma che poi fecero una brillante carriera in patria come nel suo caso, possono ben illuminare sull’intera questione. E gli editori nostrani? E chi appartenne molto verosimilmente alla stessa famiglia editoriale toscana degli Allegrini e che ebbe però come punto di riferimento non Firenze ma la città di Lucca? A oggi non mi risulta ci siano a tal proposito studi comparati e ben definiti. Eppure si tratterebbe di rilevare possibili importantissimi risvolti politici che nel XIX secolo coinvolsero tutta la nomenclatura europea che non passava solo da Firenze, ma anche da Lucca e più spesso da Bagni di Lucca, frequentatissima a partire dai primi del Settecento. Una riflessione che invito a cogliere.

(settembre 2020)

Tag: Elena Pierotti, Pietro Allegrini, Ant. M., Giuseppe Bonaparte, Luigi Gherardi Angiolini, Michele Carducci, Carlo Ludovico di Borbone, Vittoria d’Inghilterra, Lord Charles Sebright, Lord Holland, Gioacchino Murat, Giuseppe Binda, famiglia Allegrini, Carlo Ludovico di Borbone Parma, Lucca, Ottocento.