Gabriele Rossetti
Il Vate patriota, spesso dimenticato

Ringrazio davvero vivamente il dottor Mirko Menna per la sua importantissima opera di ricerca in Vasto, presso il Centro Rossetti, su alcuni membri di quella importante famiglia che segnò non solo la vita italiana del periodo risorgimentale, ma l’intera compagine europea.

Un patriota davvero interessante del nostro Risorgimento è dunque il Vate Gabriele Rossetti, il patriarca, di cui mi occuperò in questa sede.

Egli nacque a Vasto, in Abruzzo, nel 1783 e giovanissimo si trasferì a Napoli. Poeta dialettale e uomo colto, autodidatta, abbracciò i principi rivoluzionari del 1789 che a Napoli ebbero larga presa. Caduti i Borboni, in seguito all’avanzata delle truppe francesi, durante la Prima Campagna d’Italia, Rossetti divenne figura di spicco del panorama rivoluzionario e direttore del San Carlo di Napoli.

In Napoli in epoca napoleonica si alternarono due Sovrani: Giuseppe Bonaparte, fratello maggiore di Napoleone, che regnò fino al 1808, quando fu inviato dall’Imperatore in Spagna; e Gioacchino Murat. Apparentemente si trattò di un processo di continuità, in realtà il Regno di Giuseppe non fu la copia di quello del cognato Murat. Gioacchino Murat era uomo nuovo perché proveniva dal popolo, non aveva alcuna origine aristocratica, e sua moglie Carolina, sorella di Napoleone, fu donna particolarmente ambiziosa, sempre tenuta d’occhio dal fratello Imperatore che temeva l’invidia della sorella verso le altre donne di famiglia: Elisa, Regina d’Etruria; e Paolina, sempre al centro delle cronache mondane per la sua bellezza e tanto cara a Napoleone, molto protettivo nei confronti della sorella minore.

Gabriele Rossetti si mostrò dunque vivace e nella condizione di saper distinguere le velleità rivoluzionarie dalla «réal politique».

La sintonia con Murat fu totale. L’ufficialità vuole che, una volta caduto il regime rivoluzionario, nel 1815, egli rimanesse, in un processo di continuità, presente in Napoli con tranquilla accettazione dello «status quo». Ma non fu affatto così. Le velleità rivoluzionarie ed al tempo stesso politiche del regime napoleonico, una volta venute meno in via ufficiale, rimasero attive ufficiosamente in Napoli.

Non per niente fu la borghesia napoletana, in forte ascesa, a gestire il cambiamento, la transizione, senza tuttavia mettere nel dimenticatoio i principi rivoluzionari. Così i primi moti carbonari e la Carboneria medesima ebbero larga presa nella città partenopea. Nel 1820, sospettato di essere stato coinvolto attivamente nei moti napoletani, Gabriele Rossetti si allontanò repentinamente da Napoli e si trasferì definitivamente come fuggiasco a Londra.

Qui sposò la figlia del medico Gaetano Polidori, altro fuoriuscito italiano, nativo di Bientina, in provincia di Pisa, che per quattro anni era stato segretario personale di Vittorio Alfieri, il poeta del Saul, così foriero di novità in ambito letterario ed artistico nel Settecento piemontese, italiano e più vastamente europeo.

Gabriele Rossetti rimase a Londra con la famiglia ed ebbe diversi figli. I più noti sono Cristina Rossetti, poetessa, e Dante Gabriel, che fu poeta e pittore di fama internazionale. Sia il Vate che i suoi figli rappresentarono figure di riferimento essenziali per l’Italia rivoluzionaria del Primo Risorgimento, un ponte tra l’Inghilterra dei nascenti «whig» di Lord Holland e Lord Russell, e tutti coloro che in Italia e fuori d’Italia anelavano alla liberazione della Penisola dallo straniero, in un’ottica probabilmente federale, ma anche unitaria, per i mazziniani più ferventi. Il Vate fu sempre di fede repubblicana, però a differenza di Giuseppe Mazzini comprese che per realizzare l’Unità e soprattutto la cacciata dello straniero era necessario adeguare le sue personali convinzioni ad un rapporto più stretto e dinamico con le molte anime del Risorgimento, anche quelle monarchiche.

Qui si inserisce la mia descrizione particolareggiata del Vate, oggi sepolto con tutta la sua famiglia nel cimitero monumentale di Highgate, a Nord di Londra, dove riposa anche Karl Marx e assurto recentemente alle cronache per la sepoltura del noto musicista britannico George Michael, deceduto a soli 53 anni lo scorso 25 dicembre.

Diciamo che ho notizie di prima mano dei Rossetti perché coinvolti con la mia famiglia in situazioni complesse e decisive. Purtroppo gli storici di professione cui mi sono rivolta non hanno saputo darmi alcuna spiegazione in merito, asserendo che non risulta loro che esistano documenti precisi sui patrioti nostrani del Risorgimento di natura politica in quel di Londra, se si eccettuano quelli di natura religiosa. Ma le mie ricerche post tesi dicono qualcosa di diverso.

Gaetano Polidori, il suocero del Vate, era rimasto diversi anni a Firenze, con l’Alfieri, prima di recarsi a Londra. Nello stesso periodo Lord Holland, che assurgerà alle cronache della Gran Bretagna quando si creerà il partito «whig» visse anche lui più o meno nello stesso periodo in Firenze. Lord Holland era confidente della madre di Napoleone I, Letizia Ramolino, soprattutto negli anni di permanenza in Roma della stessa, dopo la caduta di Napoleone. Spesso qui le faceva visita, quando l’anziana donna Letizia ivi risiedeva e dove morì nel 1836, come risulta da una pubblicazione dello storico fiorentino di origini lucchesi Diego Angeli.

Lord Russell era in sintonia col Vate, lo frequentava, come appare dai carteggi dello stesso, e frequentava anche un altro Lucchese a lui tanto caro, Giuseppe Binda, ex agente di Gioacchino Murat, fuggito dopo la caduta del Re di Napoli a Londra, di cui ho pubblicato le carte sul sito www.storico.org.

Bientina luogo d’origine del suocero del Vate, era anche luogo elettivo dei miei avi coinvolti in tali vicende, e ciò sin dal Medioevo. Naturalmente anche Firenze. Pure Giuseppe Binda, che fu intimo di Michele Carducci, il padre del poeta Giosuè, carbonaro della prima ora, aveva legami personali con i membri della mia famiglia.

Anche in questo caso non è complesso trovarne i riferimenti nella città di Lucca.

Così il Vate, come appare dalle carte presenti all’Archivio di Stato Lucchese, nel 1838 mandò i suoi saluti proprio a Lucca ad un Lucchese che apparteneva allo stesso circuito cittadino, il poeta e drammaturgo, nonché scultore di fama, Pier Angelo Sarti, che a lungo a Londra al British Museum aveva ricoperto il ruolo di bibliotecario e si era poi trasferito in via definitiva quell’anno nella sua città toscana con la moglie inglese.

Il Vate non è il solo ad inviare i suoi saluti. Si uniscono a lui alcuni dei patrioti italiani più importanti di stanza ormai a Londra come fuoriusciti: mi riferisco all’editore Rolandi, Piemontese, ad Arrivabene, altro importantissimo patriota, Miglio, Beolchi ma soprattutto Panizzi, il futuro direttore del British Museum.

Panizzi l’anno successivo, ossia nel 1839, tentò di raggiungere Lucca per riordinare la biblioteca del Duca Lucchese Carlo Ludovico di Borbone, girando per Torino con lasciapassare britannico fattogli avere dal Duca stesso, sicuramente di concerto con suo cugino Carlo Alberto di Savoia, visto che Panizzi, pur essendo un notissimo ricercato, girò indisturbato per Torino, in lungo e largo. Non così a Genova, dove si recò successivamente. Qui venne pesantemente intimidito dal Governatore in persona e per tale ragione rientrò repentinamente a Londra senza passare per Lucca e poi per Reggio Emilia come preventivato in un primo momento. Che cosa era successo, si chiese Giuseppe Mazzini nelle lettere, scrivendo alla madre Maria, che viveva in Italia? Giuseppe Mazzini in quel periodo si trovava a Londra. Il Governatore aveva ricevuto da Carlo Alberto un alto là? A Torino Carlo Alberto non conosceva adeguatamente gli spostamenti degli stranieri ivi presenti? Oppure aveva nuovamente cambiato idea? Colui che il poeta Giuseppe Giusti qualche anno dopo definì ironicamente «Re tentenna» dovette trovarsi al centro di situazioni internazionali complesse, che la storiografia al momento non ha ancora mai definito compiutamente.

Si trattava di strani movimenti, tutti riconducibili, secondo una mia analisi che è riscontrabille in rete, sia su alcuni articoli sul sito www.storico.org, sia su boorp, annunci gratuiti, come breve saggio alla voce «Patrioti nel Risorgimento». Tale analisi è frutto delle mie ricerche sul patriota Padre Gioacchino Prosperi, il protagonista della mia tesi di laurea, coinvolto nei medesimi sommovimenti.

Il figlio del Vate Gabriele Rossetti, alias Dante Gabriel, venne a Lucca in anni successivi e nella chiesa cittadina di San Marco, alle porte della città, possiamo trovare tracce del suo passaggio.

Coinvolto in questi particolari passaggi abbiamo sicuramente un nipote del Vate, anche lui di stanza a Londra ed anche lui con il conte Guicciardini, erede del Guicciardini fiorentino che tutti conosciamo, girovagante in Europa in lungo e in largo come diretto testimone delle magnifiche sorti e progressive: Teodoro Pietracola Rossetti. Sia Guicciardini che Rossetti sono presenti nel Canavesano proprio negli anni Trenta come appare da alcune ricerche che ho effettuato e pubblicato su «Massoneria e Risorgimento» e «Patrioti nel Risorgimento», entrambi brevi saggi presenti in rete.

Perché transitavano nel Canavesano? Perché qui c’erano i Valdesi, e la questione protestante intesa come aggiustamento tra la confessione cattolica e quelle riformate fu motivo politico trainante durante l’intero periodo risorgimentale. In tali questioni era coinvolto anche l’Arcivescovo di Biella Giovan Pietro Losana, un moderato incline in Piemonte a sostenere ed agevolare il patriottismo nascente, in particolare quello moderato ed in contatto stretto con Vincenzo Gioberti.

Perché ho accostato il nome di Gabriele Rossetti a Lucca e ai miei familiari? Perché in qualità di direttore del San Carlo, quando ancora egli era presente in Italia, visti i trascorsi da musicisti di alcuni membri della mia famiglia ed i loro legami con Napoli, ebbe quasi certamente occasione di avvicinarli. Perché i personaggi citati nei documenti che ebbero contatti con Rossetti in Lucca sono gli stessi che avevano contatti con la mia famiglia di origine. Perché i coinvolgimenti del religioso protagonista della mia tesi coincidono con quelli dei miei avi, con lui in rapporti di parentela ed al contempo con i trascorsi di quel Duca Lucchese che in quegli anni foraggiava quei movimenti e quei personaggi.

Il silenzio storiografico non deve scoraggiarci, così come i così detti coinvolgimenti internazionali tutt’ora in essere. Fare storiografia è anche questo, tentare di darsi delle risposte, anche se queste appaiono poco descritte dalla storiografia ufficiale, andando sempre a caccia di documenti e testimonianze.

Del Vate, che non poté più rientrare in Italia e per tutta la vita sognò il nostro mare, il nostro sole, la luminosità del cielo del Sud e mediterraneo, ho un pensiero tenero leggendo i suoi carteggi e le sue emozioni. Che davvero riecheggiano emozioni di ieri che sono pur tuttavia emozioni di oggi. Nessuno dovrebbe mai venir distolto dalla propria Patria d’origine, dai suoi colori, dai suoi sapori che il Vate ricordò una volta in Londra con eterna nostalgia. Anche lui sicuramente un uomo da riscoprire.

(novembre 2017)

Tag: Elena Pierotti, Gabriele Rossetti, Risorgimento, Carlo Ludovico di Borbone, patrioti italiani in Inghilterra, Carlo Alberto di Savoia, Antonio Panizzi, Arrivabene, Miglio, Guicciardini, Vittorio Alfieri, Karl Marx, George Michael, Highgate, patrioti italiani a Londra.