Giovanni Bezzi d’Aubrey e Palazzo Parisani Bezzi a Tolentino
Strabilianti coincidenze

In questi giorni di pesante condizione dovuta al coronavirus, impossibilitata ad andare al lavoro, frequento come tutti ancor più la rete. E che cosa trovo? Una singolarissima coincidenza che potrebbe aprire un vero varco non solo nelle mie ricerche ma nella nostra complessiva vicenda risorgimentale.

Gioacchino Murat, Re Gioacchino, fece di Palazzo Parisani Bezzi a Tolentino il suo quartier generale. Tutti ricordiamo la sua ritirata verso Pizzo Calabro, dopo il Proclama di Rimini. Tutti abbiamo anche solo una volta nella vita pensato a come poteva andare la nostra storia nazionale se Re Gioacchino avesse potuto costruire un Regno Italiano unitario prima dell’avvento del regime della Restaurazione, nel 1815. Le sue mosse e le mosse dei protagonisti di quel tempo non furono mai casuali. Se Re Gioacchino fece di Palazzo Parisani Bezzi a Tolentino un luogo di permanenza, ebbe senz’altro le sue buone ragioni. Non ultima la conoscenza diretta dei proprietari, della famiglia che possedeva quel palazzo.

Mi sono occupata a più riprese, grazie al ritrovamento in Piemonte di un libro dedicato a un personaggio risorgimentale poco celebrato, Giovanni Bezzi d’Aubrey, di questioni risorgimentali spinose e irrisolte, in particolare afferenti al Primo Risorgimento. In particolare queste le vicende del Bezzi d’Aubrey che divenne a Londra uno dei principali referenti di Cavour durante il Primo Risorgimento e che tanta parte ebbe nelle spinose questioni politiche del periodo.

Ritrovo una strada a lui dedicata solo a Roma sin qui. E adesso a Tolentino, Via Giovanni Bezzi, proprio dove è presente il Palazzo Parisani Bezzi, che ci ricorda così da vicino il grande Gioacchino Murat, lì presente a imperitura memoria.

Qualche legame tra i Bezzi di Tolentino e quelli di Casale Monferrato? Evidentemente sì. Terenzio Mamiani, che era marchigiano, è in corrispondenza con Giovanni Bezzi. Proverò così a ricostruire le vicende del periodo.

Giovanni Bezzi d’Aubrey, nato a Vercelli ai primi dell’Ottocento e residente a Casale Monferrato, proveniva da una famiglia dell’alta borghesia piemontese molto vicina agli ambienti napoleonici e murattiani. Il nostro infatti fu educato al Liceo Napoleonico. Divenne poi un convinto patriota e si spostò da ricercato a Londra, in contatto stretto con Sir Panizzi, il direttore del British Museum Londinese, che tanta parte ebbe nelle vicende rivoluzionarie e che fu fatto Sir dalla Regina Vittoria non solo per i meriti culturali ma anche politici.

Il nostro Giovanni Bezzi rientrò poi in Italia ma fu a lungo un ricercato e un corposo fascicolo presente all’Archivio di Stato di Lucca donato da sua nipote, una Sercambi maritata nella cittadina toscana, lo descrive molto bene anche come patriota. Infatti abbiamo una lettera in francese, in codice, indirizzata da Marsiglia alla marchesa Eleonora Bernardini di Lucca, che protesse molti patrioti fuggiaschi tra i quali lo stesso Bezzi. Eleonora Bernardini era in comunione da sempre con gli ambienti bonapartisti, sin dalle vicende rivoluzionarie della Prima Campagna d’Italia di Napoleone Bonaparte.

Il nostro divenne un diretto corrispondente di Cavour in quegli anni difficili. Cavour, dalle lettere rinvenute[1], sembra affidarsi alle sapienti mani del Bezzi nei suoi risvolti internazionali. E il Bezzi sicuramente non lo deluse.

A questo punto una domanda regna su tutte. Se il principale agente di Gioacchino Murat fu il Lucchese Giuseppe Binda, che dopo averlo servito e tentato invano di salvare il salvabile di fronte a Lord Bentick, presente nel 1815 in Genova, dovette fuggire a Londra proprio nel 1815 e di seguito a New York, nel 1817, e che tanta parte ha avuto nelle questioni risorgimentali, in comunione con la marchesa Eleonora Bernardini, mi chiedo qual vento accompagnò sempre il Bezzi in quel di Lucca, e di riflesso a Tolentino, che era insieme vanto e disgrazia per le truppe murattiane e per i napoleonidi della Penisola.

Il Bezzi d’Aubrey aveva dei cugini a Barga, una ridente località della Media Valle del Serchio, patria di Antonio Mordini, il prodittatore della Sicilia ai tempi della spedizione dei Mille e lui stesso uno dei Mille, molto stimato dal Generale che infatti lo sostituì a se stesso, una volta che ebbe preso a risalire la Penisola nel 1860.

Bezzi non è ricordato dalla grande storiografia, come ho avuto modo di riferire, perché aveva fatto un «gioco politico incalzante ma complesso», era stato un agente e gli agenti talvolta, lo sappiamo, specialmente se non approvarono del tutto, come successe a lui, gli eventi così come poi si proposero, dovettero fare buon viso a cattivo gioco e ripiegare in second’ordine. Tuttavia il Bezzi d’Aubrey non fu mai un patriota arrendevole e ancora nel 1878, alla vigilia della sua morte, scrisse al Re d’Italia Umberto I per rivendicare quel ruolo propulsivo della Penisola del Primo Risorgimento che la nomenclatura in quel periodo aveva per opportunità politica rimosso, mettendolo in guardia di fronte alle avversità di quegli anni. Umberto I morì per mano di un anarchico a Brescia proprio nel 1900, nel bel mezzo di sommovimenti complessi e decisivi. Re Gioacchino dunque aveva i suoi begli agganci al tempo delle vicende rivoluzionarie del 1815 in Italia, ben più radicati di quanto spesso si voglia lasciar intendere. Giovanni Bezzi d’Aubrey e la sua augusta famiglia certamente in Lucca, vedi la marchesa Eleonora Bernardini ma anche gli ambienti della Media Valle Lucchese, lo stesso sacerdote lucchese protagonista della mia tesi, Padre Gioacchino Prosperi, il prete rivoluzionario della Corsica, lo attestano. Già, un prete rivoluzionario e per giunta frate massone che proprio negli anni immediatamente successivi al tentativo di Re Gioacchino di trovare volontari in Corsica per una spedizione nel Meridione, sosterrà e rinfrancherà sempre il forte partito bonapartista isolano.

Aveva Re Gioacchino soprattutto la volontà di costruire quello che poi Londra permise di realizzare negli anni successivi, col concorso degli stessi ambienti bonapartisti dell’epoca. Un invito a rileggere le carte, e un ulteriore tassello nella ricostruzione dei legami politici e ideali tra parti d’Italia solo apparentemente scombinate e scollegate. Davvero una particolare sorpresa.


Nota

1 Faccio riferimento all’articolo da me pubblicato su www.storico.org dal titolo Giovanni Bezzi d’Aubrey, il patriota dimenticato.

(maggio 2020)

Tag: Elena Pierotti, Giovanni Bezzi, Gioacchino Murat, Eleonora Bernardini, Gioacchino Prosperi, Camillo Benso conte di Cavour, Giuseppe Binda, Lord Bentick, Antonio Mordini, Giuseppe Garibaldi, Palazzo Parisani Bezzi, Tolentino.