Luciano Bonaparte e la sua famiglia in Lucca nel XIX secolo
Curiosità storiche e situazioni politiche

Il Principe di Canino, Luciano Bonaparte, fu un personaggio politico essenziale nelle vicende napoleoniche. Terzogenito di Carlo Bonaparte e Letizia Ramolino, dopo aver lottato in Corsica a fianco di Pasquale Paoli, divenne in Francia un adepto di Robespierre. Eletto nel Consiglio dei Cinquecento, la sua opera divenne essenziale durante il colpo di stato del 18 Brumaio dell’anno VIII.

Fu Luciano Bonaparte ad arringare, in difesa del fratello, il Generale Napoleone, dichiarando che lui stesso non avrebbe esitato ad ucciderlo se avesse temuto che questi volesse attentare alla libertà di quella Assemblea. Anche per questo motivo Napoleone riuscì ad ottenere il ruolo guida nel Consolato.

I rapporti tra i due fratelli, che pure erano particolarmente legati, si presentarono di fatto come conflittuali. Non si tratta di una contraddizione in termini. Anche Luciano Bonaparte ambiva ad avere un ruolo politico guida, e da un certo punto di vista faceva ombra al fratello Generale. Napoleone ostacolò il tentativo di Luciano di ridicolizzare l’opera di Sieyès per defenestrarlo. Secondo Napoleone il fratello affrettava i tempi, e dunque litigarono circa un opuscolo propagandistico a firma di Luciano Bonaparte, che di fatto era stato voluto dallo stesso Napoleone. Tale opuscolo ebbe molto successo ed era teso a sottolineare l’inadeguatezza di Sieyès, ed il ruolo attivo, propositivo, del Bonaparte. L’impulsività di Luciano Bonaparte fece infuriare il fratello, che ordinò il ritiro dal mercato dell’opuscolo. Luciano Bonaparte fu di fatto costretto alle dimissioni. Divenne in seguito Ambasciatore a Madrid. Il nuovo incarico lo allontanò dall’ottenimento, come gli altri fratelli, di Regni, che il matrimonio con Alexandrine de Blechamp non contribuì certo a realizzare.

Il fratello ribelle di Napoleone, così fu definito Luciano Bonaparte, che volle sempre privilegiare le ragioni del cuore, si recò a Canino, nell’alto Lazio, ad acquistare alcune proprietà che rimarranno luogo elettivo suo e dei suoi familiari.

Si riconciliò con Napoleone e gli fu vicino durante i Cento Giorni, per poi ritirarsi definitivamente a vita privata a Canino, col titolo di Principe, cercando di ottenere la tutela del nipote Napoleone II, figlio di Napoleone I e Maria Luisa d’Austria.

Capì ben presto che il vero erede di Napoleone era suo nipote, Luigi Napoleone Bonaparte, figlio del fratello Luigi, destinato divenire il futuro Napoleone III.

Il resto della sua vita, questo vuole l’ufficialità, lo trascorse occupandosi di archeologia, di cui era particolarmente appassionato. La sua presenza a Canino infatti, sito nell’alto Lazio, in prossimità del quale, nella zona di Vulci, proprio in quali anni fu scoperto un sito archeologico, gli consentì ancor più di coltivare i suoi interessi. Ebbe molti figli in seconde nozze dopo le due figlie avute in prime nozze. In particolare erano figli della seconda moglie, Alexandrine de Blechamp, il Principe Carlo Luciano Bonaparte, nato nel 1805, ed il fratello minore Luigi Luciano, che fu celebre per i suoi studi sulla lingua basca. Entrambi, secondo documenti rintracciati all’Archivio di Stato Lucchese, furono ospiti del Duca Carlo Ludovico di Borbone nel paesino di Benabbio, sito nel comune di Bagni di Lucca, nel 1834. Erano infatti in quel periodo dei seguaci mazziniani, e dunque dei ribelli «pericolosi». A che cosa aspiravano realmente i Bonaparte superstiti? Proverò a ricostruire quanto sin qui ho trovato attraverso le mie ricerche in territorio lucchese.

C’è una splendida villa in San Pancrazio di Lucca, Villa Oliva, che appartenne alla moglie del Principe Carlo Poniatowski, Elisa Napoleone Montecatini, Lucchese di nascita. La stessa ereditò tale proprietà, stando ad un sito polacco rinvenuto, intorno al 1820, e qui andò a vivere col marito che di lì a poco morì e fu sepolto nella cappella della villa.

Questa proprietà pare essere appartenuta in precedenza a tale Chiara Prosperi Ghivizzani, che ho trovato da ricerche internet con riferimenti anche all’Archivio di Stato Lucchese. Andrebbe verificato con attenzione chi è realmente Chiara Prosperi Ghivizzani. Una congiunta della moglie del Poniatowski, ossia della contessa Elisa Napoleone Montecatini? Al momento non ho potuto appurarlo direttamente, però conosco diversi fatti privati della sua famiglia, che con certezza in quei luoghi aveva da sempre proprietà. Innanzitutto, se andiamo in archivio piuttosto che in rete, troviamo che i Prosperi e i Ghivizzani sono in stretti rapporti parentali. Nel corso dei secoli tali nomi sono ripetutamente accostati. Il conte Paolo Zanardi Prosperi di Ferrara, la cui famiglia ha origini lucchesi e fino al XIX secolo ha tenuto proprietà in San Colombano di Lucca, territorio confinante con San Pancrazio, mi ha riferito che in effetti, da quanto tramandato dalla sua famiglia in forma orale, i Ghivizzani ed i Prosperi hanno sempre tenuto rapporti di parentela. Egli non ha avuto modo di visionare l’intero archivio familiare, tuttavia le mie ricerche nella discussione di una tesi di laurea sono confluite nelle sue, che ha pubblicato recentemente un volume dal titolo Tra Lucca e Ferrara.

La mia tesi si occupa di un singolare Padre Lucchese, il conte Padre Gioacchino Prosperi, vissuto tra il 1795 ed il 1873, figlio di Luigi Ridolfo Prosperi e di Maria Angela Castiglioni. Il religioso di fatto fu nel corso del XIX secolo il «predicatore» della Corsica, nel senso che predicò ininterrottamente per ben nove anni in tutta l’Isola Bella, in contatto con gli ambienti bonapartisti isolani, come appare nelle lettere.

Il resoconto delle sue predicazioni, che nulla hanno di religioso, le troviamo in una particolare opera dal titolo La Corsica e i miei viaggi in quell’Isola, redatta in forma epistolare e pubblicata dall’editore Fabiani di Bastia nel 1844. Tale editore è una garanzia per gli insurrezionalisti córsi. Tornerei perciò per un attimo a Luciano Bonaparte ed ai contatti con la famiglia Prosperi.

Luigi Ridolfo Prosperi, padre del religioso, porta per esteso il nome dell’illustre congiunto musicista Luigi Ridolfo Boccherini, che visse in quegli anni, la cui madre era Maria Santa Prosperi. L’ultimo protettore di Luigi Boccherini fu Luciano Bonaparte. La madre di Padre Prosperi, Maria Angela Castilglioni, ha rapporti con i Castilglioni di Olona, cugini dei fratelli Verri? Direi di sì, visto che in archivio a Lucca ci sono molte lettere che rimandano ai Bernardini, vicini di casa della Castilglioni Lucchese, ed a quegli ambienti milanesi; visto che Padre Prosperi è in contatto, attraverso l’amico Gioacchino De Agostini Torinese, col prevosto di San Fedele a Milano, Don Giulio Ratti; e che frequenta Giovan Battista Giorgini, genero di Manzoni; visto che a Torino Padre Prosperi è cresciuto, giovanissimo, come Padre Gesuita, in casa del marchese Cesare d’Azeglio, padre di Massimo, a sua volta in rapporti parentali con Manzoni; visto che Massimo d’Azeglio frequenta costantemente Lucca, e dimora in casa del conte Sardi, che di madre fa Giorgini, e che è intimo degli stessi ambienti di Padre Prosperi; visto che Prosperi è amico della marchesa Eleonora Bernardini, in simbiosi con gli ambienti bonapartisti; e che lo stesso Prosperi muore nella casa materna, adiacente al palazzo di quest’ultima. Che dire di più? Al Congresso degli Scienziati del 1843, tenutosi in Lucca, dove partecipa Carlo Luciano Bonaparte, figlio di Luciano, è presente anche Padre Prosperi e in un suo discorso pare rendere omaggio all’illustre ospite. Quel Congresso andrebbe letto, io credo, in una luce diversa. Da documenti d’archivio risulta che nel 1834 lo stesso Carlo Luciano, col fratello Luigi Luciano, era ospite fuggiasco in Benabbio, Bagni di Lucca, ribadiamolo, col beneplacito del Duca Lucchese Carlo Ludovico di Borbone.

I Poniatowski Polacchi, da cui è partita la mia analisi, altro non sono che i cugini di Alexander Walewski, figlio naturale di Napoleone I e di Maria Walewska. Potrei continuare a lungo nella mia elencazione, annoiando il lettore. Ma allora perché la storiografia, anche in sede locale, continua ad ignorare tutto questo?

Semplice, perché i Bonaparte fuggiaschi e mazziniani avevano particolari velleità politiche e, come sostiene Padre Prosperi in una sua pubblicazione, «i Córsi non sognano e dimenticano che il Regale Ciuffo fu intimo amico del Paoli [Pasquale, il Padre della Patria] e che i Padri Muratori furono i testimoni degli ultimi gemiti dell’Aquila Imperiale». Questo sta scritto in un particolare documento presente all’Archivio di Stato Lucchese, che ho messo in appendice nella mia tesi. Secondo le frasi pronunciate da Padre Prosperi (perché l’estensore del documento non si firma, ma lo stesso è stato inserito nel fascicolo di Padre Prosperi e il fraseggio non lascia molto spazio all’immaginazione), i Córsi si stanno armando: per fare che cosa? Si limitano a lottare a fianco degli Italiani dentro e fuori d’Italia, che in quel periodo cercano di «risolvere» le questioni nazionali, oppure aspirano ad essere parte attiva e propositiva, al punto da candidarsi per un ipotetico Stato Federale Nazionale (Santo Regno, così definito dal religioso lucchese) al fianco di tutti gli Italiani, riprendendosi la loro nazionalità italica negata nel 1768, ai tempi della cessione alla Francia della Corsica da parte della Repubblica di Genova?

Dai documenti che ho rintracciato e pubblicato in rete, che invito a leggere sia sul sito www.storico.org, che sulla rivista córsa «A Viva Voce», la seconda ipotesi è più probabile. Ed allora i Bonaparte fuggiaschi, in taluni casi, aspiravano ad un loro ruolo più costruttivo e decisivo nelle questioni risorgimentali italiane, inclusive di tutto lo Stivale, non ultima la stessa Corsica. Se i Principi Bonaparte erano impegnati in tali azioni, poteva Luciano Bonaparte, che morì nel 1840, essere rimasto estraneo a tali vicende?

I Principi dello Stivale, che di casata non facevano Asburgo, sempre da documenti rintracciati, non paiono così ostili a questa ipotesi federalista.

Ho riscontrato una «curiosa» presenza in Lucca, ancora nel 1875, data della sua morte, di un nipote del Principe Felice Baciocchi, marito della sorella di Napoleone, Elisa, che regnò sia sul Principato di Lucca e Piombino che sull’intera Etruria. Si tratta del Generale Nicola Cattaneo dei Cattaneo di Corsica, di cui è possibile trovare un fascicoletto all’Archivio di Stato Lucchese, che riguarda sia le sue vicende che quelle dell’intera sua famiglia, presente peraltro a fianco di Napoleone e dei Napoleonidi nella Legione Córsa. In «Archivio di Corsica», anno 1926, rivista diretta da Gioacchino Volpe, Giovanni Gentile ebbe a scrivere che se avesse ritrovato le carte di Nicola Cattaneo, avrebbe riscritto la storia d’Italia. Non ne faccio sicuramente motivo politico. Credo dunque nelle frasi dello storico Giovanni Gentile che, per sua stessa ammissione, non ha ritrovato quelle carte. Nicola Cattaneo dei Cattaneo di Corsica è deceduto in Via per Sant’Alessio, numero 228, Lucca, non distante da dove abitavano i miei nonni, che con i Cattaneo ebbero un ruolo decisivo in tutte queste vicende. I silenzi familiari sono dettati da opportunità politiche, che come cittadina non condivido. Per tale motivo ho cercato di togliere un po’ di polvere dagli scaffali di una storia ancora lunga da raccontare.

(febbraio 2017)

Tag: Elena Pierotti, Luciano Bonaparte, Lucca, Italia, Ottocento, XIX secolo, Principe di Canino, Carlo Bonaparte, Letizia Ramolino, Pasquale Paoli, colpo di stato del 18 Brumaio, Sieyès, Napoleone, Alexandrine de Blechamp, Carlo Ludovico di Borbone, San Pancrazio di Lucca, Villa Oliva, Carlo Poniatowski, Elisa Napoleone Montecatini, Carlo Luciano Bonaparte, Chiara Prosperi Ghivizzani, San Colombano di Lucca, Corsica, Padre Gioacchino Prosperi, insurrezionalisti córsi, Maria Angela Castilglioni, Gioacchino De Agostini, Paolo Zanardi Prosperi, Don Giulio Ratti, Giovan Battista Giorgini, Cesare d’Azeglio, Eleonora Bernardini, Congresso degli Scienziati del 1843, Alexander Walewski, Principe Felice Baciocchi, Nicola Cattaneo, Archivio di Corsica, Principato di Lucca e Piombino, Giovanni Gentile, famiglia di Luciano Bonaparte.