Napoleone Bonaparte, San Miniato e l’Ordine Agostiniano
Contatti tra il Grande Córso e la Lucchesia

Il grande Napoleone Bonaparte ancora adolescente fece un lungo viaggio in quel di San Miniato, in provincia di Pisa. San Miniato per la verità all’epoca era diocesi di Lucca pur appartenendo geograficamente alla provincia di Pisa.

Qui albergavano ancora gli ultimi eredi della famiglia Bonaparte. Un ramo della famiglia paterna di Napoleone, ghibellina, dovette fuggire da San Miniato in età medievale, e precisamente a Sarzana. Solo in età moderna trovò poi rifugio in Corsica.

Il giovane Napoleone Bonaparte aveva bisogno, per poter entrare a far parte della prestigiosa Scuola militare di Brienne, di un attestato nobiliare; e quel che restava della sua famiglia toscana poteva procurarglielo. In particolare all’epoca dimorava in San Miniato uno zio di Napoleone, il canonico Filippo Bonaparte, e ancora oggi nella piazza della cittadina toscana possiamo ammirare la casa appartenuta a questo zio, dove una targa ricorda la visita del giovane Napoleone. La piazza dove si affaccia quell’abitazione ha preso per l’appunto il nome di Piazza Bonaparte.

Napoleone Bonaparte non si limitò a recarsi a San Miniato solo in quell’occasione. Diversi anni dopo, durante la Prima Campagna d’Italia, qui ritornò, sempre a casa dello zio, e questa volta si apprestò a infervorare gli animi rivoluzionari della cittadina ma soprattutto a organizzare in quel convegno improvvisato (forse non troppo) in casa dello zio le mosse più opportune per convertire gli animi alle sue azioni rivoluzionarie.

Lo zio di Napoleone era un canonico con un ruolo determinante in San Miniato, città che vedeva al suo interno un nutrito gruppo di religiosi agostiniani. Era lo stesso canonico un Agostiniano? Non saprei rispondere con certezza, ciò che posso dire è che di fatto il teologo Filippo Bonaparte aveva un ruolo guida nel clero locale. E qui, mi si consenta, vi narrerò ciò che gli storici di professione non hanno mai osato raccontare, per ragioni di opportunità politica.

Il mio racconto parte da una tesi di laurea che ho discusso su un religioso lucchese legato alla famiglia Bonaparte e in contatto stretto durante il corso del nostro Risorgimento con rivoluzionari lucchesi appartenuti all’Ordine Agostiniano.

Padre Gioacchino Prosperi, il protagonista lucchese della mia tesi, nato nel 1795 in Lucca e ivi deceduto nel 1873, fungeva verosimilmente da tramite, visti i documenti, tra il partito bonapartista córso e questi frati agostiniani rivoluzionari nel corso del nostro Risorgimento, denunciando a piene mani attraverso il suo operato, il ruolo politico niente affatto marginale che detto Ordine, di concerto con la famiglia Bonaparte, dovette assumere in quel frangente.

Padre Prosperi in origine fu un Padre Gesuita in Torino, ma per ragioni politiche si trasformò in un seguace di Rosmini e soprattutto, questo attestano i documenti, aderì all’Ordine dei Frati Minori.

In Lucca, stanti le lettere che ha lasciato, e documenti rinvenuti sui suoi amici Padri Agostiniani, i fratelli Alipio e Francesco Gaimbastiani, aveva contatti fraterni con gli stessi, e contemporaneamente col partito bonapartista córso.

Padre Prosperi fu soprannominato all’epoca il prete della Corsica, in quanto predicò ufficialmente nell’Isola Bella pressoché ininterrottamente dal 1839 al 1848, come vogliono i documenti. Detti documenti evidenziano anche che Padre Prosperi fu quasi certamente un fra’ massone. Invito in proposito non solo a leggere in rete la mia tesi pubblicata su tesi on line dal titolo Padre Gioacchino Prosperi. Dalle Amicizie Cristiane ai Valori rosminiani ma anche i vari saggi pubblicati gratuitamente su boorp e i numerosi articoli del sito storico www.storico.org alla voce Risorgimento. Tutti garantiscono assoluta certezza delle affermazioni che sto facendo, perché contengono nutrite note ben documentate.

Dunque il rivoluzionario Padre Prosperi, di concerto con questi Padri Agostiniani durante il Primo Risorgimento, era vicino agli eredi rivoluzionari mazziniani di Luciano Bonaparte e, questo vogliono le carte, addirittura al futuro Napoleone III, che col nome di Luigi Napoleone Bonaparte in incognito visitò Lucca e qui trasse rifugio nel 1837, col beneplacito del Duca Lucchese Carlo Ludovico di Borbone, invischiato, secondo quanto appare da questi documenti, in quelle particolari vicende rivoluzionarie.

Se il canonico Filippo Bonaparte, zio di Napoleone I, era un canonico vicino, come possiamo ben supporre, agli Agostiniani, come non associare questi particolari legami al protagonista della mia tesi, il bonapartista Prosperi, e ai suoi amici lucchesi appartenenti all’Ordine? Non sottovaluterei il fatto che San Miniato all’epoca era Diocesi di Lucca, e tutti questi religiosi menzionati, lucchesi di nascita e appartenenti alla Chiesa di Lucca.

Sono così andata a documentarmi e ho appreso a chiare lettere che i religiosi agostiniani hanno avuto in Vaticano, fino a Papa Pio XI, il ruolo di confidenti del Pontefice come confessori dello stesso Papa, un ruolo, il loro, particolarmente delicato e importante. Ebbero in Roma la cura della chiesa di Sant’Anna e, coincidenza particolare, anche il religioso della mia tesi, Padre Gioacchino Prosperi, fu curato in Lucca di una chiesa dedicata per l’appunto a Sant’Anna (Sant’Anna fuori le mura) pur non essendo lui un frate agostiniano. Qui, nella chiesa di Sant’Anna fuori le mura, addirittura accolse, nel 1849, in veste politica, l’ex Sovrano del Granducato Toscano, Leopoldo II di Asburgo Lorena della Casa d’Austria, con tutta la sua augusta famiglia, di ritorno da Gaeta e rientranti in Firenze, sbarcati a Viareggio, e di passaggio da Lucca. Qui per l’occasione Padre Prosperi scrisse, pronunciò e pubblicò un lungo sermone per il Sovrano medesimo e per la sua famiglia, dove lo intimava prontamente di fare il suo dovere di Sovrano illuminato una volta ripreso il potere in Firenze dopo i fatti rivoluzionari del 1848.

Una coincidenza? Niente affatto. Il ruolo assunto per l’occasione dai così detti cattolici liberali fu molto stringente e continuò a esserlo anche dopo quel 1849, come le frasi di Padre Prosperi confermano ampiamente. Gli storici hanno descritto, tutti quanti, a partire dal XIX secolo, situazioni ben diverse da quelle che l’operato del religioso lucchese denuncia.

Ma soprattutto Padre Prosperi era animato da uno «spirito laico» che ci riporta con la mente a quelle diatribe medievali tra guelfi e ghibellini, dove la sempre ghibellina San Miniato aveva avuto un ruolo preminente.

Come non accostare tutto ciò al ruolo che i Bonaparte, a partire da quelle epoche remote, per arrivare all’età moderna e poi strettamente Risorgimentale, hanno ricoperto?

Non c’erano affatto tutte queste dicotomie tra mondo laico e mondo religioso, descritte dagli storici. Una parola su tutte per dimostrarlo.

Padre Prosperi era un nobile, Conte per l’esattezza, e molto amico e confidente della Marchesa Eleonora Bernardini di Lucca, a sua volta intima della famiglia Bonaparte. Per la verità tra il Padre Prosperi della mia tesi e la Marchesa dovevano anche intercorrere rapporti di parentela, perché questo svelerebbero alcuni documenti e soprattutto l’ubicazione della casa materna di Padre Prosperi in Lucca, adiacente a Palazzo Bernardini, dove peraltro lui è deceduto nel 1873, stante il suo atto di morte.

La Marchesa Bernardini aveva una zia, la zia Lambertini che ci ricorda da vicino la sua famiglia di appartenenza, i Lambertini di Bologna, di cui fece parte nel Settecento il famoso Papa Lambertini, considerato dagli storici l’antesignano di Papa Giovanni XXIII per le sue idee, e ancor più per il suo operato. La matrice «ghibellina» di un percorso non di rottura ma conciliante tra sacro e profano anche in questo caso risuona a piene mani, facendoci tuffare in quel Medioevo così lontano, ma sempre così vicino, a cui tutti noi, e gli storici «in primis», dovremmo ispirarci per descrivere le magnifiche sorti e progressive.

Non credo ci sia molto da aggiungere.

Le spoglie mortali della sorella di Napoleone Bonaparte, Elisa Baciocchi, che regnò in Lucca in epoca napoleonica, le troviamo in San Petronio a Bologna. Bologna fu città cara non solo al Padre Prosperi della mia tesi (una lettera lo conferma ampiamente), non solo alla Marchesa Bernardini, amica dei Bonaparte e di Padre Prosperi, e così affettuosa nelle lettere con la zia Lambertini, ma per gli stessi Bonaparte, a partire da Napoleone I, che ripeté la sua incoronazione milanese proprio in Bologna e per l’occasione invitò a più riprese l’amica lucchese Eleonora Bernardini a raggiungerlo, prima in Milano, poi in Bologna, cosa che avvenne nel secondo caso.

Nell’archivio arcivescovile di San Miniato ci sono dei documenti appartenuti a Padre Prosperi. Non li ho letti perché al momento della mia tesi non supponevo ancora questi legami stretti con l’Ordine Agostiniano e francamente fui impossibilitata ad andare a visionarli. Telefonai per l’occasione in diocesi, li avevo rintracciati in rete questi documenti, e i responsabili dell’archivio mi risposero di non essere a conoscenza di quelle carte. I miei studi perciò sia prima che dopo la discussione della tesi sono proseguiti altrove, oltre San Miniato, ma oggi forse sarebbe davvero interessante che qualcuno provasse a leggere anche quelle carte per poter conoscere più da vicino questi profondi legami e queste vicende vissute in prima persona a partire dall’epoca napoleonica dei non proprio improbabili sul piano politico, come gli storici hanno a più riprese nel corso sia del XIX che del XX secolo voluto sottolineare, cattolici liberali.

(marzo 2019)

Tag: Elena Pierotti, Napoleone Bonaparte, San Miniato, Padre Gioacchino Prosperi, Ordine Agostiniano, Bologna, Prospero Lambertini, San Petronio.