Patrioti napoleonici
La Loggia 33 «Vittoria» e il plenipotenziario napoletano

Il patriota lucchese Giuseppe Binda, agente murattiano durante il Regno di Napoli, dopo un passaggio in Inghilterra divenuto cittadino americano nonché Console Americano a Livorno durante il Primo Risorgimento, nella sua fuga verso Genova nel 1815 per portare documenti importanti a Lord Bentick, di stanza a Genova in quel momento, aveva con sé le lettere del Gallo.[1] Chi era il Marchese del Gallo?

Nato nel 1753 presso Nola, morì a Napoli nel 1833. Un diplomatico di rango, per conto del Regno di Napoli. Fu a Torino e a Vienna. Soprattutto qui, nel 1796 riuscì a combinare diversi matrimoni stringendo alleanze tra gli Asburgo e i Borbone. Fu lui a trattare con la Francia la Pace di Campoformio nel 1797. Quando il trattato di neutralità non venne rispettato dalla Francia, il nostro passò al «nemico» servendo i Bonaparte, prima Giuseppe Bonaparte, poi Gioacchino Murat. Era di fatto il loro Ministro degli Esteri.

Marzio Mastrilli del Gallo, Marchese, poi divenuto Duca con nobilitazione del Re di Napoli Gioacchino Murat, era un massone. Apparteneva alla Loggia Vittoria, fondata agli inizi del Seicento nella città di Vittoria, in Sicilia. Il nostro di madre faceva Caracciolo, aveva studiato a Roma nel celebre Collegio Clementino e uno zio Caracciolo, un religioso, era stato il suo nume tutelare. La Loggia Vittoria 33 era di rito inglese. Eppure il Gallo con gli Inglesi non ebbe sempre un rapporto privilegiato. Agevolò da diplomatico gli Zar, nel tentativo di fare spazio alla marina borbonica nel Mediterraneo per chiudere alcuni traffici proprio agli Inglesi. Mi ha incuriosito il suo legame con Giuseppe Binda, che era Lucchese di nascita. E infatti in Lucca troviamo ancora oggi un palazzo, designato con il nome di Palazzo del Gallo, e una strada, dove il palazzo si trova, a lui intitolata. Questa strada è adiacente a Via del Battistero, l’ex Duomo longobardo oggi sconsacrato, che è dedicato a San Giovanni Battista. La Loggia cui il nostro apparteneva fu creata in ambito gerosolomitano,[2] dai Cavalieri di Malta. Scopriamo così che la città di Vittoria, cui si richiama la Loggia, fu fondata dalla Contessa Vittoria Colonna. Suo fratello era il Cardinale Ascanio Colonna che in Venezia era il priore dell’Ordine dei Cavalieri di Malta, carica condivisa col nipote Fabrizio Colonna, figlio della sorella Costanza, protettrice del celebre Michelangelo Merisi, detto il Caravaggio.[3] Saranno coincidenze, ma non possiamo ignorarle. Il Gallo, nel Regno di Napoli ebbe legami, in epoca borbonica, giusto sottolinearlo, col Vate Gabriele Rossetti quando questi era il direttore del San Carlo di Napoli. Poi il Vate fuggì a Londra, qui si sposò e diede origine alla celebre dinastia Rossetti, che ha avuto un ruolo importante nel nostro Risorgimento. Anche il Vate era un esponente di una loggia massonica. Il Vate Rossetti nel 1839 era in corrispondenza con un patriota mazziniano lucchese, Pier Angelo Sarti, che con la moglie inglese si era temporaneamente ricollocato in Lucca. Proveniva il Sarti dal Britsh Museum ed era conterraneo dei Puccini (nativo di Celle di Puccini). Alcuni avi di Giacomo Puccini li ritroviamo, stanti i documenti, a musicare anche in Napoli.[4] E tutti i musicisti in Lucca, compreso Giacomo Puccini, per tradizione venivano battezzati nell’allora consacrato Duomo di San Giovanni. Lì troviamo i loro atti di battesimo. Nulla viene per caso, verrebbe da dire, osservando le carte.

Anche perché il Duca Borbonico Carlo Ludovico, della dinastia collaterale dei Borbone-Parma, si era messo a fare in quel periodo il «patriota protestante» e soprattutto proteggeva spesso nel suo Stato patrioti di ogni colore.

La particolarità dei legami ancestrali col Regno di Napoli dello Staterello Lucchese ben doveva coniarsi con queste nuove strategie del Duca.

Troviamo in Napoli una chiesa, anche questa oggi sconsacrata, dedicata alla Croce di Lucca, e fondata nel Cinquecento da un nobile lucchese appartenente alla famiglia Sbarra. Palese la devozione anche in terra partenopea per il Volto Santo, custodito nel Duomo di San Martino in Lucca, e che aveva rappresentato, per tutto il Medioevo e oltre, una reliquia molto venerata in tutta Europa. La collocazione lucchese sulla Via Francigena ne aveva consentito maggiore visibilità.

Quella chiesa dedicata in Napoli alla Croce lucchese, affidata a suore carmelitane, era di pertinenza anche della famiglia del Marchese del Gallo. Varie famiglie presenti in Lucca avevano origini partenopee. Ricordo la famiglia lucchese di origini napoletane che dimorava in San Concordio di Moriano, presso Lucca, e aveva residenza anche in città, i Pierantoni. Oltre naturalmente ai Carafa di Noia, che ho citato in un articolo presente sul sito www.storico.org, peraltro provenienti proprio dal feudo di pertinenza del Marchese del Gallo, Noia.

Una città, quella lucchese, che probabilmente nascondeva al suo interno, in quanto Città-Stato, legami profondi con altre realtà peninsulari, non ultima quella napoletana. Ricordo in proposito, sempre per citare un celebre musicista, la figura di Francesco Xaverio Geminiani. Nato a Lucca nel 1687 e deceduto a Dublino nel 1762, appartenuto sin dal 1725 alla Loggia Massonica Queen’s Head, si era formato come musicista in terra napoletana con i Maestri Ambrogio Lunati (detto il Gobbo) e Alessandro Scarlatti, entrambi fondatori della scuola musicale napoletana. Nel 1705 il Geminiani tornò a Napoli e qui entrò nel Collegio dei Nobili, prendendo contatti con gli ambienti aristocratici partenopei. Fu dal 1706 primo violino presso il Teatro dei Fiorentini di Napoli. La successiva vita londinese del musicista lucchese lo porterà poi a organizzare la prima Loggia Italiana a Napoli, «La Perfetta Unione», considerata la prima ufficiale Loggia Massonica Italiana, il cui Gran Maestro divenne Raimondo di Sangro, Principe di San Severo.[5]

Le corpose ma ancora frammentarie notizie sui rapporti tra la città di Lucca e Napoli, nonostante questi illustri esempi, non ci consentono PER IL MOMENTO di realizzare uno studio approfondito.

Sappiamo che Lord Bentick a Genova, nel 1815, fu raggiunto non dall’agente murattiano Giuseppe Binda, scoperto dagli Austriaci, bensì dall’agente napoletano dell’allora Re di Napoli Gioacchino Murat, il Macirone, che appunto sostituì nel compito affidato precedentemente al Binda.

Lord Bentick non prese in considerazione alcuna possibilità per Re Gioacchino, di qualsiasi forma di mediazione.

Volle farsi personalmente consegnare dall’agente Macirone le preziose lettere del Marchese del Gallo, che Macirone possedeva.

Il Marchese non era una persona irrilevante per i prestigiosi ruoli ricoperti, preziosa dunque la documentazione che le sue lettere contenevano.

Il Marchese del Gallo nel 1801 aveva trattato con Napoleone anche per lo Stato dei Presidi in Toscana, realtà politica ormai desueta, abolita definitivamente da Napoleone in quel frangente.

Napoleone diede per l’occasione garanzia alla dinastia collaterale dei Borbone-Parma di ricevere lo Stato d’Etruria. La presenza di una dimora del Marchese del Gallo in Lucca è dunque anche per questo giustificata.

Chi conobbe in Lucca il Marchese del Gallo, oltre all’avvocato agente murattiano Giuseppe Binda?

Il Marchese Marzio Mastrilli fu particolarmente intimo di Giuseppe Bonaparte, fratello maggiore di Napoleone I e il primo Re napoleonico del Regno di Napoli. Giuseppe Bonaparte aveva conosciuto e apprezzato il plenipotenziario di Seravezza, in provincia di Lucca, il Cavalier Luigi Angiolini, anche lui intimo di Giuseppe Bonaparte. L’amicizia tra il Cavalier Angiolini e Giuseppe Bonaparte sfocerà, dopo la sua morte, nella frequentazione della figlia dell’Angiolini, Enrichetta, e del di lei marito Gherardi Angiolini, con Luigi Napoleone Bonaparte, futuro Napoleone III e con la di lui moglie Carlotta.

L’amicizia tra Enrichetta Angiolini e il secondo Imperatore Bonaparte durerà a lungo. Ma già quando Luigi Napoleone e i suoi cugini erano dei perseguitati mazziniani fuggiaschi nel Ducato di Lucca, negli anni 1834-1837,[6] i legami con gli ex ambienti murattiani che facevano capo a Giuseppe Binda e al Marchese del Gallo c’erano tutti. Nel 1831 Giuseppe Binda, ormai esule negli Stati Uniti, diede in prestito la sua villa di Segromigno in Monte, presso Lucca, a tre cospiratori, che erano il Bichi, frequentante il salotto del Buon Riposo di Seravezza di Enrichetta Angiolini, il Gherardi Angiolini, suo marito, e Michele Carducci, il padre del poeta Giosuè.[7] Tre accesi mazziniani, come mazziniani in quel periodo erano anche molti napoleonidi superstiti, non ultimo proprio Luigi Napoleone.

Sempre in epoca napoleonica, durante il Primo Impero, troviamo con buona probabilità il Marchese del Gallo avere rapporti confidenziali con una dama vicina ai Bonaparte così come l’intera sua famiglia. Mi riferisco alla Marchesa Eleonora Bernardini di Lucca. Intima dell’Imperatrice Giuseppina, aveva conosciuto Luciano Bonaparte, come si evince dalle sue carte. Ma anche Maria Carolina Bonaparte, la vedova di Gioacchino Murat, sempre come possiamo constatare nelle sue carte.[8]

Fu caro al Marchese del Gallo anche il bizzarro Padre Gioacchino Prosperi, il Conte Lucchese in confidenza con la Marchesa Bernardini, che negli anni Venti del XIX secolo era stato un Padre Gesuita nel Piemonte di Carlo Felice e successivamente un patriota di stampo bonapartista, nonché Padre Rosminiano, in Corsica?

Se il Conte Padre Prosperi rappresentò una sorta di patriota di raccordo tra lo Stato Piemontese e la Lucca di Carlo Ludovico di Borbone-Parma, come appare dalle sue carte, tutto lascia pensare che il «buon Prosperi» non fosse indifferente alle profferte «rivoluzionarie», negli anni Venti del XIX secolo, del plenipotenziario Marchese del Gallo. Proprio nel 1820, infatti, Padre Grassi, il Padre Gesuita piemontese in confidenza con Padre Gioacchino Prosperi (quest’ultimo uscì dall’Ordine Gesuita nel 1826 per divenire Padre Francescano nonché di fede rosminiana), nel suo peregrinare fu spedito proprio a Napoli, luogo sicuramente più deputato di altri a cambiamenti repentini e sulla scia di una rivoluzione moderata, che prevedeva una carta costituzionale ottroiata, come del resto avvenne in Francia qualche anno dopo. In quegli anni Padre Prosperi era un Padre Gesuita ma ciò non gli impedì di avvicinare quelle frange moderate che gli consentirono di cambiare vita e relazioni. E dunque il riferimento a Padre Grassi potrebbe presagire queste particolari circostanze.

Il moderato Marchese del Gallo in effetti non poté non aver conosciuto e/o sentito rammentare questo ingombrante e contestato personaggio, il sacerdote lucchese Padre missionario nella Corsica bonapartista di quegli anni, capace di avvicinare tutto e tutti.[9]

Il Marchese del Gallo, durante il Regno Napoletano di Re Gioacchino Murat, aveva stretto amicizia con ogni probabilità anche con un patriota lucchese di stampo moderato ma non lontano da quegli ambienti sabaudi che mai abbandonarono fino alla sua caduta il tentativo di perorare la causa nazionale italiana, che Gioacchino Murat aveva fino alla sua morte rappresentato. E il Marchese del Gallo accompagnò Re Gioacchino fino a Tolentino e mai smise di lavorare per questi.

Mi riferisco al patriota Lorenzo Pierotti, che il 1° gennaio 1815 stava ancora perorando la causa di Re Gioacchino, vicino com’era nei suoi abboccamenti agli ambienti napoleonici sabaudi.[10]

Dunque si trattava di una realtà composita, quella del Marchese, se la confrontiamo con la cittadina toscana. Una Città-Stato, Lucca, che per lungo tempo aveva avuto rapporti privilegiati con la città di Napoli e con i suoi patrioti.

A conferma di ciò il coinvolgimento nel 1820 nei moti insurrezionali napoletani, in cui lo stesso Marchese del Gallo fu coinvolto, del patriota lucchese Carlo Massei, che ritroviamo infatti proprio in Napoli, dedito a fare esperienza in una fucina di idee e relazioni.[11]

Nel 1751 non era bastato che il Re Carlo di Borbone di Napoli si fosse scagliato contro la «Libera muratoria», dopo che nel 1738 Papa Clemente XII aveva scagliato i suoi fulmini della scomunica. Da Londra provenivano nel Settecento gli impulsi all’organizzazione settaria. La «Massoneria speculativa» era nata sotto l’egida del suo protettore, San Giovanni Battista, che viene festeggiato il 24 giugno. Era stato anche il protettore dell’Ordine Templare ed era il Santo protettore dei Cavalieri di Malta. A Vittoria, dove aveva sede la setta cui apparteneva il Marchese del Gallo, si ritiene che l’origine stessa della medesima fosse attribuibile agli interscambi commerciali con Malta e dunque al legame, presunto, con i suoi Cavalieri. Qui sede della Loggia fu proprio la chiesa locale di San Giovanni Battista, fatta erigere dalla Contessa Colonna, cui ho fatto cenno. In Lucca, altra particolare coincidenza, il palazzo appartenuto al Marchese del Gallo, ribadisco, si trova in Via del Gallo, strada adiacente a Via del Battistero, dove ha sede il vecchio Duomo Lucchese longobardo dedicato a San Giovanni Battista. E dove tutti i musicisti lucchesi, «in primis» i membri di casa Puccini, furono battezzati, come si evince dagli atti di battesimo. Troppe coincidenze, che non possono non far riflettere. Apprendiamo che nel 1770 l’Inglese Patrick Brydone, che apparteneva alla setta dei «Liberi Muratori», attraverso Ignazio Paternò Castello, Principe di Biscari e massone, appassionato ricercatore di tesori d’arte fra le rovine di Camarina, entrò in contatto con alcuni «fratelli» di Vittoria. Dal piccolo porto di Scoglitti si imbarcò per una breve visita a Malta e da Scoglitti poi ripartì alla volta di Agrigento, dove ebbe altri contatti con alcuni massoni del luogo.

Nel 1795 un altro massone, il Barone Danese Frederick Munter, nel suo viaggio in Sicilia, incontrò il Principe di Biscari e, innamoratosi di Camarina, conobbe alcuni Vittoriesi appassionati di archeologia nonché massoni. A Napoli, peraltro, Munter era entrato in contatto con il «fratello» Mario Pagano, ispiratore della Repubblica Partenopea e parente stretto del Labriola. La famiglia Labriola dalle carte pare coinvolta in queste dinamiche descritte.[12] Vogliamo chiamarla coincidenza? Il miglior amico e confidente del protagonista della mia tesi, il muratore Padre Gioacchino Prosperi è il Professor Carlo Pagano Paganini, filosofo che nel XIX secolo fu un rosminiano docente di filosofia presso l’Università di Pisa. E impegnato per incarico del Duca Borbonico Carlo Ludovico di Borbone-Parma nell’Archivio Storico della città di Lucca, oltre che docente presso il Real Collegio, che fungeva da Università nello Stato Lucchese e dove anche Padre Gioacchino Prosperi insegnava storia.[13]

Ora, i fratelli Paganini furono a lungo a Lucca durante il Principato Baciocchiano, ospitati in Benabbio (Bagni di Lucca) a teatro dalla Principessa Elisa Baciocchi, che li ebbe suoi amanti e che qui spesso si recava. In Benabbio aveva residenza anche la famiglia del patriota napoleonico Lorenzo Pierotti, le cui vicende ho descritto in un articolo.[14] Di riflesso Mario Pagano è l’altrettanto famoso patriota partenopeo che ebbe un ruolo importante nella prima Repubblica Romana e che venne poi giustiziato.

Carlo Pagano Paganini portava verosimilmente il cognome dei due rami della sua famiglia. Lui nacque in Lucca nel 1818, pochi anni dopo le vicende descritte. Ho trovato presso la Biblioteca Nazionale di Lucca un sonetto che scrisse e pubblicò nel 1868 in occasione delle nozze tra Alessandro Morelli e Antonietta Pierantoni. Morelli è un cognome napoletano (chi non ricorda i celebri tenenti Morelli e Silvati coinvolti nelle vicende rivoluzionarie napoletane del 1820-1821?) e la famiglia Pierantoni aveva anch’essa origini napoletane. Il Padre Prosperi della mia tesi e il Lorenzo Pierotti menzionati erano cugini dei Pierantoni.[15] Lucca e Napoli, Lucca e gli ambienti musicali? Evidentemente nulla fu per caso!

Il passaggio importante, difficile, ma anche stimolante, del Ducato Lucchese dal Principato Baciocchiano al Ducato Borbonico, fu altrettanto «movimentato» nella figura di Carlo Ludovico di Borbone-Parma il quale, dopo la morte della madre reggente, ne fece una entità nazionale diversa rispetto a come viene descritta nei libri di storia.


Note

1 Rassegna storica del Risorgimento, anno 1916.

2 Il riferimento riscontrabile in rete viene menzionato nell’ecodegliIblei.it da Francesco Ereddia.

3 Ibidem.

4 Vedere un mio articolo pubblicato su www.storico.org dal titolo La Reggia dell’Invidia e le pubblicazioni del Dottor Roberto Pizzi di Lucca che ha dedicato spazio al patriota originario di Pescaglia.

5 Il Dottor Roberto Pizzi di Lucca ha studiato in modo approfondito questa figura.

6 Nicola Laganà, Da Menabbio a Benabbio, Comune di Bagni di Lucca editore.

7 Roberto Pizzi, Squadre e Compassi, Maria Pacini Fazzi Editore.

8 Elena Pierotti, La Marchesa Eleonora Bernardini, edito in Studi napoleonici, in rete e su www.storico.org.

9 Elena Pierotti, Padre Gioacchino Prosperi. Dalle Amicizie Cristiane ai Valori Rosminiani, Tesi di laurea, Anno Accademico 2009-2010, Università degli Studi di Pisa.

10 Elena Pierotti, Il Patriota Napoleonico, www.storico.org.

11 Elena Pierotti, Carlo Massei, www.storico.org.

12 Riferimento al sito ecodegliIblei.it, articoli scritti e pubblicati da Francesco Ereddia.

13 Vedere la mia tesi dal titolo Padre Gioacchino Prosperi. Dalle Amicizie Cristiane ai Valori Rosminiani, citata. Ma anche il volume Stato della Corte di Sua Altezza Reale il Serenissimo Infante di Spagna, Duca di Lucca presente all’Archivio di Stato Lucchese.

14 www.storico.org, Il Patriota Napoleonico, citato.

15 Padre Prosperi li cita ripetutamente nelle sue lettere. E mi è stato riferito essere in rapporti di parentela con loro. La madre dell’ultimo bibliotecario del Ducato di Lucca, Michele Pierantoni, era Assunta Pierotti, proveniva da Valdottavo. Ma i patrioti di Valdottavo erano in stretti rapporti parentali con gli appartenenti alla stessa famiglia e residenti in Lucca.

(marzo 2021)

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