Le guerre di Lenin
Il leader rivoluzionario diversamente dai suoi proclami aggredì tutte le nazioni dell’ex impero zarista

Del periodo successivo alla conquista del potere da parte dei bolscevichi si ricorda la dura guerra civile contro le Armate Bianche durata fino all’ottobre 1920, lo scontro terribile con i contadini in rivolta contro le confische del grano, piuttosto trascurate dagli storici sono invece le numerose iniziative militari contro i paesi che si erano proclamati indipendenti dopo la dissoluzione dell’impero zarista. Molti ricordano che Lenin si era espresso a favore della pace con gli Imperi Centrali e per l’autodeterminazione dei popoli, ma tali dichiarazioni vennero fatte in un momento particolare, quando la popolazione era duramente provata dal conflitto e le truppe germaniche occupavano vasti territori della Russia. Lenin si espresse successivamente per la trasformazione della guerra delle nazioni capitaliste in guerra rivoluzionaria per abbattere la classe borghese e quando le truppe tedesche si ritirarono, il governo di Mosca si mosse contro tutte le nuove nazioni. Le guerre di Lenin per riprendersi le nazioni nate dal dissolvimento dell’impero zarista vennero notevolmente facilitate dal fatto che tali nazioni non avevano alcun coordinamento fra loro, prese singolarmente non potevano che soccombere data la sproporzione di forze.


La parte di Polonia integrata precedentemente nella Russia, dal 1915 sotto l’occupazione delle truppe tedesche, proclamò la sua indipendenza l’anno successivo con a capo un Consiglio di Reggenza che avrebbe dovuto nominare un re. Tale organismo non arrivò ad una scelta e non ebbe poteri effettivi, molti patrioti fra i quali lo stesso Josef Pilsudski non ritenevano tale organismo legittimo e si astennero dal dargli sostegno. La questione polacca non trovava comunque molto interesse da parte del governo bolscevico in quel periodo, dal momento che non poteva intervenire in alcun modo.


Alla fine del 1917 la Finlandia per iniziativa di liberali e socialisti proclamò l’indipendenza, la nazione (Granducato di Finlandia) costituiva una entità totalmente separata dalla Russia sottoposta al dominio diretto e personale dello zar, venuto a mancare, la sua indipendenza avrebbe dovuto costituire un evento automatico, ma qui le cose si svolsero diversamente. Come in molti degli altri paesi successivamente proclamatisi indipendenti si adottò una tattica particolare, i bolscevichi locali sebbene in minoranza diedero vita su richiesta di Stalin ad una insurrezione, ciò giustificava un intervento militare da parte dei russi ma si trovarono a contrastarli oltre alle forze armate locali capeggiate da quello che è considerato il padre della patria Carl Gustav Mannerheim, le truppe tedesche e pertanto dopo alcuni mesi dovettero desistere.


La Lituania e la Lettonia sotto l’occupazione tedesca dal 1915, conobbero importanti sviluppi. I tedeschi consentirono nel paese lituano la convocazione di un Consiglio Nazionale presieduto dallo scrittore e promotore della causa indipendentista Antanas Smetona ma imposero come capo di stato il principe tedesco Guglielmo d’Urach. Nel febbraio del 1918 l’assemblea proclamò l’indipendenza dello Stato lituano, ma dopo la disfatta dei tedeschi la Lituania abolì la nuova monarchia considerata legata alla ricca comunità tedesca presente da secoli nel paese e proclamò la repubblica con Smetona capo di governo. I due anni successivi furono molto duri per la nuova Lituania, nel 1919 fu costretta a combattere i bolscevichi che avevano occupato il nord-est del paese e a fronteggiare le mire polacche su Vilnius, mentre alcune truppe tedesche in qualche modo autorizzate degli Alleati permanevano nel paese. La questione finì con un trattato di pace fra le due nazioni e la Lituania iniziò il suo cammino di nazione pienamente sovrana e indipendente con un discreto sviluppo economico del paese.

La Lettonia sotto l’occupazione tedesca venne unita provvisoriamente alla Estonia a costituire il cosiddetto Ducato Baltico Unito retto da un Consiglio di Reggenza, ma quando gli invasori furono sconfitti i due paesi si diedero un nuovo assetto. La Lettonia fu uno dei paesi in cui per un certo periodo più forte era la componente filo comunista e i russi non ebbero difficoltà ad occupare Riga. Le altre forze politiche grazie anche all’aiuto della Estonia e della Polonia ripresero comunque il potere l’anno successivo. Negli anni successivi la nuova nazione si diede un governo di tipo democratico e come nelle altre piccole repubbliche baltiche venne attuata una riforma agraria diretta soprattutto contro i numerosi proprietari terrieri tedeschi.


In Estonia venne proclamata l’autonomia nell’aprile del 1917, si tennero le prime elezioni che videro una affermazione dei partiti di sinistra ma vennero annullate nei mesi successivi ad opera dei bolscevichi che imposero il loro governo sul paese. Nel febbraio 1918 venne occupata dai tedeschi che l’accorparono come abbiamo visto alla Lettonia, quando gli invasori furono costretti a ritirarsi (ma come nelle altre due repubbliche rimasero alcuni reparti di volontari che sostenevano le minoranze tedesche presenti) si ebbe la formazione di un governo indipendente ma il paese venne immediatamente invaso dall’Armata Rossa che incontrò tuttavia una forte resistenza sostenuta dall’intervento di inglesi e finlandesi e i russi furono costretti a trattare e a riconoscere l’indipendenza del paese. Nel 1924 ebbe un ultimo sussulto politico a causa di un’insurrezione comunista che non ebbe successo a causa del mancato sostegno dei lavoratori.


Nel giugno del 1917 la Rada, un’associazione di partiti ucraini in larga parte socialisti guidata da un importante uomo di cultura, Mychajlo Hrusevskyj, proclamò la sua autonomia da Mosca, il Congresso dei Soviet ucraini appoggiò in maggioranza tale iniziativa ma i bolscevichi se ne distaccarono e costituirono un loro governo nell’est ai confini con la Russia dove potevano contare sugli aiuti russi.

Il 2 novembre dello stesso anno i bolscevichi russi emanarono la Dichiarazione dei diritti dei popoli della Russia ma alcune settimane dopo minacciarono l’intervento in Ucraina e nel mese successivo i bolscevichi tentarono di occupare Kiev che passò invece sotto il governo dei militari filotedeschi (accolto piuttosto favorevolmente dalla popolazione urbana) conosciuto come l’Etmanato. La situazione divenne molto complessa sia a causa dell’invasione austrotedesca, sia dalla dichiarazione di indipendenza dei cosacchi presenti in larga parte sul territorio ucraino e russo, infine per la costituzione delle armate contadine anarchiche capeggiate da Nestor Machno che combatterono gli invasori, successivamente le Armate Bianche di Denikin e infine i bolscevichi. Una situazione simile si ebbe in Bielorussia, nel dicembre 1917 il Congresso Nazionale Bielorusso dominato dai socialisti proclamò l’indipendenza, ma l’anno successivo la regione venne occupata dai tedeschi, terminata la guerra l’intervento militare russo mise fine al breve esperimento di libertà.

Dopo il ritiro dei tedeschi in Ucraina ritornò al potere lo scrittore socialista nazionalista di origine cosacca Simon Petljura, il suo governo venne attaccato dalle Armate Bianche e successivamente sconfitto dall’Armata Rossa. In questo periodo si ebbero numerose violenze nel paese e attacchi ai villaggi ebraici, anche se non sostenuti dal governo centrale. I cosacchi durante la guerra civile russa si erano schierati sia con i Bianchi che con i Rossi, quando nella Russia meridionale la situazione peggiorò per le Armate Bianche, furono oggetto da parte di Mosca di massacri e deportazioni, gli storici la definiscono «decosacchizzazione» e calcolano in mezzo milione le persone che andarono incontro a tale destino. Nel luglio 1920 l’Ucraina venne occupata dai polacchi guidati dal socialista nazionalista Pilsudski (intenzionati a prendersi la Galizia in parte polacca) e da un esercito guidato dallo stesso Petljura, ma anche tale situazione non durò a lungo e presto dovettero ritirarsi. Nell’anno successivo l’Armata Rossa sconfisse le ultime armate di Machno e l’Ucraina divenne definitivamente parte integrante dell’Unione Sovietica. Simon Petljura si ritirò a Parigi dove venne ucciso da un anarchico ucraino su probabile ordine di Stalin.


Dopo la rivoluzione di febbraio entrarono in fermento oltre alle nazioni a occidente della Russia anche quelle orientali, colonizzate dai russi ma composte da popoli diversi in gran parte musulmani e affini ai turchi. Tali popolazioni avevano progettato una grande unione dei popoli del Turkestan, ma oltre a trovare l’opposizione dei coloni russi, si crearono timori da parte delle popolazioni minori di venire schiacciate da quelle più potenti.

Nel maggio del 1917 le popolazioni dei territori corrispondenti approssimativamente alle attuali repubbliche di Kazachistan, Turkmenistan, Uzbechistan, Tagikistan, Kirghizistan, proclamarono la loro autonomia, ribadita dal Consiglio Islamico nel febbraio 1918 che diede vita ad una Repubblica autonoma del Turkestan, immediatamente contrastata dal governo bolscevico mentre il soviet di Taskent nell’attuale Uzbechistan, la città capitale del Turkestan ai tempi dello zar, riuscì a prendere il controllo della città. Sempre nel 1917 si costituì la cosiddetta Autonomia di Alash formata da kazachi (durata fino al maggio 1919) e successivamente la Repubblica Transcaspiana (a est del Mar Caspio) e quella dei Basmachi (uzbechi) al confine con l’Afghanistan. I contrasti fra le diverse popolazioni e la scarsità dei loro armamenti favorirono la penetrazione sovietica iniziata già nel 1918. Parte del territorio venne nel 1919 occupato dalle Armate Bianche di Kolchak, ma le popolazioni asiatiche erano contrarie ad esse come ai bolscevichi. Nel settembre 1920 i bolscevichi insorsero a Buchara nell’Uzbechistan, favorendo in questo modo l’intervento dell’Armata Rossa che pose fine alliindipendenza dei popoli musulmani della regione. Una parte dei combattenti asiatici tuttavia si rifugiò sulle montagne e resistette a lungo alla dominazione sovietica, altri fuggirono oltre il confine della Cina e dell’Afghanistan. Il leader dei musulmani comunisti, Sultan Galiev che aveva combattuto i Bianchi ebbe per un certo periodo un ruolo nello stato sovietico ma non molto tempo dopo, nel 1923, venne arrestato e alla fine degli anni Trenta fucilato.


Sempre in Oriente in Siberia e nella regione del Volga si formarono nell’estate 1918 centri antibolscevici in parte coincidenti con i territori controllati dalle Armate Bianche di Kolchak, in parte dai socialrivoluzionari, il partito maggiormente legato ai contadini, nonché dagli ex prigionieri cecoslovacchi. I rapporti fra questi gruppi furono molto difficili e alla fine del 1919 i sovietici ripresero la grande regione russa.


Molto complessa fu la questione caucasica formata da popoli cristiani e musulmani e soggetta alle mire di Russia e Turchia, quest’ultima dopo la sconfitta nella prima guerra mondiale attraversò un periodo di forte crisi, ma si riprese rapidamente nel maggio 1920 quando salì al potere Kemal Ataturk.

Si venne a formare nel dicembre 1917 una Repubblica Popolare di Crimea formata essenzialmente dai tatari, un popolo di origini asiatiche, ma venne immediatamente attaccata dai bolscevichi russi e completamente eliminata nel mese successivo.

Più solidi si dimostrarono gli stati sorti sul versante meridionale del Caucaso, Georgia, Armenia e Azerbaigian che per un periodo furono uniti nella Repubblica Federale Democratica Transcaucasica sebbene i primi due fossero stati cristiani e l’ultimo musulmano e fra armeni e azeri in particolare vi fosse un odio antico. La federazione prese vita nel novembre del 1917 e si sciolse nel maggio dell’anno successivo, comunque i tre stati separati dimostrarono una significativa vitalità. Baku, capitale dell’Azerbaigian passò subito dopo sotto il controllo di un soviet formato da russi e armeni (capeggiato da un bolscevico armeno) e la popolazione azera fu sottoposta a violenze e costretta alla fuga. Subito dopo intervennero i turchi ancora sotto il potere ottomano che sostennero gli azeri e crearono la Repubblica dell’Azerbaigian su basi relativamente democratiche, il primo stato islamico a conoscere tale forma di governo. Particolare interessante, le truppe inglesi diedero sostegno alla repubblica azera ma successivamente venne incaricato il governo italiano dalle altre potenze europee di riportare la sicurezza nella regione, anche se lo stato italiano a causa dei gravi problemi interni preferì non intervenire. Kemal preso il potere e diffidando di inglesi e delle altre potenze europee si avvicinò al governo sovietico e non molto tempo dopo lasciò gli azeri al loro destino. I russi chiesero l’aiuto degli azeri contro le Armate Bianche di Denikin ma subito dopo nell’aprile del 1920 fomentarono una insurrezione comunista che fornì il pretesto per un loro intervento che portò alla occupazione definitiva del paese.

Gli armeni dopo i terribili massacri compiuti dai turchi a loro danno nel corso della prima guerra mondiale erano più favorevoli ai russi ma le loro richieste accolte dal Trattato di Sevres del 1920 che prevedeva la costituzione di uno stato armeno e di uno curdo indipendenti non trovò realizzazione, il governo di Kemal e quello russo nel settembre 1920 decisero lo smembramento del paese e la sua suddivisione fra russi e turchi. L’ultima a resistere fu la Georgia, diretta da un governo di menscevichi favorevoli al pluralismo con solide basi di consenso, venne riconosciuta dal governo sovietico ma successivamente dopo una insurrezione dei comunisti locali su ordine di Mosca venne attaccata nel febbraio del 1921 e nell’anno successivo definitivamente incorporata nell’Unione Sovietica, tre anni dopo i menscevichi fecero un nuovo tentativo di riprendersi il paese ma senza successo.


La Polonia come abbiamo visto tentò di occupare una parte dell’Ucraina con il sostegno parziale della popolazione locale. Non ebbe successo e dovette ritirarsi, inseguita dall’esercito russo che arrivò (agosto 1920) alle porte di Varsavia. Lenin riteneva che il proletariato polacco avrebbe sostenuto la sua occupazione e avrebbe potuto spingersi fino in Germania dove già si erano avute delle importanti sollevazioni comuniste e successivamente tentare di conquistare con l’aiuto dei comunisti locali l’intera Europa. Il grande progetto non funzionò, i polacchi rimasero saldi nella difesa del proprio paese e alla fine la guerra si concluse nell’ottobre 1920 con un armistizio. I sovietici avevano realizzato grandi conquiste ma la rivoluzione mondiale lentamente sfumava.


Bibliografia

H. Carrere d’Encausse, Lenin, Milano, 2000

E. Cinnella, La tragedia della rivoluzione russa, Trento, 2000

O. Figes, La tragedia di un popolo, Milano, 1997

M. Geller, Storia dell’Urss, Milano, 1984.

(aprile 2018)

Tag: Luciano Atticciati, guerre di Lenin, Russia, Unione Sovietica, Rivoluzione d’Ottobre, bolscevichi, comunisti, menscevichi, Lenin, Armata Rossa, Armate Bianche, Nestor Machno, Petljiura, Finlandia, Lituania, Lettonia, Estonia, Bielorussia, Ucraina, Siberia, Turkestan, Kazachistan, Turkmenistan, Kirghizistan, Uzbechistan, Caucaso, Azerbaigian, Armenia, Georgia, Tatari, Cosacchi, Basmachi, repubblica transcaspiana, Autonomia di Alesh, Kondak.