Edward Jenner, benefattore dell’umanità
Un medico coraggioso, che con la sua opera debellò uno dei peggiori flagelli del Vecchio Continente; i suoi studi aprirono una strada che ha portato alla quasi scomparsa di molte malattie

Di tanto in tanto, si scatena una sorta di «caccia alle streghe»: non è una peculiarità di un solo Paese, ma una costante della storia dell’uomo. Ovvero, si prende una categoria di persone, o un’idea, una credenza, una tradizione, la si demonizza a priori e si tenta di scatenarvi contro la rabbia (o, meglio, la follia) popolare. Lo fece Nerone con i Cristiani; lo fecero Hitler con gli Ebrei e Stalin con i kulaki; lo fa la Cina Comunista col Falun Gong... gli esempi si potrebbero moltiplicare all’infinito.

In Italia è in corso una sorta di grottesca «crociata» contro le vaccinazioni. Che cos’è una vaccinazione? Si tratta di inoculare nel corpo di una persona sana dei virus attenuati o morti di una data malattia, che non possono in alcun modo nuocere; i nostri anticorpi li «studiano» e predispongono le «difese» per debellarli nel caso dei virus «attivi» tentino l’irruzione. È difficile immaginare qualcosa di più sicuro. Eppure, c’è chi sbraita che i vaccini siano non solo inutili, ma addirittura pericolosi, si arriva persino ad accusarli di provocare l’autismo (solo una persona su 1.000.000 lo contrae a seguito di una vaccinazione, e solo se l’autismo è già latente, anche se non ancora manifesto). A scatenarsi contro i vaccini sono politici, opinionisti e pseudo-intellettuali in cerca di un palcoscenico e di una platea di persone facilmente impressionabili e manipolabili, mentre la comunità medica (la più autorevole, se non l’unica, a dare giudizi in merito) è schierata quasi all’unanimità a favore dei vaccini.

Lo studio della storia, una volta di più, ci insegna a comprendere la verità, non con discorsi astratti, ma con la semplice e concreta analisi dei fatti.

La prima vaccinazione fu fatta contro il vaiolo. Oggi questa malattia non fa paura, ma fino all’Ottocento causava le più spaventose epidemie: oltre il 20% dei contagiati moriva e chi riusciva a superare la malattia rimaneva col viso deturpato dalle cicatrici lasciate dalle pustolette che apparivano sul corpo durante il morbo.

Nel Cinquecento si ebbero in Europa ben sei grandi epidemie di vaiolo che uccidevano più di mezzo milione di persone all’anno (quasi quanti furono i morti italiani durante tutta la Prima Guerra Mondiale!). La malattia era fra le più contagiose che si conoscessero: bastava toccare i vestiti o una parte del corpo di un individuo colpito dal vaiolo, perché il contagio si trasmettesse.

Fin dai tempi più antichi, si era potuto constatare che, quando una persona riusciva a superare questa malattia, non la contaeva più. Si pensò quindi che fosse utile farsi contagiare da quei vaiolosi che manifestavano di non essere ammalati gravemente: si credeva di guarire facilmente e, poiché non ci si ammala due volte di vaiolo, si poteva essere al sicuro per il resto della vita. Questo sistema fu chiamato «vaiolazione».

I primi a mettere in atto la vaiolazione furono i Cinesi, nel VI secolo dopo Cristo: facevano indossare ai bambini gli indumenti dei vaiolosi meno gravi. Introdotta in Europa dalla Turchia, all’inizio del Settecento la vaiolazione era diffusissima in tutto il Vecchio Continente. Nel 1726, il medico toscano Antonio Vallisnieri scriveva: «L’uso di comprare il vaiolo è diffuso in Lombardia; i fanciulli vanno dall’infetto e, mentre gli danno un quattrino [una moneta del tempo], gli toccano la mano. Basta quel contatto perché essi si ammalino di vaiolo». In seguito, gli stessi medici s’incaricarono di praticare la vaiolazione: essi prelevavano un po’ di pus vaioloso dalle pustole che si formavano sul corpo dei malati, infettavano un ago e con questo pungevano i loro pazienti. Ma la vaiolazione, che in un primo tempo aveva suscitato tanto entusiasmo, presentava dei gravi inconvenienti: ci si era ormai accorti che su 300 vaiolati, almeno quattro morivano; non solo, i vaiolati non guarivano mai completamente – l’infezione rimaneva nel loro sangue e spesso essi si riammalavano e spiravano. Sembrava che l’umanità fosse destinata a rimanere minacciata per sempre dal terribile male.

Edward Jenner

James Northcote, Ritratto di Edward Jenner, 1803 o 1823, National Portrait Gallery, Londra (Gran Bretagna)

Verso la fine del Settecento, Edward Jenner (1749-1823), un naturalista e medico di campagna inglese, venne a conoscenza della credenza popolare secondo cui chi si era infettato con il «cowpox» (il vaiolo bovino) diventava immune dall’infezione del vaiolo umano: le mucche possono avere infatti una malattia del tutto simile al vaiolo degli uomini, che fa apparire sul loro corpo delle piccole pustole. I contadini che si contagiavano toccando le mucche ammalate, in genere non accusavano che del malessere; guarivano nel giro di qualche giorno e le poche pustole apparse sulla pelle, prevalentemente sulle mani, non lasciavano alcuna cicatrice. Molto raramente si arrivava alla morte. Le mungitrici in particolare, che quasi invariabilmente contraevano il vaiolo vaccino, costituivano una categoria pressoché immune dal vaiolo umano.

Il medico inglese volle vederci chiaro. Verificata la veridicità della credenza, appurato che esisteva un «vaiolo delle mucche» che non aveva quasi mai effetti mortali sugli uomini, restava da vedere se, dopo aver contratto il vaiolo dalle mucche, ci si poteva considerare immuni dal vaiolo umano.

Il 14 maggio del 1796, Edward Jenner volle tentare di sfruttare il vaiolo vaccino a scopo profilattico: innestò nel braccio di un bambino sano di otto anni, James Phipps, la sostanza infetta tratta dalle pustole di una mucca malata e, dopo pochi giorni, gli inoculò il vaiolo.

I giorni seguenti furono carichi di tensione: che cosa sarebbe accaduto se il vaiolo avesse ucciso il bambino? Ma il contadinello non si ammalò affatto: era divenuto immune al vaiolo!

Edward Jenner chiamò «vaccinazione» il metodo da lui messo a punto, perché la sostanza infetta era stata ricavata dalle pustole delle vacche colpite dal male.

Negli anni successivi perfezionò l’esperimento fino a pubblicare l’Inchiesta sulle cause e gli effetti del vaiolo vaccino (1798). Accanto a consensi ed interesse l’opera ebbe accoglienze ostili, anche in seguito ad alcune prove di inoculazione, probabilmente mal condotte, effettuate da altri medici e che ebbero esiti negativi. La stampa satirica si sbizzarrì a pubblicare vignette in cui venivano disegnati uomini vaccinati a cui spuntavano teste di mucca dalle braccia, dalle gambe, da ogni parte del corpo.

Nonostante questo, mentre Jenner continuava a perfezionare la vaccinazione contro il vaiolo, essa si diffuse rapidamente in America e in Europa. Nel 1801, a Londra, più di 10.000 persone si fecero vaccinare e nel 1803 il Re di Spagna rese obbligatoria la vaccinazione.

Napoleone Bonaparte, non appena fu al corrente della grande scoperta, fece vaccinare suo figlio e s’affrettò ad istituire nell’Impero 25 centri di vaccinazione antivaiolosa, rendendola obbligatoria per i militari.

Dalla Francia la vaccinazione si estese alla Repubblica Cisalpina nel 1800 con Luigi Sacco, medico dell’Ospedale Maggiore di Milano, e al Piemonte con Michele Buniva. Non essendovi possibilità di fruire di vaccino bovino, venne qui usato, ancora per anni, il vaccino tratto da pustole vaiolose di persone vaiolizzate, con qualche pericolo; fu poi merito di Italiani l’aver introdotto il sistema di vaiolizzare le bovine onde trarne poi la linfa atta alla vaccinazione umana. In nove anni Luigi Sacco vaccinò più di mezzo milione di persone e ne fece vaccinare quasi un milione dai suoi colleghi.

Il Governo Inglese, riconoscente, nel 1808 pose Jenner a capo del «National Vaccine Establishment». A metà dell’Ottocento, la vaccinazione fu resa obbligatoria in tutti i Paesi civili del mondo.

Edward Jenner non è un eroe: è di più, è un autentico benefattore dell’umanità. Grazie a lui, da allora e fino ai giorni nostri i ricercatori approntano vaccini che stanno portando a debellare malattie un tempo incurabili o pericolose – pensiamo alla tubercolosi, alla lebbra (tornate nella Penisola solo di recente, al seguito dei barconi degli immigrati), alla peste bubbonica... Lasciamo pure che chi è contro i vaccini sputi le sue parole al vento e, prima di esprimere un giudizio, pensiamo a quanti milioni di persone devono la salute e la vita a Jenner ed a coloro che nel tempo ne hanno proseguito l’opera. Invece di sparare sentenze per sentito dire, è bene informarsi in modo serio, studiare e riflettere, per capire ed avere una propria, intelligente opinione.

(luglio 2017)

Tag: Simone Valtorta, Edward Jenner, vaccinazione, vaiolo, 14 maggio 1796, Luigi Sacco, vaccino, cowpox, Michele Buniva, vaiolazione, tubercolosi, lebbra, National Vaccine Establishment, Inchiesta sulle cause e gli effetti del vaiolo vaccino.