Introduzione alla Storia militare
Manovre e strategie dell’ars bellica

Nel corso della storia gli Stati hanno adottato tecniche militari diverse in una serie di mosse e contromosse complessa, tecniche che risentivano notevolmente delle situazioni politiche ed economiche degli Stati di allora.

Per lungo tempo la scarsa produttività dei terreni e la necessità di una grande quantità di agricoltori per unità di terreno coltivato, impediva la formazione di eserciti numerosi e di guerre prolungate, invariabilmente tali necessità spingevano gli uomini a rientrare nei loro villaggi per riprendere i tradizionali lavori agricoli e provvedere al normale sostentamento della società. I Paesi più civilizzati, che erano anche quelli con la maggiore densità di popolazione, non potevano permettersi grandi distese di terreno da destinare all’allevamento dei cavalli, pertanto le maggiori cavallerie si avevano fra i popoli barbari e i nomadi della steppa, che in molti casi erano in grado di abbattere popoli più avanzati dei loro. Popolazioni turche e mongole del Centro Asia, quando erano in grado di compattarsi, potevano minacciare sia l’Occidente che l’Oriente, e costituire come al tempo di Gengis Khan, Imperi vastissimi.

Fino ai tempi della Rivoluzione Francese, e quindi alla introduzione della coscrizione militare, gli eserciti non erano numerosi, e raramente uno Stato anche potente poteva permettersi di radunare più di 50.000 uomini in armi. Fino all’Ottocento, nonostante l’introduzione di alcune innovazioni, il modo di fare la guerra non differiva molto da quello tradizionale dell’epoca greco-romana. I reparti militari venivano disposti a ranghi serrati per potersi opporre efficacemente alle cariche di cavalleria, solo con il progredire delle armi da fuoco si tornò a combattere in ordine sparso sfruttando i ripari naturali del terreno, essendo le truppe compatte diventate un bersaglio facile. Lo schieramento classico delle truppe prevedeva la fanteria al centro e la cavalleria divisa in due blocchi sulle ali, con tale disposizione si tentava di avvolgere e circondare il nemico. Al fine di raggiungere tale obiettivo, eventualmente si tentava di assottigliare e allungare la formazione, ma tale strategia poteva fornire la possibilità al nemico di sfondare le proprie linee e di essere a propria volta circondati.

La potenza del soldato a cavallo era notevolmente superiore a quella dei combattenti a piedi. Gli Sciiti, gli Assiri e i Dori furono i primi popoli ad adoperare tale tecnica, in precedenza si combatteva su carri leggeri tirati da cavalli, ma tale modo di combattere poteva essere messo in atto solo su terreni non accidentati, dove i carri potevano manovrare. In Oriente si adoperarono anche gli elefanti, da una parte costituivano un’arma potente, dall’altra potevano spaventarsi e abbattersi anche sul proprio esercito. Interessante notare che nel periodo più antico, le armi in rame vennero sopraffatte da quelle in bronzo e queste ultime da quelle successive in ferro.

I Greci al tempo delle «polis» crearono un esercito di fanteria pesante formato da soldati-cittadini non professionisti. Tale tipo di esercito era consono alle caratteristiche politiche delle città-stato che prevedevano una relativa omogeneità dei cittadini, nei primi tempi tuttavia l’armamento era a spese del singolo cittadino, e tale situazione creava delle difficoltà. Gli opliti (portatori di scudo) disponevano di corazza e altre protezioni per gli arti in metallo. Combattevano a ranghi serrati spalla a spalla con gli scudi allineati a formare un’unica grande cortina di protezione. In tale modo potevano proteggersi efficientemente sia dagli arcieri sia nel combattimento ravvicinato. Il fianco destro poteva rimanere meno protetto di quello sinistro dal momento che su tale lato si teneva lo scudo, inoltre gli scudi potevano impedire o limitare anche la visione del campo di battaglia e del nemico. Un avvallamento o un ostacolo del terreno potevano mettere in crisi l’avanzata regolare della formazione, così come la debolezza di un singolo uomo. Spesso le formazioni avversarie arrivavano a contatto di scudi e invece del combattimento normale si aveva la spinta collettiva per cercare di atterrare l’avversario. Un’importante variante della falange fu nell’uso della lancia, adoperata dalle prime file di soldati, che in tal modo formavano una selva di lance in grado di bloccare l’attacco di un reparto di cavalleria. Utilizzata tale tecnica anche dagli avversari, si arrivò ad adoperare lance di lunghezza sempre maggiore (che richiedevano di essere impugnate da entrambe le mani, mentre lo scudo diveniva secondario) per colpire agevolmente il nemico, ma se questa tecnica presentava dei vantaggi, specie per una fanteria non addestrata, presentava anche degli inconvenienti e i Romani preferirono una tecnica di combattimento più mobile. La caratteristica principale della falange è che essa faceva affidamento più che sul coraggio e la forza del singolo, sulla capacità degli uomini di manovrare insieme e mantenersi compatti anche in situazioni critiche.

I Macedoni impiegarono in battaglia le falangi ma affiancate da una potente cavalleria. Le prime si ponevano al centro, la seconda ai lati, secondo uno schema classico rimasto sostanzialmente invariato nel corso dei secoli. Il compito della cavalleria era di aggirare le formazioni nemiche e colpirle a fronte rovesciato. Nelle principali battaglie contro Dario, combattute in inferiorità numerica, Alessandro adottò una strategia relativamente semplice puntando direttamente al centro con lo scopo di eliminare il Re Persiano, come nella battaglia di Isso. Nella successiva battaglia di Gaugamela, combattuta in aperta pianura, Dario riuscì a dispiegare completamente l’esercito e a circondare il nemico, ma la superiorità tattica dei Greci ebbe la meglio. Il migliore armamento greco e la professionalità dei soldati in grado di disporsi in formazioni diverse sul campo di battaglia consentirono di avere la meglio sui potenti avversari. L’Impero Persiano dimostrò nelle guerre contro i Greci tutta la sua debolezza, sebbene molto potente non era compatto e molte province accolsero i Macedoni come liberatori. Alessandro non portò avanti guerre di distruzione, rispettava le tradizioni dei popoli, e tale politica portò al progressivo isolamento del Re Persiano.

La struttura dell’esercito romano ha avuto numerose trasformazioni nel corso del tempo. Come nell’esercito greco ci si basava soprattutto sulla fanteria pesante, non venivano invece molto valorizzati gli arcieri e i cavalieri, dobbiamo infatti ricordare riguardo questi ultimi che non esisteva la staffa, e la stabilità del guerriero sul cavallo era piuttosto precaria. In origine l’esercito romano adoperava, come anche gli Etruschi, lo schieramento a falange, ma dopo aver riportato degli insuccessi, particolarmente nella guerra sannitica dove si combatteva su terreni impervi, ideò la struttura a manipoli, gruppi di combattenti compatti ma distribuiti in unità più piccole e quindi più mobili.

Nel periodo monarchico l’armamento era a spese del singolo, pertanto i nobili (e successivamente i più ricchi) meglio armati occupavano una posizione particolare. Nelle prime file si disponevano i più giovani, armati di giavellotto che se anche non colpiva il corpo del nemico, conficcandosi nello scudo lo rendeva inutilizzabile. Lanciati due o tre giavellotti, passavano al combattimento ravvicinato con la spada corta. I più anziani erano invece armati di lance come nella falange greca. Al tempo di Caio Mario, l’arruolamento venne aperto a tutte le classi sociali, l’armamento venne standardizzato e si passò all’esercito di professione. Tale innovazione portò ad un fenomeno che segnò in maniera negativa tutta la successiva storia romana: l’attaccamento dei soldati al loro Generale anziché allo Stato, e quindi alle interminabili lotte interne all’esercito.

Come sappiamo l’esercito romano subì durissime sconfitte da parte di Annibale. Come i Persiani nella battaglia di Maratona, a Canne l’esercito romano numericamente superiore provò a sfondare al centro ma si ritrovò accerchiato e costretto ad ammassarsi in maniera tale che gli uomini al centro non avevano più possibilità di combattere. I Romani comunque avevano una certa flessibilità nelle tattiche ed erano in grado di apprendere dai loro errori e porvi rimedio.

Dove i Romani dimostrarono capacità superiori agli altri fu nell’ingegneria militare, fortificazioni, strade, ponti, permettevano alle legioni di avanzare ovunque e mantenere solide posizioni anche in terre ostili. Memorabile fu la realizzazione della gigantesca rampa alta 90 metri a ridosso della fortezza di Masada in Giudea per distruggere, sfruttando l’altezza, il presidio zelota. E altrettanto degno di nota fu il ponte sul Reno realizzato da Cesare per attaccare i Germani, e la doppia fortificazione adoperata nella battaglia di Alesia contro i Galli di Vercingetorige.

Nel periodo del Tardo Impero l’esercito divenne sempre più barbarizzato e cambiarono i metodi di combattimento, ebbe un ruolo sempre maggiore la cavalleria, si utilizzarono spade più lunghe, mentre si perse molto della disciplina e delle capacità di combattere in formazione. Significativo al riguardo la battaglia di Adrianopoli (378 dopo Cristo) dove i cavalieri ostrogoti sconfissero duramente i Romani guidati dall’Imperatore stesso.

Anche gli Arabi fecero largo uso della cavalleria, e nel giro di pochi decenni riuscirono a sottomettere Stati vicini più progrediti di loro. Pure gli altri popoli delle steppe, Turchi e Magiari disponevano di un’imponente cavalleria. Diversamente dall’Occidente, i cavalieri asiatici adoperavano l’arco in rapide incursioni. L’improvvisazione dei nuovi eserciti in Occidente rese i normali combattenti a piedi impotenti di fronte alle cariche dei cavalieri. Per diversi secoli i nobili, gli unici che potevano permettersi di disporre di cavalli, divennero i veri protagonisti degli scontri, favoriti in questo anche dalla introduzione della staffa che permetteva al cavaliere di combattere con una posizione più stabile sul cavallo.

La decadenza dello Stato portò ad una notevole precarietà nell’arruolamento degli eserciti che divennero ridotti di numero rispetto al passato e legati al signore feudale anziché al Sovrano. L’armamento era del tutto personale, e nel campo di battaglia poteva essere difficile riconoscere il nemico dal compagno d’arme. Intorno al IX e X secolo i signori iniziarono a costruirsi abitazioni fortificate (castelli) rendendosi autonomi e praticamente inattaccabili da parte del potere centrale. Le armature divennero ancora più complesse e si passò dalla cotta di maglia che proteggeva dai colpi di spada ma non dalle asce da guerra, alla armatura in piastre complessa e pesante ma molto più protettiva.

La cavalleria ebbe un ruolo determinante nella battaglia di Hastings (1066) che vide i Normanni alla conquista del Regno Sassone d’Inghilterra, nella battaglia di Las Navas de Tolosa (1212) con Spagnoli Cristiani contro musulmani, e nella battaglia di Bouvines (1214) con Francesi contro Imperiali Tedeschi. Si ebbero comunque alcune significative eccezioni, nella battaglia di Legnano (1176) i Lombardi sconfissero la cavalleria imperiale con una tecnica di combattimento simile a quella delle falangi, mentre in quella di Crecy (1346) gli arcieri inglesi (dotati del cosiddetto «arco lungo») riuscirono a decimare la cavalleria francese durante la carica. Qualcosa del genere si ebbe anche nella battaglia di Agincourt (1415) dove gli Inglesi sebbene decimati da una precedente epidemia di dissenteria, costrinsero il potente esercito francese a combattere in uno spazio ristretto facendo largo uso degli archi e dei pali appuntiti conficcati nel terreno per proteggersi dalle cariche di cavalleria.

Come nel passato, un nemico in difficoltà aveva la possibilità di arroccarsi dentro le mura delle città, che risultavano spesso imprendibili. Solo in pochi casi tali presidi vennero annientati in seguito ad un combattimento, nella maggior parte dei casi un esercito anche potente, poteva procedere alla loro conquista solo con un lungo assedio. Gli assedianti erano costretti a disperdere le loro forze in circolo, e questo li esponeva a incursioni rapide da parte dell’assediato. Si ebbero tentativi di usare l’ariete (protetto da una tettoia, per evitare di essere colpiti dall’alto) contro le mura, ma in genere tale tecnica non risultava utile, si potevano adoperare le catapulte, ma queste non erano in grado di abbattere le mura ma solo di colpire le case dell’assediato. Il tentativo di scalare le mura con le scale, come si vede in molti film storici, era praticamente impossibile (difficile realizzare e utilizzare una scala estremamente lunga, e difficile salire e combattere allo stesso tempo), l’unica macchina d’assedio utile era la torre mobile, cioè una torre di legno con ruote, con cui arrivare all’altezza delle mura. Infine si ebbero tentativi di abbattere le mura scavando dei cunicoli. Per prevenire tale possibilità città murate e castelli si dotarono di un fossato per impedire il loro avvicinamento. Due tentativi di assedio di Costantinopoli da parte degli Arabi nel VII e VIII secolo non ebbero successo. Più fortuna ebbero nel XII secolo i Crociati nella conquista di Gerusalemme adoperando torri mobili.

Se il Duecento era stato il secolo della cavalleria, nel periodo successivo la fanteria tornò a riorganizzarsi. Gli Svizzeri ripresero il modo di combattere dei Greci con formazioni quadrate di uomini armati di picca (picchieri). Nel 1315 a Morgarten gli Svizzeri tesero un’imboscata agli Austriaci e li finirono con le picche. Nel 1476 posero fine ai sogni di grandezza del duca di Borgogna nella battaglia di Morat (Murten) nonostante le artiglierie del primo. I soldati svizzeri furono richiesti da molti eserciti europei, mentre i Tedeschi organizzarono un corpo, quello dei lanzichenecchi, che combatteva adottando le tattiche dei montanari. Nello stesso periodo comparve anche un’arma sofisticata, la balestra, più lenta ma più potente dell’arco. Rimase un’arma per soldati specializzati (apprezzata soprattutto dai Genovesi) e riservata agli eserciti più avanzati.

Nelle guerre moderne gli eserciti sono estremamente numerosi e tendono a costituire un’unica grande linea (o un fronte) che segue sostanzialmente i confini territoriali dello Stato. Nel passato tutto questo non era possibile, normalmente l’attaccante costituiva un’unica colonna in marcia che muoveva verso le terre nemiche e il difensore dopo aver radunato gli uomini da tutte le parti della Nazione gli andava incontro anch’esso con un’unica colonna per sbarrargli la strada.

Un cambiamento nel modo di guerreggiare significativo si ebbe progressivamente nel Tre-Quattrocento con l’uso della polvere da sparo. Le prime armi non erano efficienti ma soprattutto erano lente, spesso sparavano un solo colpo nel corso della battaglia; si adoperava la miccia, successivamente la pietra focaia per innescare l’esplosione, solo più tardi apparvero le cartucce che riducevano il tempo di preparazione dell’arma. Tuttavia le armi da fuoco erano più potenti dell’arco, in grado di perforare scudi e armature che vennero progressivamente abbandonati.

Le artiglierie pesanti erano in grado di abbattere le mura di città e castelli e furono in grado di rivoluzionare i metodi di guerra, successivamente comunque si adoperarono fortificazioni più basse e massicce a pianta rotonda in grado di opporre maggiore resistenza. I cannoni e la fanteria sul modello svizzero contribuirono alla crisi della aristocrazia. Nel Cinquecento tuttavia il modo di combattere degli Svizzeri non diede più risultati positivi, e nella battaglia di Marignano le artiglierie del Re di Francia ebbero la meglio sugli Svizzeri che combattendo ammassati costituivano un facile bersaglio. I cannoni adoperavano preferibilmente palle di ferro per abbattere le mura e palle di pietra (che sul terreno si frammentano in schegge) contro le fanterie, infine vennero adoperate le granate che contenevano esplosivo. Vennero quindi abolite le formazioni a quadrato a favore di quelle lineari che subivano meno danni. Le armature ingombranti vennero eliminate a favore di quelle formate da sola corazza pettorale ed elmo (corazzieri), fino ad essere al tempo di Cromwell abolite del tutto e sostituite dalla divisa uguale per tutti. Nello stesso periodo gli Olandesi crearono reparti di 10 file, dove la prima sparava e si ritirava per ricaricare, lasciando il posto alle altre che operavano nella stessa maniera. In Svezia ai tempi del geniale Re Gustavo Adolfo, venne formato un esercito gestito in maniera centralizzata, con la standardizzazione degli equipaggiamenti, dei calibri, e delle uniformi. Successivamente venne introdotta la baionetta che rese sostanzialmente inutili picchieri e alabardieri. Con la formazione di una potente burocrazia statale venne migliorato l’arruolamento degli eserciti fino alla coscrizione su base territoriale ai tempi della Rivoluzione Francese.

Napoleone sbalordì tutto il mondo con la mobilità del suo esercito che interveniva su grandi distanze, realizzò batterie di artiglierie mobili (precedentemente i cannoni erano distribuiti su tutta la formazione) che riuscirono a sconfiggere eserciti di maggiori dimensioni. La rivoluzione maggiore si ebbe tuttavia intorno al 1860, con le rapidissime armi a retrocarica che segnarono la fine definitiva dei reparti inquadrati e si ritornò allo schieramento disperso sfruttando i ripari naturali per opporsi alla potenza di fuoco del nemico. Le guerre divennero maggiormente complesse e interessarono la totalità della popolazione.


Data

Battaglia
Vincitori
Numero
uomini

Arma
prevalente

Vinti
Numero
uomini

Arma
prevalente

Strategia

490
avanti
Cristo

Maratona
Greci
11.000
Fanteria
Persiani
25.000
Cavalleria
e arcieri
Accerchiamento

480

Termopili
Persiani
250.000
Cavalleria
e fanteria
Greci
7.000
Fanteria
Scontro
frontale

479

Platea
Greci
39.000
Fanteria
Persiani
50.000
Cavalleria
e arcieri
Scontro
frontale

333

Isso
Macedoni
40.000
Fanteria
e cavalleria
Persiani
150.000
Cavalleria
Scontro
frontale
classico
su terreno
ristretto

216

Canne
Cartaginesi
50.000
Cavalleria
Romani
76.000
Fanteria
Accerchiamento

202

Zama
Romani
35.000
Fanteria
e cavalleria
Cartaginesi
40.000
Fanteria
e cavalleria
Scontro
frontale
classico

52

Alesia
Romani
60.000
Genio
Galli
360.000
Fanteria
Fortificazione
romana

70
dopo
Cristo

Gerusalemme
Romani
35.000
Genio
Ebrei
25.000
Fanteria
Assalto
alle mura

378

Adrianopoli
Goti
50.000
Cavalleria
Romani
40.000
Fanteria
Scontro
frontale

451

Campi
catalaunici
Romani
50.000
Fanteria
e cavalleria
Unni
30.000/
100.000
Cavalleria
Scontro
frontale

732

Poitiers
Franchi
30.000
Fanteria
Arabi
20.000/
80.000
Cavalleria
Scontro
frontale

1066

Hastings
Normanni
8.000
Cavalleria
Sassoni
4.000/
7.000
Fanteria
Scontro
frontale

1071

Mazinkert
Turchi
40.000
Cavalleria
e arcieri
a cavallo
Bizantini
40.000
Fanteria
Scontro
frontale
e accerchiamento

1099

Gerusalemme
Crociati
11.000
Fanteria
Musulmani
20.000
Fanteria
Assalto
alle mura
con torri
mobili

1176

Legnano
Lombardi
20.000
Fanteria
Imperiali
20.000
Cavalleria
Scontro
frontale

1212

Las navas
de Tolosa
Cristiani
70.000
Cavalleria
Musulmani
100.000/
150.000
Cavalleria
Scontro
frontale
classico

1214

Bouvines
Francesi
25.000
Cavalleria
Imperiali
36.000
Cavalleria,
picchieri,
arcieri
Scontro
frontale

1415

Agincourt
Inglesi
1.500
Arcieri
Francesi
27.000
Cavalleria
Scontro
frontale

1453

Costantinopoli
Turchi
35.000
Artiglieria
Bizantini
6.000
Fanteria
Cannoneggiamento
delle mura

1525

Pavia
Imperiali
30.000
Fanteria
Francesi
27.000
Fanteria
e cavalleria
Cannoneggiamento

1631

Breitenfeld
Svedesi
42.000
Picchieri,
moschettieri,
artiglieria
Imperiali
31.000
Fanteria
e cavalleria
Scontro
frontale
classico

1632

Lutzen
Svedesi
18.000
Artiglieria,
cavalleria
Imperiali
40.000
Fanteria
e cavalleria
Scontro
frontale
classico

1645

Naseby
Inglesi
(Parlamento)
13.000
Cavalleria,
moschettieri
Inglesi
realisti
7.000
Cavalleria,
moschettieri
Scontro
frontale

1683

Vienna
Austriaci
57.000
Cavalleria,
fanteria
Turchi
70.000/
160.000
Fanteria
Assalto
alle mura,
cannoneggiamento,
mine

1704

Blenhein
Inglesi
e Austriaci
56.000
Cavalleria,
fanteria
Francesi
e Bavaresi
56.000
Cavalleria,
fanteria
Scontro
frontale

1792

Valmy
Francesi
54.000
Artiglieria
Austriaci,
Prussiani
34.000
Artiglieria
Scontro
frontale

1800

Marengo
Francesi
31.000
Artiglieria
Austriaci
32.000
Artiglieria
Scontro
frontale

1802

Borodino
Francesi
100.000
Artiglieria
Russi
100.000
Cavalleria
Scontro
frontale
e assalto
alle fortificazioni

1815

Waterloo
Inglesi
e Prussiani
113.000
Artiglieria
e fanteria
Francesi
74.000
Artiglieria
e cavalleria
Scontro
frontale
(gennaio 2015)

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