La psicologia dei mostri e dei robot giapponesi
La cultura robotica e dei mostri nell’animazione e cinematografia giapponese del secondo dopoguerra, e nell’immaginario collettivo nipponico

Il Giappone, Paese conosciuto per il suo ingegno nell’elettronica, nel campo automobilistico, ha avuto un forte impatto con la cultura occidentale, in primis in Italia negli anni Settanta e Ottanta nel campo della cinematografia e nell’animazione di genere fantascientifico. Le origini della fantascienza, quella dei robot, sono entrate in simbiosi con la cultura giapponese a partire addirittura dagli anni Venti del secolo scorso, quando nel 1924 venne realizzata la rappresentazione teatrale di RUR (I robot universali di Rossum), dramma scritto nel 1920 dal drammaturgo cecoslovacco Karel Capek, in cui si immaginava il mondo umano cadere sotto il dominio di queste macchine. Rossum in pratica era uno scienziato, il quale voleva costruire robot a dismisura, proprio per liberare gli uomini dalla fatica. Però poi è successo l’inverso, cioè che queste macchine hanno cominciato a ribellarsi ai loro padroni e addirittura a sterminarli e poi sottometterli. Una trama questa, che per certi versi un po’ ricorda la serie anime tv nipponica Kyashan, il ragazzo androide nata in Giappone nel 1974 e poi apparsa in Italia all’inizio degli anni Ottanta.

Dagli anni Venti il genere dei robot ha appassionato scienziati, registi, scrittori e fumettisti. Per esempio, uno scienziato giapponese, Makoto Nishimura, aveva costruito nel 1928 una sorta di gigantesco robot in metallo dorato che aveva le sembianze di Buddha, chiamato Gakutensoku. Quanti di noi, nati negli anni Settanta, ricorderanno i famosi cartoni animati importati dal Giappone sui robot che combattevano i malvagi mostri inviati dallo spazio, oppure i famosi film del filone di Godzilla del celebre regista Hishiro Onda? All’epoca in questi prodotti giapponesi vedevamo questi giganteschi mostri arrivare dal cielo e dal mare, seminando il terrore su Tokyo e altre città giapponesi. A parte qualche sporadico caso in cui si veniva a sapere che simili creature attaccavano non solo la capitale giapponese, ma il più delle volte anche le altre città del mondo[1]. Però rammentiamolo, i ricordi nostri vanno a ritroso nel tempo, quando vedevamo solo Tokyo, come se fosse l’unica città del mondo in guerra. In realtà la risposta a tutto ciò è da ricondurre al fatto che il Giappone è stato un Paese attraversato da cataclismi naturali, dalla Seconda Guerra Mondiale e dall’olocausto nucleare di Hiroshima e Nagasaki. Godzilla è da considerare la «metafora» delle due bombe atomiche e quindi un monito al mondo intero affinché ciò non si ripetesse. Dal punto di vista psicologico questo legame o «nesso» tra animazione e guerra evidenzia quanto ancora il Giappone sia provato dalla sua esperienza bellica, come se si sentisse ancora attaccato da oscure potenze dell’Universo con armi laser potentissime, giganteschi robot in grado di distruggere il Paese intero e tutta l’umanità in generale. Questo tema della guerra in generale e del pericolo nucleare è ricorrente sia nella cinematografia che nell’animazione nipponica in generale, possiamo parlare anche della serie Tv Ken il Guerriero, personaggio creato nel 1983 dai due fumettisti Tetsuo Hara e Yoshiyuki Okamura (alias Buronson) e ambientato in un mondo post nucleare (ma non nel 1945 a Hiroshima, bensì sul finire del XX secolo). Anche il film dello stesso autore di Godzilla, Frankestein alla conquista della Terra, uscito nel 1965, parla di una creatura composta in un laboratorio a Hiroshima con pezzi sottratti agli scienziati nazisti, la creatura in seguito allo scoppio dell’ordigno nucleare comincia poi a crescere a dismisura.


Il tema del nazismo e della guerra nell’animazione nipponica

I giganteschi robot, come Mazinga, Daitarn 3 creati da scienziati terrestri, in un certo senso rappresentavano il simbolo della rinascita industriale e tecnologica del Giappone post bomba atomica, più precisamente l’ingegno del progresso tecnologico, ma anche «psicologicamente» che ancora si sentivano in guerra, anche se nel loro territorio permanevano le basi aereonavali dei loro ex nemici americani. Comunque, oltre alla tragedia nucleare di Hiroshima e Nagasaki, nei cartoni animati giapponesi di sfondo bellicistico è stato anche affrontato il tema del nazismo, con cui i Giapponesi nel 1940 avevano stipulato un’alleanza politica e militare. Il Dottor Hell o Dottor Inferno era uno scienziato di origine tedesca, già al soldo di Adolf Hitler, per il quale aveva compiuto esperimenti scientifici ad Auschwitz, collaborò inoltre alla realizzazione delle armi V1 di Hitler e pianificò ulteriori armi «segrete», le quali probabilmente avrebbero permesso a Hitler di vincere la guerra. Hell preferì piuttosto conservare i propri segreti per sé. Se come dicevo prima Mazinga Z e tutti gli altri cosiddetti compagni di battaglia, potevano essere considerati il simbolo del risveglio tecnologico del Giappone, dall’altro lato era comunque una denunzia delle «follie» del genere umano che trovarono la propria personificazione in Hitler prima e nel Dottor Hell o Inferno dopo, in quanto quest’ultimo aveva raccolto l’eredità del dittatore nazista per conquistare il mondo assieme ai suoi perfidi seguaci, tra cui conpariva pure il conte Blocken, un ex ufficiale delle SS naziste, ferito gravemente in guerra e riportato in vita, in veste di «androide», dal Dottor Inferno. Egli comandava gli elmetti di ferro, formazione simile alle SS tedesche.

Gli orrori della guerra e il nazismo, argomenti apparsi nei «manga» e negli «anime» con cui si è voluto esorcizzare il proprio passato, ma anche ammonire l’umanità intera a non ripetere quei crimini nefandi, sono presenti nelle storie dei «cyborg» o «androidi», cioè quei robot con sembianze umane, frutto di esperimenti scientifici tendenti a creare il «supercombattente» e che ricordano un po’ da vicino l’ideologia nazista della razza ariana. Il termine «androide» addirittura è di origini antichissime, deriva dal greco «andros», «uomo», e «oides», «della specie». Fu usato da Alberto Magno nel 1270. Il primo androide fu addirittura disegnato da Leonardo da Vinci. Un esempio di androide conosciuto nell’animazione giapponese è Kyashan, il ragazzo androide menzionato più sopra. Anime, questo, creato nel 1973 dal disegnatore Tatsuo Yoshida, caratteristico perché ricorda molto il periodo del Terzo Reich in Europa, in quanto i cyborg originariamente realizzati dallo scienziato Dottor Azuma, padre di Tetsuya poi divenuto Kyashan l’androide a causa di un fulmine, hanno perso il controllo, divenendo esseri diabolici. I cyborg qui in questione erano Bryking, il quale era somigliante a Mussolini dalla mascella. Esso diventerà il Capo assoluto o Furher e farà costruire un esercito di robot a dismisura, che invaderanno le città, proprio come i panzer della Wermacht hanno fatto durante la Seconda Guerra Mondiale. Gli altri tre cyborg saranno i suoi «servitori», ossia Sagure, Akubon e Barashin. Le ambientazioni dell’anime ricordano le città europee della Seconda Guerra Mondiale. Nel 1968 Shotaro Ishimori diede vita a una nuova serie anime in bianco e nero, intitolata Cyborg 009, seguita poi nel 1979 da Cyborg, i nove supermagnifici, ambientata in un mondo dove potenti organizzazioni come era stato il nazismo, minacciavano di produrre armi sempre più micidiali e di far precipitare il mondo in un conflitto globale. Nove ragazzi venivano rapiti da una potente organizzazione criminale detta «Black Gosth» e trasformati in cyborg con propri poteri. Essi poi si liberarono grazie all’aiuto di uno scienziato, il Dottor Gillmore, dal controllo di quest’organizzazione, iniziando una lotta dura contro di essa allo scopo di salvaguardare la pace nel mondo.

Zambot 3, serie realizzata nel 1977 da Yoshiyuki Tomino, presenta le stesse analogie, dove i nemici dei terrestri, Gaizok e Killer the Butcher usano gli stessi metodi disumani delle SS, cioè deportando i Terrestri in appositi campi di concentramento, impiantando delle bombe a tempo nel loro corpo, tramite incisioni a forma di stella, la quale ricordava quella degli Ebrei.

In Gatchman, la battaglia dei pianeti, realizzato da Tatsuo Yoshida nel 1972, appare evidente l’intreccio autoritarismo e armi micidiali che fu del XX secolo. Nella serie, cinque ragazzi combattevano contro uno spregevole dittatore conosciuto come Il Generalissimo X, capo dell’organizzazione aliena «Galactor», che voleva conquistare la Terra. I cinque ragazzi avevano come arma micidiale la loro nave Phoenix, che poteva trasformarsi in un uccello di fuoco per combattere il nemico.

Il cancelliere Doppler della serie anime Danguard di Leiji Matsumoto, era la rappresentazione di Hitler, visto il binomio Doppler/Hitler. Un personaggio che assomiglia somaticamente al dittatore tedesco è il malvagio Generale Hidler appartenente all’Impero dei Cento Demoni, della serie Getter Robot G creata da Go Nagai nel 1975.

Gli orrori della guerra nucleare e della dittatura appaiono evidenti in un altro cartone dal chiaro messaggio pacifista, antimilitarista e d’amore verso la natura, ossia Conan, il ragazzo del futuro, creato da Hayao Miyazaki nel 1978 e tratto dal romanzo di Alexander Key The incredibile Tide.

I Giapponesi erano usciti sconfitti dalla Seconda Guerra Mondiale, avevano nonostante ciò ritrovato le forze per riprendersi dal punto di vista industriale e tecnologico. I loro film di fantascienza e le serie animate, comunque, rendevano palese che in un certo senso era come se si sentissero ancora in guerra, attaccati da forze oscure, insomma ancora «prigionieri» del loro passato. Ma questi temi della guerra, della dittatura e delle armi di distruzione non solo volevano ricordare il passato recente del Secondo Conflitto Mondiale come «monito» a non ripetere gli stessi errori, bensì volevano riflettere il tema della suddivisione del mondo in due blocchi ideologici, ossia il mondo della «guerra fredda» tra Stati Uniti d’America e Unione Sovietica, le due superpotenze vincitrici della Seconda Guerra Mondiale e in corsa tra loro per i migliori armamenti di distruzione.


Nota

1 Nel film Gli eredi di King Kong uscito in Giappone nel 1968 con la regia di Hishiro Honda, i mostri Godzilla, Rodan, Mothra, Gorosaurus dopo essere stati catturati e confinati su un’isola, grazie a un gas letale sperimentato dagli invasori extraterrestri, riescono a fuggire e a seminare panico e terrore nelle capitali del mondo: Godzilla attacca New York, il mostro alato Rodan invece Mosca, la gigantesca falena Mothra Pechino, il mostro Manda dalle sembianze di un serpente alato attacca Londra, mentre Gorosaurus aveva attaccato Parigi. Nell’anime del 1975, La battaglia dei dischi volanti (Uchu enbai-daisensu) di Go Nagai, che poi è il film «pilota» che ha lanciato la serie Goldrake, i dischi volanti attaccano Tokyo, Mosca, New York e Parigi.


Sitografia

http://storiaefuturo.eu/lombra-della-seconda-guerra-mondiale-nellanimazione-giapponese/

https://www.dailybest.it/tv-cinema/conan-ragazzo-futuro-miyazaki/


Bibliografia

Michele Romagnoli, Godzilla contro Gamera. Storie dall'isola dei mostri. Bologna, Editrice PuntoZero, 1997

Alberto Corradi, Maurizio Ercole, Creature d'oriente. Firenze, Tarab, 1998

Alessandro Montosi. MAZINGA. Da Mazinga Z al Mazinkaiser: l'epopea di un guerriero robot!, Iacobelli Editore, 2008

Alexander Key, Conan. Il ragazzo del futuro, Bologna, Kappalab, 2014.

(novembre 2018)

Tag: Alessandro Lo Piccolo, psicologia dei mostri e dei robot giapponesi, il Giappone e il nazismo, Ishiro honda, Mazinga, Dottor Inferno, Hiroscima, Nagasaki, Olocausto nucleare, Godzilla, Karel Capek, anime, manga, Nazismo, Conte Blocken, Gatchman, Danguard, Alexander Key, Conan il ragazzo del futuro, Zambot 3, fantascienza, Leiji Matsumoto, Kyashan il ragazzo androide, Ken il Guerriero.