Pietro Bembo
Valori attuali di un’autentica espressione del Rinascimento Italiano: per una filosofia della Bellezza e dell’Amore

Pietro Bembo

Tiziano, Ritratto di Pietro Bembo, 1539, National Gallery of Art, Washington D. C. (Stati Uniti d'America)

A 500 anni dall’approdo alla Corte Vaticana ed agli alti incarichi affidati a Pietro Bembo (Venezia 1470 – Roma 1547) dai Pontefici Leone X e Paolo III, oltre a quelli che gli erano stati conferiti dalla Serenissima, il «maggiore e più ammirato dei dotti del Cinquecento» trova motivi di rinnovata attualità per le attenzioni che rivolse, da un lato allo studio della lingua, con una particolare predilezione per il latino di Cicerone e per il «volgare» di Firenze ormai assurto ai vertici dello stile, e dall’altro, alla filosofia dell’amore, inteso come «ideale etico» dell’epoca. Ciò senza trascurare l’interesse per le arti, ed in modo speciale per la musica.

Pietro Bembo occupa un ruolo di grande importanza, sebbene spesso trascurato, nella storia della lingua e nella determinazione delle regole stilistiche, spinte fino alla scelta ed alla collocazione delle parole, sulle orme della cultura toscana, ed in modo particolare dell’eleganza raggiunta nelle opere di Francesco Petrarca, suo riferimento prioritario, e di Giovanni Boccaccio. Non meno importanti furono gli studi del Bembo, comparsi nell’edizione delle sue Prose, sulle leggi essenziali della grammatica e sulle origini dell’italiano, nato da un latino non privo di vari influssi germanici e sublimato nella perfetta e definitiva sintesi della fiorentinità.

Quanto all’amore, oggetto degli Asolani – opera che figura tra le sue maggiori e che fu destinata a larghissima eco negli ambienti letterari del tempo – è da porre in evidenza che il Bembo, pur non trascurando le seduzioni della Venere terrestre senza problemi per la sua veste dapprima religiosa e poi cardinalizia (atteggiamento peraltro conforme al diffuso relativismo dei tempi), esalta la priorità di quella celeste che si rivolge alla contemplazione di un’estetica in cui è facile riconoscere il richiamo della Bellezza suprema, vale a dire di Dio.

Si tratta di una concezione che sembra anticipare, per diversi aspetti, le riflessioni più recenti sul valore maieutico del Bello in quanto categoria dello Spirito (Benedetto Croce) ed arra di salvezza sul piano morale (Stefano Zecchi). Certamente, Bembo ebbe modo di esprimersi al meglio quale uomo legato ai poteri forti dell’epoca, ma questa constatazione nulla toglie alla sua capacità di promuovere meditazioni non effimere su taluni aspetti fondamentali della vita umana.

Detto questo, è facile comprendere le ragioni per cui al giorno d’oggi si può e si deve parlare di una ritrovata attualità del Bembo, sensibile ai valori dell’umanesimo cristiano, per il quale la centralità della singola persona non contraddice la sua componente spirituale, ed in qualche misura la valorizza in termini più compiuti. In un’epoca come la nostra, attraversata da sinistre suggestioni fondamentaliste o nichiliste, quello del Bembo si propone come spunto di meditazione idoneo a coniugare felicemente il momento etico dell’esperienza con quello razionale: in questo senso, non sembra azzardato cogliervi qualche anticipazione del pensiero hegeliano.

In ogni caso, ne emerge l’affermazione del valore della vita alla stregua di un imperativo da cui non è possibile prescindere.

Sul piano culturale, le degenerazioni della lingua, ben oltre i limiti connessi al fatto di essere espressione di vita e di naturale evoluzione, richiamano la necessità di esorcizzarle attraverso un modello razionale, funzionale ed esteticamente condiviso che faccia giustizia di troppe devianti influenze straniere, e peggio ancora, delle surreali forme di comunicazione sincopata tramite cellulari od altri strumenti elettronici.

Sul piano etico, poi, la riscoperta dell’amore come presupposto etico, indispensabile alla rivalutazione della stessa Venere terrestre (nel cui ambito si può leggere la relazione del Bembo con Lucrezia Borgia) costituisce un momento significativo, se non anche decisivo, per il ritorno a valori affettivi e se si vuole, suggestivamente romantici, e quindi spirituali, compromessi dal materialismo dilagante. In tutta sintesi, con un’attualità di valore universale.

(ottobre 2017)

Tag: Carlo Cesare Montani, Pietro Bembo, Leone X, Paolo III, Marco Tullio Cicerone, Francesco Petrarca, Giovanni Boccaccio, Benedetto Croce, Stefano Zecchi, Lucrezia Borgia.