Il progetto di Pirro Ligorio
Le case antisismiche

I primi documenti di cui si ha conoscenza e disponibilità riportano che già a partire dall’XI secolo la città di Ferrara fu colpita da terremoti, ma in genere questi non furono molto potenti, bensì tali da far cadere qualche camino, qualche cornicione e qualche parete malsicura. Ma nel 1570 accadde qualcosa di molto più grave: un tremendo terremoto, che portò alla distruzione delle costruzioni di mezza città e all’uccisione di un centinaio o più di abitanti, si abbatté sulla città e dintorni. In quel periodo, era al servizio del Ducato, quale antiquario, lo scienziato Pirro Ligorio, legato alla Corte Estense per aver lavorato alla costruzione della principesca Villa d’Este di Tivoli per conto dell’Estense Cardinale Ippolito, e famoso per aver progettato il Parco dei Mostri di Bomarzo in provincia di Viterbo; inoltre è ritenuto il padre dell’archeologia, per essere stato il primo a scavare nella Villa Adriana.

Ligorio, ragionando da studioso e da tecnico e partendo dal presupposto che ogni evento sismico non è per nulla dovuto a forze ignote e tantomeno divine, per cui di punizione divina assolutamente non si tratta, era del parere che i terremoti si fossero verificati da sempre e che fossero estremamente pericolosi, perché in nessun modo erano prevedibili e tantomeno controllabili. Considerato, però, che i loro effetti erano ben visibili e valutabili, Ligorio si chiese perché non si tentasse di opporsi alla potenza distruttiva dei sismi con appropriati accorgimenti tecnici nelle costruzioni. Da questo ragionamento nacque il suo progetto di una casa antisismica che, a quanto pare, è il primo in senso assoluto nella storia dell’umanità. Questo è quanto si riscontra nella parte finale della sua opera Trattato de’ diversi terremoti, uno dei sei trattati scritti allora a seguito del sisma, giustamente nominata «Rimedi contra terremoti per la sicurezza degli edifici». Ligorio ragiona in questo modo: noi vediamo cosa combinano le scosse telluriche, le quali agiscono anche trasversalmente, facendo in tal modo ribaltare le pareti; ora, se la progettazione non si limita a individuare i mezzi per contrastare le forze verticali, ma lo fa pure per quelle trasversali, gli edifici hanno maggiori probabilità di restare in piedi. E, lasciando agli altri le chiacchiere, il nostro si adoperò attivamente per mettere sulla carta, in pianta e prospetto, la prima casa antisismica della storia. Questa, in sei vani, era eretta usando pietre e mattoni per le pareti, ma ponendo all’esterno robusti rinforzi in quei punti che aveva notato che avevano ceduto, cioè negli angoli, nelle aperture di porte e finestre, nei solai e usando, sulle aperture, doppie arcate ribassate in mattoni con chiave di volta in pietra e architravi nella parte bassa: tutti artifici atti a rendere maggiormente sicura la casa contro le vibrazioni violente. Secondo lui, se i disastri furono enormi e le vittime tantissime, si doveva dare la colpa alla perdita della memoria, messa insieme con la scarsa capacità dei costruttori e la tirchieria dei proprietari nell’acquisto dei materiali, perché i danni sismici sono prevedibili, e pertanto si possono, se non annullare, per lo meno ridurre.

Ciò che lascia perplessi è il fatto che gli insegnamenti di Ligorio non ebbero il successo che si meritavano, tanto che andarono dimenticati e per un certo periodo il territorio ferrarese fu ritenuto a basso rischio sismico: tale sottovalutazione ha concesso ai terremoti successivi di causare la perdita di vite umane e di provocare disastrosi crolli. E lo stesso capitò altrove, non solo in Italia. Amara constatazione!

Un paio di secoli più tardi, precisamente nella mattinata del 1° novembre 1755, si scatenò un tremendo terremoto in Portogallo, peggiore di quello di Ferrara, con magnitudo 8,5-8,7 della Scala Richter, che distrusse completamente la città di Lisbona e uccise un quarto della popolazione sia per i crolli, sia per gli incendi causati dalla caduta di candele e lucerne varie, sia per il maremoto che ha innescato.

In quell’occasione, ci fu chi cercò di studiare modalità costruttive tali da opporsi alle scosse sismiche, giungendo alla progettazione di una casa antisismica, che fu erroneamente definita la prima in senso assoluto, dimenticandosi di quella ideata da Ligorio.

Uno dei Ministri del Re, Sebastião José de Carvalho, marchese di Pombal (dal quale derivò il nome di «gabbia pombalina»), insieme con l’ingegnere maggiore del Regno Manuel da Maia, pensò subito alla ricostruzione, che fu portata a termine rapidamente. Interessante è stato l’intervento effettuato sulla zona centrale della città (la Baixa), dove i fabbricati furono edificati seguendo le regole architettoniche più moderne e gli insegnamenti antisismici disponibili, mentre le vie cittadine furono progettate rettilinee e sfocianti in grandi piazze.

Si progettò la gabbia pombalina, appunto («gaiola» in portoghese), avente lo scopo di ridurre i danni per terremoto. Si trattava di un sistema costruttivo basato sulla realizzazione di telai quadrati, formati da aste orizzontali e verticali collegate fra di loro, irrigiditi dall’inserimento di altre aste di controvento poste in diagonale. I telai erano, poi, tamponati con muratura di pietrame («alvenarie» in portoghese) per proteggerli dalle intemperie e da eventuali incendi; in tal modo, non erano visibili, contrariamente a quanto avveniva nel passato nelle costruzioni del Nord Europa.

Il sistema costruttivo usato non è altro che una variante della cosiddetta «opera a graticcio» («opus craticium»), nota da millenni in tutto il Mediterraneo, per la costruzione di case per i ceti inferiori o per le abitazioni rurali, che garantiva una buona resistenza contro i terremoti. Oltre che nelle pareti portanti e nei tramezzi, questa struttura era impiegata anche nei solai e nelle coperture.

Quando, 28 anni più tardi, nel 1783, la Sicilia e la Calabria Meridionale, che allora facevano parte del Regno delle Due Sicilie sotto i Borboni, furono investite da due terribili terremoti, le distruzioni furono elevatissime e il numero delle vittime fu di circa 50.000.

Anche quella volta, la ricostruzione fu rapida, impostata sul sistema della «casa baraccata», molto simile a quello della gabbia pombalina, applicando i dettami del regolamento per la costruzione degli edifici antisismici, intitolato Istruzioni per la ricostruzione di Reggio, dovuto all’ingegnere Francesco La Vega, esperto sulle modalità messe in campo dai Romani nel campo edilizio.

Sinteticamente si possono qui ricordare i punti più significativi del sistema: costruzioni su pianta quadrata con due ali laterali pure quadrate; massimo tre piani fuori terra su fondazioni appoggiate su palizzate di legno, contro il fenomeno della liquefazione del suolo; pareti verticali costituite da telai posti sulle facce esterne e interne, magari con l’aggiunta di controventi in diagonale, se del caso uniti fra di loro con traverse orizzontali, distribuite a intervalli regolari; il tutto annegato nei mattoni e nel pietrame messi come tamponamento; sconsigliava assolutamente le volte e le strutture spingenti.

L’«opus craticium» e le sue varianti dimostrarono una buona efficienza contro le sollecitazioni dovute ai terremoti. In primo luogo, lo stretto collegamento fra i muri della costruzione consente loro una buona ripartizione delle sollecitazioni, poi l’uso del legno nella realizzazione di strutture portanti consente loro di deformarsi senza rompersi, infine i controventi inseriti diagonalmente nei telai, resistenti sia agli sforzi di trazione sia di compressione, hanno la capacità di assorbire pure gli sforzi di taglio.

Molti edifici furono ricostruiti seguendo tali indicazioni; un esempio è dato dal Palazzo Vescovile di Mileto, in provincia di Vibo Valentia.

Oggi, le condizioni di sicurezza degli edifici dipendono, come intendeva Ligorio, dalla scelta dei sistemi usati nella costruzione, che tengano comunque conto anche degli insegnamenti e delle esperienze che provengono dal passato. È ciò che si fa tuttora, giacché, se si esaminano i contenuti del Decreto Ministeriale 14 gennaio 2008 («Norme Tecniche per le Costruzioni» – NTC), ci si rende conto che di molti principi costruttivi provenienti dal passato si è tenuto conto nelle nuove costruzioni antisismiche.

(luglio 2022)

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