La vita privata di Napoleone
Quando il «gossip» fa storia

La prima moglie di Napoleone I fu la brillante Josephine de Beauharnais. Napoleone la sposò dopo essere stata a lungo l’amante di Barras, uno dei membri del triumvirato che lo stesso Napoleone poi spodestò divenendo primo Console e successivamente Console a Vita, questo prima di autoproclamarsi Imperatore.

Josephine proveniva dalla Martinica, era una creola francese. Vissuta dunque in maniera più libera rispetto alle coetanee parigine, quando la sua famiglia francese rientrò in Patria, a Parigi, e le propose il primo matrimonio col Beauharnais, un uomo assai più vecchio di lei e appartenente all’esercito borbonico, la bella giovane creola accettò per convenienza, sentendosi però libera di frequentare il bel mondo parigino. In effetti, molto lo stesso Napoleone dovette a questa donna capace di introdurlo adeguatamente nei luoghi giusti al momento giusto, una volta che, ormai vedova, dopo aver subito la prigionia ai tempi del Terrore, era riuscita a ricrearsi, peraltro con due figli piccoli, Eugene e Ortensia, un suo spazio pubblico. Il matrimonio tra lei e Napoleone, particolarmente osteggiato dalla famiglia Bonaparte che non vedeva di buon occhio questa donna più anziana dello sposo di sei anni e del tutto diversa dai canoni che i membri della famiglia seguivano, fu comunque un matrimonio d’amore. Napoleone adorava Giuseppina e lei, se in un primo momento non era particolarmente interessata al marito, poi si dimostrò a lui molto devota.

Fu solo il fatto che non ebbero figli a decretare la fine del loro matrimonio. Incapace di dare all’Imperatore un erede al trono, si giunse a un divorzio per poter sostituire la moglie stessa con Maria Luisa, Arciduchessa d’Austria, figlia dell’Imperatore Asburgico, la quale seppe regalare all’Imperatore Francese l’erede maschio tanto agognato.

Ai tempi della Prima Campagna d’Italia Josephine, l’allora giovane moglie del grande Córso, era rimasta a Parigi mentre in Italia Napoleone era impegnato in quella che in un primo tempo appariva come un’impresa ardua, ossia bloccare la Coalizione Antifrancese da Sud. Fronte, quello italiano, ritenuto peraltro meno significativo di altri, dove il giovane Generale era stato inviato per allontanarlo politicamente da Parigi.

Napoleone col suo genio militare e la sua capacità di convincimento riuscì a conquistare almeno per un certo periodo la sua compagine, salvo poi doverci rimettere mano con la Seconda Campagna d’Italia.

Il giovane Generale, innamorato della moglie, riceveva informazioni da Parigi su un comportamento privato di lei poco limpido. La stessa Josephine, per frenare le malelingue, raggiunse il marito al fronte, in Italia. Ma, essendo il fronte luogo non sicuro per una donna, Napoleone preferì inviare la moglie a Lucca, città che riteneva più consona e protetta per lei.

Strategicamente era Lucca posizionata nell’Italia Centrale e questo garantiva all’Imperatore facilità nel raggiungere la consorte. Lucca poi era stata a lungo una Repubblica indipendente, con un suo Governo cittadino, chiuso alla mondanità più diffusa. La mondanità lucchese era «inter nos», familiare, se vogliamo per certi aspetti d’«élite» e questo garantiva una certa sicurezza a Napoleone per controllare i movimenti della moglie.

Oltretutto, come ho avuto modo di riferire in alcuni articoli pubblicati[1], Napoleone conosceva bene la compagine cittadina lucchese per ragioni familiari, e dunque ciò rappresentava una ulteriore garanzia.

Ma Josephine non era donna da stare a far la calza.

A Lucca fu affidata a dame di compagnia appartenenti al patriziato cittadino. Tra queste la giovane marchesa Eleonora Bernardini che divenne nel corso della sua vita confidente di Josephine e tale restò sempre, legandosi di profonda amicizia all’Imperatrice Francese. Un carteggio nutrito, pare andato perduto, ci fu tra le due nobildonne.

Eleonora era nata De’ Nobili. Il suo titolo nobiliare era quello di contessa, ma in città tutti, non è risaputo per quale ragione, la chiamavano la marchesa Bernardini.

Fu donna energica e capace di occuparsi segretamente di politica anche nel corso di tutto il Risorgimento Italiano (morirà anziana, nel 1855) ed è poco celebrata, come invece meriterebbe, proprio a causa di questi suoi importanti coinvolgimenti, che un Risorgimento andato in una direzione diametralmente opposta a quella che la stessa marchesa Bernardini auspicava, la porterà a restare nell’ombra sul piano storiografico.

Con la giovanissima Eleonora (nata nel 1785), che non ebbe figli dal marito, già quest’ultimo al secondo matrimonio, peraltro la marchesa nel 1818 già vedova, organizzò in Lucca scorribande non solo cittadine in carrozza ma visite nutrite nella vicina Bagni di Lucca, cittadina termale visitata da tutto il «gotha» internazionale.

Le due donne si somigliavano. Stessa sorte quella di aver dovuto giovanissime accettare un matrimonio combinato con un uomo assai più anziano di loro, imposto dalla famiglia di origine. Entrambe intelligenti, colte, brillanti sul piano politico. La marchesa Bernardini parlava più lingue straniere ed era sempre al centro dei coinvolgimenti politici. Le due donne riuscirono a trovare quei punti d’incontro che permisero un loro carteggio per tutta la vita. Carteggio che, pare, stando alle parole di Lazzaro Papi, intellettuale lucchese del tempo, sia andato perduto. Quando Napoleone, in presenza del Pontefice, si auto incoronò a Milano, venne invitata all’incoronazione anche Eleonora Bernardini. Non poté andare per ragioni familiari e allora l’invito fu ripetuto, una volta che la coppia imperiale raggiunse Bologna. Qui Eleonora poté andare a incontrarli. Del resto la famiglia della marchesa era particolarmente legata alla città di Bologna. Una zia di Eleonora era una Lambertini, appartenente alla famosa famiglia bolognese che aveva dato i natali qualche tempo prima al Pontefice Prospero Lambertini, incoronato come Benedetto XIV.

Il «gossip» napoleonico lucchese non termina con Josephine.

Nella medesima compagine annoveriamo Alexandrine de Bleschamp, seconda moglie del fratello dell’Imperatore Luciano Bonaparte, che tanti grattacapi dette allo stesso Napoleone.

Questo non perché Alexandrine fosse donna di facili costumi, affatto. Ma per le mire politiche stesse di Napoleone, che avrebbe voluto suo fratello Luciano sul trono spagnolo con un matrimonio regale tra la Corona Spagnola e lo stesso Luciano, una volta divenuto vedovo (la Bleschamp fu sposata da Luciano in seconde nozze).

Napoleone, di fronte al diniego del fratello che optò per le ragioni del cuore, dovette perciò ripiegare e porre sul trono spagnolo il fratello maggiore Giuseppe, togliendolo da Napoli dove già era Sovrano dal 1806 e ivi collocare nel 1808 il cognato Gioacchino Murat peraltro, a differenza di Giuseppe, ancor più legato ai massoni locali e votato a una indipendenza politica dallo stesso Napoleone. Nel brevissimo periodo in cui Luciano Bonaparte fu in Spagna, si legò come protettore ufficiale al celebre musicista lucchese Luigi Boccherini, che in Spagna alla Corte Borbonica aveva trovato riparo e sostegno. Così la comunione tra la città di Lucca, Luciano Bonaparte e la sua famiglia rimase a lungo. Oltretutto qui regnava sua sorella Elisa col consorte Felice Baciocchi.

Anche Alexandrine col marito Luciano e i loro figli frequentarono nei primi anni dell’Ottocento assiduamente Bagni di Lucca.

Ciò non faceva certamente piacere a Napoleone perché qui la cognata era introdotta nel «gotha» internazionale in modo riservato ma non per questo meno efficace.

Altro elemento di «gossip» non meno importante dei precedenti riguarda il salotto di Capezzano Pianore, non lontano da Lucca, del Cavalier Luigi Angiolini. Era stato questi a servizio anche dell’Inghilterra come diplomatico. Ciò rappresentava per l’Imperatore una spina nel fianco. Si era poi trasferito a Parigi dove aveva avuto fuori dal matrimonio l’unica figlia Luisa, che successivamente aveva portato con sé in Versilia. E qui gli Angiolini si erano inesorabilmente legati ai Bonaparte, in particolare a Giuseppe, il fratello maggiore dell’Imperatore, che ospitavano. In anni successivi la frequentazione degli Angiolini riguardò Napoleone III, ospitato con la consorte nel loro salotto di Capezzano.

Gli Angiolini di Seravezza furono personaggi che dettero lustro alla politica bonapartista prima e risorgimentale mazziniana poi, compagine a cui i Bonaparte medesimi furono a lungo legati, durante il Primo Risorgimento. Nel 1831 Gherardi Angiolini, che era il genero del cavalier Luigi, era un seguace mazziniano perseguitato, legato alla spia lucchese murattiana Giuseppe Binda, ormai stabilitasi negli Stati Uniti, ma inesorabilmente legata ai Bonaparte di stampo mazziniano, non ultimo lo stesso Giuseppe Bonaparte, in quegli anni anche lui dimorante negli Stati Uniti.[2]

Il salotto degli Angiolini, al pari di Bagni di Lucca, era luogo frequentato dal «gotha» internazionale. Qui trovavamo i principali personaggi italiani e stranieri dell’epoca. Politici, artisti, scrittori, scienziati. Napoleone I doveva guardarsi le spalle da simili personaggi, non sempre con lui in sintonia. E infatti, sicuramente, monitorò quei luoghi, anche se frequentati da suoi familiari.

Un ultimo «gossip personale» rende giustizia di un mondo ancora non molto esplorato.

Ho una storia familiare particolare. Il quadrisavolo di mio padre si chiamava Lorenzo, era un nobile lucchese nato nel 1767 e deceduto a metà Ottocento, ormai ottantenne. Di una famiglia legata alla Curia locale, ma con risvolti giacobini al punto che il dottor Tori, ex direttore dell’Archivio di Stato di Lucca, lo colloca nella sua pubblicazione sulla Lucca giacobina tra i promotori di una richiesta di sussidio al Direttorio locale, che in effetti ottenne. Non sappiamo se per i suoi servigi, aggiungo io, al Direttorio medesimo.

La famiglia di Lorenzo aveva proprietà in Benabbio, a quattro chilometri di distanza da Bagni di Lucca. Paesino che aveva e ha al suo interno un bel teatro, seppur di piccole dimensioni perché, mi viene da aggiungere, i familiari di Lorenzo come musicisti calcavano le scene, come i documenti attestano. Tale teatro ha ospitato nel XX secolo personaggi come Ermete Zacconi e Totò. Nei primi anni dell’Ottocento ospitava spesso la Sovrana Lucchese Elisa Bonaparte con la sua Corte e i due fratelli Paganini, i celebri musicisti genovesi che per alcuni anni furono alla Corte di Elisa. È risaputo che entrambi i fratelli furono amanti della Sovrana. Pare, da racconti sentiti in Lucca, che anche il quadrisavolo Lorenzo avesse una particolare familiarità con la Sovrana. Ora ho trovato in una pubblicazione dello storico lucchese Salvatore Bongi sulla Lucca del tempo una curiosità davvero sconcertante. Elisa Bonaparte, secondo quelli che erano i dettami napoleonici, aveva requisito tutte le principali realtà religiose cittadine. In ultimo si era lasciata quella dei Chierici Regolari Lucchesi, che restò in vita fino al 1810. Questa cosa aveva portato, secondo quanto riferisce Salvatore Bongi, grande malumore tra Napoleone e la sorella Elisa, al punto da creare un carteggio tra i due al riguardo, andato perduto. Singolare davvero, mi sono detta, visto che nell’Ordine dei Chierici Regolari cittadini afferirono molti familiari di Lorenzo. Davvero egli l’aveva convinta, visti i buoni rapporti che c’erano tra di loro, a posticipare la requisizione, dando magari tempo ai Chierici di mettere al riparo alcuni loro beni?

È stato solo un fugace pensiero il mio perché, in verità, mi sono detta, quanto asserisce Salvatore Bongi non può avere grande valore sul piano logico. Sembra proprio una «boutade» per depistare i posteri. Perché Napoleone avrebbe dovuto per un periodo lungo lasciarsi abbindolare dalla sorella Elisa che, per quanto non sprovveduta, si guardava bene dal non fare quanto esigeva il fratello Imperatore. Questo mio pensiero è nato quando ho potuto reperire alla Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze una lettera di Lorenzo datata 1° gennaio 1815, dove egli si dimostra legato agli ambienti bonapartisti del figliastro di Napoleone, Eugenio, all’epoca Vicerè a Milano. Poteva Lorenzo aver contrastato l’Imperatore e al contempo sostenere chi in quella precisa data preparava la partenza di Napoleone dall’Isola d’Elba dove era stato relegato col Congresso di Vienna? Affatto probabile. Dunque Salvatore Bongi con buona probabilità mentiva, come mente buona parte della storiografia italiana relativa al periodo napoleonico e del Primo Risorgimento, che definisce Napoleone un senza Dio, un mangiapreti, uno che in Inghilterra aveva solo nemici. Napoleone fu costretto a morire in esilio a Sant’Elena dalle Potenze che lo avevano sconfitto a Waterloo, ma alcuni personaggi inglesi, che poi avranno la meglio nel corso del Risorgimento come Lord Henry Richard Holland, deceduto nel 1840, e vicinissimo sempre ai Bonaparte e alla compagine lucchese come i documenti attestano, mai si sognarono davvero di sostituire il Bonaparte con l’Antico Regime ripristinato. Napoleone prima e i suoi congiunti mazziniani poi furono gli artefici reali di un Primo Risorgimento Italiano non contrario a un riavvicinamento tra la Londra riformata e le frange cattoliche da sempre allineate con Londra, seppur dentro alla compagine cattolica. In un «unicum» tra periodo napoleonico e Primo Risorgimento.

È questo «unicum», di cui Lucca fu maestra, che viene tuttora celato.

I documenti rintracciati lo attestano. Sostenere questo significherebbe infatti per la storiografia riappropriarsi di verità che definirei ancora scomode. Per tale motivo personaggi tanto significanti e situazioni così complesse giacciono tuttora nei cassetti.

Napoli, la Calabria, l’intera compagine meridionale non appare affatto in sottofondo. Luoghi, quelli toscani, inesorabilmente legati alla Napoli Borbonica. Pensiamo a quanto nel Regno di Napoli fu efficace Murat con la sua fida spia Giuseppe Binda. Pensiamo a quanto i patrioti napoletani più in vista fossero legati agli Angiolini.

Pensiamo a Lord Holland, che fu l’anima partenopea e fiorentina di questi rapporti sia in epoca napoleonica che successivamente. Grazie alla moglie, Lady Henriette, che Lord Holland aveva sposato, contravvenendo alle regole del periodo in fatto di matrimoni, perché la Lady aveva abbandonato il primo tetto coniugale e per questo era tacciata di essere donna di facili costumi, in realtà fu una donna brillante e colta che agevolò Napoleone invitando fino all’ultimo il marito a salvarlo dalla prigionia di Sant’Elena; oppure pensiamo al figlio naturale di Napoleone, il celebre Alexandre Walewsky, che divenne amico dello stesso Giuseppe Binda una volta sposata a Firenze in seconde nozze la contessa Ricci. Un mondo descritti, quello toscano e non solo, come ago della bilancia dentro compagini molto più allargate dentro e fuori lo Stivale. «Gossip» e politica. Mai sottovalutare.


Note

1 www.storico.org, Elena Pierotti, Eleonora Bernardini, Napoleone privato e altri.

2 Roberto Pizzi, Squadre e Compassi, Lucca, Maria Pacini Fazzi editore.

(giugno 2023)

Tag: Elena Pierotti, Luciano Bonaparte, Josephine de Beauharnais, Napoleone, Alexandrine de Bleschamp, Giuseppe Binda, Lord Henry Holland.