I danni del fascismo e le colpe di Mussolini
Quello che gli storici non dicono in un saggio di Gianfredo Ruggiero

Uno dei rischi maggiori della ricerca storica è la mancanza di oggettività e una visione parziale o lacunosa del passato, così da darne un quadro poco corrispondente alla realtà: questo può essere dovuto a vari fattori (scarso numero delle fonti, errata interpretazione dei reperti...), ma il più insidioso è legato alle questioni ideologiche; non è facile, specie quando si tratta di eventi o epoche vicine alla nostra o a cui ci si sente in qualche modo collegati, partire da tesi preconcette e riferirsi a esse pensando così di fare una buona ricerca.

Così è stato per quanto riguarda il fascismo: dopo la guerra e la caduta del regime si è tentato di dare una lettura «a senso unico» degli eventi, esaltando chi aveva osteggiato il fascismo e denigrando chi lo aveva appoggiato, anche se lo aveva fatto in buona fede; si è messo il bene tutto da una parte e il male (o, come è stato detto, il «Male Assoluto») tutto dall’altra. Ciò che sembrava gettare ombre fosche sugli «alfieri del bene» (le stragi fatte da gruppi partigiani, le foibe...) veniva taciuto, mentre venivano ricordate tutte le nefandezze del regime (le leggi razziali e l’entrata in guerra dell’Italia a fianco della Germania «in primis»), e se non fossero bastate se ne potevano sempre trovare – o, in certi casi, addirittura inventare – delle altre.

Questo poteva trovare una sua ragione, a guerra terminata, nel timore di un ritorno al potere del fascismo (cosa che la dice lunga sulla «vulgata» che i fascisti fossero «quattro gatti»: era chiaro che, anche dopo la fine del conflitto mondiale, il fascismo poteva godere di una certa fetta di favore popolare), o nel tentativo di accreditare a livello politico chi poteva o pretendeva di potersi fregiare dell’appellativo di «liberatore». Quest’impostazione della lettura del passato (che allora non era storia, ma apparteneva ancora alla cronaca), oggi, che sono passati cento anni dai fatti, non ha più ragione di essere.

La storia è una scienza, e come ogni scienza deve studiare il passato con oggettività e senso critico, sempre pronta a cambiare le sue opinioni se dovessero sopraggiungere elementi nuovi a supporto delle indagini.

Copertina

Copertina derl saggio I danni del fascismo e le colpe di Mussolini di Gianfredo Ruggiero

Il saggio di Gianfredo Ruggiero provocatoriamente intitolato I danni del fascismo e le colpe di Mussolini (Edizioni Excalibur, collana La Forza delle Idee, pubblicato nel 2019 e giunto nel 2022 alla terza edizione) si pone l’ambizioso intento di mettere nella giusta luce ciò che ha significato il fascismo in Italia e quali furono le sue realizzazioni.

Non si tratta di riabilitare un regime che la Storia ha condannato, ma di leggerlo in modo completo: «Il Fascismo è parte integrante della nostra storia patria», spiega l’Autore. «I suoi meriti e demeriti vanno riconosciuti e dibattuti con distacco e serenità. Solo così potremmo togliere spazio al fanatismo delle frange estreme e alla strumentalizzazione della politica.

Il Fascismo non va né esaltato e né condannato, va studiato, approfondito e chiarito in tutti i suoi aspetti, anche quelli che si preferirebbe fossero taciuti» (pagina 14).

Il libro si articola in tre grandi sezioni: la prima, intitolata Le colpe di Mussolini, focalizza l’attenzione sui fatti di maggior rilievo che gli sono stati imputati. Innanzitutto, la presa di potere con la violenza: in realtà, la Marcia su Roma fu una parata militare, avvenuta con legale autorizzazione e solo dopo che Mussolini aveva avuto l’incarico dal Re di formare un nuovo Governo, che poco o nulla influì sulle vicende politiche che ne seguirono. Anche la morte di Gramsci e l’omicidio del fratelli Rosselli, imputati a Mussolini, non sono dipesi da lui. Il Duce autorizzò l’uso dei gas asfissianti nella conquista dell’Etiopia, fatto non taciuto neppure dalla stampa italiana, ma documentato solo in pochi casi (anche se non si può escludere che vi siano stati degli abusi). Le leggi razziali, la cui responsabilità ricade interamente su Mussolini e su quanti non fecero nulla per evitarle, è una vergogna nazionale: le leggi miravano a emarginare gli Ebrei senza però perseguitarli né ucciderli, tanto che – dal 1939 al 1943, per fare un esempio – 50.000 rifugiati ebrei poterono lasciare l’Italia e raggiungere Paesi neutrali con il supporto proprio del Governo. Si tratta poi della Seconda Guerra Mondiale, da cui l’Italia non poté star fuori, del 1943 e della guerra civile italiana, scatenata dai partigiani (la lotta resistenziale fu un evento del tutto marginale e quasi ininfluente sulle vicende belliche: a «liberare» l’Italia furono gli Alleati).

Per analizzare tutto questo, l’Autore – ricercatore storico, ex insegnante – si avvale di una molteplicità di fonti diverse: interviste ai protagonisti (quando possibile), articoli di giornali dell’epoca, fotografie, filmati, incrocio tra testi di autori di diverso orientamento culturale, politico e ideologico, oltre a uno spiccato senso critico.

La seconda parte, I danni del Fascismo, tratta delle più importanti realizzazioni che caratterizzarono gli anni di Mussolini e del fascismo inteso non come un’ideologia ma come una dottrina (come in effetti si era presentato). Non si tratta delle sole opere materiali, perché il fascismo aveva lo sguardo rivolto al futuro, a un nuovo assetto istituzionale e a un inedito modello di sviluppo economico. Si parla quindi di come si viveva in quel tempo, così vicino a noi ma anche così diverso dal nostro, del sistema sanitario, della scienza e tecnica, dell’architettura e via dicendo, trattando di quanto fu realizzato e di quali furono i limiti.

La terza parte si intitola Pagine di approfondimento: contiene contro bufale sul fascismo, leggi e ulteriori notizie sulla sanità pubblica, sullo sviluppo industriale nella chimica, sul turismo, lo sport e la cultura popolare.

Il libro conta quasi 350 pagine che si prestano a una lettura interessante, con un linguaggio chiaro e accessibile anche a chi non è un cultore della materia. Non è però destinato proprio a tutti: presuppone che chi vi si accosti abbia già una conoscenza almeno di base dei fatti trattati. Non è, infatti, di un saggio che ripercorre l’intera vicenda del fascismo o la storia di Mussolini, ma che punta – soprattutto nella prima parte – su singoli temi, per raccontare anche quella parte di verità che si è tentato di condannare all’oblio, con totale disprezzo di quella Storia che molti hanno tentato di riscrivere per opportunità politiche o ideologie. Ma la Storia non si lascia manipolare facilmente, e ciò che è stato taciuto, prima o poi tende a venire a galla.

Anche questo libro offre il suo contributo.

(marzo 2024)

Tag: Simone Valtorta, Ercolina Milanesi, Italia, Gemonio, Nizza Monferrato, Dolci tristi ricordi, articoli di Ercolina Milanesi.