Pontefici della Santa Romana Chiesa
Considerazioni su vita, contenuti e durata media dei Pontificati, con particolare riguardo agli ultimi duecento anni (1823-2023)

Con decorrenza da San Pietro Martire che avrebbe governato la Chiesa fino all’anno 69 dell’Era Volgare, e quindi per i primi 36 anni intercorsi dalla Crocifissione del Signore Gesù Cristo e dall’Ascensione a essa successiva, sono stati 266 i Sommi Pontefici che, con esclusione degli antipapi, si sono succeduti sul Soglio. Pertanto, il tempo medio di permanenza è stato pari a sette anni e mezzo, con un campo di variazione assai ampio.

Nei primi 18 secoli il tempo in parola fu di 7,20 anni per ciascun Papa[1], mentre negli ultimi due secoli, a decorrere dal 1823, quando il Conclave elesse Leone XII (al secolo Annibale Sermattei della Genga), è quasi raddoppiato, portandosi a 13,30 per un totale di 15 Papi. Ciò è avvenuto nonostante la breve durata di alcuni Pontificati, come quello di Pio VIII (Francesco Saverio Castiglioni, eletto nel 1829 alla morte del predetto Leone XII, e scomparso dopo poco più di un anno) e soprattutto come quello di Giovanni Paolo I (Albino Luciani, asceso al Soglio il 26 agosto 1978 e tornato alla Casa del Padre dopo 33 giorni, con un Pontificato fra i più brevi della storia).

Gli altri 12 Pontefici dell’evo contemporaneo, compreso Papa Francesco (al secolo, l’Argentino Jorge Bergoglio, in cattedra dal 2013), hanno potuto governare la Chiesa per tempi superiori alla media, o comunque competitivi: è accaduto, in ordine di date, per Gregorio XVI (Bartolomeo Alberto Cappellari, 15 anni dal 1831 al 1846), Pio IX (Giovanni Maria Mastai Ferretti, 32 anni dal 1846 al 1878), Leone XIII (Vincenzo Gioacchino Pecci, 25 anni dal 1878 al 1903), Pio X (Giuseppe Sarto, 11 anni dal 1903 al 1914), Benedetto XV (Giacomo Della Chiesa, otto anni dal 1914 al 1922), Pio XI (Achille Ratti, 17 anni dal 1922 al 1939), Pio XII (Eugenio Pacelli, 19 anni dal 1939 al 1958), Giovanni XXIII (Angelo Giuseppe Roncalli, cinque anni dal 1958 al 1963), Paolo VI (Giovanni Battista Montini, 15 anni dal 1963 al 1978), Giovanni Paolo II (il Polacco Karol Wojtyla, 27 anni dal 1978 al 2005), Benedetto XVI (il Tedesco Joseph Ratzinger, 17 anni dal 2005 al 2022, gi ultimi nove dei quali da Papa Emerito).

Si tratta di 15 Pontefici che hanno dovuto gestire un periodo particolarmente complesso e sofferto della storia mondiale, e nel medesimo tempo per quella della Chiesa. Basti pensare alla fine del potere temporale, alle due guerre mondiali che hanno cambiato gli equilibri planetari provocando lutti immensi, quali mai erano occorsi nei conflitti precedenti, e in termini più generali, alla progressiva laicizzazione degli Stati, suffragata, non soltanto in Italia, dall’avvento della facoltà d’interruzione volontaria della maternità, per non dire del divorzio, ormai largamente diffusi anche nei Paesi Cattolici.

La volontà di una vera pace per il comune progresso dei popoli è sempre stata una costante di questi Pontificati. Al riguardo, è congruo ricordare il comportamento di Pio IX subito dopo Porta Pia (1870) quando decise, dopo una resistenza puramente simbolica, per l’immediata deposizione delle armi; l’allocuzione di Benedetto XV per un intervento indubbiamente «categorico» contro «l’inutile strage» costituita dalla Prima Guerra Mondiale; i frequenti richiami di Pio XII, durante la Seconda, alla necessità di pregare per la salvezza del genere umano e per l’avvento di «una nuova era di pace, di prosperità e di progresso». Del resto, il sogno della pace universale ha continuato a costituire una ricorrenza sistematica nel pensiero di tutti i Papi della nostra epoca (e non solo), fino ai costanti appelli di Francesco per le cessazioni del conflitto russo-ucraino e di ogni altra tensione non immune dal rischio di degenerare in altrettante guerre.

Difficilmente, questi appelli hanno trovato ascolto nei «grandi» della Terra o presunti tali, ma il fatto che abbiano continuato a essere proposti con singolare continuità e pervicacia, e con larghissima condivisione popolare, sono la dimostrazione di quanto siano diffuse le attese a loro collegate, anche se il Papa, come fu detto dal dittatore sovietico Stalin, non possiede divisioni corazzate, tanto che per i suoi cosacchi sarebbe stato un gioco da ragazzi portare i propri cavalli ad «abbeverarsi nella fontana di Piazza San Pietro». In questa logica, si devono leggere, fra i tanti, appelli come quello di Papa Paolo VI, oggettivamente sofferto, agli uomini delle «Brigate Rosse» affinché si degnassero di compiere un atto di «pietas» in occasione del sequestro di Aldo Moro; o quello di Benedetto XVI, volto a ripudiare la «filosofia dell’egoismo» per ritrovare il senso della vita e dell’umanità nella «filosofia dell’amore».

Nei Pontefici dell’età contemporanea la questione sociale torna di evidente urgenza come non mai. Ciò avviene, anzitutto, con la grande Enciclica di Leone XIII (Rerum Novarum), figlia della crescente industrializzazione sviluppatasi durante lo scorcio conclusivo dell’Ottocento, ma nello stesso tempo, di sperequazioni non meno crescenti. D’altro canto, queste preoccupazioni non fecero accantonare quelle per la vita spirituale del Popolo di Dio, come accadde, in particolare, con Pio X e la sua sconfessione del «modernismo». Sono esempi probanti, fra l’altro, di quanto fosse difficile, stante l’urgenza di queste priorità, il mantenimento della pregiudiziale «temporalista» nei confronti dello Stato Italiano, anche se sarebbe stato necessario attendere il 1929 per la definitiva Conciliazione, peraltro parzialmente anticipata dal cosiddetto «Patto Gentiloni» (1912).

In ogni epoca, la Chiesa di Roma ha potuto contare sulla disponibilità di Pontefici straordinari, per dottrina, per fede e per impegno, cui quelli più recenti si sono spesso ispirati.

In proposito, non è possibile dimenticare San Leone Magno, il Papa «inerme» che nel 452 indusse Attila, sanguinario capo degli Unni, a ritirarsi in buon ordine, salvando l’Italia dall’immane flagello di questi barbari. Analogamente, si deve rammentare San Gregorio VII (Ildebrando di Sovana) che non volle subire le pretese dell’Imperatore Enrico, all’insegna del celebre aforisma pronunciato nel 1089 in punto di morte («dilexi justitiam, odivi iniquitatem, propterea morior in exilio»). Poi non è da trascurare anche un Papa sostanzialmente «estraneo» alla grande politica – pur essendo figlio di Lorenzo il Magnifico – quale fu Leone X dei Medici, ritratto da Raffaello come «raffinato cultore delle arti e delle scienze» ma protagonista, contemporaneamente, dell’impervio confronto con la Riforma, fino alla sofferta scomunica comminata a Lutero nel 1521.

I Pontefici più recenti, d’altra parte, sono quelli che hanno dovuto misurarsi con problemi di maggiore e permanente attualità. Ne sono esempi probanti: il confronto con le nuove dottrine promosse dalle grandi Rivoluzioni di Francia e di Russia, le massime scoperte geografiche, l’avvento di nuovi mondi sul proscenio terrestre, i primi albori del principio di nazionalità, e la stessa filosofia del «bene per il bene» come supremo valore promosso – a esempio – dal pensatore italiano Pietro Pomponazzi, quale superamento laico di quello all’esclusivo servizio dell’anima[2].

In questo senso, assunse ragguardevole importanza la riforma dell’Azione Cattolica voluta da Pio XI, e poi perfezionata da Papa Pacelli, nell’intento di creare una struttura gerarchica molto incisiva nella difesa dei valori familiari e della pubblica moralità, quale argine alla crescente deriva in senso laico. Infatti, tale riforma avrebbe avuto lunga vita, anche nel periodo post-bellico, grazie all’opera dei Governi a guida cattolica maggioritaria.

Tornando alla questione concernente la durata dei Pontificati, sembra di poter dire, in primo luogo, che quella fatta registrare negli ultimi due secoli deve essere vista alla luce di quanto è accaduto per la popolazione nel suo complesso: basti ricordare che all’inizio del Novecento la vita media italiana superava di non molto i quarant’anni, mentre oggi è quasi raddoppiata. Si potrebbe eccepire che le condizioni del Papa, sia nel Medio Evo sia nel Rinascimento, erano certamente superiori a quelle popolari, ma sta di fatto che lo sviluppo della medicina non era competitivo con l’attuale: cosa tanto più importante per soggetti come i Papi, in età generalmente avanzata. Nel merito, è sufficiente ricordare come la scoperta di farmaci salvavita come gli antibiotici sia un fatto nuovo, conseguito dalla ricerca durante il «secolo breve».

Per quanto ovvio, si può aggiungere che la vita dei Pontefici è stata oggetto d’impegni progressivamente crescenti con l’imprescindibile mondializzazione, e oggettivamente stressanti, anche alla luce di opposizioni talvolta pregiudiziali: in qualche caso, come quello assai noto di Papa Luciani, e in misura inferiore, quello di Papa Roncalli, la malattia ha esercitato un ruolo importante sulle sorti dei Pontificati in questione, ferma restando la diversa capacità naturale di fronteggiarne rischi e conseguenze. Questo è un campo in cui si distinse, quale antidoto d’indubbia efficacia, il forte «ottimismo della volontà» del quale diede esempio il Santo Padre Giovanni Paolo II sin dal giorno dell’elezione, col celebre invito a «non avere paura», e poi dopo l’attentato di Alì Agca in Piazza San Pietro: a loro modo, atti di speranza e di fede, destinati a lasciare una traccia duratura negli spiriti migliori.


Note

1 Per i primi Pontefici il calcolo è approssimativo, stante la carenza di fonti effettivamente probanti. Per la storia dei Pontefici, un testo di prima informazione, a carattere comunque esaustivo – sebbene mancante degli ultimi – è sempre l’opera di Josef Gelmi, I Papi, Collana storica Rizzoli, Milano 1987, 334 pagine.

2 A prescindere dalle prospettive della vita eterna, l’uomo ha l’obbligo di obbedire alla legge morale. Questo è il punto essenziale della filosofia di Pietro Pomponazzi (Padova 1462-Bologna 1525) nel rispetto della libertà della persona, e nell’assunto, da essa conseguente, secondo cui «la virtù non è un mezzo per conseguire qualche scopo, ma è fine a se stessa, si giustifica e si premia da sé, come il vizio porta con se stesso il suo castigo» (confronta Alfredo Bosisio, Pietro Pomponazzi, in «Dizionario di filosofia», Edizioni di Comunità, Milano 1957, pagine 113-114).

(aprile 2023)

Tag: Carlo Cesare Montani, San Pietro Martire, Leone XII, Annibale Sermattei della Genga, Pio VIII, Francesco Saverio Castiglioni, Giovanni Paolo I, Albino Luciani, Papa Francesco, Jorge Bergoglio, Gregorio XVI, Bartolomeo Alberto Cappellari, Pio IX, Giovanni Maria Mastai Ferretti, Leone XIII, Vincenzo Gioacchino Pecci, Pio X, Giuseppe Sarto, Benedetto XV, Giacomo della Chiesa, Pio XI, Achille Ratti, Pio XII, Eugenio Pacelli, Giovanni XXIII, Angelo Giuseppe Roncalli, Paolo VI, Giovanni Battista Montini, Giovanni Paolo II, Karol Wojtyla, Benedetto XVI, Joseph Ratzinger, Josip Stalin, Aldo Moro, Ottorino Gentiloni, San Leone Magno, Attila, Gregorio VII, Ildebrando di Sovana, Leone X, Medici, Lorenzo il Magnifico, Raffaello Sanzio, Pietro Pomponazzi, Alì Agca, Chiesa Cattolica, Porta Pia, Roma, guerre mondiali, Brigate Rosse, Cosacchi, Unni, Italia, Rivoluzione francese, Rivoluzione russa, Rerum Novarum, Patto Gentiloni, Conciliazione fra Stato e Chiesa, Medio Evo, Rinascimento.