La città dei castelli
Costruite a causa di un evento tragico, le scorrerie turche del XV secolo, oggi le fortezze di Kaštela sono un richiamo per turisti e amanti dell’arte

Se vi chiedessi qual è la «città dei castelli», voi… che cosa mi rispondereste? Probabilmente, pensereste a qualche cittadina toscana del Medioevo, con le sue caratteristiche torri-fortezza. Invece, in quest’articolo vi vorrei parlare di una cittadina (di poco meno di 40.000 abitanti) che i castelli li ha… anche nel nome: Kaštela, che in lingua croata significa, per l’appunto, «Castelli». La città sorge o, meglio, si distende languida là dove il Mare Adriatico, a metà del proprio percorso lungo la costa croata, si è intrufolato tra l’isola di Ciovo e la penisola Marjan ai piedi del monte Kozjak (alto 779 metri) scavando una baia delimitata dalle città di Trogir e Spalato. Il clima mite, con molti giorni di sole, ha favorito gli insediamenti umani sin dai tempi preistorici. In seguito, la popolazione ha conosciuto i fasti della romanità (proprio a Spalato l’Imperatore Diocleziano ha fatto costruire un grandioso palazzo, nel quale si è ritirato a trascorrere gli ultimi anni della sua vita) e, terminato l’Impero, è entrata a far parte di un’altra splendida civiltà: quella veneziana!

Verso la fine del XV secolo, i Turchi Ottomani invasero questi territori la cui popolazione viveva sparpagliata in villaggi sui pendii del monte Kozjak. Per questo motivo, i possidenti di Spalato e di Trogir costruirono, direttamente sul mare o lungo la costa, castelli e paesi fortificati, al fine di proteggere la popolazione e garantire la produzione agricola: vigneti e oliveti sono tuttora parte integrante del paesaggio, e a Kaštel Štafilić c’è uno degli alberi d’olivo più antichi della Croazia – un tronco imponente che si allarga in una chioma lussureggiante; da più di 1.500 anni è simbolo di longevità, pace e del Mediterraneo.

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Kaštel Gomilica e il suo castello (Croazia); fotografia di Simone Valtorta, 2012

Fino al XVII secolo sono state costruite diciassette torri o castelli e dodici cittadine fortificate dove sono inseparabilmente unite le roccaforti, le case dei nobili e quelle dei popolani. Le fortezze dei possidenti furono costruite una vicina all’altra «come una collana di pietre allineate sul lungomare della baia» (così le descrive una pubblicazione locale) e con uno stile architettonico a volte originale (come la torre Cambi a Kaštel Kambelovac, unica torre di Kaštela di forma circolare); intorno ad esse, a Nord, si formarono cittadelle fortificate di contadini con casette tradizionali in pietra. Con il cessare del pericolo ottomano, gli stretti villaggi cominciarono ad espandersi al di fuori delle mura, fino ad oggi. Sorsero così i sette paesi che formano Kaštela, all’interno dei quali si sono conservate, bene o male, le antiche fortezze e i centri fortificati. Ogni paese è una parrocchia a sé stante, con una storia, uno spirito ed un qualcosa di speciale, di unico. Lungo la costa, muovendosi da Trogir verso Spalato, appaiono in ordine: Kaštel Štafilić («Castel Stafileo»), Kaštel Novi («Castel Nuovo»), Kaštel Stari («Castel Vecchio»), Kaštel Lukšić («Castel Vitturi»), Kaštel Kambelovac («Castel Cambio»), Kaštel Gomilica («Castel Abbadessa») e Kaštel Sućurac («Castel San Giorgio»); queste antiche cittadine litorali si sono unite a formare l’odierna città di Kaštela.

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Ponte d’accesso al castello di Kaštel Gomilica (Croazia); fotografia di Simone Valtorta, 2012

La fortezza più pittoresca – che ho avuto modo di visitare la scorsa estate – è probabilmente quella di Kaštilac a Kaštel Gomilica, usata spesso come ispirazione artistico-figurativa ed oggi anche fotografica per i turisti. Sembra un isolotto, o meglio una zattera che galleggia serena sul mare, a pochi passi dalla costa. La si raggiunge attraversando il centro abitato sulla terraferma, un bellissimo ambiente di architettura popolare in pietra, con case incombenti su vie strette, dalle curve repentine e violente, strade fatte per disorientare un nemico anziché per accogliere un amico. Finché lo spazio si apre su una piazzetta e lì, proprio dinanzi a te, trovi l’alta torre che immette nel castello, al di là di un basso ponte di pietra che ricorda, più in piccolo, il Pontelungo di Albenga; ai lati del ponte, nell’acqua bassa, beccheggiano dolcemente le barche dei pescatori locali. Le mura che delimitano il perimetro esterno della fortezza sono formate dalle pareti di case in pietra, ora alte, ora basse; l’interno appare molto più vasto di quanto si potrebbe supporre guardandolo da fuori – è come se, per magia, dilatasse i suoi spazi. È un’altra piccola città, o forse solo un quartiere, ma con le sue vie, le sue piazze, le sue abitazioni… dimore fatiscenti, alcune ridotte a moncherini diroccati, altre ancora abitate, ma dalle quali trasuda l’odore inconfondibile della povertà. Il silenzio è quasi assoluto; mentre cammino, ho l’impressione che i miei passi rimbombino come su un enorme tamburo. Anche il paese antistante il castello è povero, con i suoi vecchi seduti sulle sedie accanto agli usci delle case ed i suoi gatti che si muovono indolenti, ma qui la povertà è più marcata. Nelle periferie, invece, le belle casette bianche, gli ulivi, i pergolati da cui scendono grappoli d’uva ancora acerba ma che maturerà presto, nelle periferie si parla di benessere ed ottimismo.

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L’interno del castello di Kaštel Gomilica (Croazia); fotografia di Simone Valtorta, 2012

Appena fuori dal paese si trova la chiesetta medievale dedicata ai Santi Cosma e Damiano, del XII secolo; accanto alla chiesa cresce una vecchia quercia, che è un monumento naturale protetto: si stima che abbia più di settecento anni.

Le chiese parrocchiali di Kaštela furono costruite all’esterno delle mura difensive dei paesi; al loro interno e tutt’intorno c’erano i cimiteri. Con il passare dei secoli, però, il numero degli abitanti aumentò, e questo richiese la costruzione di chiese nuove, più grandi.

Queste vennero erette, in pietra, in tre fasi. Le più antiche risalgono al XVI secolo, edificate dai possidenti sui loro terreni; sono di dimensioni piuttosto ridotte, in stile gotico-rinascimentale. Tra la fine del XVII secolo e l’inizio del XVIII, i paesani allargarono queste chiesette o ne costruirono di nuove, in stile barocco. Verso la metà del XIX secolo, alcuni paesi intrapresero la costruzione di chiese più grandi e più ampie in stile storicistico; queste nuove chiese furono spesso concepite in maniera così grandiosa, che a volte per costruirle ci sono voluti decenni. Gli inventari e gli oggetti di culto – a volte, vere e proprie opere d’arte – delle vecchie chiese nella maggior parte dei casi sono stati trasferiti nelle chiese nuove.

Oggi, Kaštela è un vivace centro turistico, che in estate offre numerosi spettacoli ed eventi (mostre, concerti, rappresentazioni teatrali, esibizioni folcloristiche, scuole, laboratori, feste dei pescatori…), diverse attività sportive e ricreative (tennis, immersioni, pesca, alpinismo…) e feste nelle piazze e sui terrazzi con specialità caserecce (nella gastronomia prevalgono i sapori mediterranei, specialmente quelli italiani – pesce fresco, conchiglie ed altri frutti di mare alla griglia o preparati in diverse salse con olio d’oliva). La fine della dittatura comunista e l’indipendenza dalla Iugoslavia, raggiunta nel 1992, hanno portato un notevole afflusso di denaro, usato per potenziare le strutture ricettive per i turisti (aeroporto, porto, alberghi…) ma purtroppo senza valorizzare sempre il patrimonio storico-architettonico dei luoghi, nonostante la presenza di molte associazioni musicali e canore, di danza e di folclore.

La città di Kaštela non è solo mare, monumenti e storia. Kaštela sono anche i suoi abitanti, persone amichevoli, allegre e pronte allo scherzo. Dagli antichi Romani hanno appreso la tenacia nell’affrontare le avversità; dai Veneziani il culto dell’ospitalità e la disponibilità verso il prossimo. Come gli Italiani sanno vivere amori forti, spesso passionali, che talvolta finiscono nella tradizione popolare come l’amore dei nobili Miljenko e Dobrila, originari di Kaštel Lukšić. (Del resto, in Croazia c’è un numero eccezionalmente elevato di ragazze giovani e bellissime, alte, bionde, slanciate, dai modi fini, a fronte degli uomini molto più… come dire… «rustici»…).

Kaštela, per la sua storia e la sua gente, che ti fa’ sentire a casa, appare un po’ come uno spicchio d’Italia sulla costa dalmata, proteso verso un futuro sereno e con poche nubi.

(gennaio 2013)

Tag: Simone Valtorta, Kastela, Croazia, Europa, Repubblica di Venezia.