La storia dell’inno Veni Creator Spiritus
Le origini. La composizione. La catechesi insita nel canto

Il Veni Creator Spiritus (Vieni Spirito Creatore) è un inno liturgico di adorazione della Terza Persona della Santissima Trinità: lo Spirito Santo Paràclito («Assistente»). Una parte significativa degli storici tende ad attribuirlo a Rabàno Mauro, Arcivescovo di Magonza, del IX secolo. Tra le diverse versioni[1], quella più nota è la «gregoriana». Tale composizione è cantata nell’Ufficio delle Lodi e nei Vespri della festa liturgica di Pentecoste. È accostato di frequente alla sequenza Veni Sancte Spiritus. L’inno è intonato durante la celebrazione dei Concili e dei Sinodi; nella Messa del primo giorno dell’anno; durante l’amministrazione del Sacramento della Confermazione (Cresima). Viene inoltre cantato quando i Cardinali elettori devono scegliere il nuovo Papa, nelle consacrazioni di Vescovi, nelle ordinazioni sacerdotali, nelle professioni religiose, nel rinnovo dei voti di consacrati.

Corona Misterica dipinta da Kiko

Pentecoste. Corona Misterica dipinta da Kiko nella Chiesa del Seminario Redemptoris Mater di Macerata (Italia)

La riflessione sullo Spirito Santo

All’inizio del cammino ecclesiale venne sviluppata anche una meditazione sullo Spirito Santo attraverso la lettura delle Parole di Gesù annotate dagli Evangelisti, e la riflessione sull’evento Pentecoste.

«Se mi amate, osserverete i miei comandamenti; e Io pregherò il Padre ed Egli vi darà un altro Paràclito perché rimanga con voi per sempre, lo Spirito della verità, che il mondo non può ricevere perché non lo vede e non lo conosce. Voi lo conoscete perché Egli rimane presso di voi e sarà in voi».[2]

«Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. Quando però verrà lo Spirito di verità, Egli vi guiderà alla verità tutta intera, perché non parlerà da sé, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annunzierà le cose future. Egli mi glorificherà, perché prenderà del mio e ve l’annunzierà. Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà del mio e ve l’annunzierà».[3]

«Mentre stava compiendosi il giorno della Pentecoste, si trovavano tutti insieme nello stesso luogo. Venne all’improvviso dal cielo un fragore, quasi un vento che si abbatte impetuoso, e riempì tutta la casa dove stavano. Apparvero loro lingue come di fuoco, che si dividevano, e si posarono su ciascuno di loro, e tutti furono colmati di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue, nel modo in cui lo Spirito dava loro il potere di esprimersi».[4]


Le prime criticità

Verso la metà del II secolo, sorsero nella Chiesa delle vicende che motivarono l’esigenza di una chiarificazione dottrinale. In Asia Minore, un teologo greco di nome Montano, affiancato nella predicazione da due donne, Maximilla e Priscilla, affermava che lo Spirito Paràclito[5] operava in lui e nelle sue seguaci con momenti estatici e profetici. Di conseguenza, quello che veniva comunicato in questi particolari momenti, doveva essere creduto ciecamente dalla comunità. In seguito, un avvocato e scrittore cristiano, Tertulliano[6], aderì al movimento rigorista di Montano («Montanismo»[7]). Tale fatto, avvenuto anche per una condivisione dello stile austero dei montanisti, rafforzò un orientamento arrivato ormai a una posizione eterodossa: la separazione cioè tra la «Chiesa dello Spirito» (carismatica) e la «Chiesa dei Vescovi» (istituzionale).

All’inizio, le autorità ecclesiastiche affermarono di aver ricevuto dallo Spirito Santo una serie di doni che rendevano sicura l’azione dell’episcopato. Lo Spirito, infatti, si riceve dentro la Chiesa, caratterizzata dalla Successione Apostolica. Su questo punto, sarà molto chiaro Ireneo da Lione[8]: «Nella Chiesa, Dio ha stabilito gli Apostoli, i profeti, i dottori e tutti gli altri effetti dell’opera dello Spirito, cui non ha parte chi non ricorre all’Ecclesia [...]. Poiché là dove è la Chiesa [Ecclesia], là è anche lo Spirito di Dio; e dov’è lo Spirito di Dio, là è la Chiesa e ogni grazia».[9]


Altre posizioni eterodosse

Verso il 370, si diffuse una nuova posizione eterodossa. In pratica: lo Spirito Santo non sarebbe una Persona divina ma un’energia, una forza, uno strumento di Dio creato per agire nell’uomo e nel mondo. Su tale affermazione replicarono con fermezza tre Vescovi: Atanasio di Alessandria[10], Gregorio di Nazianzo[11] e Basilio di Cesarea[12]. Quest’ultimo, nel trattato sullo Spirito Santo[13], affermò che lo Spirito Santo è Persona divina.

Nel 381, gli Imperatori Romani Graziano[14] e Teodosio I[15] convocarono il I Concilio di Costantinopoli. In tale assise, si completarono le affermazioni contenute nel Simbolo di Fede del Concilio di Nicea (325). Si riporta qui di seguito la parte che riguarda lo Spirito Santo (aggiungendo, per completezza, pure il successivo «Filioque»[16]) con spiegazione.

– «Credo nello Spirito Santo»: affermazione di fede, non è un’opinione o una tesi qualsiasi;

– «che è Signore»: è quindi Persona Divina;

– «e dà la vita»: non è Persona Divina lontana e immobile: agisce;

– «e procede dal Padre e dal Figlio»: il verbo «procedere» evidenzia il fatto che lo Spirito Santo non è stato creato;

– «e con il Padre e il Figlio è adorato e glorificato»: lo Spirito fa parte della Santissima Trinità;

– «e ha parlato per mezzo dei profeti»: i profeti quindi non intervengono quando vogliono loro, ma solo quando è lo Spirito di Dio che li muove ad agire per uno scopo preciso.[17]


Vicende successive

Nei contributi dei teologi riguardanti lo Spirito Santo, vennero offerti ulteriori apporti. Il Vescovo Agostino di Ippona[18], a esempio, volle contemplare lo Spirito come intesa profonda tra il Padre e il Figlio, il «nodo» del loro reciproco amore.[19] In seguito, l’abate francese Bernardo di Clairvaux (Chiaravalle)[20] valorizzerà ulteriormente la riflessione di Agostino paragonando lo Spirito Santo al bacio del Padre al Figlio. Ecco le sue affermazioni: «Non ritiene infatti poca cosa o vile essere baciata dal bacio, il che non è altro che venire ripiena di Spirito Santo. Infatti, se veramente si riceve il Padre che bacia e il Figlio che è baciato, non sarà fuori luogo intendere per bacio lo Spirito Santo, che è del Padre e del Figlio l’imperturbabile pace, il forte cemento, l’indiviso amore, l’indivisibile unità».[21] In pratica, l’orientamento fu quello di insistere sulla natura e sull’unità divina, e sull’agire congiunto del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.[22]


Le origini dell’inno

Nel contesto fin qui delineato, si colloca anche una particolare iniziativa. Questa, derivò dal desiderio di riassumere la teologia cattolica sullo Spirito Santo in un inno. In tal modo, la meditazione diventava un fatto corale, liturgico. Tale composizione, come altre analoghe, doveva includere l’aspetto dell’adorazione (riconoscimento della Persona Divina), l’invito alla contemplazione (itinerario mistico) e l’invocazione al Paràclito (affidamento). Alla fine si arrivò a preparare un’opera, il Veni Creator Spiritus, che per la sua potenza, chiarezza ed efficacia è a tutt’oggi uno degli inni più valorizzati dalla Chiesa in particolari solennità. Evidentemente, anche in questo caso gli storici si sono chiesti: chi fu l’autore? Nelle diverse ricerche che hanno cercato di individuare delle possibili risposte, più autori rimangono dell’avviso che il Veni Creator non è il risultato del lavoro musicale del Vescovo di Milano Ambrogio.[23] E, in assenza di documenti, si ritiene che non è neanche un’opera di Gregorio I Magno.[24] Esaminando infatti i più antichi manoscritti, ci si accorge subito che questi non sono anteriori al secolo X. Di conseguenza, la data dell’inno non può essere anteriore alla seconda metà o alla fine del secolo IX. È da escludere, inoltre, come possibile autore Carlo detto Magno.[25] Al contrario, la più significativa attribuzione riguarda il monaco Rabàno Mauro.

Veni Creator Spiritus

Musica e testo dell'inno Veni Creator Spiritus

Il monaco Rabanus Maurus Magnentius

Rabàno Mauro Magnenzio[26] discendeva da una nobile famiglia germanica di Mainz (Magonza). Nell’801, all’età di 21 anni[27], divenne diacono nell’abbazia benedettina di Fulda (nell’Est dell’Assia). Fu incaricato di dirigere la formazione culturale dei monaci. Secondo qualche autore, ebbe probabilmente qualche contrasto con l’abate Ratgar[28] per una certa severità eccessiva di quest’ultimo.[29] Nell’814 fu ordinato sacerdote. Nell’822 succedette a Eigil[30] nel ruolo di abate. Negli anni in cui ricoprì questo ruolo furono vennero valorizzate ulteriormente le attività dello «scriptorium», e le iniziative della Scuola di Fulda. Fu pure ampliata la biblioteca (divenuta in seguito molto nota per il patrimonio librario). Rabano fu maestro di Walafrid Strabo, di Servatus Lupus e di Otfrid di Weissenburg. Nell’ultimo periodo della sua vita, questo abate, malgrado le sue resistenze, venne consacrato Vescovo di Mainz. Per il suo lavoro apostolico ricevette in seguito il titolo di «præceptor Germaniæ» («maestro della Germania»). Gli alunni diffusero ovunque le sue opere. Tra queste, il De rerum naturis, un’opera di natura enciclopedica, composta da 22 libri (scritta tra l’842 e l’846). Questo autore rimase comunque noto per le sue composizioni poetiche, e per l’inno composto per la festa liturgica della Pentecoste, il Veni Creator Spiritus.[31]


Ulteriori studi

Esistono comunque alcuni studiosi che ritengono non facile individuare l’autore del Veni Creator Spiritus. C’è chi lo identifica con l’abate Notker I di San Gallo, noto anche come Notkero il Balbuziente (in latino: Notcerus Balbulus).[32] Questo monaco fu anche poeta e compositore in lingua latina. André Wilmart[33], invece, ha ritenuto la composizione «opera d’un poeta sconosciuto che fioriva sul tramonto del secolo IX» (quindi della rinascita carolingia).[34] Attualmente, il Veni Creator, nella liturgia latina, ha subìto alcune modificazioni metriche (come avvenuto anche per altri inni), e non riproduce la tradizione manoscritta.

La musica tradizionale di questo inno fa parte di un tipo di canto definito «concentus» dagli studiosi del gregoriano. Tale musica è uguale per tutte le strofe. Il carattere dell’andatura è solenne. Dimostra però un «animus» ardente.


Il commento di Georges Schwickerath

Tra i diversi commenti al Veni Creator Spiritus si presenta qui di seguito uno scritto di Don Georges Schwickerath, Vicario del Vescovo per il Vicariato di Santa Verena.

«Non c’è Pentecoste senza questo antico inno del IX secolo. Nessuna ordinazione di Vescovi, sacerdoti o diaconi avviene senza che lo Spirito Santo sia invocato sui candidati. Non si prendono voti religiosi senza chiedere l’assistenza dello Spirito Santo. L’inno del Veni Creator viene intonato anche in altre celebrazioni ecclesiastiche o in sinodi importanti, eccetera. Cantando costantemente questo inno, la Chiesa ricorda che tutto ha origine attraverso lo Spirito di Dio e che solo attraverso lo Spirito Santo tutto può andare a buon fine. Senza il potere dello Spirito nulla è santo né sano. Allo stesso tempo, questo inno ci rende consapevoli del fatto che la nostra stessa vita personale è sotto la protezione dello Spirito Santo, fin dal primo momento del nostro essere. “La parola del tuo Creatore ci ha chiamati a essere: ora soffia in noi il respiro di Dio”. Con questo verso, Rabanus Maurus, il possibile autore dell’inno, si riferisce al racconto della creazione nel Genesi. Dio forma l’uomo dalla terra e soffia nell’uomo il respiro della vita. È attraverso il soffio di Dio che l’uomo diventa per la prima volta un essere vivente: tutta la vita viene da Dio e ogni essere è destinato alla vita per mezzo di Lui. Questo soffio vitale di Dio è anche, per così dire, la prova della sua onnipotenza, e tutto il Creato rimanda al Creatore. Il soffio di Dio “apre la nostra bocca muta e fa conoscere la verità al mondo”. Quindi lo Spirito Santo di Dio lavora in noi in molti modi. Egli è in grado di confortarci e allo stesso tempo ci dà forza e coraggio. Per conforto si intende qui “il rafforzamento dell’anima in una situazione disperata”. Secondo la concezione biblica, Dio stesso consola il suo popolo. Così, nella mistica, la consolazione diventa il “criterio della presenza di Dio”. Di conseguenza, la consolazione è l’attenzione concreta di Dio nelle più diverse situazioni di vita di noi esseri umani.

In generale si può affermare che le strofe fanno del Veni Creator un’allusione ai doni dello Spirito Santo, ma senza nominarli esplicitamente. Altresì, l’inno è anche un’allusione al libro di Isaia nel Vecchio Testamento. Lo Spirito Santo è descritto nelle strofe da 2 a 6 come il paràclito, l’aiutante. Essi formano, per così dire, la “cornice teologica” di questo inno allo Spirito Santo. I doni dello Spirito Santo sono invocati sui bambini o giovani in particolare al momento della Cresima. Il Vescovo o un altro ministro della Cresima impone le mani sui cresimandi e, dopo un momento di silenzio, prega: “Dio onnipotente, Padre di nostro Signore Gesù Cristo, tu hai liberato questi (giovani) cristiani dalla colpa di Adamo nel Battesimo, hai dato loro nuova vita dall’acqua e dallo Spirito Santo.

Ti chiediamo, Signore, di mandare loro lo Spirito Santo come guida. Dai loro lo spirito di saggezza e di comprensione, di consiglio, di conoscenza e di forza, lo spirito di pietà e di misericordia. Per Cristo nostro Signore”. Questa preghiera introduce l’atto vero e proprio della Cresima. Prima di questo, però, i fedeli intonano il Veni Creator o qualche altro inno dello Spirito Santo.

Questo inno è l’“ouverture” dell’atto vero e proprio della Cresima. Attraverso il sacramento della Confermazione, la Chiesa incoraggia i fedeli a modellare costruttivamente la loro vita con l’aiuto dello Spirito Santo. Non siamo abbandonati da “tutti gli spiriti buoni” di questo mondo, ma camminiamo sulla strada della nostra vita e della fede nella fiduciosa speranza che lo Spirito di Dio ci accompagni e ci guidi. Cantando e pregando il Veni Creator, la Chiesa ricorda ogni volta che tutto l’Essere è stato chiamato in essere da Dio ed è anche compiuto da lui. Vieni, Spirito Santo, riempi e vivifica tutte le nostre vite!».[35]


Alcune considerazioni di sintesi

Chi riflette sul testo del Veni Creator Spiritus si accorge presto che questo inno costituisce contemporaneamente un’apertura del mondo interiore e un’ascesi spirituale. Un’apertura dello spirito perché apre un orizzonte mistico che si allarga sempre più fino a respirare con l’intero Corpo Mistico. Ed è anche un cammino ascetico perché ogni fedele è invitato a valorizzare nell’esodo terreno ogni dono ricevuto dal Paràclito, cioè da Colui che assiste, che sostiene, che guida alla verità intera.

Esiste, poi, una considerazione che riguarda l’attuale periodo. Nel nostro tempo, infatti, l’«incipit» dell’inno – «Veni…» – è stato interpretato da taluni come un’invocazione che serve a «chiamare» lo Spirito Santo. A «fare in modo» che Egli discenda nuovamente sulle persone. A «pregarlo» di entrare ancora nei cuori e nelle menti. Tale interpretazione del «Vieni…» è errata e rischia, forzandola ulteriormente, di entrare in un’area eterodossa. Lo Spirito Santo, infatti, non è Persona Divina che «vive lontano» e che «accorre» solo quando «viene chiamato». Egli è sempre presente nella Chiesa.[36] Agisce in comunione con il Padre e con il Figlio.

In tal senso, occorre capire meglio l’«incipit» dell’inno. «Veni» è da interpretare come un grido dell’anima, come momento di un’intimità divina ove il fedele esprime un linguaggio umano di fede nell’amore. In senso non letterale si può leggere come: «Sì, resta nel mio cuore», «grazie per la Tua Presenza», «aiutami a scoprire i Tuoi doni in me», «fammi percepire il Tuo sostegno nell’ora della prova».


Alcune indicazioni bibliografiche

R. Cantalamessa, Il canto dello Spirito. Meditazioni sul Veni Creator, Àncora, Milano 2014

P. Coda-A. Clemenzia, Il terzo persona, EDB, Bologna 2020

Graduale Romanum, Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano 1974, pagina 848

G. Laiti, «Veni Creator Spiritus». L’intelligenza della fede come poesia, in: «Esperienza e Teologia», 6, 1998, pagine 52-62

L. Maggiali, Credo nello Spirito Santo, Nerbini, Firenze 2021

G. Marcotullio, L’inno straordinario da cui è scaturito il Movimento Carismatico, in: «Aleteia», sito online, 29 maggio 2020

G. Moioli, Veni Creator Spiritus, Glossa, Milano 1997

M. G. Riva (Suor), Rabàno Mauro, autore del Veni Creator Spiritus, in: «CulturaCattolica.it», sito online, 5 febbraio 2014

A. Wilmart O.S.B., Aueurs spirituels et textes dévots du Moyen Âge latin, Études d’Histoire littéraire. Paris, Bloud et Gay, Paris 1932.


Note

1 Il Veni Creator è stato musicato anche da numerosi autori di musica polifonica, classica e contemporanea. Fu pure arrangiato e musicato da Gustav Mahler (1860-1911), che lo utilizzò per la prima parte della sua Sinfonia numero 8.

2 Vangelo secondo Giovanni 14, 15-17.

3 Vangelo secondo Giovanni 16, 12-15.

4 Atti degli Apostoli 2, 1-4.

5 Paràclito (dal greco «Paràklètos»: intercessore): aiutante, assistente.

6 Quinto Settimio Fiorente Tertulliano (155 circa-230 circa).

7 C. Trevett, Montanism: Gender, Authority and the New Prophecy, Cambridge University Press, Cambridge 1996.

8 Ireneo da Lione (130-202; Santo). Vescovo. Padre della Chiesa.

9 Ireneo da Lione, Contro Marcione (titolo originario Adversus Marcionem), 4.22. Il testo venne redatto nel 207-208.

10 Atanasio di Alessandria (293/295 circa-373; Santo). Vescovo. Padre della Chiesa.

11 Gregorio di Nazianzo (329-390 circa; Santo). Vescovo. Padre della Chiesa.

12 Basilio di Cesarea (329-379; Santo). Vescovo. Padre della Chiesa.

13 Basilio di Cesarea (San), Lo Spirito Santo, a cura di G. Azzali Bernardeschi, Città Nuova, Roma 1993.

14 Flavio Graziano (359-383). Imperatore Romano dal 375 fino alla morte.

15 Flavio Teodosio Augusto (347-395). Imperatore Romano dal 379 fino alla morte.

16 Il «Filioque» («e dal Figlio») fu inserito per la prima volta nel Concilio di Toledo (Spagna) nel 587.

17 E. Lodi, Il credo niceno-costantinopolitano, Marietti, Genova 1995.

18 Aurelio Agostino di Ippona (354-430; Santo). Vescovo. Padre della Chiesa.

19 Agostino di Ippona (Sant’), La Trinità (De Trinitate), testo latino a fronte, Bompiani, Milano 2012.

20 Bernardo di Chiaravalle (1090-1153; Santo). Monaco dell’Ordine Cistercense, teologo, abate. Fondatore dell’abbazia di Clairvaux.

21 Bernardo di Chiaravalle, Sermoni sul Cantico dei Cantici, Sermone 8.2, VivereIn, 1996, pagine 99-101.

22 Con riferimento al Mistero della Santissima Trinità confronta anche: AA.VV., La Trinità in dialogo. La dimensione trinitaria della teologia, a cura di S. P. Bonanni e di D. Kowalczyk, Pontificia Università Gregoriana, Roma 2020. R. Cantalamessa, Contemplando la Trinità, Àncora, Milano 2019. K. Rahner, La Trinità, Queriniana, Brescia 1998.

23 Aurelio Ambrogio (339/340-397; Santo). Teologo. Scrittore. Vescovo di Milano. Confronta anche: F. Petazzi, Il canto ambrosiano dalle origini al IX secolo, Libreria Italiana Musicale Editrice (LIM), Lucca 2012.

24 Gregorio I (detto «il Grande»; 540 circa-604; Santo). Il suo Pontificato durò dal 590 alla morte. Confronta anche: W. Apel-M. Della Sciucca, Il canto gregoriano. Liturgia, storia, notazione, modalità e tecniche compositive, Libreria Italiana Musicale Editrice (LIM), Lucca 1998.

25 Carlo, detto Magno (742-814), fu Re dei Franchi dal 768, Re dei Longobardi dal 774 e, dall’800, Imperatore dei Romani.

26 Rabàno Mauro (776-856; Santo). Monaco benedettino.

27 Un anno dopo la consacrazione imperiale di Carlo Magno.

28 Abate Ratgar (802-817).

29 L’abate Ratgar, comunque, lo fece studiare presso Alcuino di York (735 circa-804; Beato). Responsabile della «Schola Palatina».

30 Abate Eigil (chiamato anche Aeigil; 750 circa-822). Fu il quarto abate di Fulda.

31 Confronta anche: R. Gamberini, Rabàno Mauro, maestro di esegesi e uomo di potere. Il difficile rapporto tra due dimensioni della sua esistenza, in: «Il secolo di Carlo Magno. Istituzioni, letterature e cultura del tempo carolingio», a cura di I. Pagani e F. Santi, Edizioni del Galluzzo, Firenze 2016, pagine 273-296.

32 Abate Notker Balbulus, di San Gallo (840-912).

33 André Wilmart O.S.B. (1876-1941). Patrologo. Liturgista. Medievalista.

34 A. Wilmart O.S.B., Aueurs spirituels et textes dévots du Moyen Âge latin, Parigi 1932. Nuova riproduzione: Etudes Augustiniennes, Paris 1971.

35 https://www.missione-berna.ch/index.php/it/insieme/8-contenuti-fissi-delle-pagine/articoli-tratti-da-insieme/606-veni-creator-spiritus-vieni-spirito-creatore.

36 Confronta anche: E. Bianchi, Lo Spirito Santo nella Rivelazione divina, Corso biblico tenuto a Bose, 7-12 agosto 2017, Monastero di Bose, Bose 2017, CD formato mp3, 10h.

(giugno 2023)

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