La tolleranza religiosa sotto il Cristianesimo e l’Islam Medievale
Riflessioni a proposito della tolleranza cristiana e musulmana in epoca medievale

Nei rapporti riguardanti il Cristianesimo e l’Islam Medievale si è spesso descritta una profonda diversità tra i due mondi dipingendo quest’ultimo come generalmente più tollerante e libero del primo citando, a riprova di ciò, il trattamento delle rispettive minoranze religiose presenti nel proprio territorio: mentre nel mondo musulmano fu difatti concesso ai cristiani di praticare liberamente il loro culto, nel mondo cristiano non venne invece ammessa una cosa simile per i fedeli musulmani.

In realtà simile affermazione è solo in parte esatta: la posizione dei cristiani in terra musulmana era in genere migliore rispetto a quella dei musulmani in terre cristiane, ma ciò fu dovuto principalmente a motivi «teologici» piuttosto che umanitari; se agli occhi dei musulmani, i cristiani erano visti come dei fedeli incompleti che tuttavia avevano ricevuto una parte della rivelazione divina, per i cristiani l’Islam veniva percepito come nient’altro che un’eresia o una forma di paganesimo.[1]

Tuttavia, per una corretta valutazione storica bisogna sottolineare due punti. Il primo è che neanche il mondo musulmano fu esente da episodi di intolleranza e fanatismo. I cristiani nelle terre islamiche assumevano lo status di «dhimmi» («protetti»), e – pur potendo praticare la propria religione – venivano di fatto considerati dei cittadini di seconda categoria, poiché erano sottoposti a diverse normative discriminatorie che potevano dare luogo a gravi episodi: per esempio, la legge che stabiliva il rifiuto per un dhimmi di testimoniare contro un musulmano in tribunale fece sì che nel Settecento ad Aleppo, un musulmano che uccise un cristiano dopo una lite non fu nemmeno processato poiché i testimoni dell’omicidio erano solo cristiani; mentre il divieto di pregare a voce alta in un distretto a maggioranza musulmana costrinse un gruppo di cristiani di Sofia a vendere la loro casa per aver infranto questa regola[2]. Non mancarono, inoltre, nel corso dei secoli, molti casi di feroci persecuzioni contro i «protetti»: nel XIV secolo, in Egitto, vi furono violenti disordini anticristiani che provocarono la distruzione di innumerevoli chiese e conventi, e la morte di numerosi ebrei e cristiani che rifiutarono di convertirsi all’Islam; mentre in Iran, sul finire del XIII secolo, il Sovrano Mongolo Ghâzân, emanerà un editto in cui si affermava che «le chiese devono essere estirpate, e gli altari rovesciati, e le celebrazioni dell’Eucarestia devono cessare e gli inni di lode e i suoni di invito a pregare devono essere aboliti; e i capi dei cristiani, e i capi delle congregazioni ebraiche, e gli uomini illustri fra loro devono essere uccisi».[3]

In secondo luogo, va rilevato che anche nelle terre cristiane vi furono, in determinati periodi, dei luoghi in cui sudditi musulmani poterono convivere con cristiani. Il viaggiatore musulmano Ibn Jubair, che visitò il Regno di Gerusalemme, nel suo libro Memorie di viaggio osservò che i musulmani «sono proprietari delle loro case e si amministrano secondo le proprie regole… Molti musulmani sotto tentati di stabilirsi qui quando vedono le terribili condizioni nelle quali i loro fratelli vivono sotto il dominio musulmano. Sfortunatamente per loro, hanno sempre motivi per lamentarsi delle ingiustizie dei loro capi nelle terre governate dai loro correligionari, mentre non possono che avere elogi per il comportamento dei Franchi, nella cui giustizia possono sempre confidare». Mentre il diplomatico Ibn Wàsil rilevò l’esistenza di un nucleo musulmano sopravvissuto nell’Italia Meridionale sotto il dominio normanno: «Nei pressi della località in cui risiedevo, sorge una città di nome Lucera, i cui abitanti sono tutti musulmani di origine siciliana. Là viene osservata la preghiera del venerdì e viene pubblicamente professata la religione musulmana. Così è dal tempo del padre di Manfredi, l’Imperatore [Federico II]… Ho scoperto che la maggior parte dei suoi collaborati più stretti, che si occupano dei suoi affari personali, sono musulmani, e che nel suo accampamento il richiamo alla preghiera e la preghiera stessa hanno luogo apertamente e pubblicamente».[4]

Occorre ricordare però che simili episodi di tolleranza cristiana verso i sudditi musulmani furono dovuti a motivazioni principalmente politiche: la consistenza numerica e il ruolo economico da essi svolto spinsero i Sovrani Cristiani a concedere una tolleranza limitata. Anche i fedeli islamici residenti nelle terre cristiane ebbero infatti a subire una serie di discriminazioni, molto simili a quelle in cui erano sottoposti i dhimmi nelle terre islamiche: dovevano pagare tasse più elevate, erano soggetti a diverse proibizioni, erano penalizzati dal punto di vista giuridico, e gli fu spesso negato l’accesso all’amministrazione pubblica e al servizio militare. Se diversi furono i sistemi con il quale i due mondi giustificarono la presenza nei loro territori di sudditi di altre fedi, la logica dietro queste discriminazioni fu però praticamente la stessa in entrambi i casi: poiché questi sudditi praticavano una «cattiva religione», se ne doveva rimarcare la loro inferiorità anche a livello giuridico-sociale.[5]

Solamente in epoca moderna inizierà lentamente a farsi strada l’idea dell’uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge indipendentemente dalla loro fede, eppure ancora oggi sono purtroppo attuali in diverse parti del mondo numerosi episodi di persecuzioni operate in nome (o col pretesto) della diversità religiosa.


Note

1 Confronta Jean Flori, La guerra santa, Il Mulino, Bologna 2003, pagine 379-385.

2 Confronta Luigi Andrea Berto, Sudditi di un altro Dio. Cristiani sotto la Mezzaluna, musulmani sotto la Croce, Salerno Editrice, Roma 2022, pagine 22 e 17.

3 Confronta Rodney Starck, Il trionfo del Cristianesimo, Lindau, Torino 2012, pagine 276-279.

4 Citato in Bernard Lewis, I musulmani alla scoperta dell’Europa, Bur, Milano, pagine 238-239. Tuttavia, nel Trecento, il Sovrano Carlo III d’Angiò fece distruggere la moschea di Lucera e ridusse in schiavitù gli abitanti.

5 Si veda Sudditi di un altro Dio, pagine 13-14 e 208-211.

(dicembre 2023)

Tag: Mattia Ferrari, Cristianesimo, Islam, Medioevo, libertà religiosa, dhimmi, Ibn Jubair, Ibn Wàsil, Federico II, Manfredi, Carlo III d’Angiò, Ghâzân, Egitto, Iran, Sicilia, cristiani, musulmani.